Pègaso - anno II - n. 4 - aprile 1930

LIBRI. GIORGIO PASQUALI, Do1nenioo Comparetti e la filologia del secolo XIX. - Quaderni critici raccolti da D. Petrini, « Bibliotheca », Rieti, 1929. L. 4. Non so se altri, né chi altri, avrebbe potuto su· Domenico Compa– retti scrivere pagine come queste. Alle quali, giustamente e opportuna– mente, il direttore stesso, credo, dei Quaderni, volle aggiungere, per sottotitolo, « e la filologia del secolo XIX». Bisognava, dei maggiori problemi filologici e storici,• come si posero e come si tentò esaminarli e risolverli intorno alla metà dell' '800, avere, non dico conoscenza, ma esperienza diretta e larga, né limiti:i,ta alla filologia classica sola– mente; e da cotesta esperienza avere derivato una sensibilità, non dico italiana, ma europea, con punti di vista i quali abbracciassero spazi assai estesi di luogo e di tempo, e penetrassero assai profondo dentro: condizioni e stati e atteggiamenti di animo e di cultura; e, se non bi– sognava, era utile che tra il commemoratore e il commemorato ci fossero naturali rapporti di affinità mentaìe e· spirituale. Anche per questo, queste pagine sono tra le più felici, direi tra le più ispirate, di Giorgio Pasquali. La vecchia e vieta leggenda del filologo il quale non sa vedere più in là del piccolo problema che via via lo occupa, fu sempre; ed è tuttavia, occasione di scherno alla ignoranza presuntuosa; e, dobbiamo pur ammettere, spesso giustificata da motivi molti e molteplici, di per– sone e di metodi, di cortezza e di opacità, che sempre le hanno dato incre– mento e consistenza. Ora, che in una raccolta cosi viva e moderna, e diretta da un uomo cosi vivo e moderno e intelligente e agile e curioso d'ogni curiosità com'è Domenico Petrini, sia stata inserita la comme– morazione di un filologo, scritta d&iun filologo ; e che. questa commemo– razione, nel suo stesso tecnicismo erudito, nella sua stessa rapidità concisa, sùbito apparisca così largamente aperta e intonata alle più vive esigenze .della nostra cultura, è co~a che certo non stupisce, ma fa piacere e dà piacere come una conquista. Perché non si tratta della so– lita e stolida e balordissima divulgazione, del solito e stolido e balordis– simo modo di offrire al volgo, che non se ne cura affatto e pensa a tutt'altro, il pane degli iniziati. Quando io pubblicai le mie Coefore, più di tutte le lodi mi fu cara la rampogna di ùn amico, che io scrivevo. col linguaggio di un ierofante. E ne ringraziai gli dei; e Demètra sin- golarmente, signora di Elèusi.· - Bene. C'è uno stile filologico come c'è uno stile poetico; ed è di pochi e grandi filologi codesto, com'è di pochi e grandi poeti questo: ed ,è insensato imprecare contro la filologia per i molti che si credono filo- BibliotecaGino Bianco

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