Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

ENRICO P ANZACCHI 16 decembre 1840 - 5 ottobre 1904. Una .casetta « bassa, bianca, con le finestre verdi, non circondata d'alberi, posta fra la strada maestra e il fiume Savena, a cinque chilo– metri da, Bologna. » È la casetta del Primo ricordo, di quel tenero rac– conto della morte della sor,ellina, che anche oggi è popolare attraverso le antologie. Ma veramente Enrico Panzacchi era nato più su, verso le · colline sorridenti di Ozzano, in un paesaggio dal chiaiI'o volto emiliano e bolognese, nitido, segnato con una tranquilla a,rmonia di alture curve e modeste, di fiumi sottili e canori, di vasti cieli che scendono a conchiu-· dere lontanissimo la pianura aJberata fin oltre gli argini e i pioppi del Po. E anche quando si fece cittadino e divenne ornamento dei salotti eleganti e re della conversazione, egli non dimenticò mai le belle cam– pagne, ,e le cercò spesso, e vi si obliò, e le cantò, fino agli ultimi anni, in quel polimetro Le voci della, villa in cui egli diede la miglior misura del suo ingegno, spesso disperso in un lirismo raramente iutiero e conclu– sivo pur ne' suoi frammenti preziosi .. Ma era innamorato anche della sua città, di cui conosceva come pochi la storia e l'anima fatta di giocondità , e di passione, in contrasto con le vie porticate e austere e coi palazzi di cotto che il tempo ha oscurati con un cipiglio severo. Erano altri tempi; e quando il solleone ard,eva o benigni gli succedevano i tepori dell'au– tunno con la vendemmia, la gente non fuggiva lontana sulle macchine rombanti, ma. popolava le ville settecentesche dai parchi ombrosi e dai giardini all'italiana coi viali di mortelle e di rose: nei laghetti tondi si specchiavano le dame, e le ninfe di terracotta, all'ombra delle querce secolari. Era il tempo dei bei riposi e dei giocondi par1ari, della vita • gioiosa libera e grassa per cui Bologna fu famosa quasi più che per la musica e per gli studi, della politica esercitata come un gioco elegante, · in quel placido ~ssestamento degli ultimi anni dell'età vittoriana e dei primi di quella umbertina, prima dell'avventura tragica dell'Africa e dello scatenarsi delle passioni e della torbida demagogia. Pa.nzacchi visse anche questi ultimi tempi, e ne fu amareggiato, e vi combatté; ma ormai il suo spirito si era foggiato in quel periodo fra il '70 e il '90 e ne era stato, in Bologna, l'interprete più fedele. Non importa che alcune delle sue poesie più belle siano state scritte dopo; l'anima rimane ancora quella; e se il poeta vuol cantare i tempi nuovi e polemizzare coi socia– listi nelle strofe di Terra immite, si sente nel suo fiato uno sforzo e nelle sue musiche come una stonatura. E quando venticinque anni or sono egli si faceya portare, per morirvi, sul colle di San Michele in Bosco, la sua 8jbliotecaGino Bianco

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