Pattuglia - anno II - n. 7-8 - mag.-giu. 1943

N ON starò a Frugare nelle vecchie carte. Dirò semplicemente che sono nato a Quarqucnto (Alessandria) 1'11 febbraio 1881: e che a 12 onni lasciai la casa patema per andare pel mondo, come sì diceva allora dalle miv parti. Feci il garzone-muratore a Valenzb.. e più tardi il decoratore murale. Taio professione esercitai a Parigi, a Londra,, in Svizzera e, assai più lungamente a Milano, fino all'età di 23 anni, epoca. in cui entrai all'Accademia di Brcra, come allievo alla scuola del nudo. Licenziato dai Corsi speciali di pittura del Tallone nel 1908, confesso che mi tro\•ai come smarrito.' Per fortuna non m, venne a mancare subito il &ussidio di lire cinquanta mensili che, da tre anni, mi mandavo un mio zio paterno. Ad aggravare la mia situazione di giovane artista sconosciuto all'ambiente contribuiva il mio carattere scarsamente inclinato al commercio con gli uomini. Con tutto ciò, allora, amavo nbb::sstanza le ctiavolerie. Per capire il lettore è pregato di tener conto delle cinte.. Spesso correvo la campagna milanese con la scotoh•tta dei colori sotto il brac'"' cio ad annotare - come si diceva - le variazioni dei colori nella luce. T miei amici, per dir solo di quelli che-più non esistono, in quel ,tempo erano: Gmberto Boccioni, Romolo Romnnj, Ugo Vnler1, Araldo Ilonzagni, Giuseppe C:1monn, Carlo Erba, Antonio Sant'Elia: e il nostro campo d'azione era il Caffè del centro, tuttora esistente sull'angolo di \'ia Santa Margherita. Questo Caffè è stato per In nuo\·a generazione degli artisti lombnrdi quello che ru l'osteria del Polpetta pCl' la scapigliatura e il Ca//~ Michefongiolo per i macc/Jiaioli. In questo tempo iniziai con Boccion1, Romolo. Bon1.,agni In mia esperienza futurJsta. Per 8\'Cr ratto parte del Gruppo Direttivo del ~ Mo\'imento • dalJn sua fondazione (1909) a tutto il 1915, mi tro,•o in grado oggi di dire su di esso una parola disinteressata e franca. AUTOBIOGRAFIA C. Carrà: « Marina ~ Fantasmi che passeggiano all'ombra, sotto gli alberi; fantasmi che toccano le cose con un gesto dolce di benedizione. Canta nel buio fisso il cuculo (Ferrara - 1917) C. CA/IRA' Mi limiterò pertanto a chiarire alcune delle molte ragioni ~r le quali mi staccai dai futuristi. Anzitutto però \·ogUo qui aUermare ancora una , olta che non ho mai negato - anche quando ciò poteva apparire legittima ritorsione - l'importanza che per me ebbe il futurismo e sono tutt'ora persuaso che abbia fatto molto bene. Anche certi difetti che vennero rimproverati al futurismo, reputo si debbano in maggior parte ricercare più che nei suoi autori nelle condjzioni storiche che lo determinarono. Aggiungasi che nessun fatt-o personale venne mai a turba.re i rapporti quotidiani che pe.r sei anni ebbt con i miei vecchi compagni. Soltanto divergenze d'idee mi spinsero a lasciare il gruppo. Per meglio chiarire le cose dfrò che anche prima del 1915 si determinò in mc un mutnmenlo sostanziale. In altre parole s'era prodotto nel m•o spirito quello che &i ,1iol chiamare una crisi di ascensione. Poco conta se alcu.ni dei futuristi credettero che le mie decisioni fossero un lenomeno di stanchezza e altri rav- ' isosse nel mio nuovo atteggiamento un sentimento di affrettata conciliazione fra e tradizione • e ~ rivoluzione •. Che non si trattasse nè dell'uné nè deU'altt·a cosa s1 è potuto veder dopo. ____________________ _..il Breve: era per me assolutamente necessario cercar di. trova.re il raccordo fra arte moderna e storia. rra pittura e riuturar Lo revisjooe delle teorie s'imponeva. E. scrissi: e La legge fonFondazione Ruffilli - Forlì <lamentale della pittura è costituita di due elementi: « staticità » e e movimen-. to ; ; col « dinamismo plastico si tenne conto di una sola del binomio ». E aggiungevo: « Se i «movimenti» non si esauriscono la figura chiusa nei pieni rettilinei e curvilinei, nelle parallele e negli angoli e mille rotondità 1 assume Fatalmente l'aspetto dello realtà tremolante>. E cosi conchiudevo: cCon le compenetrazioni dei piani in movimento, si credette di aver scoperto la legge stessa della creazlone: di aver superato il naturalismo; ma si trattava pur sempre dt una !orma materialistica di scrittura, la quale sebbene in ap• parenza nuova non superava per mente il concetto delle rappresentazioni naturalistiche. In questi loopings ineffabili vedemmo anzi a poco a poco l" pittura cedere ancora un passo e ridursi ad ombrionali e caotiche interlineature di poligoni commentativi» (Pittura metafisica, Edit. Vallecchi - Firenza, 1019). Da tutto ciò consegue che io ritenevo ormai il Futurismo un movim.ent.o superato e che continuarlo sarebbe stato un equivoco pregiudiziale al mio sviluppo. Nel frattempo collabora.i con scritti e disegni a « Lacerba », a « La Voce» e ad altre riviste, fra le quali « La Diana )I)' « La Brigata • e « La Raccolta». In seguito, sorto il periodico « Valori plastici », vi lavorai con molta assiduità, portando il mio contributo alla sua cliUusione e a] suo orientamento., Nel primo numero e in prima pagina: di detto rivista, si leggevano queste mte parole chiaramente improntate contro il meeco.nicisrno e lo scientificismo delle dottrine allora in voga: « Il pittore-poeta sente che la sua essenza vera immutabile parte dall'invisibile. La sua ebrezza non è passeggera perchè non gli viene dall'ordfoe fisico, sebbene le Facoltà dei sensi siano i suoi strumenti » (Valori Plastici, Anno I, Roma, n. 1, novembre, 1918). Da queste parole si deve deduITe che io ponevo a fondamento della nuo- \"a arte l'invenzione e la necessità. Epperò dovetti ben presto accorger• m• che nuovi equivoci forse più gravi dei vecchi stavano per sorgere, e le mie ide·e venivano o fra.int.eso o apertamente travisate; tanto che non tardai a dichiarare nei libro sopra citato: « Come ci furono gH impressionisti, i cubisti, i /auves, i futuristi per partito ·preso ci sono già i pittori metafisici per partito preso». E continuavo: e Così quando per qualunque ragione l'uomo è maldipost.o agli effetti della pittura, nè alle fatiche che essa comporta non si commuove nè si diletta alla contempiazione delle cose naturali (basi deU'arte pittorica) allora rimasto per cosi dire bambino, disprezzerà le « cose Ordinarie» (cioèè la realtà) per rifugiarsi nei sogni del meraviglioso, e nei regno del fontastioo cercherà le ragioni deUa sua impossibilità comprensiva. Ma chi è pronto e atto a ricevere e a rinnovellare in sè qualunque immagine e sa acconciamente' esprimerla preferirà rivolgere i suoi alti spirituali sulle cose naturali e rinunciare alle grosse fantasticherie ham• bine perché non può trovare in esse alcun serio godimento>. E ancora: «Le maschere piacciono enormemente ai bambini, alle donne e alla gente pri"' mi.ti\•8 e grossolana (Questo ci autorizza a rifiutare qualsiasi stima a oo9

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