Pattuglia - anno I - n. 5-6 - marzo-aprile 1942

PAROLE pei rPia~~otta C'è uno slla brc,·c poesia, E.pigra/e, la quale dice così: «Visse ultro,,e ccl ebbe sempre - da sconhu·c un errore - perchè ebbe gli occhi oltre la terra - e il cuore prigioniero». Oru, quei la poesia è venuta spontanea e scandito. Dopo la lettura delle 1>ochc poesie che si pubblicano, si dipaneri\ un poco del segreto delle isole oltre le nebbie e le maree cli spuma, illuminate da calde aurore meridionali. Questa poesh\, contro le appar('nzc, si rìconformq marina, mediterranea e acquatica, pur non accennando più a partenze (quasi che il poeta abhia fimdmcntc raggiunto il mondo sognato, che, vedi C:aso ! coinciclcrt::bbc, a seguir la di lui vicenda terrena, col paese d'origine); pcrchè la si clcrcbbc una poesia « insufore »; ma intanto sembra che egli, approdato, scopra, cauto e incantato~ la nafura dei nuovi luoghi. Di « scoperta "' hanno valore <1uestc frcche poesie, delle quali, se leUe nell'insieme e da- chi conosce la vita dell'autore., pare dirFondcrsi come un senso di lavacro e di purificazione 1 proprio richiamante lo stato fisico e spirituale del naufrago giunto ad una terra. E come Robison Cros'\iè, Pasquale Piuzzolla, si organizza sulle nuo~,e zolle, trova il buono (scopre quasi che tutto é buono) e si com•ince perfino d'un Miracolo riposto nella realtà del paesaggio, mentre prima della tc;wersata il miracolo era soltanto nella bellezza ingannevole_ d'un sogno e nella speranza caduca che Fosse realtà. E di,·enta egli pedino oraro nel poetare, come in Filo di luce, sembrando felice <raver lrO• valo una matcrin lungamente accarez· zata nell'ambizione; mcntre 1 con Estivll, quasi confesso, lungo l'umorevolc e pr~- gnantc canto della "igna dorata e del .campo animato dalle cieale, la commozione d'un ritrnvamento di antiche rt'ldici, approfondite nella tel·a·a come sorgenti <li [iumi, sullo corrente dei qual: egli si era un giorno lasciato po1·tare. Questo n mc' sembrn: tuttavia non è escluso che anché dopo (1uesto approdo, il poeta si possa scoprire nuovamente esule, si --risenta « vivere alti·o- ,·c,. e ehe riprenda a cantare sull'orl, dell'isola sognando altre isole. Già in· ratti un sospetto di questa rinnovabile fase trasparisce da alcuni componimenti contenuti nel volumetto Ore bianche, specialmente nella seconda parte. Alludo alle liriche Globo, l';mpo.ssibile ccc. Qualora c1ueste ultime e nitre fossero dal poeta riproposte al lettore e al <'ritico, indubbiamente le p.-ime1 compagne di quelle che si pubblicano. rappresenterebbero non un definitivo approdo, ma una parentesi, una mo· mentanea sosta del \'iaggio poetico che ricomincia. EDOARDO ROSSI o,: ,·isse altrove »" è da interpretare in senso esaspcrHlamente lirico e come limite estremo di almeno una parte della sua poesia 1 la quale insorge da continue impossibili partenze per « isole levigate dalle maree». f'. vero,· <1ue• sta epi~rafo egli ha scritto con lo stesso animo col <1ualc stese le pagine di prosa poetica in lingua francese « Moi 11inu· tile •. Egli ci tiene, poeta, a condannarsi all'inutilità con sma,atu chiarC'- ,,cggenza. Ma, almeno parte, dicevo, della sua poesia potrebbe fregiarsi del nome esilio. Esilio del cuore, dell'animo, dei desideri, delle illusioni, dei sogno;• quindi, spinta a partire, a lasciare il presente per H futuro esilio, il quale, perchè lontano e sfumato, per un momento a lui può apparire magico come l'isola d'un sogno. In c1ucsto mo.- mento da lui si diparte la lirica marina, di cui specialmente si può decifrare la \'Oce, sulle tracce de i com po- \ nimenli in lin@'.ua francese. l'arbre, con· tenuta, credo, in una raccolta che riscosse a Parigi il premio Edgard Poe, POESIE DI PIAZZOL'LA mi sembra una di ·c1uellc che meglio fissano il suo atteggiamento. Incomincia così: « Devant la mer, un arbre se <lep4ille •. E: un punto fermo, un arresto sull'orlo d'un continentei ma due cose già in questo primo verso ci specificano l'avvisaglia di lutto il discorso poetico: In rfoci del mare (partenza) e lo spogliarsi dell'albero. Già in quest'ul• tima immagine è il pensiero dell'uomo che in continuo si disfa di sogni lumi• nosi e di pensieri tristi. Infatti la terza delle c1uattro bellissime quartine suo· na cosi: « Où partir si mes pieds sont lourdS - Comme la lel're? Les iles une Fois invenées - Gissenl au [ond de le mcr des jours marins: - Elles fleu- :rissonl toujours plus loin que moitmème •. È raro trovare, oggi, un cono cosi dolcemente triste e con· lsapevole che si direbbe il frutto d'un cuore <I,; fin di secolo•, nipote, per via nostalgica d'un Leopardi. Altre liriche che ci aiuterebbero nella biografia del sentimento di Piazzolla potrebbero essere « Aventure » e « Sei111",, il primo dei quali titoli è già comprensivo c11un mondo lontano, oltre l'o· rizzonte, come L'arbre. Mondo d'isole, di arcipelaghi, di mari turchini cosparsi d'alghe e di pesci d'oro, mondo irraggiungibile perchè « da me non partono che tristezze umane•, conFessa il poeta. Veniva, però, al tempo di questa lirica, la euriosi~à, al lettore, di scrutare meglio, <1uasi in analisi, i valori di quel mondo; perchè assai spesso gli potpvn sembrare in complesso un miracoloso sfondo che la fantasia si era eletto e su I quale j ghirigori del la tristezza e della malinconia potevano essere dal poeta disegnati ad acquerello o a olio, sec«fndo I' incidenza • dcli' ispirazione. Scmbra\'a uno sfondo facilmente con- <tuistato, forse. Perciò si clcsidcrnvn vedere in esso; impossibile tuttavia scom• porlo, \'ista la armoniosa e suasiva ca• stigatczza formale d~lla quale non ·s1 sfrangiava la sostanza~ anzi vi aderiva. Ma ecco, il poeta stesso ha aper· to uno spiraglio. Rientrato in Patria quando In guerra lo ha chiamato, egli hn ripreso i cont.atli d'amore con lu sua lingua e Mandorli di marzo sembraoan nubi ,ulla ferra, a"orte dopo un lungo · favoleggiare in cielo I Un oento di meriggio agitò i rami; e ,parve allora un volo lurbino,o di farfalle verso l' e.si/e azzurro. Agnelli dai caldi occhi sorrisero in mezzo al prato. Beato il pa,tore ,uonava al ,uo flauto elegie ve,perali. Poi venne la ,era, comè una bolla di sapone, a colorire di verde le gemme: a intridere di no,talgia note e belati che andavan o;a I Sotto gli olmi ,ognaoamo I Il giovane pro/umo della terra sapeva di remote gioie agrestiI Poeti dagli occhi ,vagali, nel fuoco del giorno, ascoltavamo il canto di cicale, che l'estate empiva di fe,ta, mentre le foglie rabbrioidivan per stupore e adolescenza. Le; vili gonfie d'uva d'oro, ton dita d'api, suona"an arpi leggere; vespro sorgeva limido, dalle verdure assorte, parlando con voce vellutqJa.... Poi la preghiera d'una margherita, dall'orlo d'un lago, volò Vtrso l'ultimo azzurro: e vedemmo booi ,o/ilari, carichi di fieno e di sera, bianchi tornare al casolare/ .... Fpndazione Ruffilli - Forlì La sera, dopo che ha chiuso le sue tenere persiane d'oro, passa sui dauanzali e sospira coi. llisi ancora presi dal ,enso umano e in quegli occhi la,cia un filo di luce rosa e in quelle case ,i •poglia ,otto i lumi di ppla accesi. Una voce la chiama di lontano; ma essa già nuda, sopra i tetti •fumali dal buio, acconcia ciocche di •telle. Poi con passi diafani, che la,ciano echi di favola nei giardini assonnati, ritorna al suo nido in fiamme. Qgando i cimiteri sono aperti dal vento e i raggi del giorno re.sian "ene bianchè lungo la notte, tra le croci, i morii s' alzan con dolcezza rara e si dividono le ,te/le. E ai bimbi offron la luna come cerchio lungo il viale dei cipressi Solo una fanciulla resta, con le mani vuole, sopra l'erba. Ma quando giunge l'aurora, su per la ghiaia d'oro, ella è l'ultima a rientrar nella sua fossa con quelle mani che stringono una rosa rossa. STRUZZER E lEPUNSTPEUNT Dc\'c essere ben dura la vita dei cosidetti scrittori <li puntn ! Di quei tali cioè che si sono assunti il non fucile compito di colpire e colpire. Non diciamo chi o che cosri. perch~ i loro colpi molto spesso si riducono a i1)- nocuc sferzate all'aria, <·ol solo risul- . tuto di un petulante cd afoso \'ClltÌccllo esti,·o. P'~1t=-r. r:1:-!~ :1:i:i ~ ::lcn~~r~- ,r.re sempre dei moti,i n,lidi e quindi il palenlflto «; scrittore <li punta » si arrangia col cacciare nella sua inutile prosa tutto ciò che solletica il suo Fiut.o, a dire il ,·ero, tutt'altro che sensibile e rarfinato: n scapito questo della documentata intclligcn;,;a degli itnlinni. Ma sapete come Fn lo struzzo: in· golla tutto quanto. anc-J1c c1ue1Je coia;e che possono recare danno alla sua gracile costituzione, per la sua stupida e smodata avidità. Ci dispiace moltissimo <1uando certi fogli di gio\'ani se non altro per fare l'eco agli organi maggiori, precipitano in simili slru7.- zerie e si fanno '"essillifo1·i di id<'e che non possono e non debbono sentire loro. f: il caso dc « li Lnmbello ,. di Torino, che riprendendo un articolo di Goffredo Coj>pola apparso sul « rrypolo d'ltolio -., scaglia dardi e pietre infocate contro uno dei più intelligenli e sensibili editori italiani: Einaudi. Insomma <l'ora innanzi, a sentire i prédetti camerali, chi presc·nterà in belle cd accurate edizioni e leggerà Dickens, Tolstoj, Dostoyewskij dovrà essere messo alla gogna o fucilato per intesa col nemico. Si ripete in altro campo quello che aveva, tempo fa, tentato un ingenuo commediografo: di escludere cioè dalle scen~ ituliunc tutti gli. stranieri Shr1• kespenre e Goethe compresi. PropostP. assurda e<I in un certo senso anche, tendenziosa: perchè poteva - an7.i ,·o• leva - far eredere che gli italiani fo11,- sero tutti imbecilli o giù di li. Gli estensori di simili note si avvalgono nei loro ponderosi scritti di parole attuali quali «giudaico,., « bor· ghese •, ('Cc.: quelle parole ora di male uso comune che tanti adoperano e <l1 cui pochi sanno l'esatto significato. A queste masturbazioni polemiche, ha già risposto, con l'equilibrata e me• ditcrranea intelligenza che la distingue· la rivista di Dottai e Vecchietti: « Pri• mat.o •· Noi vogliamo solamen.tc ag· giungere che simili slruzzcrie ce le saremmo ospettatc o dai ce1·velli ottusi di certi calligrafi o da alcuni falliti che vogliono farsi notare in qualsiasi modo sostenendo le tesi più assurde, purchè - s'intende a loro modo -· « rivoluzionarie »; mai da un giornale giovane, che crediamo fatto <la giovani, da quei giovnni che dovrebbero rappresentare e servire l'intelligenza italiana. Pnrlroppo ci sembra che di queste clcprecat~ struzzcric, di <1uesta conti~ nuà ed affannosa ricerca cli un motivo polemico, lindnmcntc polemico però, tale cioè da non destare grane e tale da pro(.:acciarsi autorevoli amicizie, da <1ualche tem1>0 in <1un la stampa di « punta » sia assai abbondante. Jnutilc dire che <1uesti « rivoluzionari » ud ogni costo - ma che rivoluzione la loro! - ci disgustano fino alla nni.Jscn. PAGURO BERNARDO

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