Pattuglia - anno I - n. 5-6 - marzo-aprile 1942

~OHNELIO di Marzio nel U N. 3 di Meridiano di Ro• ma, settimanale di Roma, scrive: 'I Sfato e provincia, autonomia e centralizzazione sono i problemi che, giustamente, Critica Fascista sta sollevando per una proficua discussione e una utilissima messa a fuoco. DalJe franchigie e dai prìvilcgi di prima della Rivoluzione Francese si è giunti alla nazione, poi, a11o stato accentrato e totalitario. Poi, verso dove si andrù? Si tornerà a riconoscere, ora, una qualche autonomia nlle organizzazioni pcrilerichc, nel senso che siano gli stessi piccoli cenb-i a s-cegliersi i loro dirigenti e ad organizzarsi in modo autarchico e originale? O la burocrazia centrale do,Tà essa occuparsi cli ogni lontano problema periferico? E come, senza intnccnre l'unità statale, queste responsabilità locali s'inseriranno nel concetto di autonomia e di subordinazione? Ma intanto, e questo è un lato nuovo del problema, ci sono organismi statoli e settori della burocrazia statale chC sono Iol'1Tlati da im1>iegnti tratti quasi tutti e per intero dagli aspiranti di una sola regione. Pcrchè alle altre non interessa nè In carriera dell'insegnamento, nè quella, poniamo, delle finanze. Ed ecco, allora, che dalla periferia il problema del provincialismo si ripresen• ta da.1 centro e non è un prob]ema su cui non è utile riflettere». I problemi sottolineati da Cornelio di l\ifarzio sono' i problemi che cercheremo di risolvere essendo quelli che ci stanno maggiormente a cuore. Per• <.'hè crediamo nella provincia italinnn, chiediamo una disinteressata collaborazione fra pro- ·vincia è cittù, convinti di tro,•nre una ideale soluzione tra due termini presupposti untitetici. E per giungere a tale significativa collaborazione deside• reremmo che coloro ché lavorano nella città 1 che hanno modo di fare sentire la propria voce attraverso c1ucgli organi che vengono stimati i più autore• voli, seguissero più da vicino la nostra attività di provinciali. Che questo non avvenga ce ne dà esatta coscienza In nota del di Marzio il quale ignora - e come lui molta stampa cittadina - che in provincia esistono uomini coscienti dei problem1 dell'ora, sensibilissimi n questi problemi: infatti la c1uestionc della provincia è stata sollevata propri0 da un giornale provinciale, dal nostTo Pattuglia e quindi ri• presa da Critica Fascista. Ri• presa per nostra fortuna: perchè, ne siamo sicuri, se l'autorevole rassegna non avesse sottolineato l'importanza della c1uestione, la stampa della città, che tanto si è poi interessata della « pro,•incin •, non si sarebbe certo curato di quanto si diceva in un organo provinciale. ••• ----------* I N noi Italiani c'è indubbiamente sangue latino; e noi ltnlioni proviamo sempre una profonda commozione rileggendo le imprese e la stoda dei nostri padri romani. Per cui è giusto, in un certo senso, quello che scrive Titta Madia nel numero di Gerarchia del gennaio '42: l'esaspera=ione della vicerJda pric.·alo, il diletto del cosmopolitismo, le travia:ioni romantiche, il piacere ,lell'esotico, la briga del faccendiere, il gusto del romanzetto francese, la ere• den:a nelle mode forestiere, l'inclulgen=n al traffico salottiero, le Ire amanti del giuggiolone ir, e~islibilc, il cappellino dì l-'Vort, la degustazione del caviale, il delirio per le canzonelle americane, la frenesia per le danze negroicli, (e altro ancora) non è proprio un modus vivendi da gente dell'Impero: ci si può giurare. Stringere la cinghia - dice il generale di Conda,- -: ecco un .,;;offrire veramente romano, romane pati. Conclude il Madia, dopo un brillante studio sulla vita cLi Cesare, che .: in tempi duri [a sempre ben~ pensare al tempo di Cesnre ». considerazione del problema i valori della .tradizione e della gentilezzn femminile, Pellizzi co\1cluùeva: Massime in tempo di guern, ( ma noi diciamo, in genere, iri Regime fascista) le nostre donne debbono disincagliarsi da tutti i passati equic,oci, superare i residui d'una menltilità antiquate, e i11ci1Jile, e assumersi una parte importantissima del fovoro nazionale. Alcuni milioni di donne ilafigli, ma non può essere mai fo sola e migliore allevatrice ed. educatrice dei figli. Non sarà privo d'interesse osservare ora quale sia il punto di vista [emminile in materia; specialmente il punto di vista di una qunlunquc donna it.:diana, di c1uelle donne italiane che tanto spartanamente soffrono in silenzio. Togliamo dal « Questionario » della Di- /est, della razza una lettera di Eleonora Villani su questo è poi un così enorme paradosso come a voi sembra, quel del.lo,· dite, tutt'al più e non suoni offesa, che esso è stato rivolto per secoli alla donna da uomini che erano generalmente più cortesi che <1uelli moderni, e dò a «cortese» il suo significato pid completo. La do1ma, c/recchè possiate pensarn(', rimot1e pur sempre !rag,le, perchè questa è la sua stessa natura e percliè i suoi comJ>iti di compagna amorosa e fedele dell'uomo noti sono co;1 le. sua fragilità i,icompalibil,. Se la donna fosse forte i:1 lutto l'estensione della pa. rola, come l'uomo, essa non sarebbe dov'è a integrare, a completare, a soccorrere il suo compagno, con le sue caratleri.,;:tid,e doli di ,lolce:z=a, ecc ... D'accordo. Bella, questa appassionatn di[esu della femminilità più pura. Ma, !orse percbè è tanto appassionala, diventa qua e là eccessiva. Pu1·e in linea di massima non possiamo che approvare in pieno. Per noi, il compito principale del.lA donna, e soprattutto della donna nostra, italiana, è quello di conservare intatta )a sun FenuninjJità. Purtroppo, si vn notando in giro (ah, benedetta America!) anche da noi la solita tendenza novecentista alln mascolinizzazione. Se ne guarclino 1 le nostre giovani don• ne; quando la donna non porterà più una nota di poesia nel cuore dell'uomo, essa non sarti più necessaria alla società. "' ** A. Pedata si domanda, su Acciaio 1 organo della Federazione dei Fasci di Terni: Perchè i camerali di Libro e moschetto, da quando siamo entrati in guerra, hamw, sulla testa ,lei loro giornale, tirato un frego sul Libro? Non certo per signi[ic.are che in tempo di guerra il libro deve essere lasciato da parte anche realmente, per atrerma• re chè in tempo di guerra la cultura deve essere posta in un secondo piano; ma piut tosto, come dice più avanti il Pcclatn, ... per esprimere con esso la preminenza e lo precedenz.o che, in tempi di guerra guer- .., reggiala, de1Je avere e si deve dare al moschetto sul libro. Fa bene, indubbiamente; comunque non bisogna dimenticnrc che sono passati mille e iniJic anni. E non credo del resto che ci sia nessuno che abbia desiderio di ritornare ai tempi dell'Impero romtmo. Fortunatamente anche noi abbiamo una nostra civiltà moderna, che se per certi aspetti è inferiore a quella romana, per altri, e sono i più, è superiore, e di molto. La società moclernn nostra non ha solo i difetti oosi nitidamente estuninatì dal Madia nel periodo citato; mn nasconde anche una somma di travagli interiori che non si possono dimenticare, e che d'altra parte non sono così ben definibili come i di:. fetti. Il problema, ci pare, ri· entra nel piano generale della comprensione dell'anima di questo novecento; anima che ancora nessuno. a nostro avviso, è riuscito ad afferrnrc con precisione, tanto è complessa e multiforme. Forse, una ragione di tutti i mali e le guerre che travagliano l'umanità sta appunto in questo, che finora non si è riuscitì a comprcn• dere pienamente quali siano le esigenze dell'uomo del novecento. C. S. I. R. : BOTTINO DI GUERRA A noi, la questione della testata di Libro e moschetto in· teressa tino ad un certo punto. Solo vogliamo ricordare, nè ci stancheremo mai di ricordarlo, che la guerra non si può vincere se non è. fatta, oltre che con il cannone, anche con lo spirito; e di conseguenza con la cultu_ra. Ancora una volta, « Libro • e « Moschetto » si confermano con1e i due termini inscindibili della dottrina fasciSta. ~ •• Nel numero di settembre di Cit,iltà Fascista, Camilla Pellizzi ha Fatto il punto con innegabile esattezza sul problema della donna, senza dubbio uno dei più vivi che si propongano alla mente di chi s'ap• passiona di questioni sociali. Dopo aver ricordato quale impo1•tanza abbiano per la serena liane di lutti i sessi ( e spe• cialmcnte dei celi più agiati) sono ancor oggi poco o male utili:z.ate. Siamo ancora ne/ pregiudi=io, fra l'altro, che la madre sia l'unica possibile e desiderabile allevatrice dei figli, ,falla nascila fino ai sedici anni almeno; invece ormaì è dimostrabile che la madre deve in tutti i casi pa1· tecipare a tutto il processo di allevamento e di educazione dei problema del.la donna che da qualche tempo si va agitando anche sullla rivista di Telesio Intcrlandi. Dice Eleonora Vii-• lani, rispondendo a un carne• rata che aveva scritto precedentemente: ... voglio rassicurarvi che do• po tullo non abbiate eccessivamente a turbarvi nel timore che apostrofando la donna sesso debole rischiate di inimicarvela per lutto la vita. Non -NOTA AL CONVEGNO Dl PADOVA FORSE non sarebbe male, all'inizio di questa nota, citare l'ironia di quelle persone che sul treno per Padova vollero conoscere il tema del nostro convegno. Ma la discussione porterebbe lontano; e limitandoci al sotto tema culturale, raccoglieremo la nostl'a fondamentale delusione. Chè, a tirare le somme, una cose tra le altre è apparsa chiara: la insufricienza o meglio la inutilità delle soluzioni prospc·ttate E che non potesse <'bSEre alu imenti lo si comprende facilmente sol che si rilegga ii tema proposto. Poichè quello che si richiede ai partecipanti è, in poche •parole, la formulazione di un'estetica secondo la quale dovrebbe svilupparsi In nuova cultura. Ora, a parte il fatto che siamo piuttosto scettici circa il valore determinante di un qualsiasi sistema, per quanto logico e ben definito, i partecipanti non possiedono certo nè l'età, nò la preparazione per un tale compito. E allora due soluzioni si il!!pongono: o cessa:ro i convegni, o p,roporre temi più attuali e de(io.iti. Cosi dalla loro discussione più naturalmente si chiariranno le singole posizioni cd apparirà il gusto predominante su cui poter con mag• gior fondamento, prospettare un Iuluro sviluppo della cultura. È inutile andare alla ricerca di soluzioni ideali, più o meno soggettive e differenti (scettiche, utopistiche, ecc.) a seconda delle tendenze, ma tali tendenze è necessario discutere su di un piano più vicino, nel campo ad esempio, di una polemica distruggitrice o di una costruttiva difesa. Infatti la cultura di domani è necessariamente in germe in quella odierna (nulln si costituisce sul nul• la) o, se sarà affidata alla influenza dominatrice di un geo.io, questi non potrà prescin· clere del tulto dal suo tempo zon e, ad ogni modo, sarà rovesciatore di tutte le eventuali teorie. Necessitò. quindi di una di• scussionc di problemi ,,ivi, attuali, detiniti. Ma tutto ciò pare non fosse àffatto neJle idee del Presidente del In Commissione il quale; nel mezzo di un dibat• tito, è ingenuamente intervenuto a chieder ri1gione di « un tal perditempo» (sic); cd in genere, nello spirito che hn condotto all'aumento dei premi in denaro. Dei poveri universitari venuti a Padova per chiarire le loro idee, si trovnrono alla Fine dei « capitalistj • un po' con.Fusi, è vero. nei loro prin• cipi, ma in compenso soddisfatdel guadagno e ottimisti sull'avvenire della nuova cultura! STELIO t,tARTINI F,pndazione Ruffilli - Forlì

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