Pattuglia - anno I - n. 4 - febbraio 1942

ANNO I - N. 4 - L. 1,50 FEBBRAIO 19~2 - XX S. A. P. GRUPPO III j MENSILE DELLA FEDERAZIONE FASCISTA DI FORLI' PER:I FASCISTI UNIVERSITARI SLITTAMENTO allaMETROPOLI Noi sentiamo questo come compito nostro, di noi uomini ancora della provincia, forse un po' acidi ai palati fini, ma fatti uomini ed allevati tali su esperienze concrete; il compito cioè di riportare insistentemente sul terreno problemi vivi, noccioli fondamentali di problemi, nuclei di interrogativi di primo piano per le sorti della nostra civiltà e della nostra cultura. Anche a costo di apparire insistenti e privi di quella bonomia amabile del giornal1Smo corrente consistente nell'agitare un problema quel tanto che sollevi scalpore e dia buon odore di polveri da sparo alla testata del giornale, e poi lasciarlo li ad una sorte indefinita. Noi invece vogliamo compiere.lo stesso cammino delle nostre idee. Il nostro destino individuale non sarebbe pieno ed appagato, se· non si muovesse coerentemente e decisamente alle idee che FRONTE CIRENAICO: NOSTRE ARTIGLIERIE ALLO SCOPERTO, CONTRASTANO OGNI TENTATIVO NEMICO ci appassionano. E allora ripetiamo a nismo ad oltranza, per l'accomodanchi di dovere e anche ai distratti, tismo più o meno mascherato da anche a quelli che dormicchiano fra suscettibilità solo molto personali e i panni vecchi del folclore: la ·pro- non riferite ad una grande idea, ad vincia italiana finisce. Un processo di una passione, ad un mito. erosione ne mina le fondamenta. Ciò Diciamo la verità: noi ormai viviache intende affermarsi deve esulare mo a metà strada tra provincia {varie da essa verso i grandi concentramenti provincie italiane) e centro. Da ciò d'industria applicata alla intelligenza forse anche la nostra più acuta e (i giornali, la radio, lo spettacolo responsabile percezione del proble· industrializzato, le case editrici, gli ma. Ebbene difficilmente daremmo uffici stampa ecc,). Tutto slitta alla uno di questi giovani appassionati e metropoli. Noi stessi, giovani, ci sen- vibranti come corda tesa di strumento, tiamo rapidamente succhiare dalla di una intelligenza tutta cose umane seducente ventosa del grande centro. e di un,, problematica attiva, di llna È problema grosso. Problema pra- sensibilità politica che solo l'aggettivo tico e morale, contingente ma condi- "acuto,, può definire nelle sue pecuzione dell'avvenire; uno di quei pro- liarità di profondità e di dinamica voblemi di meccanica sociale che, nei lontà di risoluzione (essi fanno nodo tempi rivoluzionari, assommano si gran attorno alle rivistine, si danno la voce copi~ di destini spirituali. Lo svuota- da un capo all'altro della penisola, mento della provincia significa fine nè si comprende come facciano a della tradizione radicata nel sangue conoscersi e ad incontrarsi), difficilper i gonfiamenti retorici, fine della mente - diciamo - daremmo uno di semplicità per le complicazioni cpu- quelli per certe masse di gioventù lente, fine di tutto un costume di brillante intellettualmente, ma talvolt;;- vecchia intransigenza per il transazio- speciosa, dialettica troppe volte a FondazioneRuffilli- Forlì vuoto e bizantineggiante, gioventù che, quando fa della politica {troppo spesso affetta disinteresse), conosce il popolo solo come categoria mentale e non come vissuta realtà. Ci ripugna quasi questa distinzion,e fra due giovinezze in un dissidio che non deve esistere per carità di patria, ma che turba le coscienze. lanto più che se·ntiamo come nei centri intellettuali italiani ci sia oggi molto più intelligenza di ieri e capacità veramente europea. Noi sentiamo la funzione di questi centri, vogliamo anzi che la provincia continui a rifornirli della migliore linfa a rinnovarle gradualmente i quadri. Ma che sarà se il rivoletto di linfa diventerà come diventa e come si progetta per il dopoguerra - fiumana, se la provincia franerà sulla metropoli in un pericoloso urbanesimo intellettuale e morale, se - di conseguenza · ciò che resterà nella provincia, vi resterà per dubbio· sità di se stesso o smetterà di parlare esautorato di fronte allo spropositato ce~tro?! Gli onesti sanno che non facciamo dell' allarmismo. Mettiamo solo per iscritto ciò che tutti sentono, abbiamo l'ottimismo fascista di credere risolvibile uno stato di cose che i più con· siderano ineluttabile. Concludiamo che non è ancora sufficiente concedere a questi provinciali qualche sudato giornalucolo e qualche visita delle compagnie di prosa, ma occorre distribuire nelle regioni - senza venature dialettali, ma tenendo conto del naturale dislocamento delle energie e delle opportunità - le iniziative nazionali, in fatto di cultura - e dei relativi sviluppi industriali - come succede in fatto d'industrie di manu/atti o agricole. Ciò allo scopo di risolvere il dissidio: provincializzarsi per sempre o fuggire. Permettere alle forze periferiche di essere attive sul piano ,iazionale senza rinun· ciare alle caratteristiche di passione, di realismo, di ottimismo che della provincia italiana sono le innegabili risorse. ARMANDO RAVAGUOU

(Abbiamo intenzionalmen\e so· stituito nel titolo con un in quello abusato di che viene ormai adoperato in ~enso benevolmente lin1itativo e riassuntivo di quanto nelle grandi città si pensi della nostra stampa provinciale; ed .in fondo perchè il problema non è quello di una stampa particolare, diversa da quella di uso corrente, di una stampa di provincia inso1nma, ma interessa tutti coloro - e qui sarebbe inutile parlare delle capacità e della competenza dei giornalisti in (non cli) provincia in rapporto a quelli in (non di) città - che in ltalia si interessano e si occupano di giornalismo, inteso nei suoi molteplici aspetti). Ultimamente si è discusso in diversi giornali, giornali di città e di provincia, dei numerosi compiti che aspettano alla nostra stampa, specialmente dei compiti dei gior· nali che si pubblicano nelle nostre cittadine. Sono state !atte osser• vazioni giuste ed altre assolutamente inutili, specie da alcuni camerati della città, i quali soprattutto hanno dimostrato di non conoscere abbastanza la psicologia del pubblico provinciale. Non è stato fatto poi alcuna distinzione fra stampa quotidiana e stampa periodica e tutto si è ri- >nescolato nel gran calderone della « stampa di· provincia ». Si è parlato in primo luogo della funzione politica-propagandistica di detta stampa e si è - se non negato - assai limitato 1 il tono polemico che quasi tutti i giornali « minori :i. (almeno per tiratura e numero di lettori) han· no adottato nei confronti della politica estera cd interna, come se tale posizione non fosse conseguente ad uno scopo preciso e necessario. Il che è assoluta• mente inesatto: ci sembra jnvecc - e qtù parliamo dei quotidiani di provincia - che in essi, diffusi in quella massa di popolo che non legge e non segue il « Corriere •. o • La Stampa » o gli altri pochi massimi fogli per chiare cd evidenti questioni cli tempo, debbano essere tempestivamente segnalate e commentate polemicamente quelle notizie le quali incidono particolarmente nella storia degli avvenimenti di· politica estera e interna e che attualmente attraggono l'attenzione e l'interesse del pubblico. Bisognerebbe anzi rimediare alla deficienza di notizie particolareg· giate e di servizi puntuali, e-on ANNO I . N. 4. FEBBRAIO 1942-XX PATTUGLIA POLITICA. ARTI . LETTERE FORL1' · Sede Ltllorla · T•l- 6018 ' Direttor• : R. E N A T O R. O S S I Condirettore 1 LI V I O FRATTI WALTER. tONCHI · redattore c1po ARMANDO RAVAGLIOLI - re,poaubile UN NUMERO L. 1,50 1110111.: OrdinaIr.i IS. lmiiti Dninrsitori l. IO Dl•trlb. D. I. E. S. · P.u S, Pantaleo 3 · ROMA PUIILICITA': Ulllclo Pu.bbUcltà • Propaganda · Via Roma, 6 - BOLOGNA ANONIMA Atti ClAflCHE - BOLOGNA • STAMPA r·ROVINCIA • /; Il/; una maggiore incisività polemicH. I nostri quotidiani provinciali continuino pure a pole.i1lizzare con Churchill e con Roosevelt, con tutti gli uomini responsabili dei paesi nemici: la loro polemica otterrà, se sarà fatta con intelligenza e sensibilità 1 un ottimo ed un sicuro risultato. In questo modo• il giornale quotidiano pubblicato in provin• eia assolverà degnamente la sua funzione di propaganda e diventerà realmente per i suoi" lettori una « bandiera » ed una guida: in questo senso non sarà complementare al grande quotidiano, come si vorrebbe dai più, 1na sarà an~i essenziale per la sua delicata missione, quella che ora è identica per tutta là stampa italiana: la missione politico- educativa. funzione dunque ben precisa: funzione purtroppo che molti dei nosiTi giornali di provincia non assolvono degnamente appunto per una evidente mancanza di personalità· critica e direttiva. E ooloro ché hanno gridato contro la· stampa quo.tidiana pubblicata in prov-i.ncia si sono c.crtamentc ricordati solo di quegli squallidi fogli rappezzati in fretta con le « Stefani • di due giorni prima, riempiti alla meglio co!' gli articoli delle agenzie autorizzate e denotanti la mancanza di qual· cuno capace di inquadrare ed illustrare la storia di ogni giorno. Per noi il problema iniziale - quello della funzione e dell'indirizzo della stampa quotidiana provinciale - non è valido: piul· tosto che di funzione specifica - parliamo sempre di funzione politica - si impone un altro problema ben più .inlportantc e preciso: qucllio di un maggiore potenziamento dei quadri redazionali dei nostri quotidiani minori ed un energico richiamo alla responsabilità di detti quadri. Se le redazioni dei giornali non saranno affidate ai primi che capitano ma a gente cosciente e prepanata, la funzione politico polemica dei gioTnali di provincia non sarà certamente minore e meno importante di quella dei confratelli maggiori. Ma solo allora, quando cioè gli uomini responsabili sa· pranno esattamente cosa vogliono e perchè vogliot)o, potremo con· siderare risolta la questione di uno sbiadito giornalismo provinciale che non può esistere nel senso deteriore che si vuol dare alla parola - in una Italia nuova. Si può ottenere tale mrglioramento evitando che gli uo• mini della prov.incia si preoccupino tropp,o di andar<! in cerca di chissà quali fortune nelle grandi città dove non sono utili e si uniscono alla torma di coloro che si sforzano di respirare nel grande «ambiente• cittadino, clivenuto ormai ristretto per il con· tiirno aumentare di quello che si può chiamare l'urbanesimo culturale. Uomini che possono essere utili e necessari in provincia, si castrano per lo sfrenato deside· rio, ormai di moda, della corsa alla città, alla metropoli. 1 settimanali poi ed i biscttì"> manali - ci rifcriarno agli organi di Federazione - si devono improntare ad una maggiore serietà c~lturale e devono costituire un foglio di commenti e di studi: fogli in cui deve mancare assolutamente la mania imperversante di scimiottare il quotidiano di in- ·for1nazione Questo è già stato capito da molti: infatti pochi so· no ora i settimanali di Federazione che, tradendo il loro compito, escono al lunedì per pubblicare quelle notizie di cronaca ampiamente riportate nel quotidiano per evidenti ragioni 111aggiormcntc infor1nato ed esauriente. E per _dedicare tanto spazio a delle notizie che non· ,),anno ragione di essere nel settimanale, o bisettimanale che sia, si ,dimentiça la precisa funzione della stampa periodica di provincia, funzione che ha molti punti di contatto con quella della terza pagina elci quotidiani minori. Prima fra tutte quella di dare modo ai migliori della città ,o della ,regione, ntigliori sia nèl campo politico o letterario od artistico o dello spettacolo od economico od ;ndustrialc od a· gricolo, di affermare e documen· tare le loro doti e le loro qua· lità. Quella inoltre di valorizzare culturalmente, industrialmente, cconomican1e.nte la propria pr,ovincia, alimentare ed incitare gli studi inerenti a quei problemi locali di tale importanza da inserirsi in quelli nazionali. È necessario costituire attorno alle terze pagine dei quotidiani cd al,torno ai periodici gruppi di specialisti dei più clisparati problemi interessanti in ogni settore lo sviluppo ~!ella provincia. I nostri fogli dovrebbero essere la viva voce di particolari e specializzati gruppi di studio per la risoluzione e l'impostazione decisiva e risolutiva dei problemi scientifici e delJe risorse economiche locali, do· vrebbero particolarmente interessarsi allo studio dei problemi ar· tistici e culturali, che, per varie ragioni, hanno vita predominante ed interessano soprattutto gli stu· cliosi di una determinata città. Ogni giornale nostro dovrebbe es· sere dunque, con le, sue colon· ne, l'organo s'pecializzato, come del . resto abbiamo cercato di spiegare precedentemente, di un determinato problema della vita locale, problema di tale imporFpndaziOneRuffilli- Forlì tanza da proiettarsi però direttamente in quella nazionale. Oltre a tutto questo la terza pagina, sia essa del quotidiano che del periodico, dovrebbe segnalare alle gerarchie competenti gli uomfni della provincia che manifestano una documentata preparazione nel più vasto campo delle arti e delle lettere. •.Una volta constatata questa preparazione sarà cura dei responsabili della vita culturale cd artistica italiana portare questi uomini in condizioni più favorevoli per svolgere la loro attività, passandoli a giornali di maggiore importanza e, quel che conta, di maggiore tiratura, affinchè possano essere seguiti da un più grande numero cli lettori. Di qui la ilccessità dj riorganizzare le redazioni delle pubblicazioni provi.nciali, 1·iorganizzarle con criteri nuovi: occorre cioè affidarle, clalJa politica e· stera al cinema, dalla letteratura alle rubriche del lavoro, a degli uomini competenti e coscienti dei loro compiti precisi. Queste redazioni dovt'ebbero essere scelte d'accordo con la Direzione della Stampa italiana, la cui prima preoccupazione sarà poi quella di seguire realJnepte attraverso i vari fogli l'attività dei singoli redattori ed avvicendarli nelle redazioni dei vari giornali. Coloro che avranno dimostrato sicure possibilità potranno arrivare al tanto sospirato quotidiano, o periodico, di grande tiratura, gradualmente, senza essere costretti all'avventura spesso disastrosa e nociva sia al singolo che •alla nazione, della «calata» nella grande città. Si darebbe inoltre in questo modo maggiore dignità a tutto il giornalismo, non diciamo di provincia, ma italiano, che tuttora si giova degli improvvisatori e dei grafomani. Abbiamo detto giornalismo _italiano perchè attualmente - e lo .sarà anche in seguito - si può dire che il nostTo giornalis1no sia provinciale per il novru1ta per cento, non dando però a quel «provinciale» la poco consolante e comune accezione. Quando i nostri quotidiani ccl i nostri periodici stampati jn provincia saranno in mano a gent.c sicura del fatto suo, un nuovo impulso verrà impresso alla vita di tutta quanta la na· zio ne: e oon si guarderà alla stampa in provincia come a qualcosa di meschino e cli gretto; essa ,stessa riacquisterà quella autorità che ora pochi - e non sempre ingiustamente - le riconoscono. Seguendo questa nuova stampa, specchio fedele della vita, ·ci si I>Otrà accorgere in breve tempo di quelle energie u•· tili alla Patria, che in caso contrario, per tanti motivi, stenterebbero ad ottenere una pronta valorizzazione. Concludiamo questo nostro articolo affermando che anche in questo settore sì tratta di svecchiare e di chiamare e di incoraggiare i giovani che abbiano d.inlostrato cli sapere Care qualcosa. Di questi giovani non ne mancano. WALTER' RONCIII

FRONTE CIRENAICO - UN REPARTO DI NOSTRI CARRI ARMATI SI PORTA A CONTATTO COL NEMICO Mazzini NonosLante le sue molteplici, varie, pure dichiarazioni di prcrerenza per le questioni politiche, per le quali nutriva un programma preciso e circostanziato, Giuseppe Mazzini dedicò la mente ed il cuore all'elemento sociale della vita. Avendo compreso dalla legge suprema cldla Storia che le rivolu1.ioni sarebbero cessate di essere mere estrinsecazioni della politica per divenire coessen- ,:ialmente politiche e soc:ali, l'Apostolo genovese arrivò a dire persino che la politica propriamente detta non gli interessava. « Guardo all'idea, Egli asseeri, .all'idea sociale... Se11to u11 dispetto per tutte le questioni puramente politiche». Ed alla luce di codesto basilare principio sociale, Egli criticò, condannandola, tutLa la politica contemporanea, anche - non si dimentichi - quella liberale; ed al politicantismo settario dei partiti oppose decisamente la necessità cli una fede e di un'azione sociali. Si spiega pertanto perchè il Mazzini avesse riconosciuto subito che il socialismo era « sintomo di una crisi tremenda che covava in tutti i paesi d'Europa, e alla quale bisognava apportare rimedio se non si voleva che la società andasse sommersa nelle guerre fraterne e nell'anarchia •. Si spiega così perchè alle classi so.ddisfatte Egli dicesse: « Questi che oggi chiamate voi barbari, rappresentano, sviata, guasta, sformata, per colpa vostrll, in gran parte, una idea: il salire inevitabile, provvidenziale degli uomini del lavoro». La riabilitazione e la genera- . lizzazione del lavoro, secondo il Mazzini, erano in forido a tutte le questioni di ordinamento sociale, economico, politico, morale, sia contemporanee a lui sia fu- t~Ò~O~ZiOnlffb#ffff e il~Comunismo desse che il capitale e la proprietà dovessero essere distrutti: il capitale invece avrebbe dovuto essere limitato e regolato; la proprietà frutto del lavoro, favorita e diffusa. Nella nuova società avrebbe dovuto esserci lavoro per tutti, ricompense proporzionate per, tutti, ozio e fame per nessuno. In linea cli principio adunque il grande Genovese non fu avverso alle finalità del Socielismo, tant'è• vero che è stato persino eletto che « tutLa la parte delle dottrine cli Mazzini è figliata dagli scritti di Owen e di SaintSimon ». Tuttavia occorre intenderci bene su questo punto. Finchè invero in Europa prevalse Wl socialismo temporaneo, mirante ad un realistico accorcio rra le classi per la soluzione dei problcm.i sociali, in maniera che le classi meno abbienti si migliQrassero sia per opera dello Stato sia per quella delle classi su-. periori, Mazzini non disdegnò di ritenere il Socialismo come uno dei propulsori e fattori della nuova epoca « organica » ( termine preso al sansimonismo). Ma, senza ambagi, con ferrea coerenza, ripudiò il carattere materialistico e utilitario delle varie scuole soc.ialiste, fino a giungere a combatterle indistintamente quando, intorno al 1850, assunsero un carattere rivoluzionario sulla base della lotta di classe. Del resto, sin dal 1844, allorché il romanzo filosofico ciel Cabet faceva proseliti, descrivendo un paese immaginario dove regnavano la libertà, meglio, l'arbitrio e la pace nel Comunismo, Mazzini dichiarò che « quel pensiero era assurdo, irrealizzabile: distruggerebbe qualunque stimolo alla attività dell'umanità, sostituirebbe l'idea cli un certo be- ~oHi materiale a qualunque idea di progresso morale, pietrificherebbe la società e la ridurrebbe ad essere simile alle api e ai castori ». Ma la più schiacciante, la p1u vibrante requisitoria contro il Comunismo l'Aposto!o la espresse in quella serie di articoli che formano lo scritto dal titolo « [ Sistemi e la Democrazia •. « Il Comunismo _- Egli dichiarò - nega società e individuo a un tempo: e li nega nei loro elementi vitali; libertà, progresso, sviluppo morale della creatura. Tentennando fra il Sansimonismo e il Fourierismo, il Comunismo rapisce al primo le sue tendenze tiranniche e Ja sua violazione inevitabile della libertà individuale, al secondo la legge di soddisfacimento delle inclinazioni limitate invano ai bisogni, perchè ogni inclinazione fortemente sentita costituisce un bjsogno reale; supera l'uno e l'altro in assoluto disprezzo d'ogni passato, d'ogni storica manifestazione della vita anteriore dell'Umanità ... La tirannide vive nelle radici del Comu.nismo e ne invade tutte le formule. Come nella fredda, arida, imperfetta teorica degli Economisti, l'uomo non è, nel Comunismo, che una 1nacchina da produzione. » Ecco allora l'atto di accusa ciel Mazzini verso coloro che, nel nome di Carlo Marx, • uomo d'ingegno acuto ma dissolvente •, miravano a sovvertire l'ordine tnoralc, sociale, religioso dell' Europa: • Li accusò d'aver cancellato l'uomo a pro ciel settario, il libero intelletto a pro della formula, il concetto della vita a pro d'una sola manifestazione della vita ... Li accusò d'aver consacrato tutta la potenza dell'intelletto al guerreggiarsi, al divorarsi l'un l'ultro a distruggere nel core del popolo ogni fede in qualsivoglia autorità d'uomini o cose... Li accusò d'aver inaridito le sorgenti della fede, animalizzato l'uomo, sospinto l'operaio verso l'egoismo borghese, concentrando quasi esclusivamente l'attenzione generale sul problema dell'utile matcriule, ponendo intento al lavoro europeo, ciò che doveva non essere che mezze; scegliendo a principio il miglioramento fisico dell'ente, che noti può essere se non una conseguenza del suo miglioramento morale. Li accuso di aver ripetuto con Bentham e Volney - la vita è lo ricerca della felicità - invece di ripetere con tutti coloro i quali produssero grandi trasformazioni del mondo: lo vita è una~ missione, il compimento di 1111 dovere - ... Li accuso d'aver fatto credere che un popolo può rigenerarsi impinguando; d'aver sostituito il problema della cucina a quello della umanità; d'aver detto - a ciascu110 seco11do lo sua capacità, o ciascuno secondo i suoi bisogni - invece di bandire ad ogni ora: - a ciascuno secondo il suo amore,· a ciascuno secon'do i suoi sacrifici - •· Pur giudicando la società a lui contemporanea in.scnsa.ta- ed infame, pur addolorandosi sulle condizioni dell'operaio non libero contrattante ma schiavo, pur tristemente meditando sulle cause e gli effetti delle crisi economiche, sulle miserie della vecchiaia dei lavoratori, Mazzini parla e scrive, consiglia e ammonisce che « da/l'lllternazionale non può venir salute •. La verità è una: è eterna. La legge morale è una: è eterna. La Patria è una: è eterna. « Quando, rientrando la Storia - Egli scrisse agli operai italiani nella Roma del Popolo del luglio 1871 - trovate idee che, sorte ·col primo noto periodo cli vita dell'Umanità, hanno vissuto con essa d'Epoca in Epoca, trasformandosi sempre, ma rimanendo sempre e per ogni dove, nella loro essenza, inseparabili dalla società e più forti d'ogni rivolgimento clistruggitorc cl'altre idee appartenenti a un solo Popolo o a un'epoca sola e se, interrogando nei migliori momenti d'affetto, di santo dolore, di devozione al Bene, la vostra coscienza, sentite dentro un'eco a quelle idee che i secoli vi trasmettono, quelle idee son vere e ingenite nell'Umanità de.Ila quale devono seguire il progresso: voi potete e dovete modiJicarle, purificarle, migliorarne lo svolgimento e l'applicazione: 11011 abolirle. Dio, l'Immortalità della Vita, la Patria, il Dovere, la Legge Morale che sola è sovrana, la Famiglia, la Proprietà, la Libertà, l'Associazione sono tra quelle•. Oggi bisogna ascoltare Mazzini se non si vuoJ correre H rischio cli perdersi. Bisogna affermare l'uomo come valore, assegnargli una missione ed una responsabilità universali, non chiuderlo nel cerchfo egoist,ico elci proprio lo. E', in altre parole, la necessità della celebrazione concreta dello spirito che deve jmperare, spirito che dev'essere uno ed indivisibile nello svolgimento interiore e nella realtà operante. NEVIO MA1TEINI 3

Difesa della Rivoluzione Un secolo passato nella malia delle Jeatroli reminiscen:e e/ella rivoluzione francese e un trentennio trascorso ,iaWEuropa nell'effettivo travaglio di agitazioni, di fermenti, di rivolte, di guerre, hanno adusato alle p"tlrole grosse e le hanno un po' profanate nel loro senso originario. Qualsiasi ~arlina saprebbe parlarvi di una rivoluzione della moda e l'ultimo mene- <Jlrello delle rivislucole potrebbe inlr<ttlcmervi sulla teorica di una rivolta dei motivi lirici alle forme di un ulfrno pas::.ato. esposto una concezione ,te/la vita che è seducente ed esprime il meglìo delle aspirazioni del nostro tempo, sicchè i giovani che senza preconcetti le sì accostino non possono non sentirla affine al proprio spirito. Si deve dire piuttosto che la fase distruttiva non è stata sufficientemente radicale? Che si sono impostati gli istituti nuovi affiancandoli alle Pecchie baracche del passato, siccl1è è facile fio scandalo per ; soliti uomini dalla scarsa fede? Certo che fo nostra rivoluzione è stata controllata da un determinante equilibrio umano, da una volontà di giustizia e da un desiderio di essere nella storia senza violentarla e senza /orzarla ad atteggiamenti prematuri. Da ciò è nato il bisogno di provare lungamente gli. istituti e i concetti nuovi prima cli imporli, da ciò è nato il. suo pragmatismo che vuole prima espe• rimentare sulla pratica i propri ritrovati organinatfoi prima di liberare la società cli vecchie strutture, traballanti Jinchè si vuole,·ma che pur adempiono, in virtù forse dell'inerzia al compito del sostegno. Chi ha potuto in questo vedere un difetto sostanziale e non un merito che, apparentemente accrescendo le difficoltà, pure ci dà grande dignità di /i-onte alla storia? t. stato zelo di gregari, o Jaraggine mentale di meditabondi che non posseggono il respon• subile senso degli auvenimenti? Non parleremo quindi noi superficialmente di rivoluzione da farsi, di una cosidetta riPoluzione ,lei gio~ani che si contrapporrebbe alla rfooluzione dei vecchi. La fiaccola della rivoluzione del ventidue deve arrivare alle nostre· muni e noi l'accettiamo orgogliosi e la porteremo allo meta. Piuttosto si tratta di affrontare con sincerità i problemi e di non spa11..entarci se in certi settori tardi• gracli troviamo tradita la rivoluzione, se ancora il latifondo domina non solo la Sicilia ma le montagne di Roma, se il nostro popolo non , ancora intellettualmente dotato di quei mezzi che gli abbiamo promesso, se fra no; alligna la gramigna dei giovinetti che. dotati di c,irlt) clialettiche e cli buona tatlica manovriera nelle anticamere, intenclono fare carriera politica. L'ottimismo della nostra m~rale e della nostra fede è a prova di bomba e di fmgnale. Noi sappiamo che nella forza e nella spregiudicatezza che noi porremo· ad affrontare tali residui pro• blemi sta il contributo originale che noi possiamo portare all'aggiornamento contfouo della rivoluzione. E lo sanno anche coloro, tra gli I anziani, che guardano con più fiducia a noi giovani e cercano di separare il buon grano dal loglio profittatore che mai può mancare. A. RA~AGLJOLI Ma •rivoluzione» rimane un z;enuino eJ insostituibile termine che designa un inesprimibile umano; è la parola che L;voca non tanto turbe ~sagitate e sanguinanti, quanto il susseguirsi di un mondo ad un altro, di una gerC1rcl1ia cli idee olla prece,lente nella fascinosa cadenza della storia e ,falla LA GIOVENTU' UNIVERSITARIA DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE E ALLA GUERRA costruzione della civiltà degli ;ramini. La generazione che ha preceduto noi giovaui delle leve che vanno - - tanto per porre un termine - cfol dodici-tredici in giù, ha sostenuto il proprio glorioso compito storicQ appunto facendo la rivoluzione, facendola al momento giusto; · perchè una rivoluzione norr si improvvisa per un capriccio del caso o clegli . uomini. Altrimenti non si clistinguerebbe da un molo inconsulto. !',fa so,10 gli avvenimenti, è la maturazione degli spiriti che la reclamano ad uno stesso punto. /!, allora voce di storia: bene• detto colui che la ascolla, reietto per sempre chi non sente accendersi il sangue alla sua voce incitatrice. lnstabile e senza frutti sarebbe un popolo che ad ogni genera-:.ione subisse un rivolgimenlo tolale, 'ma altrettanto senza fruiti quello che, ai quadrivi della storia, non sapesse prendere le fredde decisioni che spingono alle rivoluzioni. Dice Proudhon che la regola rivoluzionaria è tale che si deve clistruggere 8 fondare,' ogni negazione della società implica una affermazione susseguente e contraclditoria. Questa è la chiave dell'azione; si può pretendere di ,temo/ire sollanto quando si posseggano basi per ricostruire. Una rivoluzione è autentica <1uindi: primo, c1uando scaturisce dalla dialettica ,/egli avvenimenti e da una diffusa sensazione di necessitd; secondo, quando fonda le basi di un rinnovamento sopro le macerie delle distruzioni. Pensiamo allora a quegli ultimissimi zelanti che recentemente sono venuti fuori affermando che la riooluzione in Italia non era stata e che comunque essa non era uscila dalla sfera delle C'è stato a Verona, nei giorni 28, 29 e 30 d.i dicembre un interessnntn Con,:egno interGul', sul tema che ab biamo riportato nel tilolo. Dopo la lettura delle numerose relazioni, sono stati assegnati in dLcus.sione a quindici fascisti universitari tre sottotemi: 1) Posizione della giO\ inezz,1 universitaria e dei Guf di fronte alle attività militari e civili del tempo di guerra e loro apporti speciFici; 2) [stanze dellu gioventù universitaria di fronte olla fose attuale della Hivoluzione fascista; 3) Orientamenti delln giovinezza universitaria fascista di front.e ai problemi dell'ordine nuovo. Come si vede sono stati discussi i tre aspetti più caratteristici e più diversi del problema. Il primo soUotema trattava una questione d'ordine eminentemente pra}ico; ed in senso appunto strettamente pratico è stala questa la discussione che ha dato i risultati più concreti. lnFnlti alla Cine del Com•egno sono stati presentati alla Commissione alcuni progetti riguurdanli l'organizzazione dei Gruppi dei fascisti universitari, i rapporti di essi con l1UniversitR e con la categoria dei docenti, gli scopi e l'attività del.In stampa universitaria, il servizio militare degli studenti d'Università. A questo proposito soprattutto è stata fatta una proposta ìnteressantc. Hiconosciuta la necessità per la classe universitaria, probahile classe dirigente di domani, di una esperienza cli guerra specialmente come avvicinatrice al popolo, si è prospettato il pericolo che si ripeta d'altra parte l'errore commesso durante l'ultima guerra, quando tutta la generazione universitaria (u tenuta per ben quattro anni lontana dalle aule degli Atenei, con ertetti perniciosi sulla preparazione tecnica e scientifica degli studentL Quindi, si è detto la soluzione potrebbe essere questa: sveltire il periodo d'istruzione, usufruendo magari dei corsi della Milizia universitaria, mandare l1universitario al !rontc per un periodo che potrebbe aggirarsi sui dodici mesi. e rimandarlo poi a.i suoi studi. Per le attività dei Guf si è parlato di fac·ilitare i rapporti degli studenti con il intenzioni. Che quindi le nuovissime J>opolo e con Je istituzioni del Regime generazioni avrebbero avuto dinan:i a attraverso viaggi per l'Italia allo scopo sè il compito della integrale rivolu- di mantenere contatti della gioventù universitaria con gli organi corporativi, r.ione 1asci st a. e gli apprestamenti industrioli. Non vogliamo definire le basi ideo- Queste le proposte più sensate ed logiche o di partito preso sulle quali originali tra quelle che sono state costoro si muovono. Ma senz'altro con~ formulate alla fine del Convegno, in testidmo che la rivoluzione non sia ~r~:::~~~!a sui 1 ~1:: s:~;~~~:~~ rf e!~~ stata. Con relativo spargimento di· condo sottotema trattava im1ecc una sangue - almeno immecliato, che oggi questione di carattere ç,,minentemente la sanguinosa guerra è corollario della ideologico: le istanze, le esigenze della rivoluzione interna - e con relative f~~;e::UafeniJ:Ji5~tR:! 0 1t:.io!; 0 i~:sci:i~~ agitazioni, la rivoluzione fascista è t stata questa In parte più avvincente pure constatabile in una base dottri- del Convegno, in cui più si sentivano naria posta in maniera ;,iequiv.ocabile 'in gioco i fondamentali interessi rivoe negli istituti originalissimi gid sb.oz- ~~:icl~::~n:ella :~::a ch,=~~ra;io:~ro\~ Fd'fid§i1o'~~''Rufffrri -hForn•= n fermento inncgobilc dello gio4 vinezza più fornita di cultura e di sensibilità politico nei riguardi della presente fase della Ri,,oluzione tascista, non si deve interpretare, come può essersi dato, fermento di una gene• l'azione in contrasto a11a generazione che ha fatto la Rivoluzione; ma come fermento di una generazione altrettanto fascista, che però deve risolvere problemi ideologici 1 politici 1 morali, diversi da quelli della generazione precedente. Una ,·olta posta la questione su questo piano, che e senz'altro il più esatto e il più corrispondente alla realtà, si può comprendere ed accet-- tare in pieno il rinnovamento rivoluzionario tanto ansiosamente auspicato dai giovani. Vedere il problema sotto altri aspetti - uno dei <ruali potrebbe essere per esempio la negazione del le realizzazioni operate nei primi venti anni di Fascismo - significa considerare la verità e l'essenza politica da un punto di vista completamente falso e sensibilmente tendenzioso. Tanto più che, meglio ancora che una nuova formulazione di principi dottrinali fasci- . ·sti, i gio,,ani non desiderano altro che una applicazione- più rigorosa e più integ11ale di quegli stessi principi. In questa cornice deve essere soprattutto inquadrato il problema delle competenze, di cui ·si è parlato molto e insistintemcntc a Verona, con la conclusione che con questa « competenza » non si deve poi esagerare, al punto di escludere, come alcuni hanno tentato di fare, che per esempio un medico possa interessarsi di politica e di letteratura. La competenza, nel senso di specializ.- zazione deve venire nell'individuo in un secondo lempo, quanto cioè esso ubbia potuto realizzare in sè quel minimo di cultura generale e di visione universale del mondo che gli possano permeltere di risolvere con veru competenza quei problemi che via via si possano pre~entarc olla sua attivitù di direzione o di coma.odo. Un'alt1·a delle esigenze fondamentali della gioventù universitari& è c1uella di formarsi una cosciente preparnzionc per divenire In classe dirigente in graduale successione a quella d'oggi: infatti è chiaro che un popolo non si lascia guidare da dirigenti che siano in cliretto dello qualità e dei requisiti necessari per ricoprire posti di responsabilità e di comando. Più che pochi posti e molti uomini, abbiano 01·a molti posti e pochi uomini; pochi uomini cioè veramente in possesso della profonda preparazione necessaria per ricoprirli. In questo senso il problema è imperniato più direttamente, direi anzi esclusivamente, sulle nostre capacità e sulla nostra volontà: al punto quasi da respingere ogni larvato rimprovero di difetto e di metodo da parte dei nostri educatori. Questi i problemi più .importanti affrontati e discussi attraverso il secondo sottotev,a. ·Il terzo sottotema portava tali questioni dal piano più strettamente nazionale al piano di più ampio respiro dell'uni• ersnlilù europea e hscistn. Qui è mancata la vera e proptia discussione; forse per una certa stanchezza subentrato nei p8.rtecipanti dagli ininterrotti lavori del Convegno. Due fatti principalmente sono emersi: la necessità d'u.no studio approfondito e preventivo, da parle della gioventù universitaria, dei problemi di carattere pratico e organizzhtivo che si presenteranno all'ltulia per la dominazione del suo spazio vitale. Gli imperi basati solamente. sulla forza bruta non possono (1 lungo esistere e sono condannati a priori dal corso Jatale della storia. Per la costituzione e il mantenimento di un Impero forte e civile è necessario un ordinamento giuridico e statutario che tenga conto delle varie esigenze dei diversi paesi, che rispetti pal'ticolarità culturali, religiose e razziali dei diversi complessi etnici. Il tutto, naturalmente, subordinato ed armonizzato con le necessità di una armonia generale e di un reciproco uecor<lo tra le grandi potenze. Un altro problema è nUioruto con tanta insistenza dn convincere come veramente si tratti di una questione di importanza imprescindibile: il problema religioso. C'è stato chi ha arrermnto. che l'ordine nuovo si dovrà realizzare al di ruori della· chiesa; ma l'afrcrmazione è caduto subilo, sopraffatta dalla sua stessa inconsistenza. 13asta che noi comprendiamo quale prestigio morale e quale forzo spirituale dCrivi alla nostra Patria cattolicissima dall'essere il centro e in un certo .senso la sede del potere religioso, per convincerci del fatto che la nostra civiltà non può svilupparsi senza fiancheggiare e scnzn essere fiancheggiata dalla Chiesa e dalla religione. f.: un principio questo che ha tanta potcnzo. di suffragio storico da diventare <1unsi un dogma,. Come si vccle, non uno dei pro• blcmi più vivi e assillanti della nostra civiltà e della nostro generazione è stato o Verona dimenticato. L'esame è stato completo e approfondito come meglio non si potcx1.1 desiderare. A parte qualcuno dei soliti sforzi dialettici che in questi Convegni purtroppo non mancono mai e che rivelano dietro alla cristallina limpidità del ragionamento un assoluto vuoto interiore, una mancanii:i di sensibilità all'importunza delle questioni in gioco sorrocate dall'ansia di distinguersi sui camerati, si è notato una confortante appassionuta partecipazione agli interrogativi e olle esigenze della nostra tee:~na:i1°~o:i:ti 1 ~~ch~;8°s~ 0 è s!:~itit: un'intensa comunillì spirituale tra i giovani e giovanissimi partecìFanti, tanto le parole e le idee· di alcuni dei relatori erano sentite al punto. di divenire qualcosa di limpidamC'nte og~ gettivo. S'è avuto in pieno il senso reale della vitolità e del fermento che come una nuova linfa per:.!orre i cuori e le ment-i dei giovani. CIUSEPPE ZOBOlf

SENSI BI L l·TA' La misura con cui la rivoluzione dimostra lu sua vitalità dipende dal modo come esso si puntuaHzzu sugli avvenimenti e sui ratti morali che creano e detel'minano le condizioni in cui deve operare. Dinanzi al fotto guerra hl vitalità rivoluzionaria si è .lCCentuuto ed essa non s'esprime altrimenti che attraverso una tesa sensibilizzazione dello spirito fescisla. Tutto dipende dallo spirito e dalla sensibilità. Colllpetenzn e moralità sono le premesse essenziali per una azione che non sin opportunistica, né rettorica, nè demagogica. E lo sensibilità fascista è il riflesso, che attraverso una integra personalità umana, danno la moralitò e la competenza. Tale sensibilità <lo,e,a naturalmente, ma ancor più deve, rivoluzionalmente, accentuarsi davanti :11la guerra. E: la rivoluzione che vive. Tutto quanto funziona male: sfasamenti, contrattempi, imprecisione di assunti e contrasti di stile, non è inline dovuto che a deficienza di sensibilità. Conformismo e ipercritica coincidono quali espressioni niente aUatto rasciste e conseguenze di una mentalih\ che è veramente borghese. Borghese non come accezione classista ma come spirito. Basta con il classismo, sin in alto che in basso. li fascismo non è nè a destra nè a sinistra, ma nemmeno è in un centro focilmente assiduo di compromessi. Il fascismo deve essere l'espressione di un estremismo morale intransigente. Ma l'ideale, fa meta suprema dello. nostra morulitit non è nella soddisfazione di interessi, anche n.on meramente materiali. di individui, di gru1>pi, di categorie, mn nella grandezza della Patria. Per '-1uesto, conformismo e ipcrcriticu non coslruttiva coi"ncidono, per questo demagogia e plutoct a zia ~i danno la mano, essi sono contrari allo nostru causa. llipetiamo che h\ questione dipende tutta dn una sensibilit..ù di cui s'avverte specie nei fogli di punta e unh•ersilari ]'esigenza e la presenza. I giovanti, i giovani migliori, (perchè anche qui, come in ogni altro settore, •ci sono i puri e gli impuri) pur non avendo vissuto la rivoluzione fascista ne hanno riassunto l'educazione, ricevuta tanto dalla dottrina che dai fatti, in una chiarezza di intenti e precisione di esigenze che sono autentica espressione di sensibilità. Non è una sensibilitò. quella che chiediamo che s'esprima in Iemminee o enfatiche, sempre stonate, espressione di sensibilismo ammalato. Occorre invece proprio una ozione regolata da un acuto senso di misura e dell'opporiunitò., da quel buon senso in[ine che è errore avvilire a qualità paesana <1uando è ottima dote nazionale. li fascismo è un prodotto nostrano e dalla misura del suo va.lore nostrano <,lipende l'entità del suo valore universale. Ricordiamolo. Il Fascismo deve valorizzare tutte le doti della nostra stirpe che sono ~olte, moltissime, e ·stroncarne i difetti che non sono pochi. I gio,rani migliori hanno riconosciuto c1uesta necessità ed il contrasto non è tanto fra vecchi e giovani quanto è contrasto di sensibilìtò. Troppi anziani dimost:t·ano di essere restati ancorati, pur nella. ]oro azione in seno al fnscismo1 a modi e premesse che fasciste non sono. Troppi si mossero in seno alln rivoluzione ma non fccero Jn rivo]uzione; il fascismo Iu una scorza e non una linfa: l'essenza. L'essenza si esprime molto spesso attraverso le più comuni dimostruzioni di scnsibililà e non valgono pompe rettoriche a imbonire di dcntrfO e a h1st..rare di [uori. frn le doti che più dimostrano l'intelligenza del popolo italiano vi è il suo senso ci-itico, la sua istintiva capacità di distinguere il gctmino dal falso, la sinccritù dl,I trucco. Bisogna chè tutto funzioni in modo che tale dote possa venir indirizzata costruttivamente, che non sì debba poi vederla tradita e trasformato in difetto cronico. J·: ciù dipende dalla prova che ognuno è chiamato a dare del suo spirito [ascistn, della sua sensibilità politica. c/l borghese non crede nella politica, per lui ~ un trucco, un inganno: egli ha sc:cciato la morale dalla politica, per questo non capisce e non può capire pitl niente. Egli la considera un intrigo». Cosi scrive Salvatore Gal• to. Ma il fascista invece deve considerare la politica come l'espressione della sua misura morale. Per il fascista, p~r l'italiano auientico, In politico non può vivere che con la moralità; non solo con la sua personale moralitù, ma con le leggi di moralità superiore che egli de"c osser"are. Egli non deve regolarsi solo dal suo punt:o di vista determinato da interessi spesso unilaterali ma deve tener conto prima di tutto della regola alla c1ualc egli è tenuto a obbedire assieme a tutti. Bisogna farsi una coscienza collettivo. Una dericenza di sensibilità espressa da chiunque in sede privata o non investita di respons·abilità, è sempre condannabile, ma non incide nella coscienza delle masse, nè incrina compagini poliliche. Essa è magg·iormcntc riprovevole e gra,•c quando si esprima in quanti abbiano funzioni gerarchiche e tnngnno posti di comando. Alloro essa divenla un efficente di corrosione. Non siamo solo noi fascisti, ma tutto il popolo italiano, che nella maggioranza esprime esigenze fasciste, a non amare quanti esibiscono benemerenze passate per procacciarsi vantaggi e incarichi nuovi o conservano altri per i quali si siano rivelati indegni o incompetenti. li passato di un uomo è morto <1uando esso non sappia vi vere il presente. Non amiamo quanti persistono in pose tribunizie con uno spirito demagogico e cianciano di diritti senza prospettare prima i necessari doveri, o promettono quello che non è loro possibilit1\ nè compito, di mantenere, per acquistare benemerenze e lodi pres- .so i semplici. La crisi del costume è causata da troppa rettorica. Non amiamo i rettorici di qualsiasi natura, anche se ostentano intenzioni antireltoriche. Non amiamo, anzi disprezziamo, odiamo quanti mostrano di non accorgersi che siamo in guerra e spesso fanno mostra della loro assenza dal tempo e dallo spirito in cui tutti viviamo. Odiamo quanti condizjonano il servizio nella rivoluzione al gioco dei loro interessi, e disprezziamo nel contempo, come esempio di volgare mancanza di sensibilità quanti operano nel fascismo perchè vi trovano il loro tor• naconto. La giustiziu è severa quando colpisce ma essa non sarebbe costretta ad operare in certi settori se si fosse rigorosissimi cd intransigenti nella scelta degli uomini da destinare a funzioni gerarchiche. Bisogna esser sicuri dello spirito e della sensibilità fascista di un individuo prima di atfidargli qualsiasi incarico, perchè il fascismo non deve restare solo nella formula, perchè il regime de,•e essere degnamente rappresentato da <1uanti vi operano. Sia negli istituti governativi che in <1ueJUsindacali e corporativi, sia negli organismi fascisti che nelle amministJ·nzioni pubbliche, la tessera è necessaria ma non basta: occorre sensibilità provata. Competenza e moralità ed anche molta serietfl. Per il trionfo della nostra causa chiediamo al Partito una <lecisn azione di controllo e di forzo. Noi siamo convinti con Sergio Pannunzio (Critica fascisia N. l XX) che rarlorzare il fronte interno non basta. Non a caso il DUCE il 18 nO\!embre dell'anno XIX disse che dove\'asi perfezionare e sviluppare l'azione del Partito. Questo. in effetti, in quanto attore supremo e parlatore della Rivoluzione in quanto cio!! partito rivoluzionario è in uno stato di forte passione e tensione ideale. Inutile ogni discussione circa i rap~ porti [ra Rivoluzione e Stuto, fra Partito e Stato. li Partito, in quanto Partito rivoluzionario, e se è fino u che dura la llivoluzione, è «il prius». CARLO DE IIOOER1'0 dic!;;:~~. Gdt 1 tm::· 1 /lc~s~%~: 0 .t 01 p~,:: )f. ·~,. · "Q-' ,·~ d~ di,!~~ e~ di, ,r,.,, ,·~ di, )f. ~f~lf.;:cc:w·~~~~!: 1 :i"t° ;t·pi:1x~~ i~ il problema dei rapporti tra l'arte e ,:-- lN I, \; ~ ,. ~ ,,. ,;lr r ,,. ff# ~ ,,. scultura si può avere un'idea abbaia storia. Se è vero che arte è vita, stanza précisn attraverso le Irec1uene come tale non può essere divisa dal- può che esprimere il mondo spirituale hn indebolito la buona volontà di chi tissime riproduzioni. L'unico modo di la realtà e dalla storia, se è vero del/e, sua storia, pcrchè questo è il suo per sentire della buona musica doveva formarsi una cultura musicale è qudlo che molti chiarissimi esempi ci di- mondo, ma è, nella sua opero, asso- rivolgersi al passato. Quello che è ac- di ascoltare molto nttcnla.mcntc molta mostrano come in mille occasioni della lutamente libero ed è per lut _ e caduto poi anche per la poesia: fin- musica. La musica è creazione · unistoria del mondo il Iiorire delln poli- per lui solo - che può f<,rsi una chè c'erano un Carducci e un D'An- taria dell'autore che si realizza poi tica fu accompagnato dal fervore d~lln storia dell'arte, ollrechè una storia dei nunz.io che potevano dare l'arte cli po- di continuo attraverso le esecuzioni decreazione artistica, quali sono le rela- movimenti artistici. polo, che è poi la sola e vera art.e, gli inteq>rcti. Un po' come il teatro; zioni t"ra l'arte e la storia? È [or- Conclude Giudici osservando che tutto bene e tutti leggevano e recita- con <1uesta diffcrenz.a però: che se se l'arte un prodotto delJn storia? l'arte che sorgerà in un non lontano vano versi, se non altro perchè era un'opera drammatica può essere an0 al contrario si tratta di mere .coin- futuro non potrà esprimere altro che di moda (ma in questo caso la moda che letta con molta facilità, a pochi cidenze1 e allora l'arte è libera e in- il mondo spirituale per cui oggi si non era solo una stupida e grntuita specializzati nello studio è- dato di dipendente du ogni in.Uusso storico- combatte. r, bene però aggiungere qual- esaltazione quasi sempre snobistica, co- leggere la partitura d'una. composizione politico? Questo dq.alismo deve essere cosa d'altro: che in tutti i casi questa me sono state e sono nello maggior musicale. Dunque, l'unica soluzione sa- .superato, dice Enzo Giudici, con la arte auspicata, nella quale tutti <lei re- parte dei casi le mode più recenti; rcbbe: molti concerti neJle scuole. C'è concezione di un parallelismo tra arte sto abbiamo fidu•cia, non potrà esistere bensi rendendo all'arte un non piccolo la Radio scolastica, come dice Livieri; e storia; intendendo ·ambedue come se imposta dal di Cuori per ragioni dj servigio di diffusione si mostrava be- ma, come dice ancora in sostanza Li• mani[estazioni di uno stesso momento opportunismo politico, ma in ogni modo nemcrila, presso l'umanità). Tuttavia se vieri, meglio di quella non parlare. spirituale collettivo, non interdipendenti dovrà scuturirc dal sentimento perso• questo è umano, non per ciò è neces- Pitì solida sens'altro la proposta d.i una bensi realizzate come diverse ma af- nale deWartista. O altrimenti torne- sario: infatti anche senza J'esistenzn, discoteca della musica più significativa fini estrinsecazioni d'uno stato cl'ani- remo ad avere un'arte prodotto della al momento, della personalità artistico, nei Licci Classici (ma perchè, aggiunmo. Nello stesso modo, nccessariamen- storia, che sarò non•artc. con Jo studio degli antichi e dei mi- giorno, non nei Licei Scientifici e in te, viene superato il dualismo tra * gliori tr.a i moderni si potrebbe creare tutti gli altri Istituti? PcrchC a quegli l'opera d'arte e la corrente artistica: ** quel gusto, direi addirittura qucll'run- studenti dovrebbe essere negata una L'opern d'arte uon è il prodotto Il nostro secolo ha dato un im- biente, tale che in un secondo tempo cullura anche minima nella più popo~ d'una corrente o d'una tendcnu, cul- pulso profondo, almeno d~ gencraliz- l'avvento del genio ne fosse facilitato. lare delle arti?) i alla quale noi agturale e cfoscmw potrebbe, teorica- znzionc se non cli approfondimento, alla. Ci dà spunto per queste considera- giungiamo per conto nostro. un'altra mente, sussistere in stJ e per sè; ma cultura umam, in tutte le sue più zioni un articolo di G. Livieri apparso più radicale: l'istituzione cioè di un entrambe, corrente ed opera, sorgono vHic forme. C'C un'arte invece che sµ Il Bò del 10 novembre scorso. insegnamento - attraverso la discocontemporaneamenle e con ""aloghi Cli- nel mondo moderno si è rnssegnntn L'autore arfronta il problema soprat- teca e non ai soliti manualetti - in ratteri perchè figlie d'uno stesso cep- ,a fare un po, diciamo così, da Cene- tutto eia un punto di vista pratico, la- linea generale, mn non sommaria, dello po .• Naturalmente, parlando di arte, non rento]a: è la musico. Il livello medio meniando in spcciol modo che nelle storia e della creazione musicale. In bisogna mai confondere la corrente ar- della cultura musicale è, tra le classi scuole la cultura musicale sia lasciata <1uesto modo molti che non ne sono lislica con fo persona/il(l arlistica che giovani in special modo, spavèntosa- in second'ordine di fronte per esempio ora in grado uvranno modo di scodi quella norr è mani/es'laz.ione, ma, mente basso. Ciò deriverà i'n parte, alle arti figurative e alla letteratura. prU'e che oltre alla musica leggera per così dire, accentuazione. L'artista indubbiamente, anche dal fatto che di In linea di massima il Livieri ha rn- e alla pleiade di canzonette esiste annon nasce <la nessun mouimento, mo ~ genio della musico in questi ultimj gione; non mette bene in rilievo però che una musica più alta, più nobile, e libero da ogni nccessitcì e limi/e di decenni non si può pnrlare; e in con- come tra la musica e le altre arti ci soprattutto pili bella; o, se volete,j spa=io e di tempo e può esserci e scguenza ln mancanza di una viva e sja una differenzn sostanziale, che è più divertente. non es:,;erci. Se c'è, ,wturalmenle non veramente vitale creazione per forza questa. Un'opera di letteratura è di ZOIJ \.., __________________ , __ __, ___________ _ Fondazione Ruffilli - Forlì 5

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