Pattuglia - anno I - n. 3 - gennaio 1942

------------"f.. Con grande soddisfazione abbiamo letto su « Roma Fascista• uno scritto di Carlo de Roberto su « Difesa del costume e giustizia sociale». Diciamo con soddisfazione poichè non è molto frequente leggere articoli cosi chiari e precisi e con1e forma, e come concetti. Il de Roberto nota, con giuslissi111.a percezione, come si assista ora, in un momento clclicatissimo per lo nostra civiltà, al fenomeno di un imborghesimento del proletariato, con conseguente proletarizzazione di quella media bo1·ghcsc che forma \ccn1cgoric del lavoro colto. E intendiamoci subito, aggiunge de Roberto, sul significato di questo parola borghesia: Considerando con scrcniti1, anzi con una necessario dose di pessimismo il contegno del popolo italiano non possiamo negare come la parte di questo, che ha <lat.o più sicure prove di [crmezza morale e cl.i qualità di costume, è la cosiddetto media borghesia (con uo fraintendimento abbastanzn comune dei !inj e dei caratteri ·delln lotta anliborghese qualcuno potrà lanci.arsi contro la Facile accusa: borghese! Diremo che ce ne freghiamo perchè da tempo abbiamo identificato molti tipici rappresentanti del costume borghese negli antiborghesi arrabbiati). Il fascismo non COfl'!batte una categoria sociale mn un costume. Dopo avere ricordato gli effetti nocivi del dilagare del costume anglosassone (leggi: inglese ed americano) sui popoli europei che per tradizione e per umanità intrinseca necessitano di una civiltà ben differente e più alta, de Roberto osserva giustamente come si veda ... dilagare lra la gente rurale una regola di lusso, una ricerca del benessere materiale esteriore, oltre i limiti del le giuste aspirazioni, e sono frequenti i tentativi di speculazione sul rialzo dei generi prodotti dalla campngnn. La guerra sembra aver arrecato condizioni di vantaggio ai contadini considerando la grande misura di denaro di cui sono in possesso e che sciupano in lussi con spese che sono inibitc- alle borse degli impiegati e dei professionisti. Alla ricerca del benessere, alla vanità della modo, (i gio1·- noli illustrati di moda e di cincmmugraro sono diifusissimi tra le cont:iclinc) si accompagnano la speculazione afraristica e iJ disamore per la terrai e ad aiutare· l'inquinamento del costume ha concorso la retorica denunziata a1 principio di questo scritto; e dalla decadenza del costume non sono aliene le c>atogorie operaie. la retorica, di cui parla de Roberto, è la v.ecchia retorica classista del comunis,1101 subordinatrice dei. ceti operai e contadini, d;spregiatrice in forma generica e grossolana della borgesia, del datore di lavoro, della bu.rocrazia. E piiì avanti: Come dopo la Jlivoluzionc francese la borghesia si illuse cbe pe'r acquistare la potenza della decaduta aristocrazia bast..nssc assumere i modi cst.<'- riori di questo, cosi ora le classi operaie non ambiscono che ad assumere dei modi, immorali e ridicoli nella loro insu fficicnza. De Roberto, ripetiamo, ha fatto con grande chiare=za il punto a proposito di una questione come questa di importanza fondamentale per l'avvenire sociale della Rfooluzione. Siamo pienamenle d'a~cordo con lui su questa presa di posizione. * ** Abbiamo notato i11 questo mese, nella stampa giovanile, una recrudescenza intensa della polemica, in verità un po' annosa, intorno alla musica moderna. Attacchi in tutte le forme: da una « Lettera aperta » ( a clii.') di Walter su Eccoci del 4 nov:,mbre, che affronta la questione sul tono della presa in giro, e che davvero ci è sembrata molto sfasata e stonata, nonostante che l'assunto (assurditlÌ del sincopamento della pi,ì pura musica classica) sia giusto e logico al cento COSCIENZDAELL'IMPERO Gli avvenimenti di guerra che noranza armata a guardia di un da ormai due anni tengono impe- confine troppo più grande di lei; gnata la passione degli Italiani, la coscienza della propria esiguità hanno avuto una nota di parti- parve che la rendesse maggiorcolare rilievo sentimentale per mente agile e le conferisse manoquanto si riferisce al settore lon- vrabilità, audacia. E, cacciato lo tano <lell'Africa italiana dove da inglese da Zeila, essa si concepochi giorni soltanto è cessata dette la soddisfazione di rivénla resistenza organizzata e dove dicare l'italianità di Càssala; ot- - si dice - nuclei di nostri sol- tenne in tal modo di impegnare dati continuano disperatamente a sempre più la rabbia britannica, difendere l'onore della bandiera. di attirare su di sè forze spropoQuesta coloritura sentimentale sitate, sccondando il concetto del che del resto ha colpito tutto il nostro Stato Maggiore, tendente mondo, anche quello più o meno a dividere le forze del nemico. passivamente alla finestra, è le- Tutti tacemmo ammirati da gata ad un romantico senso d'av- quella spavalderia da pionieri, da ventura che ha contraddistinto la .quegli ardimenti di gente che vuole gesta dei nostTi connazionali con- finire con bellezza; tutta l'Italia dannati all'isolamento da supe- cl\e gia aveva nell'intimo del proriori ragioni geograuche e da un prio cuore la terra etiop'ca conquipiù vasto concetto strategico che stata in un bellissimo momento cli ha condotto alle rive mediterranee grazia nazionale, si senti ancor più il centro risolutore del conflitto. immedesimata con la terra delle Non sfuggi il senso spavaldo ambe e dei grandi fiwuj e dei delle prime azioni, di questa mi- laghi e ddle nascoste ricchezze. FondazioneRuffilli- Forlì 2 )(..----------:... per cento; a un trafiletto « Ancora s11lla radio» di M. M. su Libro e Moschetto del 22 novembre in cui l'autore polemizza con Vico Viglango e f/.. Pisani, e si illude di potere in mezza colonna risolvere il problema dei programmi dell' E. l. A. f/.. e mettere d'accordo 45 milioni d'ltaliani di gusti differenti; a un soddisfatto articolo («Questa è la volta buo- ,w •) di At/1er Capelli in Vent'anni, ove si legge un caloroso plauso a. quella specie di • Tribunale delle canzonette• clte, secondo il disegno di legge approvato dalla Commissione del'a Cultura Popolare alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, dovrlÌ costituire ,uu, sorta di benefico «filtro» delle canzoni e dei ritmi. (Ma noi, in veritiì, siamo rimasti 1111 po' scettici). Questo fermento in 1111 certo senso ci fa piacere. ili un altro no. E spieghiamoci. Personalmente, .diciamo subito, noi non siamo amatori di musica jazz. Tutt'altro. Tuttavia non vogliamo certo im• porre a nessuno le nostre opinioni, specie in materia del genere. C'è un veccltio adagio: de gustibus non est disputandum. Ci potranno rispondere: ma come, il gusto deve essere guidato e disciplinato! In verità, a proposito della musica jazz ci sembra si tratti di allarmismi ingiustificati. Non ci pare che lutti questi frequenti attacchi al jazz rendano· ,m buon servizio alla causa del nostro patrimonio e delle nostre tradizioni musicali. È logico, a11diamo, come dice Atl,er Capelli che la canzone è Jo spirito del popolo. E l'icordiamoci che nelle ore :'ftoriche del suo destino il popolo italiano hu piegato la fortuna e la materia canlnndo: «fratelli d'Italia•, «Si scopron le tombe•, «Va' pensiero sull'ali <lorntc•, cL' è un mnzzolin di fiori», <11.Supl onte di BasSuno», « 1:-accctta neOgni città, ogni centro di resistenza che cadde in un crepu• scolo d'eroismo, fu uua fitta per i cuori italiani; ma nes5:uno ci fu che potesse pensare ad una perdita definita. Una volta ancora la voce del Du~e non impose un dogma pesante, ma interpretò la coscienza di tutti. Ritorneremo. Ritorneremo pcrchè, finchè ci sarà cuore italiano, esso tenderà alle terre del nostro lontano destino - da Crispi, da Massaia, da Gessi - pcrchè, con le strade e le città e le leggi, là abbiamo rivelato d'essere i .figli della colonizzatrice romanità. Ora, a ciclo eroico concluso, il sentimento deve cedere all'operante proposito di preparare il ritorno. Superiamo ogni decadente venatura nostalgica, residuo spirituale tristissimd' dei popoli invecchiati e cacciati di sella, e continuiamo invece nelle iniziative di preparazione coloniale intraprese, rafforzim.no i nostri sforzi nella cultura e nella scienza per raggiungere un più alto ra,., e non canterà mai, per nosll·a immensa fortuna, gutturalmente -.? gorillescamente: «Ba ... ba ... buciami, piccina, con la bo... bo... bocca piccolina>, «Cunto il ritornello che mi piace tanto e che fa du, du du clu ! », «Quatto quatto quntto i1 bel pinguino innamorato• e via di questo orripilante passo. D'accordo! Ma del resto I! una cosa tanto lapalissiana che, diremmo, non c'è neanche bisogno di scri,,erla. Non diamo soverchia importanza a certe cose. O altrimenti faremo ad esse una pubblicitd ciel tutto gratuita; e la nostra arma sar<ì a doppio taglio. O parlare della cosa tecnicamente - o, meglio, tacerne. Walter, M. M., Vico Viclongo, Capelli: 11011temete. La mania delle canzoni a jazz passerà da sè, altrettanto rapidamente come è "enuta, se non è altro che una moda. *** Nella · rubrica «Contagocce» del Lambello del 25 11ovembre, leggiamo successivamente due appunti: 1°) SICUT ERAT: Coloro che nel passato si sono tirate in casa la «nu1·se» o la «bonne• e coloro che mantengono una «fraulcin• si trovano sullo stesso piano di insutficenza morale. 2°) MODA ITALIANA: Moda leruminile cli stagione: cappucci screzint.i, di lana con particolare preforcnza per i colori della bandiera francese: bianco rosso e blu. Attendiamo la scon4 fitta della Russia bolscevica per vedere se la Moda, che vuol essere italiana, adotterà il rosso con guarnizione della stella a cinque punte. In così poco spazi.o, un'idea giustissima e ben formulata (la prima) e un'altra terribilmente retorica e insignificante. Se infatti è snob (e quindi scemo) tenere la Friiulein, non è per francesismo, siamo sicuri, che le nostre care signorinette portano il cappuccio bianco rosso blu; ma· solo perchè son tre colori che armonizz.ano. ZOB grado di capacità colonizzatrice. Così come fa del resto, nel settore dell'amministrazione, il Ministero dell'Africa italiana che continua a reclutare i quadri dei propri dirigenti. Non cessino gli studiosi di esaminare le varie caratteristiche di sfruttamento del sottosuolo, di possibilità d'attrezzatura industriale, cli co\uplcmentarità economica con le necessità della madrepatria, di colonizzazione demografica. E non dimentichino i pubblicisti di agitare questi problemi. Abbiamo già esaltato la gloria degli eroi che ci han fatto degni di ritornare. La nostra stampa, nella quale crediamo come uno strumento capace di porre all'ordine del giorno i problemi focali, deve ora rappresentare la vigile difesa del sentimento imperiale ciel nostro popolo e deve stimolare la fattiva volontà di ritornare nell'Impero ancor più capaci. più attrezzati e più decisi. AIUIA,,D0 IIAVACL/OU

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