Pattuglia di punta - anno I - n. 1 - novembre 1941

l'ironia sferzante. In certe strofe di minaccia le frasi prorompono irte f' pro\ ucanti col sapore. della battaglia voluttuosarn.ente pregustata dai cuori pieni di rabbioso sentimenio di venJelta. Valgono ad esempio que~ti sei Yersi raccolti dal Guerrini: ~. /),-; <la sta stré d,' /'a.,,;s ciam.a. la (Vi Curva u j .<•la di brev d,· i.-.svò J,> paura. /Jla paura nuietar <Hl n· aven e si à dP piomb. a .-.e bara1wrP11. I n da savé eh,, dia paura a.n n"ò P si à <le piom/J a je baraltarò ! ,, SHrebbe interessante una-più ampia esemplificaziont>. ma esso ci ruherebhe troppo spazio. Vogliamo tuttavia ricordare che anche tra il nostro popolo sono sorti e si sono tramandati in buon numero canti e nenie pieui di rlelicater.z;t attorno alle <-ulle o ai pr<-'sepi. Qua,ui di noi no11 ànno 11ditr- le 11o~trf' popoJane atltlon11Pnlarf" i loro pi('toli con dolci 11enic 1li ~apore ~whiet1anH•11tf' nostra110 ~ Spci;i.so, pili t·he ripPtere. la m;u11111a improvvii;:a lr~ $lrofe carrezzf"voli per cin·o11cl.1rf" di ~ogni la 1:11lla del suo piccino <•011la 11telodia un po' ~,11orz;.1t:1 d1"I Pluo ,·anto : •· f'a. la 11<11111~ f'-' la ua11fl. P br:biu I' P dia :w m111w1. L' f' dia 11/(IIUO, r (~'"' bah. l'è <li /)io d,·,, t:rì fot. 1· /' tt fat, ,~ I' ,i tiri/>, 11 I' d so/ da iudurmi11r/, "'" lu ll(lll'-', fi, la. lltlllfl. fa/a soffi a la cttpaua dov· P ,,,~d " Sig1111n)t1 : _fi, fu 1u11111 P 111i lwlwn .,. ~on abbiamo qni la grar.ia piuttosto sdolcinata della nenia tosf'ana ~ 1 Fatc la nanna C()~<·ine di pollo .• , 111a il tepido affetto materno si esprime con tocchi pieni di semplicit;.Ì e di umiltà, ma non per questo privi di lirismo e cli tlelicatczza. In alcune ninne•nannc tr:,bocca l'animo passionale tiella donna romagnolu. che con forza lirica e drammatic:1 si effonde anche presso la cuna: H ••• 1-~· la su mamn I.a s~ i messa rii: Gran pena che par le me a /ò suffrì; gra.11pena che sujj'rì me a j'ò par te: an suj/ri.ret mo tant.a te par m.e? A t' ò pu.rté nov mis da.cani a. e cor: a m.' ll1Jrel mo '"'" e mi fio/? ..... Com'è poss.ibile i111maginare un flaluto Ji una nrndre alltl creatura uscita d:d suo seno più pieno di senti111cnto e di noUihù <li questa nenia, ove l'amore materno si sublima per il dolore sofferto? Passionale. ma di una passione torbida è pure un'altra ninna nanna, ormai celebre tra di 11oi, che sembra velare nei suoi versi accorati il mi• slero angoscio~o di un fallo di donna. Accanto alla cuJla del !=liuobimho innocente la mamma "eglia in pianto e supplica J' amante di un'ora di smarrimento di non tornare più. II• e-auto , uoJ essere quasi lo sfogo di un' animo in pena, il sollievo aH'affannoso singulto: ·' \ in./111, nin(ut bub,ì : no sle <tvnì p<u·cliè l'è vmì : n<> sle' bea' a. la mi porta. : t' avnirP' un'etra volta ... Tornu indrì per carité: Un raffronto tra i nostri canti regionali ci mostra come da essi traspare I" animo del nostro popolo, che ama i fatti più deUe chiacchif're ed esprime Sf" stesso c1uanJo la passione interna fa forza. E' un impeto di vila che balza sereno e talvolta tumultuoso dall'animo del nostro popolo, è una poesia mai vuota o vana. ma sempre aderente a motivi di sentimento e di vita, ad ideali di lavoro. nell'accordo festoso con la voce della natura : "8<?11 vegna ma: - che /'(l purlé i fiur. ... eh· /'à 1wrte' la bela spiga: IJO. Cresi de ::il,mandelo beu.garnida,., Su questo sano e sereno ceppo ili ispirazione popolare fiorirà la nuova poesia dialettale. che darà l:.1 frl"schez.za <li canti ariosi e sereni ai " trebbi ,, del nostro popolo lavoratore e ai cori ft-stosi dei canterini romagnoli. IVO PINI LUIGI PASQUINI - Lu Rocco d; Meldola □ m A □ n A m E O □ E U A [I E I signorotti medioevali che, quali falchi d' Alpe. hanno trovato asilo e rifugio sicuro nel covo dei castelli arditi o entro le mura cittadine, ben si potrebbero appellare i cento tiranni cli Homagna. Guidali daU' istinto guerriero li vediamo continuamente in lotta fra loro, pronti a lanciarsi sul vi. cino più debole: li scorgiamo animati da spirito ribelle sì da dare ciel filo d;i torcere alla Santa Sede i cui rettori ne sono i rapp1·esentanli. Tipica figura quelJa del signo• rotto romagnolo! Spietato e generoso, crudele e romantico, astuto e ba11agliero, preparato ali' omaggio come al tradimento, incute timore nella folla clw lo serve o ubbidi- .!'ce applaudendo tanto al iesto magnanimo che alr atto criminoso. Crede in Dio e non osserva la sua legge, rispella il clero f' ridi" dei suoi di umihà anatemi: pronto ad alti cristiana. per primo - in saio religioso - avanza nei giorni di pubblica penitenza, oppure fa erigere sontuose cappelle votive delle quali non esita violare la santità cl~gli ~dtari col sac-ril t"gio. Ambizioso al massimo il signo• rotto di Romagna conserva un fasto regale, ama farsi rappresentare nelle pillure magari in atto di pregare, si adorna di ricchissimi broccati mentre detta persino quale abbigliamento dovrà seguirlo neJla tomba. Geloso della sua donna, DOn si trattiene dal cfrconJarsi di amanti e di violentare innocenti popolane, schiave del suo potere. Egli insomma è il vero dominatore, il principale interprete <lei dramma n~edioevale romagnolo: CO· lui che dice soltanto le parole solenni e regge la sceua sulJa quale cala il sipario soltanto con la morte. L'altro tiranno, cioè il Heuore deJla Chiesa, recita h parte secondaria del freddo, implacabile. Fd~d~;i't;~~ CR 1 tMìi - Forlì 12 puntuale riscosso re delle tasse esose e dei gabelli {'he dissanguono i sudditi. Mentre quello la folla teme, questo disprezza. Infatti se i I signorotto governa dispoticamente, non toglie cbe spes• se volte impersonifichi il suo popolo, che si trasformi in dio tutelare ddla sua gente oppressa contro il gover110 ecclesiastico. E la folla, nel suo timore. lo eFalta e lo ama. in lui solo vedendo il proprio paladino. Anche quando t-- crudelmente soggiogato il popolo, pur fremendo, preferisce sempre il sigoorollo che l'accontenta quando a cavallo, col pennacchio a.I vento. l'asta in resta, i gonfaloni spiegati, ritorna vittorioso dalJa battaglia. oppure <·oncedf'" laute rimunerazioni per i sacrifici della guerra e indicf' pubhlici b,rnd1etti dovC" tutt·i assid1J110 t"d ebl,ri dimenticano per un i.stante la sorle tristissin~a. Coi suoi sentimenti opposli, le ~w· i<lf'f' f"Stremistf', i :1uoi C"Ccessi. il tiranno è più vicino al popolo e ne iuterpreta lo spirito, mPnt1·f' il K,·ttore rimane sempre 11110 spet• lro dissanguante, s,~nza µ-lorie- e !,lf'll• za fif•rt"'zza. T11u.:1via il signorollù pur esFf•ntlo il donii11atore, tf'mf" la folla. Si:,, p<-r lunga l-"Sperienza di ~weoli, chf" bisogna ~,ccontenlare i gu.;;t i di qu«>e;ta folla. la q naif" in fo11ilo è r arliitrn dt>I suo pot<"rf". Allora studia· ogni movime;,. to di front,~ al popolo, medit,1 eh<" imprc~!:liOiu" p11t', fart> in q1H-'IIO una sua risol11zio11C". si dichiara il di lui paladino e ~i mostra i1J pubblico SC"mpre <·on· ~1bbigJi;1111f•11Lo sfarzoso, Sòic:uro tli st', alle voJte spietato ma molto spesso generoso e munificente. Così i sudditi Laciti, fremono, ubbidiscono, appJaudo110 e subisco• no il fascino ciel loro signore. Fra <1uesti contrasti e continuo tormento i tiranni di Romagna regnano dispoticamente ali' ombra delle torri civiche o chiusi nelle rocéhc in11umerevoH, che oggi ancoru restano - io gran parte dirocCllle • sui monti o nelle gole delle valli, nei luoghi piL) insidiosi e maggiormente difesi dalla naturu, a tenere desto in noi il ricordo <li quei tempi tramontati per sempre. Restono le ,•cstigi.a degli anti• chi castelli dove (coh110 cl' ironia) non più il tiranno ~la nascosto ma - corue \'uole la fantasia popolare - hanno ri f'ugio e convegno le strf'- ghf" malvagie. E, !=lif' una notte passando \' icino :,i ruderi ,I, una rocca. ~entirai cantare Ja civetta, ricorda che I' uccello del malaugurio chiama n rac• ,·olta le sozze megere tlispersesi per iJ mondo durante iJ giorno. E tiueste giungono, su invisibili ippogrifi o cavalcando magiche scope :ti c.11:;tello deJ tiranno. NATALE GIIAZIANI

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