Nuova Repubblica - anno V - n. 43 - 27 ottobre 1957

(180) nuova repubblica 3 L'IMPOSSIBILE REALTA' DELLE CAMPAGNEITALIANE AGRICOLTURA IN CRISI La gravità della crisi che colJ)iscc oggi la piccola e media proprietà agraria impone un organico piano d'azione e provvedimenti adeguati. Con questò articolo, il nostro collaboratore intende contribuire agli imminenti dibattiti sul pieno impiego (Palermo 1, 2, 5 novembre) e sulla politica agraria (per foiziativa del PSI: 12, 15, 14, novembre) di -GIUSEPPE GESUALDO I L SETTORE agricolo italiano è dominalo da una in– controvertibile realtà. Esistono in Italia 9.142.248 ditte proprietarie, con un reddito imponibile complessivo nazionale di 6 miliardi e 334 milioni di lire; di queste ditte, ben 8.652.419 godono complessivamente di un impo– nibile di due miliardi e 64 milioni di reddito; il che si– gnifica che il 95% delle ditte possiede il 32% del reddito fondiario, ed il 5% di esse ne detiene il 64%, Dalla statistica della proprietà fondiaria pubblicata dall'INEA risulta la ripartizione della proprietà in tutti i Comuni d'Italia nel 1947. Considerato che solo per una percentuale modesta la superficie può essere stata intac• cata dalle conseguenze della legge stralcio, da questa sta· tistica riportiamo 1e cifre più significative per orientare gli studiosi sul problema strutturale agrario itali~no. Proprietà Reddito N.o Lire Proprietà fino a L. 1.000 8.173.276 1.395.688 )) da L. 1.000 a L. 2.000 479.143 668.159 » )) 2.000 » » 5.000 303.049 926.557 )) )) 5.000 » » 10.000 100.140 693.685 )) )) 10.000 » » 20.000 ' 48.533 672.076 )) » 20.000 » » 40.000 12.877 629.898 • » 40.000 » » J 00.000 11.899 710.531 Oltre L. 100.000 3.531 637.423 TOTALI 9.142.448 6.334.017 E' noto che il reddito dominicale è riferito al periodo censuario 1937: 9139. Tale reddito, per riportarlo all'at• tualità, andrebbe rivalutato per un coefficiente razionale ed equo che dovrebbe essere ricercato per regione e per zone agrarie a seconda delle divers'e colture. In mancanza di questi coefflcienti aggiornati ed idonei ad avvicinarsi alla realtà economica odierna, in linea di larga appressi• mazione, possiamo considerare orientativo rivalutare per 50 i redditi dominicali iscritti nei registri catastali. Ne consegue che ben 8.173:276 proprietari hanno redditi do– minicali, cioè redditi a.i lordo deUe imposte e sovrahnposte, inferiori alle 50.000 lire annue, 479.143 hanno redditi che oscillano dalle 50.000 alle. 100.000 lire annue, 303049 pro– prietà godono di redditi compresi fra le lire 100.000 e le lire 250.000 annue; mentre 148.673 sono quelli con redditi compresi fra le 250.000 lire e 1.000.000. Le proprietà fondiarie con redditi imponibili dome– nicali superiori al milione, in numero di 28307 detengono il 50% in più di quello che posseggono ben 8,173.276 pro– prietari. Purtroppo non esiste una statistica aggiornata da cui ricavare, con una certa approssimazione, il tipo di conduzione agraria esistente nelle varie classi di proprietà, cioè il numero delle proprietà coltivatrici e quelle non coltivatrici e la superficie ed il reddito ad esse interessato, nei vari comuni, nelle varie zone agrarie e nelle varie regioni _agrarie; ma da pubblicazioni esistenti, da rilievi parziali e da caJcoli integrativi ponderati risulterebbe che circa il 50% del1a proprietà del gruppo con redditi infe• riori alle lire 1000 spetta alla proprietà contadina, il 40% della proprietà compresa fra le lOOÒ e le 2000 lire spetta alla proprietà coltivatrice, circa il 20% della proprietà con redditi compresi Ira le 2000 e le 5000 spetta alla stessa proprietà coltivatrice, alla quale appartiene poi il 10% del gruppo fra le 5000 e le 10.000 lire. Sca1:samente rappresentata è, la proprietà contadina nei gruppi con redditi imponibili domenicali superiori alle lire 10.000. Da quanto sopra si deduce che in Italia vi sono ben quattro milioni di piccoli proprietari non colti• vatori i cui redditi non raggiungono le lire 1000 d'impo– nibile prebellico; circa 390 mila piccoli proprietari non coltivatori i cui redditi imponibili prebellici oscillano dalle 1000 alle 2000 lire ed altri 240.000 piccoli proprietari non coltivatori con redditi imponibili dominicali prebellici che oscillano dalle 2000 alle 5000 lire. Questi quattro mi– lioni e mezzo di piccoli proprietari non coltivatori, che non sono altro che cittadini solo gravati da imposte e preoccupazioni, pur avendo interessi economici non coin– cidenti con quelli dei lavor .. atori dell'agricoltura non han• no neppure gli stessi interessi degli organizzati alla Con• fida; e pur essendo di un numero quasi uguale ai c0Ui– vato1·i. diretti sono trascurati dai movimenti politici sin• dacali e abbandonati da Dio e dagli uomini a tutte le prepotenze della congiuntura economica, costituendo una riserva per i movimenti a tipo qualunquistico-fascista. Chi sono questi proprietari non coltivatori i cui red– diti dominicali non superano le, 2000 lire? Da una nostra sommaria indagine risulta che essì sono impiegati e pen• sionati dello Stato, piccoli commercianti, piccoli artigiani, piccoli professionisti, contadini che hanno dovuto abban• donare la terra e contadini che pr1~feriscono coltivare i fondi altrui concedendo i f)ropri a mezzadri o in affitto. Trattasi di gente ch'e ricava dai propri fondi dei redditi complementari, o di piccoli proprietari che vivevano ma• gramente dei redditi dei loro modesti possessi, oggi an• cora legati ai campi o al podere dei loro padri da vincoli d'affetto morale per cui molti di essi preferiscono pagare le tasse e mantenere una gestione anche passiva pur di non disfarsi di un bene per loro tanto caro. Questi' piccoli proprietari, pet· la maggior parte, sono costretti dalla limitatezza dei redditi dei loro campi ad occuparsi direttamente della conduzione del proprio fondo, per cui sono sempre alle prese con la famiglia del colti• vtitore che a ~ua volta si sente derubato di quel po' che viene assegnato al proprietario concedente. Si verifica così uno stato di tensione per cui il proprietario tende sempre più a trascurare la terra e a ridurre gli investimenti, la produzione diminuisce ed il coltivatore abbandona il po– dere per insufficienza di redditi. Le condizioni dell'economia a·gricola italiana sono in molte zone e per milioni di piccoli produttori estrema– mente preoccupanti. Le piccole e medie proprietà, alla stessa stregua della generalità dei lavoratori dell'agricoltura (mezzadri, com– partecipanti, affittuari, ·ecc.) sono per la quasi totalità, in tutte le regioni italiane, in una situazione di disagio economico che si può definire quasi fallimentare. I grandi proprietari terrieri, siano o no essi conduttori attivi (come nell'Italia Centro-Settentrionale), o reddituari passivi (co– me i latifondisti del sud), continuano invece a realizzare ancora una rendita fondiaria che li pone al di ·fuori del tra– vaglio economico sociale che investe la grande massa dei piccoli operatori interessati all'agricoltura italiana. Varie sono le cause della crisi che colpisce oltre ai mezzadri ed i compartecipanti anche i piccoli proprietari della terra, siano essi o no coLbi.vatori. Fra le cause d'or• dine generale va ricordata quella riguardante il mercato dei prodotti agricoli e dei mezzi di produzione, ed in par• ticolare il forte divario esistente fra i mezzi impiegati ne– gli acquisti per sementi, concimi, mangimi, anticrittoga• miei, ed i ~~zzi realizzati dalla vendita dei prodotti agri– coli: grano, ivìno, olio, carne, latte, ecc. E' noto che il grande proprietario conduttore dispone generalmente, oltre che di capitali o di fido creditizio, an• che di locali aziendali e di mezzi tecnici di trasporto per cui acquista mangimi, concimi, anticrittogamici a prezzi generalmente più bassi di quanto non possa conseguire il piccolo o medio proprietario terriero. Non è raro il caso in cui il grosso prOprietario terriero è anche azionista dei grandi c,omplessi monopolistici di produzione e di smercio (Montecatini, Consorzi Agrari, ecc.) per cui egli realizza utili diretti- ed indiretti da fonti di varia natura. Agli effetti dell'economia delle aziende non basta pro– durre; è anche necessario poter vendere i prodotti alle migliori condizioni. Ora, sotto questo aspetto, la situa– zione è molto diversa nelle grandi e medie aziende bene attrezzate per la lavorazione e la conservazione dei pro– dotti e in quelle piccole e medie, senza attrezzature; nelle stesse aziende bene attrezzate la situazione è diversa per i proprietari e per i coloni mezzadri. Le grandi e medie aziende, dotate di moderne can• tine e tinaie e di recipienti adatti per la conservazione dell'olio (coppai), non solo hanno la possibilità di pro– durre vino ed olio di migliore qualità, ma di poterli ven– dere al momento opportuno per realizzare buoni prezzi. Dato che il vino e l'olio vengono divjsi fra concedenti e coloni al momento della loro produzione, e i coloni non dispongono, in g'enerale, di ambienti e di recipienti adatti, essi debbono vendere spesso anche agli stessi proprietari, presto e talvolta immediatamente, le loro piccole partite di vino ed olio, realizzando prezzi meno vantaggiosi. Si– mile è la situazione delle numerosissime piccole aziende, interessate ad un solo podere o proprietarie di alcuni cam– pi quasi sempre sprovvisti di locali e recipienti adatti, che sono egualmente costrette come i mezzadri ed i com– partecipanti a disfarsi del vino e dell'olio destinati alla vendita. Tutta la massa dei piccoli produttori si trova così esposta a speculazioni commerciali realizzando prezzi più bassi del normale, anche perchè i loro prodotti non sem• pre hanno quelle graduazioni a1coo1iche e di acidità C'he ne determinano il pregio e la maggiore richiesta. A~che nel campo de~la tecnica della coltivazione e della organizzazione del processo produttivo molte grandi aziende centrù-'.settentrionali, disponendo di macchine agri– cole e di mezzi tecnici moderni, riescono ad ottene~e una migliorè esecuzione dei lavori ed a realizzare sensi– bili economie, mentre si difendono tempestivamente e con miglior successe> anche nel campo fiscale per la consulenza tribuJ:aria che ricevono dai loro organismi sindacali e da esperti professionisti riuscendo con facilità ad usufruire delle disposizioni di legge in favore dell'agricoltura. In:– vece la situazione fiscale delJa piccola proprietà, sia essa o no coltivatrice, ha raggiunto imposizioni che assorbono spesso fino- al 40% del prodotto vendibile, lasciando agli interessati poco o punto margine di utile per i miglio– ramenti agrari o per la conservazione di quelli già esi– stenti. Ne consegue che i conduttori di aziende agrarie razio– nalmente organizzate dell'Italia centro-settentrionale rie– scono ancora a realizzare una apprezzabile rendita fon– diaria ed a percepire anche un certo utile economico dai mezzi impiegati nel processo produttivo. Tale utile è pili o meno elevato a seconda della natura specifica e della capacità commerciale e tecnica dei dirigenti. Lo stesso avviene nella grande e media proprietà dell 1 ltalia ,setten– trionale concessa in affitto, in cui il proprietario percepi– sce una rendita fondiaria sicura sotto forma di canone di affitto, pagato dal conduttore imprenditore. In una situazione di tornaconto migliore si trovano i grandi proprietari di quelle zone del sud nelle quali a una economia depressa si sovrappone il monopolio ·del p.atri– monio terriero, e dove alla concentrazione della pro,. prietà fa riscontro una massa di lavoratori in cerca di terra. 1 In queste zone dell'Italia centrale e meridionale il proprietario, non avendo nel processo produttivo investi– mento alcuno di capitali, riesce a cedere le proprie terre in affitto o a compartecipazione con canoni in natura od in denaro o con patti agrari di strozzinaggio 1 da cui ot• tiene rendite nette spesso superiori al 10% del valore delle sue terre. ~ Considerato che la distribuzione della proprietà ter• riera in Italia è b~n lontana dall'equilibrio utile ad un maggiore rendimento della terra e ad una più alta giu– stizia sociale, e considerato che esiste in campo nazionale una proprietà frammentata a contatto di gomito di va– stissime proprietà, è necessario ed urgente provvedere ad un nuovo assetto nella distribuzione della terra e ad una nuOva organizzazione del processo produttivo capace di aumentare la produzione· e ripartirla più equamente. Ad uno scopo del tutto orientativo, crediamo opportuno di tracciare qui uno schema d'azione tendente a migliorare la situazione produttiva e sociale nel campo dell'agricol– tura. A) Nel campo tributario: 1) applicazione della progressività delle imposte e sovraimposte, riducendo del 50% le aliquote attuali per le proprietà i cui redditi imponibili non superino le 2000 lire, lasciando lnvariate quelle comprese fra le 2000 e le 5000 lire ed aumentando Jprogressivamente dal 10 al 70% le proprietà con imponibili superiori; 2) nuovi miglioramenti fondiari: le nuove pianta• gioni, i nuovi impianti di irrigazione, ecc., che comportano fnvestimenti di capitali ed intensificazioni colturali diretti ad aumentare il reddito lordo e ad assorbire la mano d'opera, non dovranno essere tassati per un lungo perio– do di tempo (almeno per un trentennio); 3) cooperative agricole: facilitare in tutti i mocli la costituzione di cooperative agricole di produzione e con– sumo fra i piccoli e medi produttori esonerandole dalle iÌnposte IGE e aiutandole finanziariamente e tecnica– mente, con l'apporto dei necessari capitali da parte dello Stato, per l'acquisto di attrezzature, fabbricati, macchi• nari, ecc. con i quali migliorare le attività colturali ed il processo di conservazione e manipolazione dei prodotti in razionali cantine e frantoi sociali, creando anche negozi di deposito e spacci di verndiita diretta dei prodotti agricoli ai consumatori dei centri più vicini; · 4) ésenzione dall'imposta bestiame, per tutte le pi;. cole aziende agrarie la cui consistenza di patrimonio zoo– tecnico non superi i due capi grossi; 5) renderè esecutiva ed operante la proposta del• l'abolizione del dazio sul vino; 6) esenzione o riduzione dei contributi unificati per le proprietà con redditi imponibili inferiori alle lire 2000. B) Riforma agra-ria e contrattuale: _ 1) per quanto riguarda la riforma agraria, il limite massimo consentito dovrebbe essere di 100 ettari, esone– rando dall'espropriazione quelle aziende le cui organizza– zioni tecniche-produttive (aziende modello) diano garan– zia di elevatis~ime produzioni e di adeguato benessere per i lavoratori dell'azienda stessa; 2) allo scopo di aumentare la disponibilità della ter• ra da concedere ai contadini, data la ci-isi che attraVcrsa l'agricoltura, molte piccole e medie aziende potrebbero essere incoraggiate a disfarsi delle loro terre con la ven- · dita delle medesime al giusto prezzo di mercato o con la relativa concessione in enfiteusi perpetua mediante canoni in natura che ne assicurino una rendita netta garantita dalla svalutazione, pari ad un interesse dal 3 al 4 pct· cento del valore del bene concesso in enfiteusi; 3) per la conduzione delle terre esenti da scorporo, ,formWazione di nuovi contratti agrari per cui sia pos• sibile garantire con un'aumentata produzione lorda veni: dibile una rendita netta (dal 3 al 4 per cento) al pro– prieta~io e maggiore autonomia al contadino coltivatore.. (segue a pag. 4. Z.a col,J;;i

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