Nuova Repubblica - anno V - n. 42 - 20 ottobre 1957

4 (185) nuova repubblica ' L~-i VOUO E ·s1NDKCA1,1 del privilegio di taluni gruppi operai nei confronti di altri. Se dunque la politica sindacale d'azienda ha un senso, questo era proprio il momento di dimostrarlo. E' un problema di tattica, se si vuole; ma i problemi della tattica sindacale assumono, oggi, di fronte all'esigenza del ri'nnovamento delle nostre strutture sindacali, un va– lore non ~econdario. LO ·SCIOPERO· DELljA GOMMA D'altra parte, le organizzazioni sindacali rilevano che, nel settore della gomma, non v'è comples,so produttivo che non abbia registrato unà ragguardevole diminuzione dei costi per effetto dell'aumentata produttività· e che, di conseguenza, non v'è ragione di fare delle discrimi– nazioni sulla richiesta diminuzione delÌ'orario lavoraiivo. Questa asserzione è valida per i costi, non altfettanto per le discriminazioni: nel settore operan-o delle <}.ziende,come la Pirelli, collegate con l'industria automobilistica, la quale, a sua volta, agisce in regiine d"i mo~opolio. lJna riven<lieazione di tipo nuovo, co111equella della diminuzione dell'orario di lavoro a pa,·it,ì di salario, ha scarse prol,ah lità di essere accolia su scala nazionale in sede di rinnovo del contrallo di lavoro·. Noff semhra che l'Assogomma ceder-i,, specialmente dopo fa posizione assunla dalla Confederazione clcll'lnduslria nd suo ultimo raduno di FRANCO VERRA Premesse queste considerazioni, è bene· fare un po' di cronaca dello sciopero. Esso è stato deciso dai tre sindacati dopo aver constatato che la risposta delJ' Asser gomma alla loro proposta di riprendere le trattative « non I LAVORATORI della gomma, dopo il lungo periodo estivo di inerzia sindacale, hanno ripreso la lotta per il rinnovo d·el·loro contratto di lavoro con lo sciopero di quarantotto ore, effettuato d'intesa fra i. sindacati de11a CISL, della U!L e della CGIL, !'Il e il 12 ottobre, Come si ricorderà, un'agitazione fondata sugli stessi motivi si era avuta, sempre ·nel settore della gomma, ai primi dello scorso luglio. Rilevammo in queU'occasione che una rivendicazione di tipo nuovo, come quella del1a di– minuzione dell'orario di lavoro a parità di salario, ha scarse possibilità di essere accolta, oggi come oggi, su scala nazionale in sede di rinnovo del contratto di lavoro. In realtà è su questa fondamentale ed importantissima rivendicazione che l'Assogomma si rifiuta di discutere. Non è facile che. rececla dal suo atteggiamento, giacchè, sino ad ora, non v'è associazione verticale della Confindu– stria che abbia accettato di trattare, sia pure « accademi– camente», della riduzione dell'orario di lavoro. Ma v'è dì più: v'è una posizione ufficiale della Confederazione dell'Industria, assunta durante il suo ultimo raduno an– nuale, contro la tendenza dei sindacati ad impone questa rivendicazione. Non ci sembra, quindi, realistico presu– mere che, nell'attuale situazione dei rapporti di forza fra prestatori e datori di lavoro, 1a riduzione dell'orario set– timanale possa divenire un normale istit_uto contrattuale con i clismi della ufficialità del1e trattative a livello .nazionale. Politica ecl economia I COMUN!S'l'I", come si sa, hanno t·idinwn~ionfllo e 1·i– vcduto tutti gli organi cli stampa. 0·1-iti.ca.econom,ica, che era stata la pubblicaz-ione impegnata nel settore economico a pi·ecisare il punto di vista. del PCJ, fu soppressa alla fine dell'anno passato, Aveva i s11oi merHi e certi numeri costituiscono um\ fonte- indispensabile per chi Yoglia riperconern questi ul– timi anni della vita economica italiana. Era pc1·ò scm– samenfe agile e piuttosto sorpassata nella l"ormula, co– sicchè fu deciso di creare un mensile (l'altra era bimcstro.le) di diverso formato. Buona parte della vecchja redazione non compare pili nella nuova., ma l'anim.a è sempre q110l– l'Antonio Pesenti, che è certo un fo1·tissimo conoscitore dél pensiero economico marxista; di pili: al contrario degli altri settol"i, qui .i comunisti non hanno subìto perdite ùi llornini e, nonostante il mutamento r~dazionale, giovani che si erano formati nella vecchia rivista sono ora il nucleo di questa Politica ed economia di cui è uscito recente– mente il numero ·2-3. Ma va detto subito che qui circola il pili rigido con– formismo. Nel valutare i fenomeni e le manifestnzioni del mondo capitalista non si hanno che parole di sche– matica drammatizzazione. li mercato comune ò così sem– plicemente un'alleanza di mon0poli, l'avvenire del Com– monwealt è .in ogni caso «-incerto», e le prospettive deliri. lira sono oscure « per i riflessi che la situa:done economica internazionale può avere sulla nostra econo111ia e per l'aggl'avato cont,rasto in cui si svolge la conco1Tenza sui mercati capitalistici ». Che non son t11Ue scioccheY.7-0, ,n,, piuttosto espressioni le quali, in quanto immobjli pedine di uno schema "di·arnmatico ", manifestano il solito vizi'J dei marxisti· ortodossi ad ogni costo: voler p,·escincler~ dalla situazjone rea.lo quale si è venuta stoticomP-nto dete1·- 1ninando por attendere il messianico momento in cui stu-ù pos:-;ibile applicare lo schema «marxista». E questo è un modo come un altro per non es.-.;ci-e marxisti. Coeflìcie11tc sedici p R0BABLLMEN'l1E, pochi conoscono l'arcano signi- ficato dell'espressione « coefficiente h-c ». Presto spie– gato: tJ il moltiplicatore autorizzato dalla legge per lo. fo1·– mazione del pi;ezzo dei prodotti farmaceutici. Si prende il costo industriale, lo si .moltiplica per tre a componso delle sposo di 1·iceJ"ca e di pubbljcità incontrate, e salta · fuori H pi-ezzo di vendita. · Semplice? l\fica tanto: da tempi ormai i111memoi-a,bili i p1·0;1,:;,,i correnti giungono fino a 12-1-1-16 (diconsi sedici) volte il costo industria.le, con un coefficiente medio, difficil– mente accertabile, che è almeno di circa 6-7 volte. Al– tro che tre! Le speso di questa mangiato1·ia gigante le pagano gli ammal;1ti, quando non vanno a cadco dei bilanci - già obernti di spese improduttive - degli enti assistenzlali. Sono pflrccchi miliardi ca\·ati dalle tasche del povero, o tut.t'..d pili del contribuente, col rjsultato di rendere ancora meno offici0nte e pili costoso un servi;,;io che da. noi fun~ .ziona. giù nMlc e costa parncchio per difetti inh-inscci: l'as- Ci vien fatto di chiedere ai nostri ·sindacalisti di tutti i tipi e di tutti i colori: « Che fine ha fatto la vostra combinata politica d'intervento sul piano azien• dale? ». Se non è stata un'enunciazione va'liaa· per la sola azienda dove il padrone (vedi Valletta) vuole creare e rafforzare un certo spirito aziendalistico, essa dovr'ebbe attuarsi proprio per rivendicazioni nuove c}1e non hahno possibilità di essere accolte su scala nazionale. La pra– tica delle trattative al livello d'azienda è la conseguenza del prodigioso progresso tecnico. che determina, nell'am– bito di un medesimo settore, delle differenze economico– produttive rilevantissime fra complessi che si sono tem– pestivamente adeguati alle innovazioni tecnologiche e complessi che - molte volte anche per ragioni obiettive di ordine finanziario - non hanno saputo tenere il passo con l'evoluzione della tecnologia. La trattativa al livello d'azienda consente di polarizzare la forza del sindacato su ogni singolo complesso in rapporto alle sue condizioni strutturali, imponendo ad esso l'accettazione di miglioramenti e di istituti contrattuali che non potreb– bero essere accolti dal settore. E' vero che ciò crea degli squilibri fra lavoratori e lavoratori, ma è anche vero che le categorie e le aziende cosiddette di punta hanno una loro funzione nei confronti del progredire della classe lavoratrice nel suo insieme; senza dire che squilibri sif– fatti già esistono. Si pensi ai tlipendenti dell'ENI, della FIAT. della Olivetti, per citare soltanto i casi più noti · offriva alcuna seria possibilità di discussione e che allo stato attuale delle cose nessun dubbio sussisteva circa la responsabilità della controparte nel mantenere il proprio intransigente atteggiamento». Gli industriali accettavano di trattare ma non sulle rivendicazioni che i rappresentant-i dei lavoratori avevano formulate. In effetti, come di consueto, avevano instaui::ato la tattica del « menare il can per l'aia» nella ·speranza di evitare una dannosissima sospensione del lavoro, in un mo– mento di serrata attività produttiva. Tanto più che sape– vano benissimo che lo sciopero, come era riuscito nel lu– glio scorso, sarebbe riuscito anche questa volta. E così è stato. Ovunque si sono avute delle percentuali altissime di astensione dal lavoro, specie a11a Pirelli, dove si sono registrate vunte del 96-98%. Dall'agitazione sono stati esclusi gli addetti alla salvaguardia degli impianti e ciò va ascritto al senso di responsabilità degli scioperanti. Quali i risultati concreti dell'agitazione? Sino a questo momento nulla ci è dato sapere, ma non crediamo di essere in errore nel prevedere che, ove lo sciopero non venga spostato sul piano aziendale - e anche in questo caso non senza nuove lotte - la rivendicazione della diminuzione dell'orario di lavoro non verrà 3ccolta. Gli industriali sono forti e oltretutto credono di esserlo di più di quello che non siano. In questa condizione di cose, la Confindustria non pensa certo a concessioni che rap– presentino un fatto nuovo nel mondo del lavoro italiano . NOTE ECONOllIICHE 8istcnz;a pubblica. Re.sponsabile è il govorno, e ·per lui l'Alto Commissariato alla Sanità. Oggi c'è il senatore Mott., de– stinato a passare alla storia come l'uomo del mangiar l·imoni: ma. anche ie1·i gli onornvoli C.otellessa - quello dolio scandalo case-ponicill,in,a, aHco1·a gravato da richi~ste di antorì;,;za;,;ione a procedere - Migliori e Tessitori non hanno mosso dito. Le grandi società prod11tti-i.ci, por lo pill, di specialità. accreditate, spendono l'ira di4--""Dio per l'organizzazione f':lubblicitaria e dominano U campo da lontano, disturbate soltanto da.Ile piccole ditte avventu,·iere che, in mancanza di buoni prodotti, 1·icorrono per lo più al comparaggio con modici cornpiacenti. Lo ditte minori scientificamente e conuncrcialmente serie vengono spinte ai margini del mercato ogni gim·no che passa. I nomj dello specialità si moltiplicano: l'Alto Com– missariato le 1·iconosco quasi tutte, l'INAM ne accetta Rlcune si e altre no a seconda di intrallazzi e di pressioni quie, i medici non possono 1·icol'dRrle con esattezza e i rnalati non ci• capiscono assolutamente niente. Tutti gli imbl'ogli e gli enori divent·ano possibili: pe1·fìno la. con– cone1rna sleale con prndotti che tonhmo di somigliare a quelli più noti senza tipi.:-temo esattamente i requisiti; come succede- per la pasta o pe1· l'olio. quando si tratta di rirnedi eh~ dovr'ebbero 1·c,-;tituj1•e la suIute. ln fondo, i llH)dico1nen1i vernment-e necc~snd potreb- IL PAHTITO POPOLARE ITALIANO di E. PRATT HOWARD \ LA NUOVA /TAL/A FJREAZE bero essere piuttosto pochi, con nomi - conispondcnti al contenuto e all'azjone - e['.attafnente fissati e ben noti n tutti i medici: di pari passo col nome potrebbe esser fì:-;sA.to sulla ba.se del costo il prezzo unitario. Troppo semplice: questo voleva. il senatore Gaetano Piera_ccini, quando presentò,"" durante la prima legislatul'a, un disegno di Jegge per la prnduzione farm~ceutica da .parte dello Stato. Nessuno si è ,1U1·~to di ripl"esontar!o nella seconda legislatura, eppure lo strurnento tecnico c'è ancora: Jo stabilimento m.ilitare di Rifredi, perfettamente attrezzato, lavora soltanto a. poten:dalità molto ridotta, producendo ottimi prcpa1·ati di uso comm_1e che, pt·ivi "di denominai.ione commerciale, sen·ono alla Sanità mnitti.re. Un semplice anmento della prodn'l.iione e lo Stato, pur senza vincolare la iniziativa dei privati, potrebbe meUe1·e sul mercato aspirine, solfamidici, vitamine, ricostituenti e molte altre cose; a prezzi di concorrenza assoluta 1 una media di 1/ 10 dei prez.zi corrnnti. Se anche non si potesse soddisfare il consumo privato, si potr0b0e::.·o assicurare le fornitw·e-base all'INAM, ai pubblici ospedali, ai sanato1·i e agli altr·i enti assisten1,iali più importanti. Ma chi si sente di sfuggire all'intimidazione e o.I boi– cottaggio di interessi, come la 1'1ontecntini e tanti altri, legati alla t,rufCa farmaceutica-? Anche l'Espresso aveva cominciato una delle solite campagne, e non l'ha conti– nuata: peJ'chè non vuole ancora oifrirci la prùvit della sua capacità di inizialiva? E, quanto al programma elettorale, non sarnbbe il caso che i ocialisii si impegnassero a 1·ipresentare imme– diatamente il disegno di legge Pieraccini all'inizio della .tel'za legislatnra? Anche se, probabilmente, sfumerebbero le già scarse probabilità di riunificarsi con qualche diri~ gente socio.ldemocratico, che ha le mani in pnsta nella Palma-Sqnibb. Edtth Pratt Howard, che ha condotto con eccezionale diligen– za questa rtc'!rca sotto ta guida di Gaetano Satvemint, offre u11 contributo 1i prmt'ordi11e alla comprensione di quel fenomeno, che si è poi rivelato uno dei fatti centratt della societd. italiana: il cattolicesimo politico, l'organizzazione politica del cattoltct ed il loro peso nella formazione e nello svilui,no dello Stato unita• rio. Nessun'altra opera consente come questa una conoscenza ap. profond.ita e particolareggiata di quello che fu. nella sua breve vita, il Partito Popolare Italiano (1919-1922) . .Ma è naturale che la storia del PPJ diventi uno specchio di eccezionale evtden.e-a di tutta la SO(:ti!tà italiana nella crisi gravissima che la scosse fra la fine della prima guerra mondiale e l'alìvento del fascismo. L'AutricP. ha identificato molto bene le radici della ideologia del PP1 da! cattolicesimo sociale di Leone Xlll alla Democrazia Cristiana dt fine secolo. E nòn ha mancato di approfondire un problema, la cui attualità è evidente; quali sono stati i nessi ef– fettivi fra il Vatt.cano e le organizzazioni politiche dei cattolici? le enctclic1ze papaU, il favore o l'ostilità delle sfere vaitcane, qua·ndo ed !11 qual modo influirono sulla evoluzione e sulla fine del PPI? Quei.ti problemi stari.ci sono anche i problemi dell'Italia di oggi. Che cosa c'è di comune fra la Democrazia Cristiana e t precedenti esvenmentt di organizzazione politìca dei cattolici ita- 1.iani? e chi' cosa pilò dll"ci la storia di questi tentativi per cercar d'interpreta,e le direzio11i verso cui si muove oggi il partito catto. lico, diventato addiritt.ura Il centro motore della Stato post-fasci– sta? La lettura di questo libro potrà dare molte risposte a cosl pressanti ir.terrogalivt, Volume dei formato 13 x 20, di pa gg. XXfV-524, in vendita al prez– zo dj L. 2300.

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