Nuova Repubblica - anno IV - n. 42 - 14 ottobre 1956

· (-132) nuovà repubblica ( Dis. ,li Dii/o Boschi) LE MACCHIE DEL :MAESTRO - <eQuesto non lo firmo: è una banale imitazione n CINQUANTA GE1 1 TONI di PIER FRANCESCO LISTRI ·QUANDO il critico del· 2000 t'il'erù. giù dallo scaffale la collana dei «Gettoni», si t1·overà sotto gli occhi. la condizione letteraria di una generazione; quella a cavallo del nostro mezzo secolo. 1-e.~gendo quel centi– naio '(allora tanti saranno) di roman·1.i e di racconti, si imbatterà in un folto gruppo cli aut,wi h cui p~1dzione morale e il cui credo Iettera1·io Coineickno nelb maggio– ranza dei casi su alcuni punti fondamenta.I.i. Una nebulosa e pessimistica concezione del mqndo Tappi-esentata per ]o . più con un proèedimento esterno di .:.•Jpunto sensoriale o psicologico; una notevole mancanza di idee, e quindi di -prol5lcini, uno stile narrativo caratteristico per la secchezza e la poca elaborazione sintattica, per •t_a. tcr.Jenziosa e quasi perseguita improprietà., per la povertà generale della cul– tma tecnica; l'assenza di personaggi compiutamente 1i– solti, nel senso classico e in fondo unico della parola: questi, senza !orzare la storia, Cl'ediamo che saranno i punti sui qualì il suo giudizio dovrà convepire: e ciò pensiamo che non avverrà con molto stupore da parte sua, se egli sarà critico informato in~omo Rl mez;t;o S('Colo letterario che precede questa generazio_ne. Come pure, an– dando più i,1. fondo alla sua analisi, concluderà che il cosiddetto neorcafom10, riportato ormai nei suoi limiti di semplice quali6cazione temporale di un fenomeno' lette– J'ario, non è riuscito ad esprimere una ;;,ola opera com– piutamente poetica, un solo romanzo perfettamente con– cluso, pe~ il semplice fatto che i suoi canoni non altro cercano cli definire che un inquieto stato d'animo trasfe– rito in una fluida e dilettantesca concezione poetica. Tutto questo, d'altro canto, non gli- impedirà, per poco acntQ che egli sia, dì avvertire nelle n•clte vicende che avrà dÌnnanzi, la presenza appunto di un atteggiamento morale amaro e genuinamente inquieto, di una insoddisfa– :,,;ione nascosta o dispiegata, di un'impot~nza a risolverla, nella rapp1·esentazioiie Ietterai-ia: una r13altà fervida. e prepotente insomma, che sm,cita e insieme intralcia la esigenza di costrnire n·uovi. miti, di contro ai molti poetici e civili, inimediabilrnente abbattuti, capaci di compren– derla e riscattarla. I «Gettoni» sono dunqne !'.immagine abbastanza pre– cisa di una certa generazione letteraria; non potremmo , aggiungere, come si è visto, che siano anche, nella maggio- 1:anza, Ja rappresentazione della società italiana che a ! quella generazione conisponcle. Gli autori \quasi tutti nati , fra il '20 e il '30) hanno tentato questa r;::pp1·esentazione: ' la guerr"a, la condizione del giovane mii d,...,~1og1.1erra, l vita , e la società. italiana del Sud, ecc., ma non vi sono riusciti. ;, 'rutto il nostrO discorso, "naturalmente, vuol restare sn i, un piano generale, fouitandosi a un giudizio di tendenza, ( l'unico possibile quando si intende valutal'e un fenomeno :: culturale e letterario quale una collana di nanativa. Perciò t: è scontato che esso contempli molte eccezioni di valore e di j\ geneTe: basta pensare, per esempio, nùl primo ca.'3o, alle H opere di un Calvino o di un Cassola, e - nel secondo - ' a libri come n mare non ba.gna·Napoli dell'Ortese, Fumo, fuoco e disvetto cli Leonetti, Le Metmnorfosi di Laila Ro– mano, Dia.rio di un giudice di Dante Troisi, ecc. Questo non impedisce tuttavia la possibilità di un giudizio com– plessivo sulla collana dei « Gettoni»: per noi Ja più omo• genea e rappresentativa di questo dopoguerra nei con– fronti della giovane narrativa italiana. Qui però è neces– sario distinguere. :Molti critici, specialmente in questi ultimi tempi, hanno creduto lQro dovere, seguiti con at– tenzione e continuità i singoli volumi via via che uscivano, fare il punto sul significato compfos<sivo dell'iniziativa , editoriale che li aveva presentati. Quel che è venuto fuori ,i ù1 alcuni casi è il frutto di. un equivoco. Perché il procedi– mento seguito è stato quello di valutare la collana in base alla somma algebrica dei singoli giudizi sulle opere che 1a compongono, o quindi si è considerato responsabile della povei-ti\ poetica, della monoton.ia stilistica e di altro, cioè di vista corta, chi ha cercato in ogni ang,~to d'Italia. nuove espel"ienze e nuove personalità da propone al giudizio del pubblico. In realtà nessuno ha colpa se la società letteraria è povera e capace solo di esprimern raramente figure di 1,i!ievo che faccjano bene sperare per il•!nttuo. Vittoi·ini, tutti sanno, ha idee Q_recise intorno al ro– manzd d'oggi, intorno al modo di concepido e di seri• vedo; preferisce la spontanea registrazione della realtà, a!Ja discussione concettuale di essa., la Semplicità elemen– tino alla complessità artificiosa, ecç_.,e tntto questo non ha mancato di influire, in qualche rnodo, su certi autori alla lOro prima· esperienza. Ma basta un'o0chiata al re~tante panorama edilç ~J__ed'Italia, _l,)01' rendersi conto che tranne pochissimi libri 'di" buon livello, gli esordienti non hanno saputo offrirci rnolto di più, magari qualche volta camuf– fando la loro miseria sotto espédienti scandalistici o com– merciali. SE DUNQUE la collana dei « Gettoni :t:- ci ha foi-nito un quadi-o della narrativa contemp0r1:1nea tale da assu– mere addirittura valore esemplativo, dobbiamo concludere che essa ha assolto il compito che $i er!l proposta. « Dai "Gettoni" si attendono gli séoppi dei petardi, le rivelaz-ioni dellà narrativa d'avanguardia .... sul piano sociale e di costume o stilistico, non le opere cli stile maturato e concluso» rilevava qualche tempo fa un critico sulla riyi– sta Comunità e con ci-_ò,ci sembra, alludeva anche a un altro limite e insieme a un altro pregio della collana, quello cioè di pennettere con una ·certa ampiezza tentativi nuovi; caratteristica che se lascia aperta una strada ·pel'icolosa . verso lo sperimentalismo fine a se stesso col 1·ischio di in– co1:aggiare autori a pl'ove non meditate, d'altro lato sal– vaguarda una elasticità di concezione e di stile, indispen– sabile a chi compi!3 intelligentemente le prime pi·ove lette– ra1'Ìe, sn un terreno, tra l'altro, appesantito non poco dal conformismo scambiato per tradizione. Vittorini no ignora questo pei-icolo, anzi è sensibile anche a preoccupazioni che trascendono il suo impegno t'dficiale di direttor·e. « Abbiamo un timore - egli dice - sul conto proprio dei. più dotati tra questi giovani scrittori dal piglio model'no e dalla lingua facile. Il timore che, appena non tratti.no più di cose sperimentate personalmente, essi corrano il rischio di tro– varsi al punto in cui erano, verso la 1 ine dell'SOO, , pro– vinciali del naturalismo ... con le storie chè ci raccontavano, di ambienti e di condizioni, senza saper farne simbolo di storia universale; col modo artificiosamente spigliato in cui si esprimevano a furia di afrodisiaci dialettali. E' solo un rischio che essi corrono. Un dirupo lungo il quale camminano. Ma del quale è bene che siano avvertiti». La funzione e l'importanza dell'attività di Vittorini, si è dimostrata del resto, anche nella pubblicazione dei « Gettoni» shanieti, il che ha significato un tentativo di avvia1·e una scoperta organizzata nel quadl·o delle giovani leve delle letter8.ture eurnpee e americane, di contro alle affrettate e commerciali traduzioni di opere di largo sue~ cesso in paU'ia, in voga nella nostra e"litor-;a. Pel' concludere occorre tener presente che .se il pub– blico, in una società non avvezza a seguire le elabora-zioni e gli sforzi della letteratura, ha convogliato il proprio scarso interesse solo sulle ·opere di testimonianza {si pensi al suc– cesso dei libri di Rigoni Stern, di Biasion, di Lunardi, di Ottieri, di Carocci) o verso nomi già affermati come C.a.1- vino e Cassala; la critica ha invece puntualmente seguito l'uscita dei « Gettoni » confermando, con il suo credito, la ser·ietà e l'internsse della collana. Un'opera 1·iuscita ne sottintende, si sa, molte Sbag1iate, e i « GettoJ1i » •a tutt'oggi sono Solo cinqnrinta. 7 • BIBLIOTECA • POETI ITALIANI DEL SECONDO DOPOGUERRA I NDUBBIAMENTE l'« antologia» è un'attività storio• grafica del Novecento, che sempre pili assume l'aspetto d'un vero e proprio« genere:. letterario e che pertanto dà al critico una veste di discreto presentatore di testi rigo– rosamente selezionati; ed è ovvio che tale selezione non escluda (anzi implichi perentoriamente) una precisa cor– responsabilità nell'atto stesso della scelta~ la cui preli– minare giustificazione costituisce J'orditura critica. Ciò spiega corno molte « voci'> della nostra vivente stagione lirica siano accolte da alcune antologie ed escluse da altre; come un testo valido per nn antologista non lo sia per un secondo. _Questione di gusto. Aveva perfettamente ragione 1 insomma, Luciano Anceschi qu~ando - licen~ zian·clo nel Hl43 i suoi. esemplar~ Lirici nuovi - denun– ciava esplicitamente la « tendenziosità» della propria (e d'ogni altra) antologia, avvertendo della pratica impossi• bilib'.t d'un panorama «obiettivo» della poesia contempo– ranea.. I fatti gli hanno dato ragione: tutte le antologie a quella successive non hanno saputo evitare i pericoli ad esse connaturati: i' pericoli, appunto, della «parzialità», della «tendenziosità» (e - perchè no? - talora anche dell'arbitrio). Né sarebbe stato possibile diversamente. Semmai, se prop1·io ci si voglia documentare ampiamente sulla vitalità e validità delle ultime le~, bisognerà ri– correre al recentissimo saggio.repertorio di Enrico Falqui · su La giovane voesia, ope1·a notevole non solo per il numerò dei poeti accolti (ben !JS) ma anche - e più - per il discorso ci-itico che ne costituisce la prima parte. Qui, in questa rapida e doverosa segnalazione, si vuol· parlare d'un'antologia poetica di poco precedente la me• 1·itoria fatica di Falqui; si vuol presentare la scelta dei Poet-i italiani del secondo doguer-ra operata da Mario Cerroni e uscita per i tipi della Arti grafiche «Labor» di Roma. Antologia, anche questa, che ha un preciso orien– tamento nella selezione dei nomi e dei testi, e di chiara impronta « realista», affermando .lo stesso Cerroni, in un punto della sua prefazione, che « una dello validità [)iù notevoli che, pur· nelle .singolarissime 1·isoluzioni di tutti i vei-i poeti del secondo dopoguena, compare, è il rapporto che essi accettano con la realtà » e, altrove, che è convincimento di questi giovani « che poesia, in ultima istanza, significhi libera ma Jucida penetrazione e parte– cipazione alle « forze ideologiche» del proprio tempo e della propi-ia corale vicenda in mezzo agli uomini>> . Da ciò; Ja « ponderatis;ima esclusione» dall'antologia « dì quanti si sonç> mossi fool'i dei precisi confini» di siffatta operazione. Posizione chia,·a e coraggiosa, dunque, dal momento che l'antologista pt'Ocede sulla strada di sçelta cruna poesia che « tenta di offrirci la verità del nostro tempo.. perché potentemente cerca di illur:hinare il « do– cumento» per «interpretare» le l'agioni sociali ed econo- miche» del nostro vivere attuale. • E non _è certo senza significato c~e il }_)l'imonome pre-– sen"t~toci dall'antologia del Cenoni sia quello di Rocco Scotellaro, il poeta-contadino mol'to appena trentenne, che ci ha dato una così pungente e ferma visione (intesa come interiore partecipazione, umana sollecitudine) della vita della sua gente di Lucania, e il premio Viareggio 195·~ alla memoria del quale è da intendere come un implicito :rico– noscirnento alla « poetica del realismo». E, subito èopo il nome di Scotellaro, quelli di ·Mario Farinella, Vittore Fiore, Giuseppe Zagarrio e Geri Mon·a: tutti pùeti del Sud, tutti sollecitati all'operazione lirica - pur nella div.ersità della loro formazione e ol'ientamento culturale - da istanze di inequivocabile timbro socialista. E il discorso potrebbe estendersi al laziale Elio FilipPQ Accrocca. e al tosca.no Luciano Luisi (e - ma con una, ce,ta cautela...– all'umbro Gaio Frati!1i) : ai quali, dei giovani, 1 dobbiamo le liriche più alte e suggestive fra quante ne sono state ispirate dalla guerra~ Certo, tra i ventisei poeti trascelti da Cerroni, le di– stanze - anche agli effetti della -4: resa » lirica - sono talora notevoli. Ma qui va soprattutto sottolineato il cri: terio di scelta e di ordinamento dell'antologista, che ci sembra oltremodo sensibile ed oculato: riunione di sette poeti « meridionali ~ che più qualifìcatamente rappresen– tano « La pe~a del Sud>; Ja ligure Maria de Orchi a se-– gnare il trait - d'union fra quella poesia e il realismo cro• nachistico d'un secondo gruppo che va dall'emiliano Ettore Baraldi al friulano Tosco Nonini attraverso le due più singolari esperienze di Giorgio Piovano e Casimiro Bettelli (e ci sia; consentito .di appuntare che, nella schiera di quest.i poet.i, Maria Carlucci ha dato, con i versi di· < Se grido ascolto», la più bella lirica d'amQ,,re a tutta l'an– tologia) i nove poeti, il cui centi-o ideale è segnato da Accrocca, e documentazione d'un realismo critico in senso antirealistico; e infine Marco Visconti e Umberto Bellin• tani a indicare il punto di sutura. fra il 1·ealismo critico e la poesia di derivazione erme·tica·. Né va dimen– ticato il coscienzioso esame critipo che precede i t-esti cli tutti i ventisei poeti, e ne traccia sinteticamente il « cur• rièulum » e ne puntu~liz·za J;a~. ~i~itù nell'ambito della già possibile storia {come dirnostrntoci da l?alqui) della nosti·a giovane poesia.. Poeti italiani del secon..do ,..dopoguerra è dunque una antologia che - sotto }'angolo di visuale onestamente di• chiarato dal Cerroni - è destinata a rimane~e fra le più 1·icche d'interesse e di utilìt~t pér C}uànti vogliano aver nitida visione d'un aspetto (forse il più ìnd.icativo e sinto– mat.ico) della direzione in etl.i .si muove ed opera la più cosciente e responsabile poesia dei nos~ri giorni. DINO l\1ENIQHl!'i'I

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