Nord e Sud - anno XVII - n. 126 - giugno 1970

o I Rivista mensile diretta da Francesco Compagna Mario Pendinelli, Una pausa di riflessione - Giulio Picciotti, Il voto dei cattolici - Ernesto Mazzetti, I porti forti e l'Europa debole - Lucio Rosaia, La Jabbrica della fatica e scrittidi Vittorio Barbati, Francesco Compagna, Ermanno Corsi, Felice Ippolito, Pietro Lanzara. ANNO XVII - NUOVA SERIE - GIUGNO 1970 - N. 126 (187) ED I z I o N I s e I E N T I F I e H E I T A.LI AN E - N A po L I Bibiiotecag inobianco -

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. . NORD E SUD Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO XVII - GIUGNO 1970 - N. 126 (187) DIREZIONE E REDAZIONE: Via Carducci, 29 - 80121 Napoli - Telef. 393347 Amministrazione, Distribuzione e Pubblicità: EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - S.p.A. Via Carducci, 29 - 80121 Napoli - Telef. 39~.346-393.309 Una copia L. 400 - Estero L. 700 - Abbonamenti: Sostenitore L. 20.000 - Italia annuale L. 4.000, semestrale L. 2.100 - Estero annuale L. 5.000, semestrale L. 2.700 - Fascicolo arretrato L. 800 - Annata arretrata L. 8.000 - Effettuare· i versamenti sul C.C.P. 6Jl9585 Edizioni Scientifiche Italiane- Via Carducci 29, Napoli Bibiiotecaginobianco

SOMMARIO Editoriale [3] Mario. Pen:dinelli llna pausa di rifiessione [7] Giulio Picciotti Il voto dei cattolici [ 13] Ernesto• Mazzetti I porti forti e l'Eitropa debole [33] Giornale a più voci Pietro Lanzara [lna ipotesi sillla droga [67] Erm·anno Co.rsi Cronache napoletane [73] Felice Ip·polito / panettoni della SME [79] Argomenti Lucio Rosaia La fabbrica della fatica [83] Vittorio Barbati La riorganizzazione. del sistema [97] Documenti Francesco Co,m,pagna La lezione delle cose [ 114] Bibiiotecaginobianco

.. Editoriale E se fossero state elezioni politiche? Sulla base delle elezion.i regionali del 7 giugno, nelle 15 regioni a statuto· ordinario ed assumendo per la Sicilia, la Sardegna ed il Friitli il punto di riferimento fornito dai risultati delle elezioni provinciali, sempre del 7 giugno, e per il Trentino quello fornito dai risitltati delle ultime elezioni regionali, la con1posizione della Camera dei Deputati risulterebbe così modificata: 5 depittati in meno alla DC, 9 deputati in più al PSU, 6 depittati in più sia al PSI che al PRI (complessivamente 16 deputati in più alta maggioranza di centro-sinistra); 3 deputati in merzo al PCI e 7 in meno al PSIUP; 6 deputati in più al MSI e 6 in nieno al PDIUM (ossia nessun depittato ,non.archico ); 9 deputati in 1neno al PLI e i,no in più agli alto-atesini. Da questi dati si può desumere la portata della 1nanifestazione di rnaturità po,Zitica che è venitta il 7 giitgno dal corpo elettorale, chiamato democraticamente a consulto in un momento che sembrava minacciare di collasso le istituzioni repubblicarie e di paralisi i partiti dentocratici. Si riteneva, infatti, che n1olti di coloro che nel 1968 avevano votato per i partiti di centro-sinistra fossero indotti nel 1970 a votare per un partito di opposizione. C'era chi temeva qitesto e c'era chi lo auspicava; chi· temeva la liquidazione del centro-sinistra e chi auspicava che le elezioni regionali rendessero irri1nediabile la crisi del centro-sinistra. E gli itni avevano buone ragioni per temere, gli altri per sperare, poiché quanti elettori nel '68 avevan.o votato per i democristiani e per i socialisti avevano a loro volta buone ragioni per votare nel '70 contro i democristiani o contro i socialisti dei due partiti nati dalla scissione del partito unificato: certo era stato disatteso fra il '68 ed il '70 il mandato che essi avevano affidato ai partiti del centro-sinistra, di salvaguardare la solidarietà democratica e l'equilibrio politico; era stato disatteso, questo mandato, perché una lunga crisi aveva compromesso non solo e non tanto l'unificazione socialista e l'unità democri~tiana, ma anche e sopr.attutto la solidarietà democratica, appunto, e l'equilibrio politico. Questi elettori avrebbero potuto, quindi, manifestare una legit:. tima reazione di sfiducia nei confronti di partiti responsabili di avere disatteso il mandato ricevuto nel '68: ma hanno volato ancora per i partiti di centro-sinistra; ed anche elettori che il 19 maggio del 1968 no1~avevano· votato per questi partiti, lo hanno fatto il 7 giugno 1970. Di conseguenza, la percentuale complessiva del centro-sinistra è salita; 3 B•bi iiotecaginobianco

Editoriale . ed i rapporti di forza tra le componenti della maggioranza di centrosinistra non sono risult.ati gran che alterati. Il corpo elettorale si è, insomma, preoccupato non solo di confermare il suo mandato ai partiti che p·osson.o e che devo-no garantire oggi e domani, più di qitanto non abbiano fatto ieri e l'altro ieri, la solidarietà democratica e l'equil_ibrio politico, ma anche di misurare le indicazioni che voleva fornire in mo-do tale che l'espletamento di questo mandato non f asse insidiato da errori di misura, appunto: da indicazioni che risultassero tali da co,mportare l'itmiliazione di questo o di quel partito della maggioranza, e qitindi un danno alla coesione della mag- . gzoranza. L'irritazione è un sentimento politicamente primitivo; e quando negli orientamenti del corpo elettorale la preoccupazione per quanto potrebbe accadere prevale sull'irritazione per quanto è accaduto-, si può pur dire che questo corpo elettorale ha acquisito un bt!,on grado di maturità politica. Possiamo dire, quindi, che il corpo elettorale ha dato in Italia una prova di maturità, di equilibrio, di saggezza. Ma dobbiamo sitbito aggiungere che l'on .. Fanfani ha ragione quando afferma che il voto del 7 giugno dev'essere interpretato « come un ammorz.imento altamente responsabile deg.li elettori agli eletti »; e· che perciò non si devono lascia~ accreditare interpretazioni degli orientamenti del corpo . elettorale che per eccesso di ottimismo potrebbero indurre ad avallare inclinazi9ni all' « attendismo » e tecniche del « rinvio ». È necessario, cioè che i comportamenti dei partiti della maggioranza siano da ora in poi conformi all'orientamento del corpo elettorale, dominati dalla preoccupazione di salvaguardare la solidarietà democratica e l'equilibrio politico, che gli elettori hanno chiarame11te detto di volere salvaguardati. D'altra parte, 11essuno d'ei partiti ·della maggioranza può ragionevolmente assumersi la responsabilità di provocare, con atteggiamenti troppo rigidi, o troppo avventati, o troppo provocatori, una crisi della maggioranza: tale crisi, infatti, riproporrebbe il tema dello sciogli1nento anticipato delle Camere; e chi dovesse provocarla, venendo menq così all'« anzmonimento » del 7 giugno, sarebbe inesorabilmente punito dagli elettori. Questo lo sa il PSU e lo sa il PSI, perché pu·ò. darsi che gli elettori dell'uno vogliano spostare il cen.tro-sinistra più a destra e che gli .elettori dell'altro vogliano spostarlo più a sinistra, ma è certo che tanto gli elettori del PSU quanto gli elettori del PSI non vogliono la crisi del centr~sinistra e riconoscono nella maggioranza di centro-sinistra la sola che sia oggi possibile, auspicabile, credibile. D.i questo avviso, ovviamente, sono anche gli elettori della DC e quelli del PRI. 4 Bibiiotecaginobianco

.. Editoriale Ma proprio perciò le question.i che hanno diviso o che potrebbero dividere la maggiora11za devono essere affrontate - or.a che questa maggioranza è stata confortata da un voto per la sotidarietà democratica e per la stabilità politica come quello espresso il 7 giugno - con grande senso della misura da parte di tutti. Il paese non ha votato per Preti e non ha votato per Bertoldi, non ha votato per Donat Cattin e non ha votato per Malagodi, non ha votato per la contestazione e non ha votato per la repressione, non ha votato per la repubblica conciliare e rzon ha votato per la restaurazione centrista, non ha votato per te aperture ·ambigue e n.on ha votato per le chiusure inquisitorie. Ha votato contro· il vuo,to di potere politico, ha votato per le forze che possono e devono riempirlo e che per poterlo rienipire devono dimostrarsi capaci di stare insieme e di governare insien1e. Ci si augura che il voto· del 7 giug·no possa co11tribuire a determinare il definitivo superamento della logica di contr.asti che aveva preso corpo con la scissione socialista, cl1e investiva il gioco delle correnti all'interno della DC e che sembrava dover portare a conseguenze irrimediabili. Del resto·, già con la formazione del nuovo governo organico di centro-sinistra si era fatto it11 importante passo avanti in questa direzione, o quanto meno si era riusciti ad inserire una battuta di arresto i11 quel processo di degenerazione politica che aveva avuto il suo più allarmante momento fra nove111bre e dice,nbre del '69 e che era sembrato non più controllabile dopo che nel marzo erano falliti i tentativi di Moro e di Fanfani per formare loro, i due cosiddetti « cavalli di razza» délla DC, un governo che evitasse lo sciogli1ne11to delle Camere. Si vuole ora rimettere tutto in gioco per la questione delle giitnte a Firenze e a Perugia? Sarebbe il colmo della stoltezza dopo il voto del 7 giugno. E tuttavia, la questione delle giunte è stata posta, divide i due p·artiti socialisti e divide le correnti de111ocristiane. Il problema della confor1nità dei comportamenti dei partiti rispetto agli orientamenti degli elettori, riferito alla questione delle giu11te, si definisce quindi in questi termini: a parte il fatto che è opinabile, sulla base delle norme vigenti, se le giunte regionali si possano forma re ed insediare prima che le regioni abbiano provveduto a darsi lo statuto e prima che il Parla1nento abbia dato la sua approvazione degli statuti regionali; e a parte il fatto che la questione delle giunte ha rilevanza politica non soltanto per le regioni, ma anche per le province e per· i grandi coniun.i, è sulla base degli atteggiame11ti del PSI in sede nazionale, specialmente per quanto riguarda la politica estera e per quanto riguarda la politica econon1ica e finanziaria, che si deve valutare fino a che punto la partecipazione soc~alista a giunte con i comunisti là dove 5 Bibiiotecaginobianco

•• .... Editoriale · non è possibile la 1naggioranza di centro-sinistra può assu1nere o non assumere carattere di « frontismo strisciante » e con1u11que di indicazione politica non conforme agli orientamen_ti espressi degli elettori. È intanto la situazione economica e fin.anziaria cl1e desta le più vive preoccupazioni e che richiede da parte del governo e qui11di dei partiti della maggioranza il più alto senso di responsabilità: se non si riuscisse ad avviare una reale ripresa della produzione secondo ritmi soddisfacenti di aumento ed u.n progressivo risanamen.to dei bila11ci dello· Stato e degli enti pubblici, gravati di oneri pesanti per il presente e più ancora per il prossin10 f itturo, avrem,no non solo una perdita del potere di acquisto delle remunerazioni, n1a anche disoccupazione: sarebbero allora le classi lavoratrici a pagare la cattiva condotta della politica economica e finan.ziaria. E sono facilme11te prevedibili i contraccolpi politici di una crisi economica che dovesse comportare anche un au1nento della disoccupazio1'1e: contraccolpi a destra, come sempre avviene quando la sinistra fallisce sul piano della politica economica e finanziaria. È questo, dunque, il vero banco di prova del centro-si11istra dopo il 7 giugno; ed in particolare il banco di prova dei socialisti. 6 Bibiiotecaginobianco

Una pausa di riflessione di Mario Pendinelli . Alle tre del mattino .di martedì 8 giugno, mentre nella grande sala stampa del Viminale i giornalisti, disfatti dalla no,tte inso-nne e fiaccati dallo scirocco, erano ancora in attesa ,c,he il ministro Franco Restivo comunicasse i risultati definitivi delle elezioni region.ali, a via d·elle Botteghe Oscure, ne-Ila sede della direzione del PCI, tùtto era già noto- da 1alcune ore. Duecentomila attivisti sp,arsi in tutta Italia -avevano ,cominciato a raccogliere i -dati, nel pomeriggio di lunedì, subito· dopo l'inizio delle ,operazioni di scrutinio, e a tras.metterli per telefono all'ap·posito uflicio installato a Ro,ma, nella direzione centrale comunista. Così, anche questa volta, come già nel 1968, in occasione· delle « p.olitiche », !'.apparato comunista ha battuto sul tempo le p,refetture •e il Ministero degli Interni. È stat·a, però, l'unica vittoria che· il PCI h,a riportato sul governo. Le elezioni regio,nali hanno dato alla coalizione ·dei p.artiti di •centro-sinistra qua·si sedici milioni di voti su 27.225.530, pari ad oltre il 58 per cento: la D-C,il PSI, il PSU e il PRI hanno ottenuto, glob,almente, 413 seggi su 690 in gioco, e possono fare m,aggioranze in 12 giunte regionali su 15. Rispetto• ai risultati ,del 1968, la DC ha perduto lo 0,9 per ce·nto, ma il PRI ha gu;adagnato l'l,l e i due p·artiti ·socialisti hanno conquistato, complessivamente, il 2,6 per cento in più di quanto ottennero, •CO•pnartito e lista unitaria, ,due .anni ,or sono. Per contro,, sul fianco dell'estrema sinistra, ad una flessione assai lieve -del PCI (0,1 per cento in meno) ,si aggiunge la dura sco,nfitta del PSIUP (p·erdita secca dell'l,2 ·per cento rispetto al '68). Le cose non son.o •an,date meglio per l'opposizio,ne cl.i destra: le elezioni regiion,ali hanno praticamente •cancellato ,dalla geografia politica del paese i monarchici (appena 193.000 voti in tutta Italia, pari allo 0,7 p•e-rcento, con una p·erdita di mezzo punto rispetto al '68); hanno ridimensionato il ,partito liberale dell'ono-revole Malagodi (1'1,2 pe-r cento ,di perdita); hanno dato .agli estremisti del MSI lç> 0,9 per cento in più, ciò che è bastato all'on. Almirante per formu- . lare favorevoli auspici sull'avvenire del suo partito, ma che è irrilevante dal punto di vista ,del peso p(?litico ,del mo, 1imento neofascista, e, jn ogni caso, non è una crescita tale da su·scitare p.reo,ccupazioni per la .stabilità delle. istituzioni repubblicane. 7 BibJiotecaginobianco -

!\Ilario Pendinelli Quindi, i risultati ,elettorali sono stati favo,revoli al centro-sinistr.a nel suo •com•pless.o·,perché la p·erdita della D·C è stata lie·ve e, co·munque, lo è stata più .di quanto no·n P'.reve·ntivassero i leaders demo,cristiani; perché i repubblicani s.o,no ,cresciuti, e il PSU ha riconquistato i voti che a\1eva prima dell'unificazione, senza peraltro ottenere un successo tale da incoraggiare le velleità neocentriste, espresse ·a più riprese, n•el corso della campagna elettol" raie, dalla parte più oltranzista dello stato maggiore socialdemocratico. E, soprattutto, i risultati e1ettor,ali son.o· stati favorevoli al centro-sinist,ra perché il PSI non h.a ceduto, ,come si temeva e· come molti, a destra e a sinistra, :speravano. Il P'SI ha retto bene la p·rova elettorale, la ·p-rima dop·o1 la scissione del luglio1 dello sco·rso anno. Certo, il voto h•a rassicurato sulle sorti del governo (e· co,s.a che co·nta •di più.) .della quint 1 a legislatura, anche se non è detto cl1e l'ipotesi della crisi, resp•inta dagli elettori, d·e,bb·aessere aocantonata defi1 nitivamente. Nei p.artiti di •centro-sinistra l'euforia per i risultati è ,durata poco: la questione delle giunte difficili (Tosc,ana, Umbria, Emilia) suscita, mentre· scriviamo qu,este note, polemiche aspre e preoccupazioni fondate. Possono, i socialisti, •concorre·re alla formazione di giunte di sinistra n•elle due regioni (la Toscana e l'Umbria) nelle quali il •centro-sinistra non è numeric-amente possibile, e l'alternativa sembra essere lo s1 cioglimento· dei consi1g:li regionali appena el,etti? Può, il PSI, partecip·are al goV1e·rnoregion·ale in Emilia, do1 ve· il PCI ed il PSIUP raocolgo,no da soli una m,a•ggioranza siu:fficiente·? Se il PSI deci1 des,se di entrare nella giunta emiliana, ciò si dovrebbe interpretare come un -preciso atto di sfiducia nei confronti della formula di ce·ntro.Jsinistra, da p·arte dei socialisti. Diverso è il caso della 'Toscana e dell'Umbria, do·ve, in fondo, sareb 1 be p,01ssi 1 bile invocare lo stato di ne•ces,sità. Ma ab,biamo l'impressione ,che ·anche qui le ·cose· siano ,destin-ate a ,co1 mplicarsi, non fo-sse altro ,che per mo1tivi, .diciamo così, 1di anagrafe elettorale: in Toscana hanno · i loro collegi due leaders poco accomodanti, Aminto 1 re Fanfani e Mauro Ferri. Dunque, le giunte co1stitui 1 scono il p·rimo pro·blema p·er il centro-sinistra, ma, a nostro avviso, non il più gra\ 1e. I quattro partiti della coalizione dovranno· misurarsi tra poco· sulla situazio·ne· economica del paese, riprendendo una discussione congelata dalla campag.na eletto·rale. Im,pau·riti dai sonda,ggi d·e1la D·oxa, che pron•o,sticavano una •C01 nsistente fuga di voti DC verso destra, i e-api delle correnti di sinistra ,del p·artito cattolico sono· apparsi, ai comizi di rito, vestiti dei ·panni del segretario rep·ubblicano, Ugo La 8 Bibiiotecaginobianco

I Una pattsa di riflessione Malfa, di cui pareva ri,p1 etessero i discorsi, gli a1mmonimenti, le preoocup.azioni per il difficile stato ,dell'econ·omia. Ora, però, a pericolo· sca,mp·ato, il fronte governativo potre·b·be rivelare (e sta già rivelan,do) le antiche 1 spa.ocature, il di,ssenso tra una linea di politica e·con.omica ·cosid,detta moderata, e una linea c·osiddetta avanzata, con l'aggrav,ante che, oggi, date le obiettive difficoltà della situazione e.conomica, lo s·contro vero potrebbe op1 porre i f.auto,ri di una linea resp·onsabile ai sostenitori ,di •Una linea irrespo•nsabile. E se il disse·n·so dovesse •divenire insanabile (noi, naturalmente, non ce lo auguriamo), le ·giunte 1difficili potrebbero diventare il pretesto pe·r una rottura clamorosa. È sul te'rreno· della politica economica, quindi, che si irnp,one un p·rimo chiarimento, almen·o per frontegg.ia 1 re i pericoli più immediati. Il ministro del Tesoro, Emilio Colom.bo1 , ha insistito, nei giorni scorsi, sulla necessità ·di aumentare la p·ro,duzione e gli investimenti, ed ha ammonito sulla ne.cessità di •controllare le tensioni inflazionistiche. La fin.anza pubbli 1 oa - ha detto Colombo - è in condizioni tali da n·o•n·consenti:re nessuna ulteriore dilatazione della spesa, senza che essa sia coperta d,a un'entrata ,corrispon,dente. È un disco1rso che non lascia margine ai sottintesi: o si blo,cca la spesa, dice il ministro del Tesoro, oppu·re si rico1 rre alla manovra fiscale, impo,nendo 1ai co,ntribue,nti nuove tasse. Le dichiarazioni di Colombo ha·nno seguito di qualche settimana ,gli ammo,nimenti, sostanzialm·ente analoghi, del governatore ,della Banca d'Italia, Guido c·arli, e sono ·giunte quanto mai opportune, sia perché fugano le vo,ci su 11n presunto disa1cco,r.do tra il go,vernatore e il ministro•, sia perché dimo,strano ·Che an,che negli ambienti del Tesoro (il cui titolare, Colombo, appunto, è oggi politicamente molto più vicino all'o.norevole M·oro di quanto non lo sia all'ono 1revole La M.alfa) si guar,da con preoccupazione all'attu,ale congiuntura econo,mica. È prop·rio vero, allora, che il di,ssenso all'interno del centro-si11istra riguarder·ebbe, adesso, no·n i « moderati » e i « p·rogressisti », ma i « respo11sabili » e gli « irresponsabili ». Naturalmente, gara:ntire la stabilità monetaria, che è la •Condizione per ogni ripresa 1del processo prodt1ttivo, significa, p,rima di tutto, impedire l'aumento del ri1 c·orso del settore pubblico al m·ei:icato finanziario e monetario, come sarebbe inevitabile se il governo dovesse essere costretto· a dire « sì » ·a tutte le rivendicazioni salariali del pubblico impiego, anche di settori del pubblico i~iego che, in realtà, ap,p·aiono già oggi privilegiati rispetto a molte altre catego·rie di lavoratori. Del resto, l'aumento, valutabile 9 B•bi .ilotecag inobianco

Mario Pendinelli intorno al 7 per ,cento, dei prezzi ·al oon.su.mo, ve,rificatosi dall'ottobre scorso ad oggi, ha già vanificato un,a parte· ,degli aumenti salariali ,ottenuti dai lavorato·ri ·con le lotte dell'autunno caldo, ed ha dimostrato che se si supera la logica del meocanismo di svilu·ppo, i danni che ne derivano sono pagati, p1 rima di tutti, prop,rio dai lavoratori. Ci,oè, i sin1dacati e tutte le forze politic·he do,vrebbero comp•ren,dere che, a pa.rte l'i,p·otesi di un co1 mpleto rovesciamento dell'attuale mec1 canismo di svilu1p1pod·ell'econo·mia del paese (che· implicherebbe la trasformazione radicale del sistema politico attuale) non è possibile fare ·avanzare veramente le condizio 1 ni dei lavo.ratori senza graduare le richieste e senza •co·nfrontarle con I,e risoìrse, e, soprattutto, senza •chiedersi fino a che punto,, n•ella condizione· attuale, alcune riven,di1 cazioni (quelle degli impie·gati dell'ENEL, o degli inse,gnanti, a,d esempio), so·no co1 mpati 1 bili co·n una incisiva politica di riforme. Spesso, infatti, una •parte ,della classe politi,ca (non parliamo, poi, dei sinrda,cati) sembra i,gnorare che ogni politica di riforme presuppone uno stato di disponibilità d,ella finanza pubblica, altrimenti le riforme non si fanno e, lira in più ,o in meno sui salari e sugli stipendi poco importa, il paese· resta .arretrato dal punto di . vista delle strutture civili. Le scuole, le •case, la git1stizia, gli O·spedali: sono altrettanti pro·blemi insoluti •della nostra società. Un governo re·siJton,sabile, cap·ace di iniziativa, e ,dotato di credibilità, potrebbe esse·re in grado .di chiedere alle forze sociali una pausa di riflessione e uno sforzo comu·ne su questo terreno. M.a, come ci so110 quelli ·che bollano come reazio,nario qualsiasi discorso che abbia per oggetto le p•reoccup·azio·ni per lo stato del1' economia ,del p·aese, ·Cisono ·anche molti che p,re·ndono spunto da queste legittime p,reoccup,azioni •per assegnare al ·cen,tro-sinistra un ruolo esclusivamente difensivo, ,di conservazione delle strutture della società, così ,come esse sono. Ora, gli uni e gli altri hanno torto•. La politica di centro-sinistra non può av·anzare nella confusione, o pe!ggio, nella ,catastrofe della economia, ma non p,uò reggersi n,emmeno sull'inimobilismo, perché, in questo caso, risul- · terebbe ben p·resto superata e la formula ·di governo, sopravviverebbe soltanto il tempo necessario perché nascano nel Parlamento e nel paes_e nuovi (non è detto migliori) equilib-ri politici. U·n chiarimento su questo· p·unto è inevitabile per ridare alla coalizione di centro-sinistra il suo significato originario di formula inno-,,atrice. Ma è un chiarimento che, p·rima di avvenire fra i partiti, ,deve aver luo1 go ·al loro interno. Da questo punto di vista, l'esito 10 Bibiiotecag inobianco

I Una, pausa di riflessione delle elezio,ni regio,nali ;potrebbe 1 risultare più utile di qua11to, pure, no,n si creda. Battuto il partito della crisi e del rico1rso alle elezioni politiche anticip·ate (il P·SU non può, sulla base dei ,risultati del 7 giugno, sperare né in un governo a ,due, DC+ PSU, né, tanto meno, in una ried1zio1 ne del centrismo, DC+ PSU + PLI) la linea -dura espressa dall'o.norevole Luigi Preti dovrebbe ac-cusare il colpo, e nel PSU potreb·be riprendere vigore il gruppio meno1 oltranzista gui1dato· -dall'onorevole Mario Tanassi. D'altra parte, la sconfitta del PSIUP dimostra che la contestazione· e le frange estreme del movimento studentesco non rapprese11tano più (ammesso che mai lo abbiano fatto) un'alternativa al sistema. È p·rob,abile che il PSIU-P abbia anche pagato gli eccessi dell'autunno ,caldo, •così, come, in una ,certa misura, è ac,caduto· anche per il PCI. In ogni -caso, la pressione psicolo,gica che l'estre·ma sinistra esercitava, prim-a delle elezioni, su una parte n,01 n irrilevante della maggioranza di govern·o, dovrebbe risultare ridotta. Il P·CI si ritrova di fron,te tutti i problemi insoluti ,della sua politica, le contrad·dizioni vecchie e nuove, fino ad o.ggi ma.scherate dai· successi elettorali. Avviene spesso, per quanto la logica no,n lo consentirebbe, cl1e non tutti si trovino d'.accordo ·con le cifre; così era preve,dibile che una p·arte ·della sinistra democristiana e la sinistra ·so•cialisrtagiudic<:1-sseroi risultati elettorali ,come una ,co,nfenna del superamento della formula di centro-sinistra n,ella sua comp,osizio·ne attuale,. Ma la sinistra socialista :appare, oggi, più isola,ta nel PSI di quanto non Io fosse p·rima delle elezioni. Nel ,cor.so,della cam1 pagna elettorale, chi ha letto i resoconti, pt1bblicati dall'« Avanti! », dei discorsi dei due leaders socialisti, Giacomo Mancini e Fran.cesco De Martino, ha avuto l'impressione ,che fossero stati scritti dalla stessa mano, tanto omogenea era la linea politica ,che esprimevano 1 • Non è un fatto casuale: cl.al 23 ap,rile ad o,ggi, ,da quando Mancini è stato eletto segretario del partito, oc·cupan:do il posto che D·e Maritino aveva lasciato vac,ante per assumere la vice-pre·sidenz·a del consiglio ·dei ministri, i ·due uomini politici hanno avvicinato sem1pre di più le loro posizioni, sicché la capacità di condizionamento della maggioranza ,che, all'interno ·del p·artito, ha avuto ed ha il gruppo « bertoldiano », sembra destinata a diminuire, e forse a scomparire, di fronte ad una segreteria solidamente sostenuta da una parte consistente del comitato centrale. Al contrario, le sinistre democristiane agiscono nel vivo del go11 Bibiiotecag inobianco

Mario Pendinelli vern,o, del p-artito e del pa-ese. So·no immerse nel pote,re fino, .al collo e, si può dire, lo sono semp·re state. Ep·p·ure, le sinistre DC p·arlano e si muovono come ,se nemmeno la più pi:ccola ·p·arte ·di ,resp•onsabili tà p.er ciò che si è fatto (o n-on si è fatto) toccasse .a lo·ro·. È un equivo1 co •Ch·e è stato alimentato dallo strumentalismo ,dei ·comunisti, ai qu.ali, negli ultimi anni, sembrava co1 modo· distinguere fra cattoli,ci b,uoni e cattolici cattivi. Le sinistre democristiane escono dalle elezioni screditate, a ·causa, sop1 rattutto, della ·di:sinvolturia con la quale uno dei loro ·esponenti più autorevo,li, il ministro del Lavorio, onorevole Carlo Do·nat Cattin, ha interp·retato, il ruolo dell'uomo ,d'ordine preoccu·p·ato, p·er n,on p·erde,re voti •a ·destra, di im1pri,mere un ton,o, moderato• alla sua ca·mpagn.a elettorale. Ora, naturalme·nte, Donat Cattin 'cer,cherà •di recuperare simpatie a sinistra, ma il g.io:coniella D1C è più complesso, ,e si ha l'imp,ressione che stia p·er giungere il momento della ,chiarificazione. Lo las,cia-n,o inten,dere le recenti inizi,ative del presi,dente del Senato,, Amintore Fanfani, che sembra avere rinunciato a porre la sua candidatura alla p·residenza della Rep·ubblica, -nella p-rospettiva, evidentemente, ,di poter tornare ad a·ssolvere un ruolo di primo piano nella politica attiva. Ciò ch·e .serribra •chiaro, comu.nqu·e, è che l',on. Forlani non p·otrà b,a,sare più a lung-o, la sua se·grete·ria · su1l'unanimità. Presto sarà costretto a scegliere, ed altrettanto dovranno fa,re tutti i capi-corrente demo1cristiani. Do,po, la rottura del gru,ppo dorote·o· sopravvenuta nello scorso ottobre, la D·emocra_zia Cristiana non ha ancora trovato ·un nuovo• equilibrio interno-, un qualche staibilizzatore, capa·ce di cucire unà ma·ggi,o,ranza interna sufficiente·mente· omogenea. Una maggioranza e non la unanimità, che è sempre controproducente, perché provoca, specialmente nei gro·ssi pa·rtiti, l'im,mo,bili,smo. È o•vvio1 che gli svilup·pi ·della situaz~o•ne al1 l'inte·mo della l).emo,crazia Cristiana incideranno in maniera deci,siva sul futuro della coalizio,ne di governo, ·che app·are quindi ·co·ndizionata, così .come· lo era prima delle elezioni, -dal sorgere ,di solidi e·quilib,ri al1 l'interno dei partiti che la comp•o.ngono. Come rias:sum·ere, allora, il si,gnifi,cato del voto del 7 giugno? « Il p·aese - ha soritto C·arlo Casalegn.o· su « La Stamp·a » di T:orino - ha rinnovato· ·al centro-sinistra un mandato fiduciario; per i quattro partiti la prova decisiva incomincia ora, nel confronto quotidiano con i molti e gravi problemi non riisolti O· rinviati. L'immobilismo e la debolezza potreb,b~ro dare, alle prossime elezioni, risultati ·assai ,diversi ». MARIO PENDINELL:i 12 Bibiiotecag inobianco

.. Il voto dei cattolici di Giulio Picciotti Come hanno votato il 7 giugno i cattolici italiani? È una domanda cui è difficile dare una risposta nel '70; lo era meno due anni fa, alle politiche del '68, e non lo era affatto alle politiche del '63. Del tutto diversa è la domanda: come hanno votato gli italiani cattolici, perché questi sono il 99% dei cittadini. Lo spostamento, avvenuto negli ultimi 25 anni di storia, del rapporto tra le due accezioni può non risultare completamente dai dati elettorali, ma non per questo esso non esiste e non fa parte della maturazione civile laica del nostro paese e del cammino altrettanto faticoso della Chiesa sulla via aperta dal Vaticano II. Sono due linee che si sono svolte autonomamente e che tuttora non sono giunte al termine del loro sviluppo, ma che non hanno mancato di avere rapporti e corrispondenze laddove sul piano politico esse si incontravano, vuoi nel partito politico dei cattolici, la DC, vuoi nelle organizzazioni cattoliche, nel confronto con l'organizzazione civile, vuoi nell'ambito stesso della Chiesa, nell'atteggiamento nei confronti dello Stato. È un processo storico che supera alcune impostazioni che pure ebbero fortuna, e che vengono oggi ripetute senza alcuna aderenza alla realtà del paese. Da un lato il Concilio ha affermato un preciso campo ecclesiale di una profondità prima pressoché sconosciuta, e nello stesso tempo l'autonomia delle scelte temporali; dall'altro la realtà economica è venuta ad articolarsi sempre più complessamente, attribuendo alla proprietà il valore di « fu11zione » produttiva esclusivan1ente soggetta alle regole dello sviluppo, e ciò mentre la realtà sociale ha manifestato una mobilità appena cinquant'anni fa impensabile. Si trattà di una rivoll1zione profonda che ha comportato una E.uova doma11da ecclesiale ed una nuova domanda politica. Questi mutamenti e tutto questo tra, 1aglio hanno percorso una strada che forse è bene ricordare, per quanti ,,i si attardano ancora. È difficile dire se ad accreditare una categoria politica dei cattolici abbiano contribuito più i comunisti o più la Chiesa. Per i comunisti: . la tesi g~amsciana dell'alleanza tra la classe operaia 13 Bibiiotecag inobianco

Giulio Picciotti marxista del Nord e le masse contadine cattoliche del Sud, poi la mano tesa del '45 di Togliatti con l'offerta dell'art. 7 della Costituzione alla Chiesa perché non ostacolasse un'intesa politica. Per i cattolici: la pressione della Chiesa in favore del voto DC, e la messa all'indice della forza politica comunista attraverso t1na motivazione confessionale prima che politica. (Una domanda forse no11 retorica potrebbe essere quanto qt1est'ultimo atteggiamento, in un paese che ha la religiosità nella su.a tradizione, anche se non la religione nella propria pratica, abbia potuto influire st1lla formazione di una controreligiosità, cioè sull'attribuire valore escatologico al comunismo. E ancora, quanto abbiano contribuito ad affermare quella « categoria » sia talune parti cattoliche sia il PCI con la tesi del « dialogo » no11ideologico - questo è un altro campo di indagine e ce ne asteniamo - ma politico, e quanto, infine, la « scelta di classe » da parte dei gruppi cattolici intesa come impegno religioso, un tema che negli ultimi tempi è stato fatto proprio dalle ACLI. Per i co1nunist1 occorre risalire al discorso di Salerno del '44 in cui Togliatti aveva affermato: « noi non dobbiamo e non vogliamo urtarci con le masse contadine cattoliche, con le quali dobbiamo trovare oggi e doman.i itn terretzo di intesa e di azione co- . mune ». E l'aveva ripetuto a Roma, nel discorso al Brancaccio del 9 luglio dello stesso anno: « noi voglia1no l'unità di azione con le masse cattoliche », d'altra parte assicurando alla Chiesa, da potenza a potenza, « il reciproco rispetto dei nostri principi ». De Gasperi, cui occorre riconoscere e non solo in -questa occasione, una sensibilità laica, fece replicare dalle colo11ne del « Popolo » che la ·DC respingeva « ogni tentativo di porre sullo stesso piano la fede religiosa del popolo italiano e i sitoi si1nboli sacri con le dottrine politiche e i loro simboli politici ». Di fatto, l'identificazione del voto cattolico col voto per la DC era già avvenuta. E lo era per tutta la storia antica, dalla astensione alla partecipazione dei cattolici alla vita politica, e, più recentemente, per la volontà della gerarchia di aver·e una garanzia nei confronti. dello Stato, e delle scelte politiche che il regime democratico sarebbe andato a compiere. Il 2 aprile del 1945 Pio XII aveva dichiarato al Convegno dell'Azione cattolica: « la dottri11a sociale della Chiesa è chiara in tutti i suoi aspetti; è obbligatoria e niuno se ne può scostare senza pericolo di aderire a teorie e sistemi sociali che la Chiesa ha ripudiato o dalle quali ha messo in guardia i fedeli ». Ora, l'unico partito che ostentasse una fedeltà assoluta alla « dottrina sociale della chiesa » era la DC, e verso la DC furono indiriz- , 14 Bibiiotecaginobianco

Il voto dei cattolici zati i cattolici dalla gerarchia. Anzi, furono vietate altre scelte: l'« Osservatore romano » scrisse il 2 gennaio '45: « siamo autorizzati a dichiarare che i prirLcipi e le tendenze della cosiddetta " sinistra cristiana ,, non sono conformi agli insegnamenti della Chiesa e quindi coloro che li promuovono non hanno diritto di parlare con1e rappresentanti del pensiero cristiarzo e tanto meno di pretendere che quei cattolici i qi,ali vogliono il vero bene del popolo, debbano aderire al loro niovimento ». Nota in proposito Giuseppe De Rosa S. J. 1 che « gli uomini della sinistra cristiana, sul loro organo "Voce operaia", chiesero che venissero indicati i punti dottrinali e progràmmatici del loro partito che fossero in contrasto con la dottrina cattolica, ma non ,,ennero accontentati; si trattava », aggiunse De Rosa, « di deviazioni dottrinali e programmatiche abbastanza evidenti, non potendo un cattolico far propri né il materialismo storico, né la lotta di classe, né la violenza come metodo d'azione ». Nell'agosto, sempre del '45, la Sacra Congregazione Concistoriale aveva inviato ai vescovi italiani t1na circolare in cui li invitava a irendere noto ai fedeli che « i cattolici possono dare il voto soltanto a qitei candidati o a quella lista di candidati, di cui han110 la certezza che rispetteranno e difenderanno l'osservanza della legge divina e i diritti della religione e della Chiesa nella vita privata e pubblica » 2 • La stessa circolare venne ripetuta alla vigilia delle elezioni politiche del '48, ma quello che va notato è come, fin dall'indomani della liberazione, quando la DC era al Governo con gli altri membri del C.L.N. e no11vi erano stati l'irrigidimento dei rapporti internazionali e l'urto drammatico col PCI, la gerarchia indicasse la DC come l'unico partito designato a raccogliere il voto dei cattolici. Del resto, il diretto interesse alle vicende politiche interne del paese fu autorevolmente riaffermato nel '48 dallo stesso Pio XII, nel discorso del 10 marzo ai parroci e ai q_uaresimalisti di Roma: « È vostro diritto e dovere attirare l'attenzione dei fedeli sulla straordinaria importanza delle prossime elezioni ... come potrebbe la Chiesa rimanere indifferente alla composizione di un Parlamento al quale la costituzione dà il potere di legiferare in materie che riguardano così direttamente i più alti interessi religiosi e le condizioni di vita della Chiesa stessa in Italia? ... È evidente che la voce della coscienza impone ad ogni sincero cattolico di dare il proprio voto a quei candidati o a quelle liste di candidati che offrono garanzie veramente sufficienti per la tutel~ dei diritti di Dio e delle t GIUSEPPE DE ROSA S. J., Chiesa e comunismo in Italia. Ed. Coines, Roma 1970. 2 GIUSEPPE DE ROSA, op. cit. . 15 Bibiiotecaginobianco -

Giulio Picciotti anime ... ». Pio XII parlò in qt1ella occasione di « liste », la circolare della Sacra Congregazione parlò di « lista », ma il significato di indicazione in favore della DC era chiaro, e tale risultò dall'azione di propaganda delle parrocchie e delle comt1nità religiose. « Era chiaro che la DC per il suo programma, chiaramerite ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, e per i suoi dirigenti o uomini più in vista, che o avevano fatto parte del vecchio Partito Popolare o provenivano dalle associazioni cattolicl1e, specialmente dall'Azione Cattolica, era l'unico partito che adempiva le condizioni che i cattolici ponevano nel dare il proprio voto ad un partito politico. Infatti l'indicazione dei vescovi e dei parroci fii di votare per la DC ». Il decreto di scomunica dei con1unisti da parte della Sacra Congregazione dell'Uffizio sarà dell'anno successivo, 1 ° luglio 1949: « A questa Suprema Sacra Congregazio11e sono stati fatti i seguenti quesiti: 1) se sia lecito iscriversi ai Partiti Comunisti o dare ad essi appoggio; 2) se sia lecito pubblicare, diffondere e leggere libri, periodici, giorntili o ·fogli volanti, che sostengano la dottrina o la prassi del comu11ismo, o collaborare in essi con deg.Ziscritti; 3) se i fedeli che compiano consapevolmente e liberamente atti in cui ai nn. 1 e 2 possano essere ammessi ai ·sacramenti; 4) se i fedeli che prof essano la dottrina del comitnismo, materialista ed anticristiana, ed anzitutto coloro che la dif end on o o se ne fanno propagandisti, incorrano ipso facta, come apostati della fede cattolica, nella scomunica i11n1odo speciale riservata alla Sede Apostolica. Gli em.mi e rev.mi Padri, preposti alla- tutela della fede e dei costumi... hanno decretato che si rispondesse al 1° - negativamente: il comunismo, infatti, è materialista e anticristiano; i dirigenti, poi, del comu11ism.o, benché a parole dichiarino qitalche volta di non combattere la religione, di fatto, però, con la teoria e con l'azione, si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione ed alla Chiesa di Cristo; al 2° - negativamente_· perché proibiti dallo stesso diritto canonico (can. 1399); al 3° - rzegativamente_· secon.do i principi riguardanti il rifiuto dei Sacramenti a coloro che non hanno le necessarie disposizion.i; al 4° - affermativamente ». · Le voci di critica e di protesta furor10 tali che fu lo stesso Vaticano a preoccuparsene. Così « l'Osservatore Romano » il 16 luglio negava che si parlasse nel decreto « di partito, di politica, di economia comunista, ma di comunis1no idea, dottrina, dialettica, costume », pur quando il testo del decreto era sotto gli occhi di tutti. Ma la decisione del S. Uffizio implicava aspetti cui la Chiesa era particolarmente sensibile: l'esclusione dai Sacramenti portava con 16 Bibiiotecaginobianco

Il voto dei cattolici sé l'esclusione dal matrimonio concordatario e, quindi, l'allargamento considerevole del numero dei matrimoni solo civili. Così lo stesso S. Uffizio intervenne l'l l agosto con una dichiarazione in cui si affermava che l'esclusione rigt1ardava tutti i Sacramenti tranne quello del matrimonio, poiché in questo caso « i ministri sono gli stessi contraenti » e il sacerdote « esplica l'incarico di testimone d'ufficio ». Seguì ancora una spiegazione dell'« Osservatore Romano », in cui si faceva una distinzio11e tra dirigenti e gregari del comunismo, ma il problema che lasciò molte perplessità fu come due scomunicati potessero essere ministri di un sacramento, di cui essi stessi erano destinatari. • Mentre i comunisti, pur dopo la scomunica non diminuivano, del clima che si era determinato nel paese soffriva anzitutto la Chiesa. Quale situazione ne venisse per la Chiesa, lo scrisse in un articolo sul « Quotidiano » il 22 gennaio '58 lo stesso card. Ottaviani (uomo di esemplare e antico conservatorismo, che reagiva al clima che si respirava in quegli anni) presidente allora della Congregazione del S. Uffizio, una delle branche più potenti della Curia: « Tutti ricorrono ai prelati per farne degli arn1eggioni presso i potenti, e si determina così una stanchezza nel paese verso gli uomini dell'eternità trasformati in age11ti delle cose temporali. Non è que• sto il modo di onorare la Chiesa. Così piuttosto la si disonora. Non è servire la Chiesa codesto, è servirsene ». Nella concezione del card. Ottaviani il potere gestito dalla D·C, meglio da sola, avrebbe dovuto servire in toto la Chiesa. Era avvenuto invece che le commistioni fossero tanto gravi da compromettere. la Chiesa, cosa di cui si doleva Ottaviani, e ogni ordine nella vita civile e pubblica, cosa che preoccupava i sinceri democratici laici. c·hi ricorda quegli anni sa che tutto era possibile ottenere, dal posto di usciere ad una grossa fornitura, attraverso l'intervento di un parroco, anche di campagna, su su salendo i gradini della gerarchia, in rapporto alla portata dell'intervento. La Chiesa garantiva il successo elettorale della DC, mentre le parrocchie e· le diocesi, attraverso le preferenze, l'elezione dei singoli deputati al Parlamento. Bisognava avere il cuore come un sasso (o essere sprovveduti per il proprio avve-. nire) per dire «no» all'umile preghiera di un parroco che si sarebbe ricordato dell'attenzione ricevuta nel momento elettorale. La co1npromissione era inevitabile, era nel meccanismo, era nelle cose. In occasione delle elezioni politiche del '58 la pressione della gerarchia si intensificò perché il voto cattolico confluisse tutto e ... 17 Bibi iotecag i nobianco -

Giulio Picciotti compatto nella n,c. La stampa cattolica il 3 maggio pubblicò la seguente « dichiarazione » della Conferenza Episcopale Italiana: « Gli Eminentissimi ed Eccellentissimi Ordinari d'Italia, ben consapevoli delle loro gravi responsabilità, confermano, in occasione delle prossime elezioni, le norme direttive già date per analoghe contingenze. In particolare ricordano al Clero e ai fedeli il loro impegno di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, e qui11di il grave obbligo: - di votare; - di esercitare il diritto di voto in conf orniità ai principi i della Religione Cattolica ed ai decreti della Chiesa e per il pieno rispetto del suo giusto diritto; - di essere uniti nel voto per costituire un valido argine ai gravissimi pericoli che tuttora gravano sulla vita cristiana del Paese. Tutti i Parroci rendera11no noto il presente comunicato nei modi che verranrzo stabiliti dagli Eminentissimi ed Eccellentissimi Ordinari ». La stampa cattolica pubblicava una nota interpretativa che spiegava ancor più chiaramente la dichiarazione vescovile, facendo riferimento diretto ai singoli partiti che operano nella scena politica italiana. La nota si soffermava sull'obbligo dei cattolici di negare il voto « al comunisnzo e al socialismo più volte condannati da Encicliche Pontificie e Decreti della Santa Sede, entrambi colpiti dalla scomunica che su di loro pesa sin dal luglio 1949 ». Subito appresso, si precisava che il monito della Conferenza Episcopale di « dare il voto in conformità ai principii della religione e ai decreti della Chiesa » esigeva « un attento vaglio degli altri partiti in lizza». E questo vaglio port~va né più né meno ad escludere tutti indistintamente i partiti e le correnti politiche italiane ad eccezione della Democrazia Cristiana. Veniva confermata infatti, anzitutto, la condanna dei principii liberali: « Non occorre ricordare conie, fin dal 1864 con la Enciclica "Quanta Cura" di Pio IX, e poi con Leone XIII e con S. Pio X, sia stata condannata la dottrina del Liberalismo ». Altrettanto rigoroso era il veto contro i partiti di democrazia laica: « I partiti che prof essano il " laicismo ", sotto qualsiasi forma e con qualsiasi tendenza si presentino, so11.oriprovati in virtù della co11danna di questa dottrina, negatrice di diritti fondamentali della Chiesa, fatta già dal Concilio Vaticano ». La nota continuava: « Neppure si può far credito a quei partiti che, pur confessando f armale ossequio alla Chiesa, si appoggiano a principi di violenza, o sono inquinati di anticlericalismo, o seguono opinioni e teorie contrarie a quelle della Chiesa sugli argomenti del matrimonio, della scuola, della stampa, della morale, del 18 Bibiiotecag inobianco

.. Il voto dei cattolici costume in genere. Essi sono tutti e sempre pronti - come fatti anche recenti hanno dimostrato - ad allearsi con i comunisti quando si tratta di calpestare diritti e libertà della Chiesa ». E finiva per concludere che « per tutti questi gravi 1notivi si impone la necessità di f orn1are un 1)alido argine unico, solido ed elevato, bisogna stringersi, in una parola, tutti attorno al partito che per il suo programma e per i principi ai quali si ispira, per la fiducia che si è guadagnata, è il solo a dar garanzia di fronteggiare i pericoli che tuttora gravano sulla vita cristiana del Paese e di attuare il vero progresso economico e sociale in un ordine di giustizia e di pace ». Il cattolico « Avvenire d'Italia » di Bologna così titolava, su 9 colonne in prima pagina, la dichiarazione della CEI: « L'alto monito dell'episcopato italiano: votare, votare bene, votare uniti », e proseguiva nel sommario: « Di fronte all'impegnativa situazione del paese, tra comunismo ateo e un laicismo irreligioso, la Chiesa - per l'autorevole 1Jocedei Presitli - i1npegna i cattolici a convergere i suffragi sulla sola grande forza politica che garantisca la sicurezza della Democrazia, la stabilità del governo, l'aspirazione cristiana dello stato ». Si ebbero reazioni. Il cattolico prof. Carlo Arturo Jemolo, commentando la dichiarazione della CEI in un pubblico discorso a Bologna, affermò che « i cattolici non sono legati a votare per alcun determinato partito, ma possono perseguire la via che ritengono opportuna, purché essa no11 porti alla umiliazione religiosa, né ad un minor impero della Chiesa stille anime. Io credo di riconoscermi - aggiunse - in quella tradizione cattolica risorgimentale, che giudicava il potere temporale come una palla al piede per il papato. Credo insomma che la Chiesa abbia enormi compiti, domani, per una mediazione tra razze e civiltà diverse, e che all'uopo essa debba rompere l'involucro di residui medioevali, di pretesi privilegi del foro ecclesiastico e, in definitiva, di tutte quelle strutture che hanno fatto il loro tempo e che lo indeboliscono ». I segretari dei partiti repubblicano e radicale, Reale e Pannunzio, fecero unitamente un passo ufficiale presso il Presidente del Consiglio Zoli perché il governo intervenisse« ufficialmente e imme .. diatamente per denunciare una così scoperta violazione del Concordato co1i evidente pericolo per la pace civile e religiosa del paese ». Del passo compiuto fu informato il Presidente della Repubblica. Zoli rispose· che « nella dichiarazione dei Vescovi italiani non v'è stato che l'esercizio di un legittimo diritto. Una diversa conclusione 19 Bibiioteca·ginobianco -

Giulio Picciotti non può trovare f andamento che nella opinione " che i sacerdoti debbano restringersi a predicare in Chiesa la verità della fede e a non uscire dal sacrato ad occuparsi delle cose della terra" proposizione che sempre piacque ai ripetitori dei luoghi comuni ma che i fatti si incaricano ogni giorno di dimostrare falsa >>. Disse di più: « Se le signorie loro ritengono di essere di fronte ad un reato debbono rivolgersi all'autorità giudiziaria e non al Presidente del Consiglio». Quanto all'Azione cattolica, affermava ancora Zoli, « l'art. 43 del Concordato dispone che l'A.C. deve 'Valersi della propria attività al di fuori di ogni partito politico. A1.anon può estendersi l'interpretazione di esso a vietare ad essa di intervenire in difesa della religione e della libertà della Chiesa ». La risposta di Zoli, replicò Reale (l'attuale ministro di Grazia e Giustizia, che conduce, unitamente al ministro degli Esteri, il confronto di tesi tra Stato italiano e Santa Sede sull'interpretazione del Concordato in tema di divorzio), « contiene la piena in.condizionata adesione del presidente del Consiglio alla impostazione delle autorità ecclesiastiche ». E Pannunzio (direttore del più autorevole settimanale laico del dopoguerra, « Il Mondo ») commentò: « appare incredibile che un documento simile sia stato firmato dal Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana. Avrebbe potuto recare senz'altro la firma di un governatore dello Stato Pontificio ». La Malfa giudicò la risposta di Zoli un « assurdo dal punto di vista giuridico, costituzionale e n1orale ». L'interesse diretto della Chiesa per la vita politica italiana continua. È significativo al riguardo il richiamò al clero milanese dell'arcivescovo di Milano, Mons. Montini, nel 1960, quando cioè si tentava di formare un governo di centro-sinistra, di « non doversi favori re la cosiddetta " apertura a sinistra " ·nel momento presente e nella forma ora prospettata perché tale "apertura a sinistra " coinvolge conseguenze molto gravi nelle anime in ordine alla fede e alla vita cristiana e nella condizione della Chiesa nel nostro paese» 3 • Questa opposizione della Chiesa - anche a giudizio di autorevoli scrittori cattolici 4 - - fu una delle cause che provocarono il fallimento dei tentativi fatti dagli onorevoli Segni e Fanfani, rispettivamente nel marzo e nell'aprile del 1960, di formare un governo di centro sinistra aperto ai socialisti. · L'anno seguente comincia a insinuarsi, almeno nella parte più attenta della gerarchia, qualche dubbio che la strada scelta dalla 20 3 « Osservatore Romano», 5 giugno 1960. 4 DE ROSA s. J., op. cit. Bibiiotecaginobianco •

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