Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

\- . . . - ·Rivista mensile diretta da Francesco Compagria·_·_. \ La Redazione, . All' ombra di De Gaulle Gian Giacomo Dell'Angelo, Politica di s·viluppo e finanziamento dell'agricoltura - Francesco Compagna, La Cassa e la politica di piano - José Louis San:ipedro, Il Mercato Comune Europeo e l' economia dei paesi ,nediterranei - Raffaello Franchini, Un dibattito marxista. e scritti di Luca Bernardelli, Sergio Bertelli, .. \ . Umberto Cassinis, -Girolamo Cotroneo, Vittorio de Caprariis, Domenico De Masi, Laura Fabbri, Giuseppe Galasso, Antonio Ghirelli,. Giuseppe Neri, Giuseppe Sacco, Nicola Tranfaglia. ANNO X - NUOVA SERIE - GENNAIO 1963 - N. 37 (98) EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - NAPOLI Bi~liotecaginobianco ' ., . '

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SOMMARIO Editoriale [3] La Redazione All'on1bra di De Gaulle [7] Gian G. Dell'Angelo Politica di sviluppo e finanzia.mento dell'agricoltura [ 17] Note della Redazione Le alternative dell'Europa - Moro e FanfaniCroce, Garin e la cultura italiana [36] Giornale a più voci Antonio Ghirelli Rivolta e resistenza [ 44] Nicola Tranfaglia I magistrati e la costititzione [ 46] Giuseppe Galass.o Dodici questioni per " Cronache. Meridionali " [ 49] Francesco Compagna La Cassa e la politica di piano [52] Documenti José Louis Sampedro Il Mercato Cornune Europeo e l'economia dei paesi mediterranei [57] Argomenti Raffaello Franchini Un dibattito marxista [85] Umberto Cassinis La riorganizzazione del collocamento [93] Saggi Vittorio de Caprariis Le tendenze della storiografia americana nel ventesimo secolo [103] Bibliotecaginobianco Cronaca Libraria a cura di Sergio Bertelli, Domenico De Masi, Giuseppe Sacco, Laura Fabbri, Giuseppe Neri, Luca Bernardelli e Girolamo Cotro 1 neo [115]

Editoriale · Due commissioni sono state nominate dall'amministrazione municipale di Napoli: una per la programmazione dello sviluppo economico . della città nel quadro della legge speciale, l'altra per il piano regolatore.. · . Si è voluta poi interpretare la noniina di queste commissio.ni come un "fatto nitovo" nel senso che essa presupporrebbe l'accettazione di . metodi e di indirizzi che i critici più severi delle amministrazioni prece- . denti andavano da tempo indicando. Senonché, le commissioni di cui si parla risultano piuttosto pletoriche e di cornposizione eterogenea:. a scorrere l'elenco di coloro che sono stati chiamati a farne parte si trovano anclie e soprattutto i soliti nomi, qz,1,ellidei soliti rappresentanti cli certi interessi e dei soliti esponenti della vecchia classe dirigente, dei responsabili, cioè, della decadenza civile di 1Vapoli; e si trovano pure i soliti no1ni degli " esperti " tenitti in gran conto dalla vecchia classe dirigente per il loro "accomodantisn10 ", i nomi di quegli esperti, cioè, che sono sempre disponibili, che hanno collaborato ieri con Lauro, che vogliono collaborare ora con i dernocristiani, che collaborerebbero do1nani con i comunisti, quando i co1111Jnistiaccedessero alle posizioni di \ potere. Si tratta di uomi1ii che ci tengono ad essere soltanto degli esperti, appunto; e che pertanto ritengono che le loro prestazioni, più o meno preziose, non possano e non debbano essere viziate da preoccupazioni di ordine politico. Neanche la loro preseriza nelle commissioni, quindi, costituisce un "fatto nuovo". È inutile star qiti a spiegare percfzé noi teniamo in assai poca considerazione questo tipo di esperti; e perché ci auguriamo che una n.uova generazione di esperti si formi, qualificata non solo da una preparazion.e di tipo moderno, ma a11che e soprattutto da una sentita vocazione politica, risolutamente riformista e capace di rappresentare una precisa alter11ativa: per fondare la qitale è necessario anzitutto che ci ' si dichiari disponibili per collaborare con i pubblici poteri solo nel qitadro di una svolta politica, e non quan.do i vecchi legami con le forze della conservazione, della speculazio1'ie, della corruzione, risultano confermati, invece che recisi conie devono essere, se svolta effettiva si vu.ole avere. 3 Bibliotecaginobianco

Editoriale Proprio perché non riteniarno che si sia verificato sostanzialmente un "fatto 11iLovo ", proprio perché ritenianzo che la svolta politica non c'è stata ancora, noi, cortesemente invitati a far parte delle commissioni nominate da questa a111ministraziorte, abbiamo rifiutato. Fino a quando ci sarà l'apertura a destra - e qu.esta amministrazio11e nzonocolore è aperta a destra, e si è formata i11 seguito a itna scelta politica della DC napoletana cfze abbian10 duramente criticato, anche perché contraddittoria rispetto alla scelta nazio11ale del C'o11gresso di Napoli - noi restiamo all'opposizione. Soltanto quando in Consiglio comunale si aprirà a sùiistra, chiaran1ente e risolu.tamente, noi saremo disponibili per collaborare con itn'amn1.inistrazione napoletana ( sempre che 110n si tratti, naturalmerite, di itn'apertitra a sinistra addo1nesticata, che non si tratti, cioè, di sedere intorno allo stesso tavolo, ptlre dopo l'apertura a sinistra i11 Consiglio comitnale, con qitegli esponenti della vecchia classe dirige11te di cui chiedian10 la sostituzione definitiva e iritegrale con quadri nuovi, magari irnportati da fuori, se a Napoli non ve ne sono - e non ve 11esono, a nostro giitclizio - di abbastanza 11iLmerosi e abbastunza qiLalificati). Ma, si dirà, 11elle dile co111111issioni rzominate dall'an1ministrazione monocolore aperta a destra, figiLrarzo pitre alciuii 11omi di amici socialisti e di esperti che si sono qualificati fino ad ora per aver partecipato intensamen.te e respon.sabiln1e1zte a battaglie democratiche di minoranza. Si potrebbe ritenere che, accettando l'invito loro rivolto dall'amministrazione co1nunale, questi amici abbiano implicita111ente dimostrato di dissentire dalle ragioni che ha11no dettato il nostro atteggiamento. E certo non si capisce bene perché i socialisti chiamati a far parte delle commissioni per la programn1azione e il piano regolatore nonzinate da qt1esta am111inistrazione municipale non abbiano reagito con una chiara motivazio11e politica e si siano limitati a inviare una lettera in cui dichiarq,no che "si riservano di accettare " ( questa notizia - che testimonia di incertezze ed esitazioni nella direzione politica del PSI napoletano - si è letta silll' "Avanti!" del 12 dicembre, in una corrispondenza da Napoli che peraltro denitnciava fin dai titoli la collusione fra DC e monarchici alla Sala dei Baroni e la sfiducia socialista nei confronti di un'amministrazione il citi sindaco risulta "succube del PDIUM "). Quanto agli esperti di orientamento democratico, e in particolare qua11to agli itrbanisti, potrebbe sembrare cfLe essi, accettando la nomina a n1embri delle commissioni, si siano lasciati cooptare e si siano prestati a forni re con i loro nomi un niotivo ornamentale alla grossa facciata che con le commissioni è stata eretta dagli amministratori per coprire, 4 Bibliotecaginobianco

Editoriale sia pitre alla 111eglio, i n1ediocri interessi elettorali e di potere cl1e sono all'origine del 1nonocolore aperto a destra. Né vale obiettare che, per quanto rigitarda la commissione del piano regolatore, norz ci si poteva ri{ìiltare di farne parte, perché si doveva essere vicini a Piccinato, chian1ato a presiederla: a nostro giudizio, la scelta di Piccinato è u11a buona scelta, un'ottima scelta, come lo è stata per il piano regolatore di Roma; ma il piano regolatore di Roma è passato perché c'era un,a maggioranza di centro-sinistra per approvarlo in Con~ sig!io comunale, 1nentre a Napoli si tratta, prima che di una battaglia per studiare il piarzo regolatore, di u11a battaglia per liquidare ogni • illusione che u11 pian.o regolatore decente possa essere approvato, e soprattutto applicato, in accordo co1i i responsabili del pia110 regolatore del 1958. È qui11di evidente che, quando si accetta· di far parte di una comn1issione nominata da questa ar1zl'tzinistrazione, si rinuncia a combattere con tittte le arn1i questa battaglia; e si alin1enta proprio l'illusion~ di cui dicevamo. Può darsi che a11che considerazioni opportunistiche, e una certa stanchezza derivata dallo stare sempre all'opposizione, abbiano alterato la valutazione politica di qualcfze nostro amico. Ma soprattutto, ci sembra, i socialisti e gli esperti di orienta111ento democratico che sono stati cooptati nelle co,nmissioni 11onzirzate dall'amministrazione monocolore aperta a destra si sono lasciati sitggestionare dalla presu11zio11e di poter recare un loro co11tribitto clall'interno delle commissioni alla soluzione di gravi, e urgenti, problemi della città. Essi, forse, hanno ritenuto addirittitra di poter condizionare dall'inter110 delle conzmissioni le vi- \ cende napoletane, qitelle della legge speciale e del piano regolatore e del consorzio per l'area industriale. E 111agari qualcilno l1a pensato persino che dal seno delle commissiorzi potesse emergere, pri1na o poi, una generale consapevolezza della 11ecessità di liquidare ogni residito di apertura a destra in sede di Consiglio comu.nale. Potrebbe esserci, itn grave errore all'origine di questo rispettabile ragionan1ento. Potrebbe capitare, cioè, che, mentre i nostri a1nici siedono nelle commissioni e lavorano di fino, la tensione politica si abbassi e il monocolore aperto a destra si consolidi proprio nella 1nisura in cui le commissioni verrebbero ad assolvere la triplice funzione che qualcuno può aver pensato di assegnare ad esse: l) presentare, come dicevamo, tlna facciata qzianto più possibile ricca di ornamenti, al riparo della quale qu.esta amministrazione possa sembrare più decente di quello che è in realtà; 2) din1ostrare che essa è i11grado di avvalersi di una base di opinione pubblica qualificata più ampia di quanto non risulti dallo schieramento dei partiti i11 é"'onsiglio comunale, una base che 5 Bibliotecaginobianco

Editoriale inclilda Pane e Petriccione insieme a Corbino e simili; 3) catturare in un certo quadro di itfficialità elernenti di Pl!,nta 4ello schieramento den1ocratico e degli ambienti culturali, per impedire che essi conducano con pienezza di mezzi la loro vera battaglia, che dovrebbe appunto consistere nel chiedere che definitiva1nente si espellano dalle "stanze dei bottoni ".- e anche dai corridoi che adducono a qileste " stanze" _:_ tutti coloro di cui per esperienza si sa che 110n sanno starci senza provocare i guasti piìt o n1eno irrin1ediabili che 1zanno finora provocato. Ma se la ragione principale per cui i nostri a1nici socialisti e urbanisti si sono lasciati cooptare nelle commissioni nominate da questa amministrazione è da ravvisarsi nella presunzione di poter recare un loro contributo alla soluzione di certi problemi; se, cioè, la ragione principale di qitello che a noi sembra ( e anche i repubblicani nel loro congresso provinciale si sono dichiarati di questo avviso) itn errore politico, non è di natura trasforn1istica ed o_pportu11istica ( e per i più non lo è certa1nente): allora si tratta di un errore che può essere corretto dopo che le prùne sedilte delle commissioni avranno dimostrato ( e il recente discorso del sitzdaco in Co11siglio comunale già lo ha dimostrato in gran parte, a giu.dizio degli stessi socialisti) l'infondatezza di quella presiLnzione e la giustezza delle ragioni che hanno indotto noi a restare fermi all'opposizione, risoluti a 110n dare tregita, per quanto ci è consentito dai nostri mezzi, a questa amministrazione. A questo pu,nto, tuttavia, il discorso non si può considerare terminato. Altre e più alte e più gravi resporzsabilità vanno chiamate in causa. Abbiamo ripetutamente espresso l'opinione che la situazione napoletana non è sanabile - sia pu,re parzialmer1te- che grazie ad un intervento continuato e diretto dall'esterno nella forrriazione di una nuova classe dirigente locale. Quei qu,adri moderni per preparazione tecnica e. sensibilità etico-politica che Napoli non da' o dà solo parzial1nente debbono essere importati nella città ad opera di chi lo può; quelle leve del potere locale in sede finanziaria, amminìstrativa, tecnica che le classi tradizionali sono abituate a considerare come propri inalienabili appannaggi vanno strappate ad esse e messe in rn.ani assolutamente nuove. Purtroppo, dopo alcuni m.esi di centro-sinistra, 110n possiamo dire che in questa direzione siano stati nzossi molti passi. E quella soluzione verso la quale la den1ocrazia cristiana napoletana si è indirizzata quando ha dovi1:to affrontare il proble1na dell' a11zministrazione costituisce anche una nuova e sconf orlante riprova del colpevole disinteresse romano verso i problen1i della zona infetta napoletane: onde l'infezione progredisce in loco e potrebbe diffondersi altrove. 6 Bibliotecaginobianco

Ali'ombra di De Gaulle a cura della Redazione La Francia si è costantemente distinta in questo dopoguerra come il paese dell'Europa libera che ha dato più frequentemente da pens~re e da temere ai democratici in Francia e fuori. Non è stata soltanto la·.· tradizione ormai antica che, dalla grande Rivoluzione fino alla vigilfa·· della seconda guerra mondiale, ha fatto della Francia il termometro dei progressi e delle involuzioni dello spirito e della causa democratica in tutto il Continente a determinare questa costante attenzione che. tutti abbiamo rivo,lto e rivolgiamo alle cose francesi e a suscitare_ la particolare intensità e il _singolare colore affettivo dei timori e delle speranze che volta a volta ne derivano. È stata anche, fin dal primo giorno del dopoguerra, la chiara e precisa sensazione che la Francia, più d'og11i altro paese europeo, andava cercando - se si vuole con uno scetticismo pigro e affannoso, 1na no11 perciò meno pertinace - una .· strada sua, una strada nuova che evitasse al paese l'eventualità di tro- · varsi nuovamente, quando che fosse, ai mali passi del 1940, a quei mali passi che la vita incerta e debole e le mille difficoltà della IV Repubblica, il dissolversi del mito della Francia nazione-co 1 vincitrice della seconda \ guerra mondiale, il graduale frantumarsi dell'Impero, il pericolo co·mu- .nista urgente nei confini e fuori dei confini nazionali, la lenta ma inarrestabile rinascita del vicino d'Oltrere110, i primi e più duri anni della ricostruzione postbellica e mille altre cose rendevano sempre presenti e attivi, come rico,rdo e come timore, 11ello· spirito dei francesi. Per un paese in cui viveva ed agiva un uomo come De Gaulle, quale tentazione! ·Per un paese in cui il miracolo di un tranquillo, ma considerevolissimo sviluppo economico e il miracolo, ancor più prodigioso, di un radicale rinnovamento della struttura e delle tendenze demografiche erano respinti in secondo p~ano dalla travagliosa e letale vicenda algerina, quale pericolo! Per un paese in cui determinati uomini e ceti inseguono da un ·secolo e mezzo il miraggio di una completa rivincita contro il mondo dell' '89, quali oscure· o·mbre in agguato! La France à l'heure de son clocher poteva ben definirla, in un libro tuttora assai vivo e stimolante, Herbert Lutl1y: un mondo in cui le molte forze giovani e vive rimanevano costrette entro la camicia di forza di ~aduli 7 Bibliotecaginobianco

La Redazione e di strutture tradizionali e in cui la necessità di soluzioni originali veniva soddisfatta per i sentieri più antichi. Con le recenti elezioni della nuova Camera e, prin1a ancora, votando positivamente nel referendum richiesto da De Ga11lle per l'elezio11e del capo dello stato a suffragio universale, la Francia ha dato, ai democratic~ et1ropei un ultimo e più forte colpo e, dando a vedere di aver finalmente e definitivamente chiuso il lungo dopoguerra, li ha chia1nati a nuove, più ardue e i1npeg11ative, prove di respo•nsabilità e di in.telligeiìZa democratica. È noto quel che è accaduto co11 le ultin1e elezioni. A De Gaulle, che ha trovato soddisface11te una 1naggioranza del 60% nel suo referendu1n, si è affiancata in parlamento una UNR che ha trovato nel corpo elettorale t1na massa di consensi assolutamente impreveduta. Nella prova le formazioni democratiche tradizionali della IV Repubblica hanno subito perdite gravissime di suffragi, ancorché assai spesso mascherate dal numero dei seggi conseguiti da qualche partito (ad es., la SFIO) grazie al sistema elettorale vigente. No·n meno negativi sono stati i risultati per il tradizionale centro-destra degli indipendenti e - soprattutto - per la destra ultra, che è venuta fuori dalle elezio·ni addirittura schiacciata. Modesti incre1nenti di suffragi e più considerevoli aumenti di seggi hanno fatto invece registrare i comunisti. Di fronte a tali risultati, e anche per il n1odo come essi so·no stati preparati e si sono prodotti, tutti gli osservatori hanno convenuto, pressocché senza eccezioni, che una nuova fase della vita politica francese si apre. St1l carattere delle 11ovità si sono, tuttavia, n1anifestati dissensi fortissimi; ed è su questo che qui vogliamo tentare di abbozzare qualche primo giudizio e di sistemare alcune prime in1pressio-ni : le occasioni di riprendere il discorso su un argo111ento di tanto rilievo, e di svilupparlo con tutta l'ampiezza necessaria, no,n manchera11no di certo. Una considerazione pregiudiziale ci sembra al riguardo inevitabile. Per sedici o diciassétte anni dalla fine dell'ultima guerra abbiamo persistito nel giudicare gli avve11imenti francesi (così come, in genere, gli avvenimenti degli altri paesi europei) secondo schemi che attingevano la loro validità alla lotta politica dell' entre-deux-guerres e, quindi, attraverso mutamenti di carattere no11sostanziale, agli anni a cavaliere tra il secolo scorso e il secolo presente. Q11esti schemi ottocentescl1i conoscevano l'antagonisn10 di una destra reazionaria, legata moralmente e materialmente al mondo dell'ancien regime, e subito pronta ad identificarsi, appena ne sorse l'occasione, col nazifascismo, e di una sinistra socialista e massimalista, subito pronta ad identificarsi a sua volta, pressappoco co11temporaneamente all'evoluzione fascista della destra rea8 Bibliotecaginobianco

All'ombra di De Gaulle zionaria, con il comunismo leninista e stalinista egemonizzato dall'URSS. Tra queste due ali estreme si collocavano, passando attraverso mille diverse e talvolta insensibili sfumature: conser, 1atori più o meno illuminati; sostenitori convinti e spregiudicati del laissez-faire; la grande palude degli indipendenti, espressione tradizionale di particolari sfere dell'alta , e inedia borgl1esia e, sopratttitto, delle campagne, le pertinaci ed esasperanti ca1npagne di Franc1a; forze cattoliche nuo,ve n1ilitanti nei sindacati e nell'intellettualità d'avanguardia e forze cattolicl1e di ispirazione più conformista e tradizionale; infine, tutte le sfun1atL1re desiderabili del · radicalismo, del socialismo den1ocratico e di quello massimalistico e dell'indipendentismo di sinistra. La dinamica dello schieramento, non·.· smentitasi mai nei settant'an11i della troisième, postulava che_ ad ogni· consolidamento della sinistra seguisse come contraccolpo immediato una coagulazione e una sacra unione delle destre, e viceversa. La Camera bleu horizon uscita vincitrice alle elezioni del 1924 e il Fronte popolare. degli anni 1934-37 furono, ad esempio, tra i çasi più evidenti di realizzazione dello schema. Ma la norn1alità costituzionale era più propriamente contrassegnata dall'alterno prevalere delle mezze ali dello schieramento, con il che il regi1ne parlamentare francese non solo, realizzava a suo modo una sorta di bipartitismo di tipo affatto speciale, ma rit1sciva perfino a dare un colore politico, sia pure cangiante, a quel centro cl1e rappresentava nel sistema la zo,na più grigia e infida. Con questo regime la Francia poté, nel corso di alcuni decen.ni, superare l'immane - crisi provocata dal crollo del secondo Impero, partecipare vigorosamente all'espansione coloniale dell'Europa nel nìondo e all'apogeo della , civiltà e dell'economia capitalistica nei primi lustri di questo secolo, realizzare un precoce inserime11to del movimento socialista nella legalità costituzionale, affrontare vittoriosame11te la tempesta del primo co11flitto mondiale e le peripezie del seguente dopoguerra e resistere tutto sommato abbastanza bene anche alla grande crisi del 1929, restando indiscussamente la prima potenza del Continente, al1neno fino al 1935. . I ·critici più avveduti avevano tuttavia già prima di quest'ultima data segnalato, con la massima energia, i difetti e l'impasse nella quale a luogo andare il regi1ne dava a vedere per segni evidenti di progressivamente cadere e che avevano uno dei loro sintomi più appariscenti nella debolezza dell'esecutivo di fronte al Parlamento e, di riflesso, di .fronte alle più disparate forze corporative del paese, nonostante anche le misure che ad hoc furono adottate negli ultimi anni della troisième. Onde maggiore fu la preoccupazione con la quale da molti si guardò alla costituzione della IV Repubblica dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando, dall'ombra del bonapartismo intravveduta dietro la Bibliotecaginobianco

La Redazione co1nposta e solenne figura del capo della Francia Libera, si cercò riparo in un più chiaro rafforzamento del legislativo di fronte all'esecutivo. E naturale fu anche da parte di tutti il ricorso ai termini tradizionali nella vita politica francese dei primi decenni della III Repubblica per impostare e giudicare i problemi politici dell'ultimo dopoguerra, anche se, a sconvolgere di per sé in una 1nisura rilevantissima quei termini e gli schemi d'onde essi derivavano, avrebbero dovuto essere sufficienti da sole la presenza nello schieramento, con un peso del tutto nuovo, di una forza con1e quella co1nunista, sempre in testa nelle elezioni francesi dopo il 1945, e la minaccia sovietica nell'Europa centrale, che ripeteva una situazione prodottasi in precedenza transitoriamente e solo una volta, ossia nel 1814-15, all'indomani della caduta di Napoleone I. Le elezioni del 18-25 novembre scorsi, facendo seguito al precedente referend11m del 28 ottobre, han110, dunqt1e, dissolto finalmente - e, a quanto sembra, definitivan1ente - i termini e gli schemi tradizionali. L'impressione degli osser~atori a questo riguardo è stata, come s'è detto, pressocché unanime. Ci si deve chiedere, naturalmente, che cosa in particolare la giustifichi. La risposta non può essere dubbia: sono stati l'affermazione massiccia della UNR ed il modo in cui essa è stata conseguita a deterrni11are l'i1npressione, e sono stati gli stessi fatti a giustificarla. Per la prima volta dal 1945 le forze che si richiamano all'attuale Presidente della Repubblica hanno acquistato al Palais Bol1rbon una netta prevalenza_; per la prim_a volta esse l1anno affrontato da sole tutte le altre formazioni politiche, e hanno vinto; per la prima volta esse accompagnavano, all'alta protezione di De Gaulle un complesso abbastanza ben definito di orientamenti costituzionali e di aspirazioni in materia di politica estera e di azio,ne economica e sociale; per la prima volta esse hanno rivelato di disporre di un buon numero di quadri politici e parlan1e11tari; per la prima volta esse hanno rivelato in modo evidente la capacità di catalizzare intorno a sé zone dell'elettorato che, senza essere - certo - omogenee, appaiono tuttavia abbastanza univoche nelle loro tendenze di ordine sia politico che sociale. E se tutto q11esto :µon bastasse, si dovrebbe ancora considerare che lo stesso De Gaulle oggi non è più quello che era prima del 1958 e non rappresenta più quello che fi110 allora aveva rappresentato. Ché, se fino al 1958 egli rappresentava un'aspirazio11e confusa di strati e ceti politici e so~iali assai diversi tra loro e il suo nome valeva più per ciò che egli era stato nel passato che per altro, il De Ga11lle di oggi è invece perfettamente definito da quattro anni di pot~re, non meno gravidi di eventi e di conseguenze per la vita interna che per quella esterna della Repubblica; ed è per questa quadriennale azione politica, ormai, e 10 Bibliotecaginobianco

.: All'ombra di De Gaulle per ciò che del futuro essa fa intravvedere, assai più che per il suo passato di capo della Francia Libera, che il suo nome parla all'opinione· pubblica del suo paese ed ha un effettivo e rilevante significato politico. Si aggiunga, infi11e, che, con il suo· successo, l'UNR sembra aver cqagulato quella frazione mobile dell'elettorato francese che si spost"ò. ~ra -~I 1945 e il 1960 con grande irregolarità tra la estrema destra e il cent~p, e, togliendo questo elemento di grave incertezza ed ancorandolo -ip una posizione che può essere di proli-1ngata stabilità, ha certamente . conseguito uno dei primi presupposti perché un ritorno allo stato di · · cose pre-1958 appaia come una eventualità - oggi come o·ggi - piut-. tosto remota. A questo punto non si può fare a meno· di affrontare le due_ distinte .. e gravi questioni che da quanto fi11ora si è affermato discendono: che cosa politicamente significa oggi De Gaulle in Francia? e in quale rapporto si trovano De Gaulle e le forze rappresentate nell'UNR? Ma prin1:a di abbozzare una risposta è d'obbligo dichiarare che, per quanto rispon- · dere alla prima domanda appaia grosso modo più facile cl1e rispondere alla seco·nda, in realtà gli elen1e11ti che a tutt'oggi si posseggono, non solo all'estero, ma nella Francia stessa, relativamente a siffatta questione sono ancora immaturi percl1é ogni tentativo, di diagnosi o di prognosi non ·parta dal riconosci1nento di una ancora non trascurabile fluidità nello stato· delle cose. Si ripete assai spesso che De Gaulle si spiega con l'Algeria : e certo la parte avuta dalla grande colonia maghrebina nella storia della metropoli da quando nel 1954 i patrioti indipendentisti passarono all'azio·ne insurrezionale armata in nessun modo può essere sottovalutata. E tuttavia: chi si sentirebbe di negare che una crisi della -IV Repubblica esisteva anche prima d.el 1954? chi si sentirebbe di affermare che, risolto il problema algerino in un modo o nell'altro, non ci sarebbero state altre tempeste a sconvolgere la vita della IV Repubblica? Insomma, la crisi algerina è stata fatale e si è rivelata determinante solo perché essa si è prodotta in una repubblica debole. In una struttura statale più sana e robusta l'« incidente» algerino non avrebbe avuto conseguenze altrettanto letali. E del resto non è forse vero che De Gaulle in quattro anni di governo· ha più volte, e spregiudicatamente, mutato la sua posizione sul problema algerino? non è vero che egli ha più volte apertamente proclamato il valore puramente strumentale che, nella sua visione del futuro della Francia, aveva la soluzione (quale che fosse) del problema algerino? A poco a poco, attraverso crisi che almeno un paio di volte hanno attinto il culmine della drammaticità, al De Gaulle salvatore della Francia perché supremo· moderatore delle parti 11 Bibl_iotecaginobianco

La Redazione in contrasto stil problerna algerino si è v~nt1to così sostituendo il De Gaulle restauratore-rinnovatore dello, stato francese n~lle sue tradizioni di illuminata politica autoritaria e di irriducibile politica di potenza. Il mutamento di fisionomia nelle politicl1e perseguite da De Gaulle ha fatto sì che l'ala che ben si può definire fascista e di destra dei suoi sostenitori del 13 maggio si staccasse a un certo momento da lui e ne· divenisse la più accanita nemica. Il conflitto con l'OAS ha perciò potentemente riqualificato De Gaulle, cl1e nei primi due anni della sua presidenza era rimasto assai compromesso dai contatti e dalla collaborazione estesi fino ad alcuni veccl1i arnesi di Vichy; e il risultato della riqualificazione, se moralmente l1a significato 1nolto per De Gaulle, politican1ente ha significato ancor di più, perché ha violentemente centrizzato l'UNR e ha quindi tolto al movi1nento gollista l'handicap che avrebbe rappresentato presso l'opinione pt1bblica una collocazione di estrema destra. Il ce11tro gollista non ha, però, nulla i11comu11e col vecchio ce11tro della III e della IV Repubblica: quest'u.ltimo si presentava come il vasto e piuttosto passivo campo di azio11e delle mezze ali (di destra e di si11istra) dello scl1ieramer1to; il centro gollista si prese11ta, i11vece, come detentore di una iniziativa autonoma e vittoriosa contro lo schieramento tradizionale. Sostenendo la necessità di un rinnovamento costituzionale e indicando nella elezione diretta del capo dello stato e nel deciso rafforzamento dell'esecutivo gli strumenti a ciò più ido,nei, l'UNR ava11za decisamente la propria pretesa di p·orsi come forza progressista della società francese. E la pretesa è tanto più facilmente accolta in quanto la critica gollista alle deficienze (vere o presunte) del veccl1io sistema politico, francese non è condotta sulla falsariga di un'ideologia antidemocratica in via di principio, ma piuttosto dal punto di vista della funzionalità e della n1odernità delle istituzioni; e in quanto, d'altra parte, l'UNR accompagna il suo programma costituzionale con un programma economico e sociale che viene incontro (o dà l'impressione di venire inco11tro) ad esigenze assai diffuse nel paese e in molti suoi strati ed è parimenti improntato, in pii1 punti, a criteri di modernità e di efficienza cl1e non appaiono come una 1nera lustra. Nel programma e nelle linee così complesse dell'UNR una gran parte dell'opinione pubblica francese si è rico11osciuta ed ha consentito. Nessun ~rrore sarebbe più grave del credere che si tratti di un semplice fenomeno di qualunquismo, co1ne tale assolutamente provvisorio. Il qualunquis1no francese dev'ess~re ravvisato nei milioni di elettori che al referendum del 28 ottobre e nelle due tornate delle elezioni legislative hanno disertato le t1rne. I rnilioni di voti affluiti ai candidati dell'UNR 12 Bibliotecaginobianco

All'ombra di De Gattlle espri111ono, invece, u11a reattività dell'opinione pubblica sulla quale si deve n1editare. Gli osservatori furono più o meno concordi nel ·rit_enere, dopo l'esito del referendum, che il· gollismo avesse registrato (con una maggioranza del 60%) un punto nett~mente a suo sfavore e- che pertanto il 18 e il 25 nove1nbre esso avrebbe accusato una battuta d'arresto. Le due domeniche elettorali successive li l1an110 smentiti e, ciò facendo, li hanno ancl1e costretti a rivedere, in quanto semplicistico, il giudizio sul gollismo come movi1nento dovuto ad un abbandono· quall1nquistico dell'opinione p11bblica al mito del demiurgo salvatore. Gli elettori dell'UNR hanno, invece, provocato un crollo verticale delle posizioni della vecchia destra, hanno detto un no to11do e netto ai partiti· tradizionali; e, dato il modo come la campagna elettorale è stata con-· dotta un po' da tutti, non poteva ma11care loro la coscienza di compiere una scelta che avrebbe gravemente co1npromesso, in un senso o nell'altro, l'avvenire del paese. Fenomeno ancor più importante, nell'opinione pubblica che nell'UNR e nelle sue linee .programmatiche si è riconosciuta -rientrano certamente alcune di quelle forze giovani e dinamiche del paese alla cui insofferenza delle strutture politiche tradizionali abbiamo già, di passata, fatto cenno: le nuove borghesie (impiegatizie e operaie) che sono insieme il prodotto della società affluente e lo stin1olo ad 11na ulteriore espansione di essa; i tecnici, gli imprenditori e i managers asso,rti nelle soluzioni « metodologicamente » più corrette dei pro-blemi economici, da quelli della programmazione a quelli dell'agricoltura; le classi maturate al voto e ai diritti politici negli ultimi anni e che si sentono lontane • , dalle te11sioni e dalle passioni del dopoguerra; politici e intellettuali che vedono nel gollis1no lo strumento che assicura il più celere raggiungimento degli obiettivi di rafforzamento delle istituzioni e di integrazione supernazionale; e così via. Senonché, è poi appunto per questo che il problema del rapporto tra De Gaulle e l'elettorato dell'UNR quale lo si è potuto intravvedere nelle elezioni del 18-25 novembre si presenta come tutt'altro che univoco. Se il problema algerino ha costituito la discrin1inante che ha diviso gollismo e destra tradizionale, molti sono i segni che fanno ravvisare nei problemi europei la discrin1inante tra gollismo e la più moderna e autentica de·mocrazia: basti pensare alla posizione di uomini come .Monnet ieri e Marjolin oggi. Ma anche nel momento in cui queste discriminanti sono e1nerse l'interna coerenza dello schieramento gollista è rimasta ben lungi dall'essere assicurata. C'è all'interno di esso una contraddizione orizzontale abbastanza evidente, e c'è anche una contraddizione verticale più sfuggente, ma non insensibile. C'è la contraddizione, 13 . . Bibliotecagino_bianco

La Redazione innanzitutto, tra quelli che appaiono come gli obiettivi preminenti del leader e quelli che appaiono come gli obiettivi preminenti dell'elettorato dell'UNR. Il leader appare teso alla delineazione e al perseguimento di una politica di potenza mo11diale, nei confronti della quale il riassetto costituzionale e la stabiìità interna hanno un ruolo nettamente subordinato, mentre gli stessi problemi economici e sociali ribaltano• in posizione piuttosto marginale. L'elettorato appare invece interamente concentrato sui problemi economici e sociali, di fronte ai quali sono la stabilità interna e il riassetto costituzionale a giocare un ruolo subalterno, mentre la politica di potenza mondiale si profila come una conseguenza eventuale (e magari, per alcuni, gradita) della restaurazione e del riassetto promossi da De Gat1lle, ma può anche costituire il giustificato motivo della satira degli chansonniers. In questo senso il gollismo è un fenomeno che va oltre De Gaulle ed è più ampio assai dell'onda di sentimenti e di passioni messe in gioco dalla figura del presidente. Di fronte ad una situazione di tal fatta il giudizio espresso di so-pra - che le elezioni francesi ultime abbiano segnato uno spartiacque netto tra due ben distinte fasi della storia di quel paese - trova piena rispondenza. Che poi potenti interessi finanziari e imprenditoriali abbia110 trovato, nella stessa situazione, il terreno ideale per dispiegarsi e prosperare; che la politica di potenza del presidente De Gaulle ràpprese11ti per essi il più allettante degli inviti e la più seducente delle coperture; e che l'intera vita economico--so-ciale del paese corra così il rischio di essere strumentalizzata in funzione di tali interessi capitalistici e delle camarillas diplomatiche e militari suscitate dalla medesima politica di ., potenza: tutto ciò è cosa fin troppo ovvia, che potrebbe costituire ma-- teria di scandalo o di sorpresa soltanto per chi fosse legato a semplicistici schemi della vita politica e di quella sociale. Il pericolo della situazio11e francese no,n sta nel fatto che un'ondata di conservatorismo economico e sociale possa rifluire sul paese; ma sta, più precisamente .e più gravemente, nel fatto che un nuovo indirizzo politico possa convogliare tutta quanta la vita francese dei prossimi decenni verso lidi che - senza essere in alcun modo quelli del totalitarisrr10 sperimentato negli anni '20 e '30 di questo secolo o quelli di un inattuale bo11apartismo della prima o della seconda ma11iera - potrebbero, tuttavia, essere quelli di un autoritarisrno e di un paternalismo assolutamente imprevedibili nelle loro ultime direzioni interne ed esterne. Quanto, alla frattura verticale all'interno del gollismo, biso·gna far riferimento al gollismo più gretto che può essere rappresentato da un Debré e al gollismo più aperto che può essere rappresentato da uno Chaban-Delmas. Sono termini, come abbiamo già detto, sfuggenti, ma 14 Bibliotecaginobianco

All'ombra di De Gaulle tutt'altro che privi di significato. Basterà dire che il gollismo di destra. esprime la misura in cui il movimento racco·glie atteggiamenti e reazioni dell'opinione pubblica più legati (e sia pure in chiave di negazione) al passato; mentre il gollismo di sinistra esprime piuttosto la misura "in cui il movime,nto raccoglie, da una parte, echi e passioni delle .più giovani generazioni e, dall'altra, con,toglia ideali di rinnovamento che trovarono il loro primo delinearsi in certi fervidi an1bienti della Resistenza legata alla figura di De Gaulle. Il punto più oscuro e, peraltro, più decisivo è rappresentato, invece, dalla misura in cui tra gollismo più_ gretto e gollismo più aperto giostra110 quelle forze finanziarie ed imprenditoriali e quei milieux diplomatici e militari, il cui peso nella · · nuova situazione francese appare chiaro a tutti .. Chiusura del passato, dunque, ma gioco ancora assai aperto rispetto al futuro: questa la fisionomia e il significato attuale del gollismo. E i democratici? E i comunisti? Se le illazioni finora discusse sono vicine al vero, una delle prime conseguenze sarà che un~ reazione al gollismo in termini di fronte popolare non potrebbe, nella sitt1azione di oggi, approdare a grandi risultati. I socialisti della SFIO possono averla adombrata per calcolo elettorale; ed un prolu11gamento di essa appare anche probabile. Ma è il punto della forza che oggi il PCF conserva ad essere principalmente in discussione, al punto che non vien fatto di pensare nemmeno alla possibile fagocitazione dei democratici da parte dei comunisti, che fino ad alcuni anni or sono si sarebbe potuta temere come il massimo dei mali che una soluzione frontista avrebbe apportato. I comunisti , hanno guadagnato alle ultime elezioni un po' di suffragi; ma anche questa è una reazione più legata al passato che anticipatrice del futuro, più prolungamento di una precedente stratificazione psico-sociologica che fatto squisitamente e decisamente politico. In realtà, mai come oggi il PCF è apparso non solo ai non comunisti, ma anche agli stessi comunisti francesi e non francesi come un ramo secco della vita politica transalpina. Il suo destino appare consacrato ad uno svuotamento progressivo del suo residuo n1ordente politico e sociale. Non è solo la società affluente o l'iniziativa degli avversari a costringerlo, in questa posizione; è soprattutto il fatto che lo stesso partito si rivela privo di reazioni efficaci di fronte agli sviluppi della situazione, incapace di l~nciare nuove grandi parole d'ordine suscettibili di mobilitare masse e paese, combattuto tra la sua vecchia anima stalinista e il nuovo corso kruscioviano. E, del resto, è questa una situazione che caratterizza il comunismo europeo non soltanto in Francia! Ai democratici, dunque, prospettandosi infruttt1osa, anche se forse, 15 Bibliotecaginobianco •

• La Redazione sul n101nento, inevitabile, la strada del fronte popolare, quella che rimane come prospettiva a lunga scadenza è U!}a str~da estremamente più ardua e complessa. Si tratta né più né meno di ristrutturare e riorganizzare l'intera posizione ideologica e politica di tutto l'arco dello schieramento francese che comprende la vera democrazia cattolica, i radicali e i socialisti di tutte le confessioni, tutte le minoranze inquiete,· ma genui11e di intellettuali e di professionisti della politica. Un primo pu11to fermo può essere l'Europa. Ma esso può no11 bastare. Sarà forse necessario esan1inare con anin10 feroce1nente critico, ma anche assolutamente spregi11dicato ciò che il gollisrno ha fatto e sta per fare. Se è vero cl1e in una nuova articolazione della lotta politica francese rigettare il gollismo a destra e fermarvelo rappresenterà uno dei primi obiettivi dell'azione democratica, è vero anche che la destra gollista si profila come una destra del XXI secolo anziché del XIX, ed è perciò che essa è diversa dal fascismo e più pericolosa. Non se ne può non tener conto da parte di chicchessia . 16 Bibliotecaginobianco

Politica di sviluppo e finanziame11to dell' agricoltura di Gian Giacomo Dell'.Angelo 1. In una situazione come l'attuale, caratterizzata da un ritmo di mobilità della popolazio11e rurale che non trova alcun riscontro nel passato e destinato ad aumentare in concomitanza di un progressivo sviluppo i11dustriale e di una crescente integrazione economica nel mercato internazionale, l'agricoltura del Mezzogior110, come del resto quella di altre regioni 110n soltanto italiane, pone problemi per i quali i tradizionali strumenti di politica agraria appaiono inadeguati. Essi sono stati concepiti secondo schemi miranti, in sostanza, a co1 nsolidare una determinata struttura di rapporti di produzio·ne e precisamente quella struttura che si è venuta edificando attraverso lo sviluppo capitalistico. L'aumentato volume di produzione, il miglioramento del potenziàle produttivo degli alleva1nenti e delle colture, gli accresciuti rapporti di scambio tra agricoltura e industria riscontrabili in questa ~struttura sono la dimostrazione dell'efficacia manifestata su di essa da tali strumenti. Ricerca scientifica, assistenza tecnica, i11ce11tivazione finanziaria e, in generale, per usare un ter1nine istituzionalizzato, tutela della produzione agricola a livello di prezzo, di qualità e di contingente, hanno cioè servito a dare ad una parte, ma ad una parte soltanto, della 11ostra agricoltura quell'impulso che oggi le consente di fro11teggiare, sia pure con le inevitabili incertezze proprie di queste occasioni, i problemi dell'integrazione in w1a più vasta area di mercato. Vi è, tuttavia, un'altra parte della nostra agricoltura do·ve lo sviluppo dei rapporti di produzione e l'accumulazione capitalistica h~nno subito, per condizionamenti di vario ordine, un ritardo, per il cui recupero solo ora si po11gono le premesse. I tradizionali strumenti di politica agraria, la cui applicazione è retta da regole uniformi, non riescono ad incidere su questa realtà, che si trova a dover affrontare problemi di entità e di natura tali che la loro soluzione va considerata 17 Bibliotecaginobianco

Gian Giacomo Dell'Angelo pregiudiziale rispetto alla possibilità che quegli strumenti divengano efficacemente operanti. La soluzione ai problemi di questa parte· della nostra agricoltura è da ricercare perciò non già in un improponibile accantonamento di quelle regole, ma nella messa a punto di nuovi strumenti ad essa congeniali, che sia110 in grado di farle superare il presente stato di infe~ riorità e di renderla, quindi, in prosieguo di tempo, omogenea al generale contesto in cui si svolgono i rapporti tra le diverse attività economiche. · Un'analisi dei modi secondo cui agisce uno qualsiasi degli strt1menti di politica agraria impiegati nel nostro paese facilmente ne metterebbe in evidenza la diversa efficacia, a seconda cl1e sia stato applicato alla realtà già matura a recepirlo o a quella cl1e ancora non è tale. Consegue da ciò che errato è il giudizio di chi, rilevando i risultati positivi raggiunti nell'una, creda 11ella diretta applicabilità dello strumento a tutte le situazioni, così come è errato il giudizio di cl1i, rilevandone le insufficienze, ne attribuisca ad esso, e ad esso soltanto, la responsabilità. Questa nota si propone di tentare una tale analisi nei confronti dello strumento creditizio. 2. Com'è noto, lo strumento creditizio è, nel nostro paese, fondamentalmente regolato dalla legge 5 luglio 1928, n. 1760, in base alla quale le operazioni di credito agrario hanno assunto sistemazione nelle due grandi categorie del credito di esercizio e del credito di miglioramento. Tramite il primo viene offerto, contro garanzia cambiaria, il finanziamento a breve e medio termine, sia del capitale di conduzione che del capitale di dotazione; tramite il secondo viene offerto, co•ntro garanzia ipotecaria, il finanziamento prevalentemente a lungo termine del capitale fisso, cioè del capitale destinato ad accumularsi in via permanente nella struttt1ra aziendale ed interaziendale. Il credito di miglioramento consente, altresì, di provvedere ad operazioni che, da un rigoroso punto di vista, non possono essere considerate di investi1nento produttivo, in quanto si limitano a finanziare l'acquisizio,ne del diritto di proprietà, sia pure in vista di miglioramenti stabili dei fondi, ad opera specialmente di piccoli coltivatori. Alla fine del 1961 gli impieghi speciali del sistema credi tizio risultavano in agricoltura pari a circa 290 miliardi, in quanto a credito di esercizio, e a circa 330 miliardi, in quanto a credito di miglioramento. Ad essi si può aggiungere, per l'aspetto riferibile, entro certi limiti, 18 Bibliotecaginobianco

Politica di sviluppo e finanziamento dell' agricoltitra ad una operazione di anticipazione su prodotti, l'importo per il finan- . ziamento degli ammassi, il quale comportava una esposizione di circa 650 miliardi. Si può ritenere inoltre che il credito ordinario concorresse, alla stessa data, al finanziamento dell'agricoltura con impegni valutabìli tra i 100 e i 200 miliardi. . L'accostamento di queste cifre all'importo globale degli impieghi creditizi nell'attività economica definisce, sia pure con larga approssimazione, la posizione del credito nei confronti dell'agricoltura: ·gli impieghi di natura agricola oscillano attorno al 10% del totale, mentre il concorso dell'agricoltura alla formazione del prodotto nazionale è ancora· oggi dell'ordine del 20%. Il sistema creditizio risulta, perciò, meno impegnato - pur in una dinamica strettamente correlata all'espansione di tutto il sistema economico - a sostenere il ritmo produttivo agricolo di quanto non lo sia nei confronti degli altri settori; se poi si considera la forte aliquota d~voluta al finanziamento del raccolto cerealicolo, si deve concludere che esso, per le ragioni dette all'inizio, si è venuto configurando pit1 come strumento atto a conservare una situazione già costituita che c_ome incentivo di rinnovamento e di trasformazione. Di questo fatto non si può dar carico, come si è detto, direttamente allo strumento creditizio. All'apporto di quest'ultimo, cioè, « non può conferirsi un ruolo determinante che non gli spetta: il ruolo cioè di unico o principale artefice della necessaria trasformazione strutturale e ·del finanziamento della conduzione delle imprese agrarie a livello più intensivo » 1 • In altri termini, il credito, nel rispetto dei suoi principi \istituzionali, no•n può assolvere a certe esigenze che la realtà agricola i_taliana tende ad esprimere con crescente intensità. Si tratta di superare ormai quella contraddizione che ha fatto sì che l'accumulazione del capitale produttivo fosse demandata in gran parte alle categorie contadine meno dotate di risparmio, mentre le altre categorie, in mancanza di occasioni di impiego extragricolo, esaurivano le loro dispo,nibilità nell'acquisizione del diritto di proprietà della terra. Da tale contraddizione è derivato che il processo· di accumulazione si è risolto nei modi e per i fini propri di una situazione caratterizzata da forti eccedenze di mano d'opera: impiegando, cioè, t Cfr. Relazione dell'Associazione Bancaria Italiana in « Atti della Conferenza nazionale del mondo rurale e dell'agricoltura», voi. II, Roma 1961. 19 Bibliotecaginobianco

Gian Giacomo Dell'Angelo il lavoro in quanto unica risorsa abbondante, con l'intento di dare ad esso la massima utilizzazione, indipendentemente dal suo grado di produttività . . Mutate, come ormai sono, le condizioni della disponibilità del lavoro, si tratta di acquisire nuove risorse: ma per soddisfare a qt1esta. esigenza, intensificata dal bisogno di dare soprattutto al Mezzogiorno una piattaforma agricola 1neno soggetta al co·ndizionamento dei fattori naturali, si richiedo110 i1npieghi di risparmio non solo di entità tale che non può non superare qualsiasi possibilità di contropartita cauzionale basata sul solo valore del patrimonio terriero originario, ma altresì disposti a ricevere una redditività modesta, aperiodica e differita. Un processo di trasfo·rmazione degli ordinamenti così profondo, come può essere, ad esen1pio, quello connesso al passaggio da una agricoltura asciutta ad una agricoltura irrigua, va, infatti, incontro, per necessità di cose - anche quando gli elementi tecnici siano stati convenientemente 1Jredisposti -, ad una serie di imprevisti sul piano agronomico e sul piano economico che possono rallentare, o addirittura contrarre, per una non breve fase, il ritmo di sviluppo del reddito. Ma, oltre a risolvere gli aspetti funzionali del finanziamento per renderli idonei a sostenere nei modi. opportuni l'investiment.o agricolo, occorre altresì provvedere affi11ché le sollecitazio11i di finanziamento avvengano in modo conforme a direttrici moder11e di svil11ppo. Succede, invece, per le accennate condizioni in ct1i. si è venuta strutturando la 11ostra società rurale, che le sollecitazioni sul sistema creditizio, anche se formalmente consentite ad una vasta gamma di beneficiari, no·n derivano, assai spesso, da decisioni ispirate dalla responsabilità e dall'iniziativa imprenditoriale, ma da decisioni ispirate a criteri di co.nservazio11e e valorizzazione patrimoniale. Il « mal della pietra », diagnosticato per l'orientamento dell'investimento fondiario nel nostro paese verso i fabbricati rurali, è anche il risultato dell'anzidetto· tipo di sollecitazioni. 3. Un rapido esame della situazione del credito agrario di miglioramento. a fine 1961 dà ragione di quanto si è esposto finora. Raggruppando le varie regioni in base all'incidenza della superficie classificata di bonifica sulla superficie territoriale e assumendo tale incidenza come rappresentativa, in via di larga n1assima, del fabbisogno di investimenti fondiari e qui11di di credito, si vede che il credito stesso ha la tendenza a distribuirsi in misura inversamente proporzionale alle necessità. 20 Bibliotecaginobianco

• Politica di sviluppo e finanzia,nento dell'agricoltura TABELLA 1 DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEGLI IMPIEGHI PER CREDITO DI MIGLIORAMENTO A FINE 1961 TRA GRUPPI DI REGIONI CLASSIFICATE SECONDO LA INCIDENZA DELLA SUPERFICIE DI BONIFICA SULLA SUPERFICIE TERRITORIALE - Classi di incidenza della superficie Distribuzione percentuale di: di bonifica sulla superficie territo- --Superficie Superficie Credito di riale nei vari gruppi di regioni territoriale di bonifica miglioramento Fino al 20% 1 19,2 4,2 16,5 Dal 21% al 40% 2 36,4 27,6 41,7 Dal 41% al 60% 3 25,7 30,6 17,8 Oltre il 60% 4 18,7 37,6 24,0 TOTALE 100,0 100,0 100,0 - FONTI: / dati concernenti la superficie classificata di bonifica sono stati desu1J,ti da: Le attività della bonifica, in « Documenti di vita italiana », fase. LI, 1956. . I dati concernenti il credito riportati in questa tabella e nelle successive sono stati elaborati - quando non altrimenti specificato - d_ai « Bollettini » e dalle « Relazioni » della Banca d'Italia. 1) Piemonte e Val d'Aosta, Liguria, Umbria, Abruzzi e Molise; 2) Tre Venezie, Lombardia, ·Toscana, Marche, Campania; 3) Lazio, Puglia, Sicilia, Calabria; 4) Emilia, Basilicata, Sardegna. Un primo gruppo di regio-ni,dove i comprensòri di bonifica non occupano più del 20?/o della superficie territo!iale e rappresentano, in complesso, appena il 4,2% dell'area di bo11ifica nazionale, aveva acquisito, a tutto il 1961, il 16% degli impieghi creditizi per. miglioramenti fondiari. All'estremo opposto, al gruppo ·di regioni con più del 60% della superficie territoriale occupata da bonifica e conglobanti nel loro i11sierne il 38% circa dell'area così classificata, spettava, alla stessa data, , solo il 24% di tutti gli impieghi di miglioramento. Se. le correlazioni sopra riportate non possono da sole esaurire un giudizio sul comportamento del credito nei confronti delle esigenze di investimento, sono tuttavia sufficienti a confermare quanto è stato in altra sede affermato e cioè che « il credito non può assumere una funzione originaria di sviluppo » 1 , ma solo concorrere, insieme con altri strumenti, al so1 ddisfacimento di quelle esigenze. Tale concorso, però, lungi dal poter svolgere una funzione complementare e surrogatrice rispetto agli altri strumenti, sopperendo alle loro eventuali carenze, si adegua a queste, perdendo di efficacia se gli altri strumenti ne 1 Cfr. Relazione della Associazione Bancaria Italiana, cit. 21 Bibliotecagino~i'anco

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