Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO V * NUMERO 40 * MARZO 1958 Bibloteca Gino Bianco

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' Rivista mensile diretta da Francesco·~Compagna • .. Bibloteca Gino Bianco

SOMMARIO Editoriale [ 3] RASSEGNE Cesare Mannucci Metodi n1,1,ovdi ei <<missionari»di Milano [7] Stefano Rodotà L'undicesimo inverno degli intellettuali soN.d.R. Mario Unnia Salvatore Cambosu Mario Arpea Stefano Rodotà Ennio Ceccarini Nord e Sud Roberto Berardi cialisti [ 20] GIORNALEA PIÙ VOCI Diplomatici ed emigranti [ 33] Scuola e industria [35] La bonifica eolica in Sardegna [39] L'Abruzzo e l'<<Autostrada del sole» [41] Il Convegno di studi gramsciani: gli aspetti politici [ 43] Il Convegno di studi gramsciani: gli aspetti culturali [ 47] Il mito dell'impunità [50] DOCUMENTIE INCHIESTE Scuole d'Italia: l'Istituto Universitariodi Magistero « G. Cuomo >> di Salerno [ 51] CRONACHEE MEMt!RIE Giuseppe Ciranna Partiti ed elezioni in Basilicata 11,eslecondo dopoguerra (II) [77] LETTEREAL DIRETTORE N. Bobbio,F. Rossi-Landi, La polemica contro lo storicismo [103] T. De Mauro - N.d.R. Brunello Vigezzi Uau copia L. 300 • Estero L. 360 Abbonamenti 1 Italia annuale L. 3.300 semestrale L. 1.700 Estero annuale L. 4.000 semeatraJe L. 2.200 Effettuare i versamenti sul C.C.P. n. 3/34552 intestato a Arnoldo Mondadori 'i:ditore • Milano Bibloteca Gino Bianco RECENSIONI Le origini del fascismo [ 121] DIREZIONE E REDAZIONE: Napoli - Via Carducci, 19 - Telefono 392.9181 SEDE ROMANA: Via Mario dei Fiori, 96 • Telefono 687.771 DlSTRIBUZiONE E ABBONAMENTI ·Amministrazione Rivista Nord e Sud Milano - Via Bianca di Savoia, 20 Tel. 85.11.40

Editoriale Al Comune dr: Roma v'è, dunque, un' amminz"strazione clerz·co-fascista: non sembra che esistano altre parole nel dizionar1:o politz·co per defi- .. ni·re la maggioranza che sostiene coloro che attualmente ammin,istrano la capitale della Repubblica Italiana. Questo è un fatto che va giudicato freddamente, cercando per un momento dr: reprimere l'insorgere delle passioni· e delle proteste, cercando per un momento di far tacere l'ind-ignazi·one che sgorga, naturalmente, dal cuore di tutti i democratici. Poz"chè è un fatto politico di pri"maria importanza, che può illumi'nare su tutta la situazione politica italiana, e che può consentire insieme di prevedere, entro un limite di ragionevo!e approssimatività, a quali termini rischia di essere degradata la lotta politica nel nostro paese all'indomani delle prossz"mt elezioni. Al Consiglio Comunale di Roma è accaduto che all'antifascista Tupini i democri"stiani hanno dato un successore con l'aiuto dei voti monarchici e fascisti; e per gi"unta un s1,1ccessoreche non ha avuto la sensibilità politica ( e verrebbe vog!ia di scrivere: morale) di rifiutare quei voti in setle di quali"ficazione della maggi'oranza. Ma l'avvenimento non s'intende nel!a sua giusta portata se non lo si g,:udica alla luce di altri avvenimenti che l'hanno immediatamente seguito: alla reazione cioè, del comitato romano e della Direzione Centrale della Democrazia Cristiana contro gli esponenti della D.C. che, i·nsi"eme a repubblicani, socialdemocratici, radicali, sociali"sti, avevano osato firmare un manifesto di protesta contro la collusi"one coi fascisti'. È appunto il divari:o della reazione dei· due organi democristiani (essendosi la Direzione Centrale limitata a deplorare ed avendo invece il Comz"tato romano proceduto a sospensioni· per sei mesi) che dà un più rilevante sz'gnz"ficatopoliti"co alla vz·cenda capitolina. [3] Bibloteca Gino Bianco

L'instauraz1:one di una magg1:oranza clerico-fascista al Comune di Roma e le rappresaglie dei dirigenti democristiani romani contro -i protestatari sono due momenti d1:una sola operaz,ione poli'tz'ca,nella quale la amminz'strazione capitolina è soltanto un falso bersaglio : 1:lvero bersaglio è più i"nalto, è la D,irezione della D.C .... e forse è più in alto ancora. Quando nel 1952 si tentò di varare una simile maggioranza appunto al Comune di Roma (ma De Gasperz·fece falli.re il tentativo) le fu dato il nome di << operazione Sturzo >>: ma non v'è dubbio che anche allora l'operazione era, nella mente di quelli che l'Cf,Vevanoescogi'tata,come una sorta di prova generale d1:quel che si"sarebbe dovuto fare l'anno dopo z·n tutto /l paese. Qttella del 1958 sembra che si debba chiamare l' « operazione A ndreotti » : singolare ventura di un uo.mo che si· atteggia ad erede spirz"tuale di Alcide De Gasperz·,certamente a suo biografo e forse addirittura a suo esecutore· • testamentario. Nel 1952 (come nel 1958) Roma era stata scelta avvedutamente come 1:z punto d1: minor resz·stenza: non si poteva tollerare - era questo l'argo·- ·mento dei ·sostenitori della manovra - che la cz'ttàcapz'talei'deale del cattolicesimo e sede del pontificato cadesse nelle mani delle sinistre. Lasciamo da parte la fondatezza del/'argomento e limitiamoci ad osservare che esso concentrava opportunamente tutte le paure e tutte le pression1:d'oltre T evere in un punto solo : una volta saltata la cerniera per Roma si' poteva sperare di preparare una simile soluzione addirz'ttura in Parlamento. Nel 1952 l'operazione fallì, come s'è ricordato, per l'opposz'zione di De Gasperi. Perchè è riuscita z·nvecenel 1958? Rispot1-dereche nel 1958 non v'era più De Gasperz·a far argine alle pressioni disordinate dei ci"rcolipz'ù retrz'vz·del Vaticano sarebbe trascurare tutto un aspetto, e -il più preoccupante, del fetiomeno: la lotta delle correnti all'interno della Democrazia Crz"str:ana. All'indomani del 7 g,iugno, e soprattutto all'indoman,i della morte di De Gasperi, la lotta dei diadochi cominciò senza esclusione di colpi'; e co1ninciò una degradante gara di taluni degli esponenti democristiani: la gara, cioè, di" coloro che, non essendo più forti nel partito, si davano da fare per raccattare in Vaticano una loro forza contro z'l partito ( o se piace . di più: contro gli attuali dirigenti del partito). L'attuale destra della D.C., che sembra dovers'Ì denominare . andreottiana dal nome del più abile dei suoi condottieri - e che avvilisce le tradizz'oni italz"aneed europee del cat- [4]. Bibloteca Gino Bianco

tolicesimo politico fino ad una collusione coi fascisti· che a suo tempo la destra « vespista» '!7-0naveva neppure osato prospettare ___,.j è stata quella che meglio lza operato per guadagnare la fiducia e la protezione del Vaticano: è essa appunto che appare sulla cresta dell'onda che m'ene d'oltre Tevere e che paga oggi con l'operazione romana la fiducia e la protezione che ha chiesto e di.cui ha bi'sognoper battere gli' attuali diri·genti·del parti'to. D'altro canto, se il tentativo del 19S2 avvenz'va nel clima della collaborazione democratica, quello del 1958 è avvenuto ed è riusci'to nel cli'ma del governo monocolore, di· un governo, cioè, che fugge esso per primo le quali'-ficazi'onipoliu:che, che prende abbastanza regolarmente i· voti monarchici· e fascisti: è avvenuto cioè propri·o in quel clima che i"ltentativo del 1952 voleva creare. Sembra naturale perciò z·tdubbi"oche la si'tuazione di· oggi sia assai·più favorevole alla manovra clerico-fascistadi' quanto non fosse quella di' sei anni or sono: allora, i'nfatti, si· doveva creare un equilibrio del tutto nuovo, correndo il rischio di lacerare la solidarietà coi par- 'titi democrati'ci; laddove oggi quelle lacerazi'oni·sono già a_vvenutee la maggioranza parlamentare clerico-fascista esiste già i·n Parlamento, e occorre perci·ònon crearla ex novo ma soltanto sforzarsi· di mantenerla in vi'ta. Ma queste considerazioni, se spiegano più agevolmente l'avvenimento capitolino, fanno anche valutare meglio la sua peri·colositàe le effettive intenzioni degli autori·. Noi non sappiamo (e a/, limite è irrilevante ~l saperlo) se siano state le gerarchi'eecclesiasu'chead imporre l'operazione capi'tolina o se esse non siano state piuttosto un utile strumento nelle mani· della destra democri◄ suana. Quello che è certo è che per alcuni·gruppi· d.c. il Vaticano è la leva di Archimede, è la fonte di' un potere che sfugge dalle loro mani: quale senso dello Stato e quale moderna concezz'onedei partiti e della lotta poliUca ri·velino questi gruppi· è assai facile intendere. Essi non sono gli' eredi' d_iDe Gasper,:,ma dei· pz'ccolz'cancellieri cattolici dell'A ustri·a dell' entredeux-guerres, nostalgici della monarchia ahsburgica e promotori delle soluzioni autoritari·e,che neppure l'aggressione hitleriana ri'scatta.E quello che è certo è anche che la situazione interna democri'stz·anasi· è degradata ed ha toccato ormai un livello che non potrebbe essere più basso.· del che Jarebbe ingiusto dare la responsabilità soltanto alla destra sognatri'cedella alleanza cleri·co-fascista o soltanto agli attuali dirigenu della D.C. Voglz"aI 51 · Bibloteca Gino Bianco·

mo dire che c'è un limite alla lotta e all'urto interno dei' parti'ti, un limite che non si può superare senza rischiare di f erz"reprofondamente z'lp artz'to stesso. Non sembra che molti dei leaders democristiani che siamo abituati a considerare moderni' e democratici si siano resi conto di aver toc cato e superato tale limite; non sembra che, accecati da una loro avversio ne all'oti.orevoleFanfani, ad esempio, essi intendano ora i rischi che l'intero partito e la democrazz'~i'talz'anastanno correndo. Il giorno ,incui gli integralisti'di qua e di là del Tevere volesseroinga ggiare la loro battaglia sul terreno del laicismo e dissotterrare l'ascia della guerra per uno stermi'ni·odi laici, scrivevamo nel luglio scorso, ess i commetterebbero un gravz'ssi'moerrore, poichè una eventual~ vz'ttoriai' ntegralz"sticasarebbe effimera e sarebbe seguita da una sconfitta che comp rometterebbe molto di pi,ù del partito politico. È evidente, però, che per fare in modo che ci'ònon avvenga non basta esortare ·i laz'cialla consapevolezza e al senso di: responsabi'lità. Occorre che i m·iglz'oriuomini della D.C. si rendano conto della gravità che operazioni come quella di Roma han no; si rendano conto della vera posta z'n gi'oco, che è l'esautoramento e la decapitazione del partz'to, l'abdz'cazionedella D.C. da partito politico a mandatario di ordini di questo o quel gruppo vaticano, il suo sacrificio finalmente, sull'altare del << listone » clerz'co-fascista. Tra il '48 e ,:z '56, con De Gasperi e dopo De Gasperi, è esistz'tanel nostro paese una classepolitica cattoli'casufficientemente omogenea, consapevole della necessità della dif e-sademocrati'ca e del primato della scelta antifascista.Sembra oggi che questa classe,sottoposta a una tormenta centrifuga, si ritragga lontano dal vero campo di battaglia, ,smarrita ed irresoluta, inconsapevole ed incerta. Pure il problema è assai semplice: si ' tratta di difendere z'l partz'tocome forza creatz·vanella democrazia z'tal1: anadall'anticristo che è pure ne,: cattoli'cz~di neutralizzare la tentazione cu i soggz·aceperiodicamente il cattolicesz'mopolitico, di ri'trovarequell'zspir azione etico-polz'ticache sola legittt'ma la presenza e l'azione di' un partito cattolico z'n uno Sta.to moderno. [6] Bibloteca Gino Bianco

RASSEGNE Metodi nuovi dei ''missionari'' di Milano di ., Cesare Mannucci Milano è stata dichiarata « in stato di Missione» nell'autunno del 1956. Il primo atto è consistito in un censimento della popolazione cattolica. Rientra tra gli obblighi normali del parroco la tenuta di uno schedario dei parrocchiani, con la composizione dei nuclei familiari e tutti i dati relativi ai sacramenti _presi. Nel caso della Missione la Curia, oltre a r~badire a tutti i parroci l'invito ad aggiornare i dati già acquisiti, ha disposto che venisse effettuato in alcune parrocchie, scelte in maniera da formare un campione approssimativo dell'intera metropoli, uno speciale censimento mediante un questionario unico da consegnare a domicilio a tutte le famiglie abitanti nell'area parrocchiale. Questa indagine ha provocato a suo tempo qualche reazione sfavorevole, avendo qualcuno creduto di ravvisare nel metodo adottato un deliberato proposito di invadenza e pressione psicologica: una non casuale analogia con i sistemi dei censimenti dello Stato, si è detto, poteva indurre le personè più sprovvedute, contro la loro coscienza, ad assumere atteggiamenti conformistici nel timore di una imprecisata sanzione. Ma i risultati dell'indagine non sembrano avvalorare quei sospetti. A seconda delle risposte, i destinatari del questionario sono stati suddivisi in quattro categorie: contrari, lontani, indifferenti e praticanti. In parole povere, contrari sono coloro che hanno respinto il questionario, lontani coloro che non hanno risposto, indifferenti coloro che hanno fornito risposte attestanti un [7] Bibloteca Gino Bianco

notevole estraniamento dalla vita religiosa -cattolica, praticanti i frequentatori assidui della parrocchia .. I dati sono questi: contrari il 10%, lontani il 30%; il 30%, rispettivamente, anche gli indifferenti e i praticanti. Se queste cifre sono anche solo approssimativamente attendibili, il timor reverentialis non può aver influenzato molte risposte: diversamente si dovrebbe pensare, per quanto riguarda Milano, ad una crisi cattolica di proporzioni vastissime. Il secondo passo importante è consistito in un'indagine di psicologia religiosa volta a individuare la tematica che più interessa e attrae i fedeli di oggidì, e al tempo stesso anche coloro che hanno contatti solo saltuari od occasionali con la Chiesa. Le indicazioni emerse dall'indagine sono state attentamente valutate e discusse in Curia, e sono certamente servite di guida per la scelta di quello che è stato il tema centrale della predicazione della Missione: « Dio Padre». Successivamente un gruppo di sacerdoti e di laici, sotto la personale direzione di Mons. Montini, ha elaborato il piano organizzativo, che è stato I affidato, per l'esecuzione, ad una segreteria appositamente costituita. Già nella primavera del 1957 l'attività missionaria si è fatta intensa. In questa fase il laicato ha avuto un ruolo particolarmente importante. Da un libretto di istruzioni, intitolato << Apostolato dei laici per la Missione di Milano», appare che tutti i membri dell'Azione cattolica e delle altre . associazioni religiose sono stati mobilitati per svolgere una serie di compiti di natura organizzativa, minutamente descritti. Così, ad esempio, sono stati invitati a cooperare alla preparazione dei praticanti mediante preghiere collettivamente recitate, visite agli ammalati, esposizioni di libri religiosi e edificanti, diffusione capillare dei bollettini parrocchiali, ecc. Altro compito, certo più delicato, è quello che è stato definito << avvicinamento dei lontani>>, che doveva esser preceduto da un'accurata assunzione di informazioni, su scala parrocchiale, circa la situazione dei << lontani da Cristo » e degli « ambienti del peccato », cioè « pensioni immorali, unioni irregolari, case d'appuntamento». A questo fine i laici sono stati invitati ad avvicinare anzitutto le « categorie particolarmente interessanti >> per la propaganda della Missione ( << portinai, domestiche, parrucchieri, ecc. »), secondo i « piani di penetrazione studiati dal Comitato parrocchiale». L'opera di avvicinamento,♦ raccomandava l'opuscolo, comportava an- [8] Bibloteca Gino Bianco

che uno speciale impegno a perfezionare la solidarietà affettuosa, diretta,. in occasione di lutti e disgrazie dei parrocchiani, a rendere quanto più completa possibile la rete di collegamento con tutte le famiglie della parrocchia, ad assicurare la presenza del maggior numero possibile di appartenenti alle· • categorie speciali alla predicazione per loro predisposta. Ai laici è stato affidato anche lo svolgimento di molte conferenze interne in preparazione della predicazione con cui, nel novembre dello scorso anno, è culminata la Missione. Per metterli in grado di intrattenere i fedeli su temi religiosi è stato organizzato un apposito corso di teologia. In un primo tempo si è detto che i laici avrebbero partecipato anche alla predi-- cazione di novembre, ma poi si è ritenuto più opportuno riservarla al solo clero. Riguardo a quelle conferenze interne, va ancora notato che per evitare il sospetto di speculazioni politiche nessun militante della D.C. è stato scelto come oratore. Esclusi dalla predicazione conclusiva, i laici vi hanno tuttavia cooperato in vari modi, sul piano organizzativo, e specialmente curando l'allestimento dei locali per le riunioni. ' L'attività del laicato è stata coordinata, oltre che dalla segreteria cen-· trale, da Comitati istituiti per l'occasione in ognuna delle 126 parrocchie dellla città, e funzionanti in base alle istruzioni di un << Vademecum ». A far parte dei Comitati sono stati chiamati i rappresentanti delle associazioni parrocchiali e altre persone scelte discrezionalmente dai parroci. Ogni Comitato, eletto un presidente e un segretario, ha nominato per ogni caseggiato compreso nell'area parrocchiale un incaricato con funzioni di collegamento. Inoltre, attraverso il Comitato, ciascuna parrocchia si è messa in collegqmento con un convento di suore di clausura, invitandote a speciali preghiere e tenendo con esse, secondo le istruzioni, una regolare corrispondenza per informarle dell'andamento della Missione. Il clero è stato naturalmente attivissimo in tutte le fasi, e non ha trascurato alcuna iniziativa che potesse contribuire al successo della Missione. Un notevole apporto è venuto anche dal clero non milanese, soprattutt() nella fase conclusiva. Ma anche prima vi sono stati significativi casi di collaborazione da parte del clero extramilanese: nell'estate del 1957, ad esempio, in molte località di villeggiatura solitamente frequentate da milanesi~ i parroci hanno volentieri acconsentito ad informare i fedeli domenicali [9] Bibloteca Gino Bianco

della straordinaria predicazione che a novembre si sarebbe tenuta nella metropoli ambrosiana, e a sottolinearne l'importanza. Preparata dalle attività che abbiamo sommariamnete indicate, la predicazione pubblica della Missione si è svolta dal 5 al 24 novembre. Per ragioni psicologiche e organizzative si è voluto dividerla in tre fasi: dal 5 al 10 per i bambini e gli ammalati, dal 10 al 17 per le donne, dal 17 al 24 per gli uomini. Durante tutto il mese Milano è stata tappezzata di manifesti della -.... Missione, concepiti in modo da riuscire quanto mai appariscenti nella forma e incisivi nelle scritte. Gareggiare con la pubblicità di ogni genere - commerciale, cinematografica, politica, ecc. - che da ogni punto della città quotidianamente si propone all'attenzione del pubblico, non è stato sicuramente un facile compito. Pure la propaganda murale della Missione è riuscita egregiamente a farsi luce: segno che sia quantitativamente che qualitativamente è stata curata in modo speciale. Al tempo stesso Le caselle postali di tutte le famiglie sono state riempite a varie ondate di materiale stampato a cura della segreteria centrale e dei comitati parrocchiali. Ogni famiglia ha ricevuto una lettera del parroco, con lo stesso invito ripetuto in termini più specifici, ossia con l'indicazione di luoghi e orari; tre numeri di una pubblicazione a rotocalco, contenente a11nunzi e scritti relativi alla Missione (molto spazio era riservato alla réclame di alcune note ditte cittadine, ma il fatto, di cui è stata responsabile la casa editrice cattolica che ha curato la pubblicazione, pare non sia stato molto apprezzato in Curia); e ancora altro materiale, tra cui un « Invito ai lontani», nei quali « talora l'anticlericalismo 11asco11deuno sdegnato rispetto alle cose sacre, che credono in noi avvilite», e che « una volta almeno, come amici, in-; • • v1t1amo >>. Il programma per i bambini delle scuole elementari è consistito in un insegnamento giornaliero straordinario, per cinque giorni, affidato a 600 sacerdoti non milanesi (per sottolinearne l'eccezionalità). Per quanto riguarda le scuole medie, il provveditore ha autorizzato gli allievi muniti di permesso scritto dei genitori a frequentare, sempre per cinque giorni, una predicazione della durata di mezz'ora, tenuta in chiesa prima del1' inizio delle lezioni. . Nelle scuole elementari è stato distrib11ito anche un «Diario>, cioè r101 Bibloteca Gino Bianco

. un opuscolo, con illustrazioni, contenente brevi massime catechistiche, esor-- tazioni morali e spazi per un disegno, un problema e una « lettera ai genitori». Ogni alunno è stato invitato ad apporre nel frontespizio, oltre al nome e al cognome, la data di battesimo. Tra gli alunni che l1anno consegnato il diario completo e ordinato si è stabilito di sceglierne dieci che, insieme ai genitori, parteciperanno gratuitamente al prossimo pellegrinaggio a Lourdes. Il diario, e in special modo il disegno che i bambini sono stati invitati a comporre, hanno provocato commenti polemici da parte di alcuni gior11ali. « Missione d'odio tra i bambini» è stato, ad esempio, il titolo di un corsivo dell'Avanti! in cui si stigmatizzava il fatto che, per suggerimento dei sacerdoti, gli scolari avessero disegnato figure di bambini, colorando in rosa quelli battezzati e in nero quelli non battezzati o atei: cosa che avrebbe e inoculato il seme dell'odio e della discriminazione » nei bambini • stessi. Per quel che possiamo giudicare, l'iniziativa ha creato soprattutto una gran confusione. Nel «Direttorio» per la predicazione ai bambini, redatto da mons. Olgiati, le istruzioni ai sacerdoti in merito alla compilazione d~l disegno sono le seguenti: « Il predicatore farà disegnare due pupazzetti (due bambini) a piacere. Uno dei due lo farà colorare con 'i colori più belli' (i sigg. insegnanti dovranno ricordare di portare quel giorno le matite colorate). Dopo di che - prendendo lo spunto dal pupazzetto colorato in contrapposizione a quello disegnato soltanto a matita, e che ipoteticamente si rifiuta di lasciarsi colorare dal suo autore - farà capire come la grazia è un dono che deve essere liberamente accettato e che ci fa ' belli ' di una bellezza che solo Dio può dare >>. Le istruzioni non puntano dunque su una distinzione tra battezzati e non battezzati, o tra battezzati e atei, ma sembrano piuttosto alludere ad u~a differenza di fervore religioso, di disposizione verso l'insegnamento della Chiesa. Vero è che il disegno è stato composto, nella più parte dei casi, sotto la guida delle maestre e dei maestri regolari, e che quindi le . disposizioni sono arrivate all'esecuzione attraverso il filtro di orientamenti didattici non sempre omogenei tra loro. Abbiamo visto personalmente disegni raffiguranti scene religiose che non avevano alcuna attinenza al tema proposto, e che probabilmente erano state ricopiate da qualche libro illufll] Bibloteca Gino Bianco ·

strato: apparizioni di angeli, quadretti della Sacra Famiglia, ecc. In altri disegni sono· rappresentati animali, o bambini in atto di giocare, senza alcuna preoccupazione circa i colori. Pare che qualche maestro di sentimenti progressisti, a mo' di ritorsione polemica, abbia suggerito di disegnare un operaio a colori, e un <<capitalista>>in nero. Oltre ai commenti della staro- . pa ci sono state lettere di protesta da parte di alcuni genitori, alle quali hanno fatto da contraltare altre lettere di genitori in difesa dell'iniziativa; queste ultime probabilmente suggerite da qualche zelante parroco. L'iniziativa, insomma, ha avuto risultati dubbi, perchè effettivamente si prestava a qualche equivoco: nello stesso ambiente cattolico c'è stato chi ha sostenuto che sarebbe stato meglio evitare il rischio di essere male interpretati. Quello che colpisce maggiormente dell'episodio è forse proprio l'assenza di moderni criteri pedagogici, l'insistere grigiamente nei solchi tradizionali, non so~oda parte del clero, ma anche da parte delle autorità scolastiche responsabili. Nelle scuole medie le cose sono andate più liscie. Qualche amarezza ha però causato alla Curia il rifiuto opposto da alcuni presidi alla richiesta di concedere qualche ora straordinaria all'insegnamento religioso. Durante la settimana dedicata alle donne sono state tenute, oltre alle prediche in chiesa, conferenze per alcune << categorie speciali » : infermiere, crocerossine, indossatrici, ballerine, domestiche, maestre. Le destinatarie delle conferenze hanno ricevuto lettere d'invito personali, in cui la Missione veniva messa in diretto riferimento alla loro condizione prof essionale. Così, per esempio, alle crocerossine l'invito ha annunziato che nella predicazione speciale << la verità divina verrà svolta con parola appropriata a questa preziosa attività di bene, in modo da interessare la pratica attività di questa funzione a servizio dell'umanità sofferente e da insegnare come portare al letto di ogni ammalato il soffio soprannaturale del cristianesimo e l'azione operante e benefica· della Chiesa». Nel frattempo nelle chiese è stata fatta larga distribuzione, a modico prezzo, di immagini, fogli di assistenza dialogata alla Messa, opuscoli con il rituale dei sacramenti in lingua italiana: i fogli e gli opuscoli sono apparsi novjtà liturgiche di un certo rilievo, introdotte per volontà dell'arcivescovo. Quanto alle immagini, quella emessa a ricordo della Missione è opera di un pittore di scuola ffioderna, e pare abbia suscitato più di una l12l Bibloteca Gino Bianco

perplessità tra i fedeli e tra lo stesso clero, sia per i colori, che romponq bruscamente con la tradizione iconografica italiana, sia per l'aspetto dei personaggi che vi compaiono, e in particolare per un angelo di pelle ed ali scure, e con in capo un turbante, che figura alle spalle del Signore benedicente una simbolica Milano. . Anche la settimana dedicata agli uomini ha compreso prediche generali in chiesa e prediche a categorie speciali, tenute normalmente ad invito, nelle sedi più diverse: circoli culturali, sedi di associazioni professionali, . sale per conferenze come quella del Museo della scienza, ecc. Le categorie sono state numerose: alberghieri e baristi, artisti, assistenti sociali, avvocati, forze armate e polizia, giornalisti, guardie notturne, industriali, lavoratori del cinema, magistrati e notai, cancellieri di tribunale, maestri, medici, personale ospedaliero, pompieri, professori universitari e assistenti, personale della radio e della televisione, studenti delle scuole medie supe1iori, tassisti, studenti universitari e vigili urbani. Le conferenze sono state tenute da 1.040 predicatori, 21 dei quali vescovi, e, tra questi, due cardinali: .Siri e Lercaro. Molti erano predicatori famosi, rappresentanti dei più di- '\7ersiordini religiosi e dei più diversi stili di eloquenza: da quello dotto ed elegante dei conferenzieri della Corsia de' Servi a quello roboante e popolaresco dei frati « volanti » di Bologna. Sembra che le categorie che meglio hanno corrisposto all'invito, sia come grado di affluenza che come interessamento, siano state quelle degli avvocati, degli studenti, degli inse- _gnanti e degli industriali. I predicatori, tutti forestieri, si sono dovuti sobbarcare anche a molte ore di colloqui individuali con persone che venivano a cercarli financo negli alberghi dove erano alloggiati, per chiedere chiarimenti o confidare dubbi. Molta gente, ci è stato detto in ambienti vicini alla Missione, è andata alle prediche solo in seguito a insistenti, seppur cortesi, pressioni di amici, ma poi ha mostrato vivo interesse al contenuto della predicazione. Per quel che riguarda la predicazione generale, gli organizzatori della Missione hanno rilevato che l'affluenza è stata maggiore al centro che alla periferia; e che in quest'ultima è stata maggiore nei quartieri nuovi, abitati prevalentemente da famiglie giovani e da famiglie immigrate negli ultimi lustri, che in quelli vecchi. Alle fabbriche è stato dedicato un programma speciale. « Forzare - [13j Bibloteca Gino Bianco -

aveva detto l'arcivescovo - in questo momento con l'ingresso nelle fabbriche, sig11ificherebbeprobabilmente provocare effetti controproducenti'>. Perciò si è deciso di affiggere negli stabilimenti, con il permesso delle direzioni, annunzi recanti l'offerta di una particolare predicazione agli operai, e di attendere l'eventuale invito da parte dei rappresentanti dei lavoratori, cioè delle Commissioni interne. Qualche invito è venuto anche da Commissioni dove è in prevalenza la CGIL: è stato il caso della OSRAM, dove ha parlato mons. Pignedoli, ausiliario dell'arcivescovo. La Missione è servita anche come mezzo di sondaggio per accertare le possibilità di istituire a Milano i cappellani di fabbrica, come esistono a Torino, Genova e Bologna. Le officine sono a Milano per ora difficilmente accessibili, ha ricor1osciutol'arcivescovo. Particolare attenzione la Missione ha riservato anche ai giovani. Un ,appello scritto da mons. Montini è stato distribuito largamente nei luoghi frequentati dalla gioventù. In esso sono toccati temi molto sentiti e dibattuti dagli educatori di ogni ambiente culturale e di ogni Paese: << I giovani .- scrive ad esempio mons. Montini - in questo momento della nostra crisi spirituale, succeduta alla guerra, temono il pensiero: non condividono a priori quello altrui, non riescono a coniare il proprio in formule lucide e solide, in moneta sonante... Non amano entusiasmi su comando, non gustano coreografie sceneggiate». Perciò i problemi pratici prendono il sopravvento: « L'esame val più dello studio, l'allenamento sportivo più di quello morale, la macchina più della poesia, la carriera più del carattere... È l'idea-forza che deve rinnovare la nostra balbettante religione... E' l'ideaf orza che deve sostituire agli armamenti il diritto: dare alle classi sociali la confluenza e l'eguaglianza: sollevare la civiltà all'umanesimo cristiano>>.Mutano le filosofie, muta il costume, ma la religione ha una risposta sempre valida per i problemi degli uomini: << Trent'anni fa si respirava l'idealismo, adesso si respira l'esistenzialismo. Ora, anche qui - ha affermato l'arcivescovo in un discorso ai predicatori - il nostro tema credo possa dare argomenti calzanti e formidabili per incontrare questa psicologia>>. Il 24 novembre la Missione si è conclusa con un'allocuzione del Papa ai milanesi, trasmessa dalla radio. « Impiegate - ha esortato il Pontefice - quei particolari talenti che vi contraddistinguono e vi conciliano l'univer- [14] Bibloteca Gino Bianco

sale stima: l'instancabile operosità, la serietà degli impegni, la larghezza nel disporre i mezzi necessari allo scopo, la rapidità e l'esattezza nell'esecuzione. Seguite pure, in quest'opera di spirituale edificazione, l'impulso della vostra indole di essere eccellenti in tutto ciò che intraprendete, poichè grande sarà il vantaggio che deriverà dal vostro esempio all'intiera nazione, certamente maggiore e più alto di quello, già così pregevole, che ad essa I procurano i prodotti delle vostre bene ordinate industrie». L'aspetto dei mezzi materiali, toccato dal discorso papale, non è stato di poca importanza. Per la Missione è stato necessario un notevolissimo sforzo organizzativo e finanziario. Larghe contribuzioni di privati hanno agevolato il compito, che comunque è stato poderoso. Si è citata, come avvenimento attestante un'eccezionale dovizia di mezzi, una Missione protestante svoltasi recentemente a New York, il cui costo ha raggiunto il milione e mezzo di dollari, cioè più di 900 milioni di lire. La Missione di Milano pare sia costata 70 milioni: ma se si pensa che Milano è di molto più piccola di New York, e che la Curia ambrosiana ha potuto contare sull'appoggio di tipografie e di case editrici proprie, sull'attività gratuita ed entusiasta di migliaia di persone, sulla cessione anch'essa gratuita di molte sedi ai fini della predicazione, ecc., si deve concludere che lo sforzo è stato sì inferiore, ma non enormemente, a quello americano. Anche per questa parte la Missione di Milano può vantare un indiscutibile primato, almeno per quel che riguarda l'Italia. Resta da dire qualcosa circa le ragioni che hanno indotto l'arcivescovo di Milano a promuovere la Missione cittadina, e gli scopi che con essa si è proposto di raggiungere: ragioni e scopi che possiamo in gran parte ricavare dal resoconto ufficiale dei suoi discorsi programmatici al clero e al laicato. } La Missione non è una manifestazione religiosa facoltativa: il Codice di diritto canonico prescrive che sia tenuta almeno ogni dieci anni. Per tradizione le Missioni sono parrocchiali: vengono promosse e si esauriscono, cioè, nell'ambito della parrocchia. Il tentativo di indire Missioni su scala cittadina è recente: si è cominciato in Francia, e poi anche qualche [15] Bibloteca Gino Bianco -

\città italiana ha seguito l'esempio. A Milano l'esigenza di una Missione ~enerale è stata prospettata alla Curia dal basso: << Sono stati proprio i parroci della città che hanno preferito che avvenisse in questa maniera ' contemporanea '; che non fosse diviso s~ttore da settore, nè parrocchia da par1·occhia,ma la città tutta fosse invasa da questo momento religioso impres- .sionante, per avere un risultato uniforme e anche più forte >>. Si è trattato dunque di un esperimento grosso, di portata senza prece- .denti in Italia. « Forse la nostra - ha avvertito mons. Montini ~ è la più grande Missione che sia stata finora predicata nella Chiesa cattolica, <lacchè la Chiesa cattolica esiste. Perciò la riuscita di questa Missione simultanea può avere un'eco risonante non solo nella nostra vita locale, ma in ,quella italiana, e forse anche nella Chiesa universale». Non si è trattato solo del collaudo di una nuova impostazione orga- _nizzativa. Di mons. Montini si è parlato e si è scritto molto in questi anni, specialmente dopo la sua nomina ad arcivescovo di Milano. Non è che egli abbia rnai dichiarato ai quattro venti di essere l'assertore di un orientamento progressist~ di politica della Chiesa: tuttavia vari episodi testimoniano in lui la preoccupazione che la politica di potenza seguita dalle attuali gerarchie romane possa alla lunga causare più danni che vantaggi alla Chiesa . e al suo prestigio. Di qui le sue simpatie per il mo11do cattolico francese e tedesco, meno ricco di trionfi esteriori, e tuttavia più vigoroso e vitale, meglio inserito nella vita culturale e morale della società. Di qui anche il suo appoggio, prudentissimo -ma sicuro, a quei gruppi che nel rispetto •<lello' rtodossia tentino con l'esempio e la critica di ridestare uno slancio religioso che in larghe zone del mondo cattolico italiano appare esaurito. ·Nell'opinione di molti, quindi, mons. Montini è il rappresentante di un orientamento, qt1anto meno di « moralizzazione della vita pubblica» della Chiesa, e forse di sincera apertura verso i problemi e le forze nuove della vita contemporanea: perciò è verosimile che la Missione di Milano lo abbia impegnato non solo nella sua responsabilità gerarchica e nel suo fervore pastorale, ma anche in questo suo meno visibile1 e però più significativo, ruolo nell'ambito del mondo cattolico. Due direttrici si è data la Missione: una verso l'interno ( « ravvivare la coscienza e la vita cristiana dei fedeli>>) ed una esterna, basata natural- ..:mente sulla prima, e ispirata al criterio di adeguare l'opera apostolica alle [16] .,f Bibloteca Gino Bianco

condizioni psicologiche degli uomini d'oggidì. « I nostri sacerdoti - ha detto mons. Montini - sono sovraccarichi di lavoro, creato di solito da una popolazione limitata: i clienti della parrocchia. I quali incominciano alla mattina e finiscono alla sera; sono sempre in chiesa: o per pregare, o per le adunanze delle associazioni, o per chiedere favori». Quest'ultima sembra anzi la ragione più frequente: << Domandate a tutti che cosa sia l'assedio delle raccomandazioni! Si perdono delle mezze giornate: e a cl1e scopo? >> E' un'ammissione coraggiosa, ma sconcertante. La degenerazione della vita religiosa parrocchiale è chiaramente intravista, ma perchè si tace la diagnosi, che pure a tutti è nota? Probabilmente la prudenza vescovile ha le sue giustificazioni, e forse ad un clero come quello milanese bastano solo delle allusioni per capire. Una vita· autenticamente spirituale non si costruisce con le «raccomandazioni». Ma allora, da che parte cominciare? Riformando i raccomandati, riformando i raccomandanti, o ambedue ad , un tempo? In ogni caso è un'impresa improba, e se la Missione ha contribuito a risanare anche in parte queste situazioni di << sottogoverno parrocchiale >>, ha certamente giovato al prestigio della Chiesa e aLla religiosità dei « clienti della parrocchia». C'è, d'altronde, in mons. Montini, un tipo di preoccupazioni che in altre zone del mondo cattolico italiano non sarebbero nemmeno pensabili: « Ci domandiamo tante volte: presentiamo la religione sotto gli aspetti autentici? Come ci giudicano? Che cosa vedono in noi? ... Se ci fosse un po' di unità, di armonia, vale a dire di umiltà, di obbedienza, di carità vissuta - e non privilegi continui, non esenzioni continue, non egoismi spirituali continui - come la nostra azione sarebbe più efficace! ». La direttrice interna è stata perciò importante, forse molto più importante di quella esterna. Potremmo citare parecchi altri brani di discorsi dell'arcivescovo in cui l'accento torna a battere, pur nello stile diplomatico che gli è proprio, su questa insufficienza di larga parte del cattolicato militante rispetto ai compiti di apostolato religioso e di affermazione di un costume morale esemplare. La nostra impressione è che la Missione non solo abbia avuto, ma abbia voluto avere maggior rilevanza interna che esterna. Degna di attenzione è la scelta, a lungo meditata, del tema in cui è consistita la predicazione di novembre. La caratteristica principale del tema [17] Bibloteca Gino Bianco-

che è stato preferito, « Dio Padre >>, ci sembra esser quella che potrebbe convenire anche ad una Missione protestante. E' un tema religioso essenziale, che può sembrar persino banale: ma è quello che probabilmente consente meglio di ogni altro di parlare ad un vasto uditorio, di rifarsi immediatamente alla predicazione evangelica, e quindi di appellarsi ad una religiosità generica più che a un consapevole orientamento cattolico. Una scelta abile, senza dubbio, la quale parte da una valutazione realistica delle condizioni psicologiche dei più. C'è stata, a questo riguardo, una battuta piuttosto amara dell'arcivescovo: « I nostri clienti abituali, avvezzi alla luce crepuscolare della devozione consueta, spesso sono meno impressionabili a questi problemi essenziali della vita religiosa >>;b~ttuta che fa pensare, tra l'altro, a certe resistenze interne, di sacerdoti e laici, le cui preferenze sarebbero andate sicuramente a temi più «moderni>>, cioè più da Controriforma. Un riconoscimento, forse imbarazzante, è venuto dai valdesi di Milano, che hanno osservato con soddisfazione come la Chiesa, con la Missione, sembrasse voler ritornare alla predicazione dei grandi temi biblici. E' stato un tema, poi, che si prestava a un tono discorsivo, di affermazione sicura, ma anche pacata. Sul tono della predicazione mons. Montini ha insistito con ripetuti richiami: « Ricordo Missioni predicate nell'Italia . meridionale, con apparizioni di crocifissi illuminati, con spegnimento di candele, con voci che vengono da qualche parte nascosta, così da suscitare impressioni sensibili, conturbanti. Non dovrebbe essere questo il nostro modo... Credo che il tono cordiale, colorito sì, ma piano, starei per dire quello d'un bravo maestro a scuola, sia quello più confacente>>. L'enfasi e la retorica, d'altronde, sono sempre rientrate nello schema della Missione parrocchiale, cioè << l'enunciato di fortissime verità religiose e morali, che devono produrre quasi uno choc spirituale sull'uditore, il qu;le corre a prostrarsi pentito davanti al confessore, dopo venti o trent'anni che non faceva la Pasqua, e si converte ... ». I tempi sono cambiati; e poi Milano è un ambiente di cui non vanno sottovalutate le difficoltà, in cui sono vive certe tradizioni che hanno riflessi importanti nei confronti della Chiesa: « Milano è stata la patria ·del liberalismo italiano, di quello teorico specialmente, vale a dire agnostico, indifferente, diffidente di tutto ciò che è ecclesiastico e religioso. Esso invàde la categoria delle persone relativamente [18] Bibloteca Gino Bianco

colte, e le abitua àd esser laiche, nel senso generico della parola, e genera . in esse una disposizione a considerare la religione come affare privato, affare discutibile, affare dubbio: come affare di Chiesa e di preti, ma non affare di vita, non affare divino>>. La Chiesa, quindi, non deve mirare « allo spettacolare, alle forme clamorose dei trionfi esteriori, ma momentanei», bensì « arrivare il più lontano possibile con una parola sincera, autentica, di vita religiosa». Una ~ezione che altrove, forse, sembrerebbe 5Uperflua, ma non in un Paese in cui per molti il cattolicesimo si esaurisce nel miracolo di San Gennaro, negli ex voto esposti sulle mura romane, nelle frittelle di San Giuseppe, nelle processioni con mortaretti e raganelle. Questa, brevemente, è stata l'atmosfera, e questa è la piattaforma sulla quale è stata impostata la Missione di Milano. L'esecuzione del programma è stata generalmente rispettosa, non aggressiva, di accento serio. Gli ambienti laici hanno mostrato, nel complesso, di apprezzare il tono della Missione, e lo scrupolo della Curia di non sconfinare dal terreno religioso: <lel resto era già stata a suo tempo apprezzata la decisione di anticipare la predicazione generale dalla primavera del 1958 a novembre, per evitare ogni sospetto di speculazione elettorale. Se incidenti, del resto lievi, possono esservi stati, non hanno modificato l'impressione generale, e in ogni caso non hanno incontrato certamente l'approvazione degli ideatori della Missione. La soddisfazione espressa dagli ambienti cattolici è grande: si assicura che la prova ha ridato lena a molte energie assopite dalla routine. I risultati numerici, cioè le cifre esatte dell'affluenza alle prediche e alle altre manifestazioni della Missione, non sono ancora noti; ma sono ovviamente di importanza secondaria rispetto ai risultati interiori, che d'altronde non sono rilevabili da nessuno fuorchè il confessore. [19] Bibloteca Gino Bianco ,

L'undicesimo inverno degli intellettuali socialisti di Stefano Rodotà La mozione conclusiva del Congresso veneziano del PSI affermava l'impegno del partito a « sostenere ogni sforzo ed ogni iniziativa per l'organizzazione della cultura di sinistra in forme autonome, attraverso il coordinamento delle iniziative esistenti e la costituzione di nuovi istituti di ri- .cerca e di verifica dell'azione socialista, in sede storica, economica, giuri- <licae sociologica ». Questa dichiarazione, come già gli accenni ai problemi della cultura contenuti nella relazione di°Nenni, si rifaceva direttamente alle proposte per una nuova organizzazione della cultura marxista in Italia, formulate dalla rivista Ragionamenti (numero 5-6 del settembre-ottobre 1956) e poi dibattute in un convegno romano su « Azione politica e culturale» (di cui davamo conto su Nord e Sud del marzo 1957). L'impostazione elaborata unicamente da un gruppo di intellettuali diveniva, così, la linea ufficiale del partito. Fatto non trascurabile; e tale da indurre, a di5tanza di un anno, ad un discorso di carattere generale, considerando soprattutto i contributi più rilevanti che ci sono venuti da quel gruppo di intellettuali, cioè la testimonianza di Franco Fortini in Dieci inverni (Milano, Feltrinelli, 1957) e la raccolta di « pamphlets » di Roberto Guiducci dal titolo Socialismo e verità (Torino, Einaudi, 1956), il libro al quale, negli ultimi tempi, si è prestata la maggiore attenzione negli ambienti della sinistra marxista. Non si giustifica, infatti, un semplice censimento delle nuove iniziative socialiste (se pure è possibile ritrovarne, e di effettivamente nuove), per provare l'utilità delle proposte: poichè le novità ed i coordinamenti [20] Bibliotecag.inobianco

istituzionali non hanno una loro assoluta ragione di validità, ma la ritrovano esclusivamente negli effetti che, a mezzo loro, si producono. Comun- 'que, alla esigenza istituzionalistica di questi intellettuali può ritrovarsi una ragione non mediocre nella coscienza, finalmente acquisita e resa pubblica, della impossibilità di svolgere un qualsiasi lavoro culturale secondo gli schemi di ricerca ai quali, in questi ultimi anni, si è andata abituando la cosiddetta cultura di sinistra. Ma, a non voler restare in superficie, è possibile avvedersi che la loro richiesta di « controllo » e di « gestione diretta dei propri strumenti di produzione (case editrici, riviste, centri studi, ecc.) » nasceva da un giudizio del tutto negativo sui maggiori partiti italiani, al quale non si sottraeva il PSI. In realtà, in questi partiti, attraverso il funzionariato così come lo rileva la prassi di ogni giorno, è venuto prendendo corpo un aspetto puramente professionale (in senso burocratico) dell'attività politica, che riduce la partecipazione degli iscritti alla vita di partito a forme sempre più distaccate, dilettantesche quanto più vien meno il sostegno di una autentica passione. Al funzionario, d'altra parte, sfugge, per la stessa natura del suo incarico, ogni capacità di rinnovamento di tesi ed ogni interesse per le novità che non siano tattiche; nè alcun rinnovamento, a maggior forza, può venire dal conclamato dibattito di base. Da ciò, per i partiti di massa, l'interesse a creare associazioni, circoli, centri studi. Oltre l'intento propagandistico, e di proselitismo a· vari livelli, v'è la necessità di colmare la lacuna che il partito socialista italiano ha aperto, dal momento che ha rinunciato ad essere, esso stesso, centro di elaborazione e di dibattito. Diagnosi più o meno simili a questa, concordanti comunque nelle conclusioni, inducevano quegli intellettuali a porre l'accento sul carattere autonomo degli istituti culturali; autonomia intesa non soltanto come distinzione, per evitare a quegli istituti i difetti propri del partito, ma come vera e propria indipendenza, capace di sottrarre gli intellettuali al << terrorismo ideologico » esercitato su di essi negli anni di esclusiva direzione comunista, dalla quale la loro ricerca era stata isterilita al punto di diventare esercizio conformista. Gli istituti, però, non soltanto abbisognano di radicali innovazioni, ma la loro attività non va più intesa come semplice complemento di quella propriamente politica svolta dal partito: se all'origine [21] Bibliotecaginobianco

della crisi della sinistra operaia e marxista è un irrigidimento della dottrina, ed un suo travisamento ai fini della prassi, proprio e solo da un nuovo tipo di lavoro culturale vanno poste le premesse su cui fondare le nuove e più idonee soluzioni politiche. L'autonomia e la libertà delle istituzioni, in altri termini, non sottintendono una tradizionale istanza garantistica, ma la scelta di una nuova via della stessa attività politica: si cerca di inverare profondamente il senso del marxismo come guida per l'azione e, per venire ad immediati obiettivi, si indica lo strumento che solo può permettere l'eliminazione di quanto di negativo e di invecchiato permane nelle strutture del PSI. Legata alle medesime ragioni, la vicenda degli intellettuali socialisti si è, dunque, venuta svolgendo in modo abbastanza diverso da quella che ha condotto tanti militanti fuori dal PCI. È certo che negli atteggiamenti di questi ultimi è prevalente una esigenza libertaria, spiegabil~ solo quando si consideri che la sua sostanza è nel duro paragone a cui sono venuti la dottrina comunista e i princìpi della civiltà liberale: così che, più di ogni profilo organizzativo, è apparsa rilevante la mancanza di garanzie della libertà. Posizione, questa, il cui fondamento non è riducibile alle contraddizioni del sistema comunista: come l'adesione, anche l'abbandono del PCI da parte di questi intellettuali appartiene ad una crisi della coscienza laica e liberale - e lo si può avvertire da segni talora appena percettibili dietro la facciata di una ostinata, e spesso contraddittoria, ortodossia marxista - di quella coscienza liberale che, proprio perchè espressione di esigenze non caduche, non può non essere travagliata tutte le volte che si tratta di trovare il giusto contemperamento con situazioni ed opportunità nuove e diverse. Da ciò la necessità di scegliere tra l'appartenenza al PCI e la fine della milizia in quel partito, necessità che sola ha permesso a quella crisi di intellettuali di divenire fatto politico e di non rimanere dato della coscienza inquieta ed insoddisfatta. Agli intellettuali si è così potuto guardare in maniera inconsueta; non sÒltanto per registrarne l'atteggiamento e saggiarne l'acutezza del commento, ma come a coloro che, per la natura stessa degli strumenti adoperati, rendono più estrema e significante ogni manifestazione sia di rivolta che di -conformismo. Ai socialisti si offrivano condizioni per diversi sviluppi. Se il PSI trova nella lunga soggezione ai comunisti le ragioni delle resistenze af tentativi r221 Bibloteca Gino Bianco

autonomi, è altrettanto vero che la tradizione democratica del partito va oltre ogni patto di unità d'azione e costituisce richiamo non vano al militante. Per il quale, quindi, non si pose alcun problema di scelta paragonabile a quello dei comunisti, nel senso che non fu mai in discussione l'appartenenza al partito. Al fondo della crisi, per l'ex comunista deciso a continuare nell'azione politica, v'è la necessità di cercare sedi più adatte; il socialista, invece, ritrova il proprio partito, con la sensazione, a un tempo, che gli sono restituite originali ed intatte capacità di iniziativa. Quando, però, la possibilità meramente effettuale di evitare una scelta da cui dipenda la permanenza in un partito viene confusa con la possibilità di evitare, tout court, delle scelte - e si confida molto più nelle dichiarazioni che nelle opere -, allora non possono destar meraviglia le confusioni che si manifestano nell'azione politica e, a maggior ragione, quelle che determinano severi giudiz1 sui risultati dell'attività culturale. Non staremo a ripetere l'invito agli studi tante volte ripetuto ai socialisti da altri e da loro stessi. Ormai non ha più senso insistere su di un tema che, da qualche parte, ha trovato convinti e sfortunati espositori e, da qualche altra, è servito a darsi una patina di spregiudicatezza e di modernità, insistendo in mediocri discorsi sul metodo ed evitando co.n cura l'inizio di serie elaborazioni. Questa volta la richiesta di un rinnovamento culturale del socialismo italiano, capace di preparare un avveduto successo politico, non è venuta da un gruppo di intelligenze troppo attente. al respiro europeo della storia politica perchè non si rimproverasse l'astrattezza delle loro proposte, confrontate alla realtà italiana senza alcuna volontà o capacità di intenderle veramente: per usare un linguaggio corrente, questa volta la richiesta è venuta. dalle cose; e ad esse i socialisti non potranno opporre la sprezzante risposta che tante volte opposero a quelle intelligenze, di essere disarmate per quel che riguarda masse organizzate e voti raccolti, se alla lunga quelle masse sono state così mal dirette e quei voti tanto male amministrati che oggi, sia pure con le riserve della tattica, si fa posto all'autocritica o ci si affida alle ,giustificazioni di un troppo astuto e dozzinale storicismo. Abbiamo già rilevato, però, che non manca chi fa mostra di accettare la lezione delle cose e la traduce nella ricordata esigenza di tipo istituzionale, aggiungendo che la ricerca non va intesa come interessante uno o (23] ·Bibloteca Gino Bianco

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