Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ., ANNO Ill * NUMERO 16 * MARZO 1956 Bibloteca Gino Bianco

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, Rivista mensile diretta da Francesco Compagna • Bibloteca Gino Bianco

\ I Inchiesta sul Partito Socialista Italiano nelle Province . Meridionali di GIOVANNI CERVIGNI e GIUSEPPE GALASSO SOMMARIO Editoriale [ 3] Introduzione [ 6] IL PARTITOE I SUOI QUADRI [~4] Gli Abruzzi [ 17] Le Puglie [30] Le zo12edepresse dal socialismo meridiona/,e [ 48] La Canipa1zia [ 68] La Calabria [79] La Sicilia [95] L'ELETTORATO Dal 1946 al 1952 [127] · Il 1953 [133] Dopo il 1953 [144] Problemi e prospettive [ 147] Bibloteca Gino Bianco

I Editoriale Percilè, dt4nque, un'inchieJta, questa inchiesta, sui quadri e sul per-' sonale dirigente del Partito SocialistaItaliano nell'Italia meridionale, oggi? Perchè questa analisi obiettiva e attenta (o almeno il più obiettiva ed atten.. ta possibile), di situazioni locali e personali, di organizzazioni provinciali; questa valutazione delle forze e degli uomini, dei risultati di un certo impegno orga1iizzatit10e delle conseguenze talvolta contraddittorie di una certa politica? ~ La risposta è quella più semplice, che viene subito alla mente di ciascuno. lnna12zi tutto, il P.S.I., tra le tante anomalie della nostra vita politica, è una delle anonzalie più grandi, costituisce uno dei problemi più àifficili da comprendere. Poichè esso è il solo partito europeo, dell'Europa occide1ztale,che si fregia del nome di «socialista>>a, cui va il credito di milioni di elettori come a partito socialista,e che tuttavia è legato, o almeno è staro legato fino ad oggi, col P.C.l. da un vincolo che andava ben µl di là del cosiddetto « patto d'unità d'azione »; è il solo partito social,ista I europeo che si sia sobbarcato ad una esperienza frontista, il solo, infi11,e, che su problemi di fondo della vita europea e mondiale si sia trovato schierato con l'Unione Sovietica e coi partiti comunisti, contro tutti i demo-- cratici, e tutti i socialisti. Questi non vogliono essere rimproveri, o accuse: sono semplici constatazioni di fatti, e di fatti che sollecitano una spiega.:. zione, che impongono una domanda: come, perchè? Non solo: ma da qualche tempo a questa parte, dopo cilcuni anni di esperienze frontiste, si è venuto, sempre a proposito del P.S.l., ponendo agli osservatoridi cose politiche come agli stessi uomini politici un nuovo problema: quello di Utlapolitica autonoma dei socialisti, autonoma, s'intende, [3] Bibloteca Gino Bianco. '

nei confronti dei comunisti. Attraverso la formula elettorale della · « alternativa socialista » ,prima, attraverso la formula parlamentare della « apertura a sinistra » poi, il P.S.l. non solo sembrava voler mettere in soffitta la tattica frontista, ma addirittura voler sollecitare una politica nuova, che minacciava di dislocare l'intero schieramento di sinistra. I comu12isti,che avevano apprezzato, soprattutto nel Mezzogiorno, gli impareggiabili servizi che la tattica frontista aveva reso loro, ne restavano a/, principio come paralizzati e poi correvanoa quei ripari che av1·ebberopotuto consentire di riguadagnare l'iniziativa. Certi democratici di sinistra che s'erano sempre tenuti su posizioni protestatarie,a covare con lo sguardo il P.S.l. nell'attesa che finalmente la gallina socialistafacesse un uovo democratico, giubilarono e insieme trasseroconferma dal fatto della esattezza delle loro posizioni e della necessitàdi restare immobili a covar con lo sguardo la stessa audacegallina. Tutta l'opinione politica qua/,ificata,facile a cedere in Italia alle partizioni semplicistiche, si divideva in «credenti» ed «increduli)) dell'aperturaa sinistra; l'on. Nenni diventava volta a volta il più acuto.politico italiano e il tattico astutissimo della rivoluzione comùnista in agguato, l'eroe esperto, il nuovo navigatore solitario e il consumato affossatoredella democrazia; sembrava quasi di sentire già, soffiata più che detta, l'accusa tremenda: socia/traditore. ..... -......... ~ .. -. ..... Così per mesi, per anni quasi, la lotta politica italiana è andata innanzi, polarizzandosi su questo tema. E come è consuetudine del nostro paese, come è consuetudine dei nostri uomini politici,,la questione si è dibattuta con eleganti ragionanzenti.Non v'è stato, negli ultimi due anni, leader politico che non si sia presentato, alla lavagna di qualche comizio, a dimostrare con logica impeccabile il suo teorema: l'apertura a sinistra, l'alternativa socialista,la nuova politicadel P.S.l. è una cosaseria,possibileed auspi-- cabile. Oppure l'apertura a si1iistra,l'alternativasocia/,istal,a nuova politica del P.S.l. è una cosa poco seria, impossibile; è un agguato. E al limite, il risultato finale, negativo o positivo che sia, interessa assai poco. Quel che interessa, e che fa male al cuore constatare, è il dilettantismo della pit'e parte delle argomentazioni; il fatto che esse fossero tutte ragioni di cuore o intuizioni, o al massimo, nel più serio dei casi, si limitassero a contrapporre ai credenti nelle novità una breve storia della politica socialista tra il '47 e il '52. Se poi si fosserofatte delle domande, anche se si fosse chiesto soltantodi fare il nome di otto deputati socia/,isti al Parlamento, l'imbarazzo [4] Bibloteca Gino Bianco

• _,a.rehhe stato çravissimo.E n'onparlia1nodi al.tredomande più dzjf icili, più AVVERTENZE seria,e che non s'improvvisa. ,ova politica del P.S.l., posso- ·aprima di dire se sono l'untl ~ ver rispostoad a/,cunedoman- •• Il versa~ento in conto corrente è il mezzo più semplice e al 'inizio. unico partito sociau economico per effettuare rimesse di denaro a favore di chi • bia un C/C postale. tz·sti;politica autonoma dopo Per eseguire il versamento il versante deve compilare in tutte ianzi tutto alla domanda che sue parti,. a m~cc~ina o a mano, purchè con inchiostro, il pre- ie può parere la più semplice nte hollettmo (10d1cando con chiarezza il numero e la intesta• d d . h è ·z ne del conto ricevente qualora già non vi siano impressi a uesta oman a. c e cosa I m-pa). he cosa è oggi il P.S.I., qual, ' Per l'esatta indicazione del numero di C/C si consulti l'Elenco il peso delle vecchie strutture neràle dei correntisti a disposizione del pubblico in ogni ufficio ito durante gli anni del frontale. . struttura e sulla ideologiadel Non sono ammessi bollettini recanti cancellature abrasioni · l - · d / correzioni. ' rzsutatt e nuovo corsoorga- . . . . . · sa pensa110e come agiscono i • A tergo . dei certificati d1 all1hramento, ~ versanti possono . • • 1vere brevi comunicazioni all'indirizzo dei correntisti destina- la loro preparazionepoltttca C ', cui i certificati anzidetti sono spediti a cura dell'Ufficio conti della nostra vita nazionale. A • enti rispettivo. . . . ntz fra esse,procura di -rtspo11o sul P.S.I. nell'Ittdia meridio- > rivedere qua e là, e la discusà oggetto, potrà serviremoltis- ..,,,,,,,..-,, -i·---- - - - -1:. __ ....., ~-~ !ttaviadi poter dire, senza falsa modestia e senza iattanza, è che su una delle realtà più importanti della t1itapoliticaitalianadi oggi, noi ci siamo proposti un compito di chiarezza: una chiarezza di cui tutti hanno bisogno. [5] Bibloteca Gino Bianco

Introduzione No11 è nostra intenzione <<introdurre» questa inchiesta con una sia pur breve storia del socialismo meridionale. Gli episodi salienti di questa storia, da Cafiero ai « fasci » siciliani, da S,alvemini a La Propaganda, dai primi moti e dalle prime rudimentali organizzazioni del « popolo di formiche» alle fortune elettorali degli <<avvocati» socialisti, gli episodi di questa storia, dicevamo, sono noti e non sono molti. B.asterà ricordare soltanto che nel secondo dopoguerra abbiamo ritrovato forti situazioni di estrema sinistra - in parte passate in eredità ai comunisti, in !parte conservate dai socialisti - là dove, a Castellammare o a Cerignola, a Crotone o a Corleone, operai o contadini fin dai tempi prefascisti si erano raccolti sotto le bandiere del socialismo, sia pure manifestando in prevalenza generici orientamenti massimalistici. E sono stati questi, per lo più, i centri da cui, intorno ,al 1946, ha preso le mosse l'espansione dell'estrema sinistra verso le molte ed estese zone dell'Italia meridionale rimaste vergini, fino agli anni di questo d.opoguerra, appunto, di ogni forma di organizzazione, non diciamo di classe, ma semplicemente politica. Che però la storia del socialismo meridionale sia assai meno ricca di quella del socialismo padano; che grandi e forti e diffuse tradizioni socialiste non siano state fondate nell'Italia meridionale dal generico massimalismo, durante gli anni di Giolitti, quando cioè il riformismo padano fondò appunto grandi e forti e diffuse tradizioni socialiste; e che nemmeno il primo dopoguerra abbia acceso quaggiù, fra tanta <<fame di terra » e depressione sociale, un moto socialista p.aragonabile per intensità agitatoria e vìgore politico, a quello, pur non andato esente da vari errori e significative deficienze, che si accese nell'Italia centrale e settentrionale: tutto ciò resta confermato da due constatazioni che non possono sfuggire [6] Bibloteca Gino Bianco

• a chi si rifaccia obiettivamente a ripercorrere le vicende del socialismo in questo decennio. La prima di queste constatazioni riguarda la facilità con cui la dire- ~ione comunista si è imposta sulla funzione se non sulla presenza stessa del socialismo meridionale; la graduale abdicazione- di quest'ultimo 3 favore del frontismo; la sua rapida degradazione fra il 1948 e il 1952 dalla condizione di allCiatoal ruolo di « fiancheggiatore »: questo non è avvenuto nel Nord, o per lo meno non è avvenuto nella stessa misura, perchè le antiche tradizioni socialiste, malgrado ogni frontismo, hanno manifestato una considerevole e significativa vitalità. La seconda consider~zione riguarda la forza e la presenza del P.S.I. nelle organizzazioni sindacali: palesemente di secondo piano nel Mezzogiorno, sia che si guardi ai r1adicentri operai, sia che si volga l'attenzione alle inquiete masse contadine; i primi e le seconde sono stati sindacalmente .organizzati dal Partito Comunista, e ad esso legati con vincoli politici molto stretti; mentre i socialisti, sempre dal punto di vista sindacale, non hanno potuto conservare o sviluppare posizioni di rilievo nelle z.one operaie meridionali, nè hanno saputo assumere effettive funzioni di guida rispetto alle agitazioni contadine. Quelle posizioni che, qua o là, possono essere state guadagnate dai socialisti, quando non riflettono l'influenza di una clientela elettorale, sono state guadagnate in sostanza a rimorchio dai comunisti, la cui dinamica politica organizzativa elettorale, ha fatto registrare comunque ben altri e più cospicui guadagni. Ma allora, si dirà, quale effettivo interesse presenta il socialismo nelle provincie meridionali? Perchè centrare su queste ultime un'inchiesta sul socialismo, quando, dal rapporto con i comunisti e dalla presenza sindacale, si misura un peso del P.S.I. nello schieramento di estrema sinistra che appare piuttosto esiguo, anche se non irrilevante; quando l'influenza dispiegata dal P.S.I. nella vita pubblica meridionale non sembra estendersi quantitativamente oltre un certo limite e sembra qualitativamente non diversa da quella di una frazione aggiuntiva dell'influenza comunista; quando infine le spinte autonomistiche e gli impulsi verso nuovi orientamenti politici non possono che essere nell'Itali~ 1neridionale meno consistenti e insistenti di quanto sembrano rivelarsi in certe zone di tradizione socialista dell'Italia centro-settentrionale? Obiezioni come queste sono mal poste, perchè non tengono conto del [7] Bibloteca Gino Bianco ,

fatto che le provincie meridionali sono state, e dovrebbero ancora essere, il luogo politico più conforme allo sviluppo della strategia e della tattica frontista. E il frontismo rappresenta quella che è stata chiamata la << via italiana >> del comunismo e che qualcuno vorrebbe considerare anche la « via italiana » del socialismo. Comunque è evidente che del frontismo il P.S.I. rappresenta l'anello fondamentale, il centro nevralgico, teiemento condizionante. Se tale anello si spezzasse, o soltanto dovesse incrinarsi, il P.C.I. resterebbe allo scoperto, la sua tendenza all'espansione nell'Italia meridionale risulterebbe in parte paralizzata, nè ormai l'Italia centro-settentrionale offre ai comunisti ulteriori ampi margini di espansione. Si è visto già che in Sicilia la presentazione di liste elettorali socialiste distinte da quelle comuniste ha determinato un ristagno, se non addirittura una crisi, della strategia e della tattica frontista a direzione comunista: sia nel reclu- ~mento di candidati « indipendenti » (i quali non possono facilmente saltare il P.S.I. per presentarsi nelle liste comuniste), sia nell'affluenza di nuovi elettori, specie di quelli del ceto medio radicaleggiante o radicalizzato, i quali vengono appunto intercettati dalle liste socialiste. Dunque, l'inchiesta sulla consistenza e sulle prospettive del P.S.I. nelle provincie meridionali vale anzitutto come ricerca sulla ampiezza e sulla solidità del centro nevralgico - sia dal punto di vista geografico, sia da quello dello schieramento politico -· della politic.a fr.ontista a direzione comunista. Non si deve credere poi che il socialismo meridionale ha vissuto· in questi anni soltanto una storia riflessa. Si vedrà, a conclusione della nostra inchiesta, il pro e il contr.o che il frontismo ha rappresentato per i socia.. listi meridionali, dalla scissione di Palazzo Barberini alle ultime elezioni regionali siciliane. E si vedrà altresì quale grado di consistenza e quali elementi di incertezza presenta oggi il P.S.I. come fattore condizionante della politica frontista. Si può dire fin da ora, però, che c'è stato negli ultimi tempi qualche signific.ativ.oaccenno di ripresa socialista anche nell'Italia meridionale. La rilevanza di questi accenni apparirà dalle nostre indagini regionali sul « Partito e i suoi quadri >>; essi comunque sembrano in gran parte un riflesso della favorevole congiuntura nazionale, in termini di opinione pubblica, forse, più che in termini di partito e di organizzazione. Ma, anche sotto quest'ultimo aspetto, si deve dire che, relativamente alla condizione depressa di tutte le organizzazioni politiche meridionali, il P.S.I. ci ha fatto registrare sensibili avanzamenti delle proprie tecniche [8] Bibloteca Gino Bianco

organizzative, una maggiore qualificazione dei quadri, una predisposizione a sempre più organiche manifestazioni di presenza: tanto più rilevante tutto ciò, quanto meno consistenti erano i punti di partenza d~ cui ha preso le mosse, alla data della scissione, l'opera di riorganizzazione delle strutture di partito nelle provincie meridionali. Abbiamo scelto come data di riferimento quelLa della scissione perchè essa segna l'inizio di una fase di depressione socialista, seguita al fortunato debutto nelle elezioni per la Costituente, e della quale si può dire che il 1953 segna in certo mod.o la conclusione. Di aver conseguito la quale si deve pur dare atto alle dirigenze socialiste. Anche nelle provincie meridionali l'esito delle elezioni per la Costi.. tuente fu fortunato, affermando una presenza elettorale socialista minore beninteso di quella che si ;iffermò nell'Italia centro-settentrionale, ma quantitativamente più rilevante di quella comunista nelle stesse provincie che formano oggetto della nostra inchiesta. Poi ebbe inizio la politica frontista a direzione comunista, più o meno coincidente con la scissione. La quale, però, nelle provincie meridionali, ebbe più limit;ite e meno qualificate dimensioni (per motivi che si troveranno esposti nei nostri capitoli sulle singole regioni). Il che non toglie peraltro che i rapporti di forza tra socialisti e comunisti risultarono anche nel Mezzogiorno, a partire dal 1948, letteralmente rovesciati. Il tema centrale della politica socialista nel Sud diventa allora quello di far onore agli impegni di presenza del Partito negli organismi unitari che fanno capo al « Fronte del Mezzogiorno» prima, al << Movimento di Rinas.cita » poi. A con·clusione della nos~ra in-, chiesta, si vedrà a quali risultati e a quali nuove necessità abbia condotto questa politica. Ma questa breve introduzione richiede ancora uri rapido discorso sui quadri socia.listinell'Italia meridionale. Perchè, infatti, a ripercorrere provincia per provincia le vicende socialiste di questo decennio, ci si trova di fronte alla seguente considerazione: i quadri si sono rinnovati, mercè nuovi apporti dall'esterno e sopratutto grazie a una nuova leva di dirigenti; perciò il socialismo meridionale non ha più la stess;i fisionomia di dieci anni or sono, ed è venuto acquistando una nuova dimensione organizzativa. Quali sono stati i tempi e i modi di questo processo di rinnovamento, per altro ben lungi dall'essere giunto a compimento su tutti i piani che interessano l'attività del Partito? [9] Bibloteca Gino Bianco

I , ', All'indomani della Liberazione, i quadri che ricostituirono il Partito Socialista meridionale erano in grandissima parte quelli tradizionali, sopravvissuti al fascismo, reclutati a suo tempo fr,a gli esponenti delle professioni, con alla testa gli « avvocati » delle prime imprese elettorali (Mancini, Fioritto, Stampacchia, Sansone, Di Giovanni, Lopardi, ecc.). Non c'era stata, nel Sud la cospirazione antifascista ad elaborare nuove leve di quadri socialisti, portatori di nuove esperienze politiche e di complesse esperienze critiche. Con la scissione si allontanano dal Partito alcuni «avvocati», prevalentemente quelli che erano rimasti localmente all'ombra di qualche altro «avvocato», di maggiore prestigio forense, di più lata influenza elettorale. Ma, poco dopo, entrano in scena gli « azionisti » : in prevalenza giovani intellettuali che al Partito recano i fermenti di una cultura politica, magari orecchiata, ma certo più aggiornata di quella dei quadri originari. La dichiarazione con cui quel .che rimaneva del P.d'A. si sciolse nel P.S.I. era imp•rontata ad uno spirito di autonomia e ad una volontà di rinnovamento (anche per quanto riguarda i rapporti far meridionalismo e socialismo) le cui promesse sono state certamente deluse. I giovani <<azionisti» meridionali sono partiti infatti con Lombardi e sono arrivati subito a Morandi: sono diventati, cioè, più o meno inconsapev.olmente, i funzìonari di un partito gerarchico, legato peraltro, e strettamente, ad un altro partito più gerarchico, e hanno abdicato all'impegno di farsi protagonisti di un moto di rinnovamento democratico del socialismo. È vero però che la loro ascesa alle principali posizioni di responsabilità org,anizzativa segna anche la trasformazione del vecchio partito degli « avvocati » in un nuovo partito che potremmo dire dei « funzionari »; il che già sta a significare una certa modernizzazione. La qu;ale, però, non si estende proprio al terreno politico, perchè questi giovani «funzionari», di provenienza azionista, e i più numerosi quadri delle nuove leve socialiste reclutate da Morandi, appaiono presto in preda ad una vera e propria mistica giacobina, che si risolve nella perorazione dell'unità fr.ontista. Naturalmente, le radici di questo atteggiamento, si ritrovano nelle forti tensioni reazionarie accese nel Mezzogiorno, e a loro volta le determinano: donde, ~ giustificazione del frontisn10 . socialista, la polarizzazione della lotta politica meridionale fra il '48 e il '53. Si deve aggiungere, però, cl1e questa polarizzazione è stata su·bita dai quadri socialisti, laddove una classe politica più cosciente avrebbe cercato di modificarne i termini. [10] - Bibloteca Gino Bianco

Resta comunque la considerazione che la scissione ha rappresentato una sottrazione di «avvocati>>, e l'ingresso degli <<azionisti» un app.orto di « funzionari » intellettuali, che si sommerà alla fioritura di una nuova leva di giovani quadri socialisti, « morandiani ». Così si è venuta modificando la fisionomia del Partito nelle provincie meridionali. Questa modi.- ficazione non si è ancora pienamente riflessa in sède di rappresentanza nazionale e locale, e anzi resta in alcune regioni evidente la dicotomia fra quadri organizzativi e rappresentanze elettive. È in sostanza lo stesso fen07 meno che gli osservatori rilevano sovente p~r la D.C.; comunque, le prossime elezioni dirpnno fino a che punto la modificazione della fisionomia tradizionale del socialismo meridionale si rifletterà anche sul piano delle ' rappresentanze, per intervento di ragioni politiche, oltre che per il nor- , male avvicendamento per età. C'è poi da domandarsi a questo punto se, essendosi modificati nelle pr.ovincie meridionali i quadri organizzativi del Partito, si sia modificato anche l'atteggiamento degli esponenti meridionali, e la loro influenza, negli organi nazioMli del Partito. Al congresso di Genova, dopo la sconfitta elettorale del 1948,le delegazioni meridionali determinarono in buona parte la vittoria di Riccardo Lombardi: ma non erano i giovap.i « azionisti >>che con lui erano confluiti nel P.S.I., non erano i quadri delle nuove leve socialiste, a rappresentare in quel congresso le federazioni meridionali; bensì ancora gli «avvocati>>, caduti alle elezioni, incapaci di valutare politicamente le ragioni dell'insuccesso, e quindi genericamente irritati contro la segreteria che li aveva, secondo loro, spinti allo sbar.aglio. Sono i loro ultimi atti nella vita organizzativa del Partito. Con la successiva ascesa di Morandi alle responsabilità organizzative, i vecchi « avvocati » vengono man mano rimpiazzati nel Partito, pur conservando per il momento la loro influenia elettorale. È il turno dei giovani <<funzionari » raccolti intorno a Morandi. Morandi liquida il nervoso estremismo di Basso, ma in sostanza la sua formula dell'unità della classe operaia articolata in due partiti significa adesione senza riserve al frontismo, sia pure giustificata con uri linguaggio , più moderno; e significa sopra tutto il ritorno alla formula << due partiti , e una sola politica», laddove Lombardi, confluendo nel P.S.I., aveva espli- · citamente dichiarato la necessità di superare questa formula, contrapponendole l'altra, « due partiti e due politiche». [11] Bibloteca Gino Bianco

Comunque è pertinente non alla introduzione ma alle conclusioni di questa inchiesta la formulazione di un giudizio sui rapporti tra l'opera di Morandi e la riorganizzazione del socialoismo nelle federazioni meridionali; così come appartiene alle conclusioni il bilancio, politico non meno che organizzativo, del socialismo meridionale quale si è venuto configurando negli ultimi anni. Perchè la nostra inchiesta, appunto, nella consapevolezza che c'è stata una certa svolta nella vita del socialismo a partire dal 1948-'S0, e che probabilmente essa adduce ad un'altra imminente svolta, la nostra inchiesta, dicevamo, si riferisce più immediatamente, pur non tralasciando i necessari excursus nei tempi meno recenti, a questo ultimo periodo della vita del P.S.I. meridionale; e tenta un'analisi del Partito, quale, alla luce dei precedenti esaminati in questa introduzione, esso si presenta oggi, dopo otto anni di frontismo e in presenza delle forti suggestioni che vengono esercitando nuovi orientamenti politici. Non si cred~ che questi orientamenti siano proprio allo stato di avanzata maturazione; ma si tratta di quanto basta a sollecitare una serie di questioni estremamente stimolanti per l'osservatore politico. Per qualcuna di esse, confidiamo di aver fornito, nelle p~gine che seguono, indicazioni. di un certo interesse. • [12] Bibloteca Gino Bianco

• J • Quanto verremo esponendo nelle pagine che segu()- no è il frutto, in primo luogo, di conversazioni che abbiamo avuto con esponenti, militanti e simpatizza .. 1ti del P.S.I. nel Mezzogiorno. Amici de1la Direzione Nazionale del Partito ci hanno fornito al tresi i da ti utilizza ti per l'esame delle forze socialiste in queste regioni. Altre utili indicazioni ci sono venute da persone di varia appartenenza politica, ma sempre particolarmente qualificate per esperienza e competenza delle diverse sit11azioni. Cogliamo l'occasione per ringraziare tutti coloro che, in qualunque modo, ci hanno aiutato e consigliato. Ci rendiamo conto, inoltre, che, per la natura stessa di un lavoro di tal genere, è facile incorrere in qualche ine• sattezza in ·ordine a dati di fatto; e di ciò ci scusiamo in anticipo. Facciamo presente però che talvo1ta ciò è pottito dipendere 11nicamente da inspiegabili, e per fortuna assai rare, diffidenze che abbiamo incontrato in alcuni elementi del socialismo meridionale, i quali o l1anno creduto di dover osservare un riserbo strettissimo anche sulle questioni più innocenti, o hanno addiritt11ra preferito non incontrarci. g.c. g.g. Bibloteca Gino Bianco

IL PARTITO E I SUOI QUADRI Il Partito Socialista è organizzato, a norma del suo Statuto, in sezioni e rtuclei. « La Sezione è l'organizzazione politica fondamentale del Partito »; essa « deve crear.e le condizioni per la organizzazione in Nuclei e costituire i Nuclei nei luoghi di lavoro e su base territoriale». A sua volta, « il Nucleo è l'organizzazione elementare di base del Partito» e può essere aziendale o territoriale. Come è evidente, que~to ~chema organizzativo tende alla massima attivizzazione possibile degli iscritti; e nello stesso tempo facilita alle Federaz.ioni Provinciali, dalle quali Sezioni e Nuclei dipendono, il controllo e l'indirizzo politico della base. Il richiamo all'organizzazione comunista è anch'esso eviden.te; e, se si tiene presente che gli stessi Nuclei (o Seziorni non articolate in Nuclei~ sono a l0tro v'olta suddJivisi in gruppi comprendenti dai 5 ai 15 iscritti e retti da un capogruppo nominato dai~ Comitat.i di Nucleo (o di Sezione), il riferimento si fa ancor più preciso. Comunque, $i tratta di uno schema di organizzazione molto impegnativo e richiedente, oltre tutto, un numero notevolissimo di elementi di base in grado di assolvere funzioni direttive, sia pure in ambiti ristretti. Nell'Italia Meridionale questo schema è ancora assai lontano da una completa realizzazione. I dati fornitici dalla Direzione Nazionale del P.S.I. sono comprensivi anche della. Sardegna, regione alla quale non si è estesa la nostra inchiesta; ma tutto induce a credere che anche i dati f ornitici possano essere utilizzati al noSitro scop,o, in quanto le percentuali sarde seguono, con _ogni probabilità, l'andamento di quelle meridionali. Secondo questi dati, dunque, le sezioni esistenti nel Mezzogiorno e in Sardegna sommavano. tiel 1955, a 2.153; ma, poichè assai spesso piiì sezio1ii appartengono ad uno stesso Comune, i Comuni provvisti di sezione del Partito erano, alla stessa data, 1.739 su 2.456. Ciò nonostante che fra il 1952 e il 1955 il numero delle sezioni fosse passato da 1.510 a 2.153. Contemporaneamente, il numero dei Nuclei Aziendali passava da 162 a 186; sicchè, ·mentre il numero delle sezioni aumentava di oltre il 25 %, quello dei Nuclei Aziendali registrava un incremento limitato al 15 %· Se ne dovrebbe dedurre, rifacendosi allo Statuto <lel Partito, che l'articolazione organi.zzativa della base i1icontra diflicoltà [14] Bibloteca Gino Bianco

molto maggiori di quelle che incontra l'espansione politica. Ma) poichè no1i disponiamo del ·numero dei Nuclei Territoriali, non è possibile sviluppare questa osservazione. Gli iscritti al Partito risultavano) sempre nel 1955 e Sardegna compresa, 179.752; poco più che nel 1952, quando erano 168.133. Il lieve incremento (meno del 7 %) assume un particolare colore in, quanto esSio risulta per ci,rca l'80 % da adesioni di giovani e di ~onne: i primi passati dai 21.134 del '52 a 26.246 e le seconde da 25.347 a 29.298. Dal punto di vista della composizione sociale) gli iscritti risultavano nel 1955 così suddivisi: operai 23,6 %; braccianti e compartecipanti 29,4 %; mezzadri e coloni 8,5 per cento; coltivatori diretti e fittavoli 9 %; commercianti 1,9 %; artigi,ani 6 %; intellettuali, frrofessori e 'impiegati 5 %; studenti 1,9 %; vari senza professione defin,ita 13,7 %· (Il totale dà, veramente, secondo i dati in nostro possesso, un 99 %, che pone l'interrogativo sulle condizioni del restante l %)· Considerando proletari di città e di carrvpagna gli operai, i braccianti, i compartecipanti, i mezzadri, i coloni e i senza profe'S~io~e; e piccoli borghesi di città e di campagna i coltivatori diretti) i fittavoli, i commercianti, gli artigiani, gli impiegati e gli intellettuali, si ha per !a prima categoria un 75,2 % e per la seconda un 23,8 %· Ma è chiaro che l'attribuzione di tutti coloro che risultano senza professione definita alla categ~ria dei proletari non è, in linea di principio, esatta, in quanto una par- _te _ di costoro va pure attribuita a quella borghesia iricolta, che è difficile e talora impossibile classificare. In ogni caso, queste cifre danno una idea ab bastanza vantaggiosa della diffusione del P.S.I. nei ceti più popolari e dimostrano l'indubbio fondamen.to classista della sua organizzazione. È anche interessante notare come le varie categOTie rurali (braccianti) compartedpanti, mezzadri, coloni, coltivatori diretti e fittavoli) dànno al Partito il 46,9 % dei suoi iscritti, mentre le categorie più urbane (operai, commercianti, artigiani, intellettuali, ir.segnanti, impiegati e studenti) danno il 38,4 %· • E poichè la poJizione di ooloro che sono senza professione definita (13,7 %) va forse d~visa in parti egua~i fra le categorie urbane e quelle rurali, ne risulterebbe una lieve prevalenza di queste ultime (53,73 %) sulle prime (45,25 ), ·certàmente inferiore alla notevole prevalenza delle professioni rurali, nelle nostre regioni. Ciò può in, effetti autorizzare a scorgere nel P.S.l. meridionale un partrito la cui dinaniica di espansione ha più, buon gioco 1iei ceti itrbani1 che in quelli rurali; ed è illazione che (come vedremo) sarà confermata sia dall'analisi delle diverse situazioni locali del Partito sia dall'analisi dei dati eletorali. I dati della Direzione del P.S.I. ci danno inoltre il numero dei funzionari del Partito presenti, nel 1955, in questé regiorz.i: 106; cioè a dire uria media di 3,31 per ognuna delle 32 provincie del Meiz~giorno e della SIJ,rdegna. Numero certamdnte esiguo che, insieme con lo S1Carsoincrem.ento dei Nuélei [15] Bibloteca Gino Bianco .,

Aziendali e col gran nume'no di Comuni ancor privi di sezione socialista (oltre il 29%), prova anch'es,s,o quanto siano ancora lontani da 'Un'effettiva realizzazione i postulati organizzativi del Partito. Molto importanti e indicativi in qttesto senso sono anche i dati relativi alla composizione sociale dei comitati direttivi federali: operai 203 (22,9 %); bra-ccianti e compartecif>a·nti 167 (18,8 %); mezzadri e coloni 41 (4,6 %); ·coltivatori e fittavoli 50 (5,6 %); 1oommercianti 33 (3,7 %); artigiani 53 (5,9 %); intellettuali, insegnanti e impiegati 199 (22,4 %); studenti 37 (4,1 %); « altri » 105 (11,8 %)- Se s.i confrontano queJte percentuali con quelle delle professioni degli iscritti si potrà constatare come, mentre operai e artigiani sono abbastanza equamente rappresentati negli organi direttivi, il contrario accade invece per' le categorie rurali. D'altra parte, ,è alte percentuali di intellettuali, iniSegnanti, impiegati, studentii e commercianti negli organi direttivi provano fino a qual punto queste categorie borghesi abbiano in mano la dirèzione d'el movimento socialista: mentre, infatti, danno solo 1'8,8% degli iscritti, esse forri.iscono poi il 30,2% d'egli organi direttivi .f ederali. Questa seconda percentuale è anzi anche superiore alla realtà, in quanto i dati in nostro possesso includ,ono, come abbiamo visto, un 18% di « altri >, fra i quali Sf!nO considerati pensionati, donne, etc., e cioè elementi cui potrebbe egualmente competere la qualifica di borghesi. Se, però, l'insufficienza direttiva delle categorie rurali è veramente grave, non va trascurata neppure - in un Partito che si proclama di avanguardia operaria - la insufficiente presenza proprio del ceto operaio· (23,6 % degli iscritti; 22,9 dei dirigenti federa/ii) nei posti di più delicata responsabilità direttiva, e ~pecialmente poi nel Mezzogiorno, dove l'impostazione meridionalistie,a del Partito implicherebbe in effetti, per gli operai socialisti, una funzione di guida alla quale non pare, stando ai nostri dati, che essi possano as~olvere,. Strano, infine 7 è che an,che gli artigiani (6% deghi iscritti e 5,9% de-i dirigenti federali) non f>al~~no una vocazione direttiva più spiccata: essi che pur. sono, notoriamente, fra la parte più viva e diligerite delle popolazioni meridionali. Quanto alla rappresentanza parlamentare, il P.S.I. conseguì nel Mezzogiorno continentale e in Sicilia 19 seggi di deputato, di cui cinque nel Collegio Unico Nazionale, e 6 seggi di senatore. Dei 6 senatori due ~ano indipendenti di sinistra (i senn. Na-sii e Grammatico); dei 5 eletti nel Collegio Unico Nazionale, due (gli on. P. Nenn.i e R. Lombardi) n011 si possono. considerare 1neridionali. Pertanto, i parlam.entari socialisti del Mezzogiorno sommano a 21. Di essi IO so1io · avvocati, 3 sono irisegnanti medi, 3 sono docenti universitari, I è dottore in legge e agente librario, I è ingegnere, I ~ dottore in agraria, I è magistrato in riposo e 1 è senza professione defirn.ita. Ma poichè anche quest'ultimo fu a suo tempo ufficiale di complemento, tutti i deputati socialisti del Mezzogiorno risultano aver compiuto almeno gli [16] Bibloteca Gino Bianco

slttdi medi 1• Fra essi, dal punto di vista sociale, la prevalernza della borghesia professionistica e impiegatizia è assolutamente schiacciante, appartenendo a .a questa classe 19 unità delle 21 di çui consta la rappresentanza parlamentare del P.S.I. nel Mezzogiorno. Il distacco dello stato sociale di questa rappresentanza da quello della base dei militanti è eloquente e non ha bisogno di commenti. Esso fornisce la prima indicazione sulla incapacità della base socialista nieridionale ad esprimere propri dirigeriti di alto livello e sulla conseguente necessità, per essa, di raggrupparsi intorno ad elementi borghesi: oggi assai piiì di 35 anni or sono, quando i Di Vittorio e i Voccoli erano socialisti. D'altra parte, se questa rappresentanza parlamentare non è per/ ettamente rispondente alla qualificazione sociale della base militante, essa è un pò meno distante da altri ceti che~ pur non militandovi, dann.o però al P.S.l. il loro voto. È quan,to vedremo risultare dall'analisi delle diverse situazioni regio- ·nali e provinciali., in cui si articola la realtà socialista meridionale. Gli Abruzzi La forza elettorale del P.S.I. in Abruzzo è cosi distribuita: 19.083 voti nella provincia di Aquila, 18.095 in quella di Chieti, 15.778 in q~ella di· Pescara e 14.447 in quella di Teramo, per un totale complessivo di 67.403 voti, che ha dato al Partito un deputato (nella persona dell'avv. Ubaldo Lopardi) e gli ha fatto sfiorare assai da vicino un secondo quoziente (resto di .31.720 voti contro una cifra elettorale circoscrizionale di 35.683). In termini percentuali ciò significa, invero, una maggiore presenza del P.S.I. nella provincia di Pescara (12 %) rispetto a quelle di 'Aquila e Teramo (IO%) e di -Cl1ieti (8 %). Ma, nonostante lo scarto rispetto alla percentuale media circoscrizionale (I O %), non è da ciò che si possono inferire sostanziali elementi di giudizio. Diversa importanza ha, invece, il fatto che la ripartizione .provinciale dei voti mal corrisponde alla base geografica degli elementi che nelle regioni hanno, in campo socialista, una maggiore quaJificazione o un maggior peso. Da questo punto di vista sono indubbiamente le province di Aquila e di Pescara a segnare i termini entro i quali si muove la vita socialista della regione. Dei due centri, L,.Aquila rappresenta nello stesso tempo con l'on. Ubaldo Lopardi la più vecchia tradizione e con l'avv. Nello Mariani la posizione so- .cialista maturata nell'esperienza di lotta unitaria con il P.C.I.; Pescara, invece, f17] Bibloteca Gino Bianco '

deriva la sua importanza dall'esser pescarese l'altro parlamentare ed unico senatore socialista della regione, il prof. Armando Cermignani, e dal fatto che questa Federazione Provinciale è da qualche tempo l'elemento più omogeneo e più vivo dell'apparato socialista abruzzese e quello che, in quanto, tale e non per le persone dei suoi componenti, ha il controllo di una forza maggiore. L'influenza della Federazione Pescarese, però, o non ha ancora assunto un chiaro significato politico, limitandosi alla suggestione di un ben realizzato e articolato schema organizzativo, oppure si esaurisce, come indicazione politica, nell'ambito della sua competenza. Al contrario, l'influenza dei due leaders aquilani si estende largamente al di fuori della loro provincia o, come nel caso dell'on. Lopardi, per il diretto controllo di una notevole forza o, come nel caso dell'avv. Mariani, perchè deriva dal rappresentante l'espressione più consapevole di una linea politica sulla quale convergono· numerosi altri gruppi socialisti della regione. Prima di esaminare la situazione odierna sulle forze socialiste in Abruzzo• occorre però soffermarsi un po' particolareggiatamente sulla campagna elettorale del '53. Oltre gli on. Antigono Donati e Silvio Paolucci, i quali da indipendenti avevano fatto parte, durante la prima legislatura repubblicana, del gruppo socialista della Camera, l'avv. Mariani sembrava, in linea di massima, l'aspirante più qualificato alla deputazione. La lotta (si sperava di raccogliere due quozienti) sembrava quindi ristretta a questi tre elementi, quando a spostare il presunto equilibrio delle forze di costoro e a determinare una campagna elettorale del tutto diversa, intervenne il rientro nel P. S. I., dopo oltre cinque anni di militanza scissionistica, dell'on. U. Lopardi. Questi aveva parato previdentemente il colpo mancino di possibili ostacoli locali al suo reinserimento nel Partito trattando la cosa direttamente a Roma; nè iì suo rientro era temuto a torto dagli altri candidati; nei cui timori influivano· magari eventuali ragioni di diffidenza per un uomo dal movimentato pas-· sato politico; ma certo influiva ancor più la sorpresa di trovarsi improvvisa-- mente di fronte ad una forza alla quale i c3:lcoli più prudenti non potevano non far credito dello spostamento di al1cune migliaia di voti. Ma do,nde ·derivava e in che cosa consisteva la forza dell'on. Lopardi? Alla domanda non c'è in tutti gli Abruzzi chi non risponda subito che· questa forza è venuta al giovane Lopardi dal vecchio padre di lui, Emidio. Oggi pressochè ottantenne, Emidio Lopardi fa politica sotto l'insegna socialista da oltre un cinquantennio. Deputato ininterrottamente dal 1912 al 1926,. aventiniano, consultore, costituente e, fra il '48 e il '53, senatore di diritto, egli è la viva immagine, il paradigma di tutto un tipo di socialismo meridionale. A lui potenza e forza vennero dal fortunato esercizio della professione· forense, che lo rese ben presto noto oltre i confini della natia provincia aquilana e gli spianò le vie dei pubblici uffici. E quale solida rete egli avesse [18] Bibloteca Gino Bianco

in tal modo intessuto dimostrarono specialmente le ~lezioni del 1924, quando le violenze e i brogli fascisti non valsero ad impedirgli il ritorno a Montecitorio. Vissuto in disparte durante il ventennio fascista, il Lopardi tornato nel '44 alla vita pubblica non ebbe difficoltà a ritessere la rete delle amicizie e delle dirette o indirette influenze, che subì un primo difficile collaudo il 18 aprile del 1948. Mentre, infatti, l'ormai già vecchio Lopardi (rimasto nel P. S. I. dopo la scissione saragattiana, più che per altro per una ritrosia sentimentale a staccarsi dal Partito nel quale aveva compiuto tutta la sua carriera politica) diveniva senatore di diritto; il figlio Ubaldo, che già consigliere comunale de L'Aquila, era passato invece, più conseguentemente all'orientamento politico familiare, nel P. S. L. I., si presentò candidato alla Camera nella lista di Unità Socialista. E, non ostante la difficoltà e la delicatezza di una tale situazione, il vecchio nome, cosi noto ai socialisti e agli elettori abruzzesi, ebbe ancora una volta successo, agevolato anche dal fatto che il P. S. I. partecipava allora al Fronte Popolare. Un nuovo collaudo si ebbe poi alle elezioni amministrative del '51, quando il giovane Lopardi, passato dal P. S. L. I. al Partito Socialista Unitario, (Romita) fu tra i non molti consiglieri comunali che quest'ultimo partito ebbe forza di guadagnare in tutta Italia. Giustificato era quindi il timore che prese, in vista del 7 giugno '53, i candidati socialisti abruzzesi alla notizia che il minore Lopardi sarebbe stato loro compagno di lista; nè poteva valere a rassicurarli il contemporaneo ritiro del padre di lui dalla politica attiva, avendo le esperienze del '48 e del '51 già fornito eloquenti indicazioni di come i Lopardi potessero muoversi con notevole libertà di fronte al loro elettorato. Si scatenò perciò fra i candidati una lotta accanita, mentre la Direzione del Partito lasciava libere le singole Federazioni abruzzesi di dare i voti di preferenza a chi paresse loro opportuno, non volendo e non potendo scegliere fra tre deputati uscenti, nessuno dei quali particolarmente legato alla Direzione stessa, più un giovane, il Mariani, del quale erano ignote le possibilità. In provincia di Aquila la lotta fu, se possibile, ancor più accanita. Il Mariani fu appoggiato con particolare impegno dai comunisti, i quali fecero propaganda per lui, presentandolo come · un fedele milite del suo Parti!o, al contrario dell'insicuro Lopardi; al quale invece prestò il suo decisivo appoggio il padre, che per presentarne e sostenerne la candidatura scrisse I 0.000 lettere ad elettori abruzzesi. Il risultato fu cosi la vittoria di Ubaldo Lopardi, nonostante gli sforzi compiuti anche dagli onn. Donati e Paolucci, il secondo dei quali aveva (come vedremo) una solida posizione personale specialmente nel Chietino, mentre il primo combattette con larghezza di mezzi un'abile campagna elettorale. In definitiva le elezioni del '53 rivelarono innanzitutto, attraverso il davvero eccessivo frazionamento dei voti di preferenza, la scarsissima coesione e la fisionomia largamente personalistica del P. S. I. abruzzese. Esse ha11no inol- [19] Bibloteca Gino Bianco . '

tre determinato il definitivo passaggio in secondo piano degli ex deputati Donati e Paolucci, il primo dei quali fu sempre legato alla vita socialista abruzzese quasi esclusivamente dal fatto elettorale (egli proviene dalla Democrazia del Lavoro), mentre il secondo si è visto costretto, per non restare isolato, ad entrare anche formalmente nel Partito prendendone la tessera. Imponendo, infine, un ridimensionamento della Federazione aquilana fino allora influenzata dal Mariani, le elezioni del '53 hanno offerto all'on. Lopardi la possibilità di un effettivo e solido reinserimento nel Partito. Da un punto di vista generale le divergenze fra le posizioni dell'on. Lopardi e quelle dei gruppi facenti capo all'avv. Mariani si possono definire come un contrasto fra una clientela di antiche tradizioni riformistiche ed una generazione, che, maturata insieme alla politica e al socialismo nel clima dell'immediato dopoguerra, identifica nel comunismo la insostituibile forza di avanguardia del socialismo stesso e nel ·patto di unità di azione l'unico -mezzo pér non restare esclusi da un fatale corso storico. Ma sarebbe una defi- :inizione astratta, in quanto da una parte essa va calata in un'atmosfera accesa ~di contrasti anche personali e in un ambiente sociale in cui la lotta politica :può svolgersi con pari efficacia secondo i vecchi schemi della clientela o le :moderne formule di tecnica organizzativa e propagandistica. D'altra parte, nè j termini di <<clientela» e <<riformismo» esauriscono il significato delle posizioni del Lopardi, nè gli aspetti personalistici della clientela sono estranei ai gruppi a lui opposti. Oggi il contrasto fra le posizioni del Mariani e quelle del Lopardi verte ~ssenzialmente intorno alle questioni poste dallo sviluppo della formula di -<<al<ternativa socialista». Per il primo, infatti, nessun problema si può attualmente porre di una differenziazione ~el suo Partito rispetto al P. C. I., in tutta Italia, ma in particolare nel Mezzogiorno, dove senza l'unità dei due Partiti non ci si potrebbe addirittura muovere sul fronte della sinistra. Per il secondo, invece, è senz'altro possibile impostare un'azione politica che, pur . tenendo sempre presente l'esigenza e la necessità di non avere nemici a sinistra, veda tuttavia il P. S. I. seriamente impegnato con proprie responsabilità nell'opera di sviluppo della democrazia italiana nei sui termini politici e ·sociali, anche eventualmente da solo e a nome dell'intera classe lavoratrice. I La differenza si riconnette, come è evidente, ad un latente contrasto ideolo- ,gico; che per il Mariani è preminente il problema della società socialista, in cui sta per lui la profonda e ineliminabile ragion d'essere dell'unità d'azione con i comunisti, mentre per il Lopardi è preminente il problema di un'azione ~ocialista per un immediato inserimento di nuove forze nella direzione della società italiana. Le conseguenze possono essere anche in pratica notevoli. In un convegno regionale di quadri socialisti, tenutosi a Chieti l' 11 ottobre u. s. [20] Bibloteca Gino Bianco

con l'intervento dell'on. Amaduzzi e di cui ,l'Avanti! non diede nè annuncio nè resoconto, il Mariani fu tra quelli che patrocinarono una c_omune azione socialcomunista in materia di politica degli idroca~buri (che era il . tema del convegno); mentre il Lopardi fu tra quelli che sostennero l'opposta tesi, di un'azione disgiunta dei socialisti. Ciò non ha tolto, tuttavia, che l'on .. Lopardi parlasse a Pescara per il P. S. I. in una pubblica manifestazione comune di socialisti e comunisti sul tema predetto, tenutasi ai primi dello scorso dicembre; così come non toglie che l'avv. lVIariani sostenga, in fatto di tattica elettorale, l'opportunità di liste separate. Intorno al giovane Lopardi e al Mariani la vita socialista aquilana si esaurisce. Essa, più della restante provincia, ha risentito delle traversie procurate prima dalla scissione lopardiana e poi dal lungo periodo di disorientamento protrattosi fino al '50. Successivamente parve che intorno al Mariani> si fosse ricreato un certo equilibrio, che si perdette, di nuovo al rientro del Lopardi e solo da qualche anno sembra in via di ripresa appunto intorno a. quest'ultimo. Il P. S. 1. è tuttavia ancora ben lontano dal riacquistare, più che la forza numerica, la capacità espansiva di cui dette prova fino a tutto, il '46. Si prenda ad esempio il capoluogo che è anche il maggior centro socia-- lista della provincia. ll 2 giugno '46 il P. S. I. U. P. vi raccolse 3849 voti, i quali aumentavano nell'ottobre seguente a 4074, nonostante la forte contrazione del numero degli elettori in quelle elezioni amministrative; mentre contemporaneamente il P. C. I. passava solo da 3963 a 3976 voti, rimanendo perciò fermo nelle sue posizioni e cedendo il passo ai socialisti. Ma cinque anni dopo il P. S. I. raccoglieva a mala pena 2803 voti contro i 4729 dei comunisti e gli oltre 3000 complessivi delle liste del P. S. U. e del P. S. L. I. Nel 1953, infine, andavano in Aquila al P. S. I. 3999 voti; ma il forte progresso così realizzato era evidente ed esclusivo frutto del rientro del Lopardi, che· peraltro non impediva un ulteriore deflusso di voti dall'insieme del campo socialista (il P. S. D. I. conseguiva solo 1140 voti) a quello dei comunisti (pas-- sati a 5365 voti). Una curva pressappoco simile seguivano le votazioni sociali-- ste in provincia; con la differenza, però, che il P. S. I. con i suoi I 9.083 voti· ·del '53 ·non riusciva nè a superare, come nel capoluogo, nè a mantenere i 22.328 voti del '46. La cosa va messa assai probabilmente in relazione col fatto) che, a differenza della provincia, nella base socialista del capoluogo gli ele-- menti borghesi e piccolo-borghesi hanno importanza almeno pari a quella degli elementi più popolari, come traspare, oltretutto, dall'appartenenza alla· borghesia professionistica dei due maggiori esponenti (e anzi il Mariani, di: origine popolare, si è anche imparentato per via di matrimonio· con una dellemaggiori famiglie cittadine, i Marinucci). Qualcosa di simile sembra sia da. dire per Sulmona, dove, nonostante tutto, il P. S. I. mantiene sui comunisti il vantaggio acquisito nel '46; ma dove agisce anche, oltre la tradizione lopar-- diana, l'influenza di una tradizione di ferrovieri socialisti assai numerosi in. [21] • I Bibloteca Gino Bianco

questo importante centro ferroviario. L'Aquila e Sulmona, pur avendo solo 1/5 della popolazione, danno al Partito 1/3 dei suoi voti provinciali, mentre il resto (tranne le eccezioni costituite da alcune isole socialiste: Navelli, Montereale, Sante Marie) è disparso in piccole aliquote negli altri comuni e ha una zona di relativa concentrazione soltanto nella Marsica. Questa, peraltro, non ricade sotto la competenza della federazione aquilana, essendo stata costituita, fin dal tempo del P. S. I. U. P., in federazione autonoma: pare, specialmente per la pressione del marsicano Silone, che fu, col Lopardi, l'altro grande nome della scissione socialdemocratica in Abruzzo. La federazione marsicana è attualmente retta da una segreteria collegiale di 3 membri. Fra questi, l'attuale responsabile sindacale, il giovane laureando in legge Iafrate, probabile futuro segretario provinciale, fa un po' da elemento equilibratore fra il dott. Remo Palladini, che è un ex azionista il quale sente vivamente e intelligentemente i problemi dell'autonomia socialista, e il consigliere Orazio Gentile, che è un acceso partigiano dell'unità dei partiti di sinistra e si spinge fino ad auspicarne la fusione. Indubbiamente, però, la base marsicana è più vicina all'ultimo dei tre. Si pensi, in primo luogo, alle fiere lotte per la terra divampate nel Fucino fino a pochissimi anni or sono e alle quali i socialisti hanno dato, proprio sotto la guida del Gentile, un valido contributo. In secondo luogo, agisce da elemento radicalizzatore della lotta politica nella zona il pesante paternalismo dell'Ente Fucino, spesso politicamente discriminante. In terzo luogo, infine, agisce particolarmente nella Marsica un elemento che è però comune a tutti gli Abruzzi e che è costituito dalla forte emigrazione stagionale verso la vicina capitale, per cui il contatto col grande centro finisce col politicizzare, quasi sempre nel senso più radicale, chi l'ha subito. Questo complesso di fattori vale anche a spiegare come il P. C. I. abbia potuto fortemente avvantaggiarsi verso il P. S. I., rispetto al '46, anche in questa zona, in cui è evidente la caratterizzazione popolare-rurale del locale socialismo e in cui pure si è avuta, nel corso di questi anni, la più continua e attiva presenza dei socialisti in provincia di Aquila. Basti considerare che nel maggior centro marsicano, Avezzano, i socialisti sono discesi dai 680 voti del '46 e addirittura dai 1075 del '51 ai 551 del '53 !ma in questo caso specifico sembra aver avuto parte anche una certa propaganda contro il rientrato Lopardi., svolta dai comunisti, passati intanto dai i527 voti del '46 ai 2250 del '53). Solo a Tagliacozzo, ·che però già non.è più Marsica in senso stretto, i socialisti hanno potuto resistere, grazie alla attività svolta in quel centro dall'avv. Antonio Paoluzi (consigliere provinciale, vittima di recente di un infortunio giudiziario), passando dai 171 voti del '48 ai 976 del '53 (i comunisti da 236 a 302). È dubbio però che questa , posizione possa essere mantenuta, se la persona del Paoluzi, alla quale essa è evidentemente legata, dovesse diventare indisponibile. [22] Bibloteca Gino Bianco

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