Nord e Sud - anno III - n. 15 - febbraio 1956

• Rivista mensile diretta da Francesco Compélgna ANNO Ili * NUMERO 15 * FEBBR~~IO 1956 Biblioteca Gino Bianco

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I ' , • I IND,ICE DELL'ANNATA I , I Biblioteca Gino Bianco

INDICE DELL'ANNATA - i_a - 1954-55 (*) SOMMARIO DEL N. 1 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Ugo La Malfa - Mezzogiorno nell'Occidente . . . . . . > 11 Giuseppe Giarrizzo - Intellettuali e contadini . . . . . . » 23 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - La stretta di Palermo . » 37 Vittorio de Ciaprariis - Tabacchine a convegno . . . . . > 39 Vittorio Accardi - Credito per gli artigiani . . . . . . . » 42 Nina Ruffini - Molti decreti, poche scuole . . . . . . . » 46 Luigi Amirante - Chi tocca la Mostra... . . . . . . . . » 49 Francesco Compagna - Due decennali : « Il Tempo » e « Il Giornale > • • • • • • • > 53 DOCUMENTI E INCHIESTE Umberto Zanotti-Bianco - Lo spostamento dei centri abitati in Calabria . . . . . . . > 58 Rocco Scotellaro - Scuole di Basilicata (I) . . . . . . . > 67 IN CORSIVO • . . . . . . > 96 CRONACHE E MEMORIE Nello Ajello - Storia e Antologia della Napoli-Sciangai . . . > 103 RECENSIONI Nicola Pierri - Una lotta nel suo corso • • • • • • • • • 123 SOMMARIO DEL N. 2 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Eugenio Scalfari - Disoccupazione e Austerità . . . . . . » 6 Brunello,. Vigezzi - L'Unione Goliardica Italiana . . . . . > 24 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Assegnatari comunisti . > 40 Vittorio de Caprariis - Banditismo in Sardegna . . . . . » 42 Gino Marin - Il Pool· Verde . . > 47 Giacomo Vigni - Riforma del credito agrario . . . . . . > 53 Luigi Amirante - Convegno dell'AILC a Napoli . . . . . » 61 Nello Ajello - I Congressi del Re > 64 DOCUMENTI E INCHIESTE Ente di Riforma - Dati elettorali » 67 Rocco Scotellaro - Scuole di Basilicata (II) . . . . . . . » 73 IN CORSIVO . . . . . . . > 102 CRONACHE E IvIEMORIE Giorgio Granata - Introduzione all'Abruzzo . . . . . . . > I08 RECENSIONI Rosario Romeo - Lotte politiche in Sicilia . . . . . . > 123 SOMMARIO DEL N. 3 Editoriale . . . . . . . . pag. Ugo La Malfa - La questione del petrolio . . . . . . . . > 8 Vittorio de Caprariis - Orgosolo tra marxismo e mitologia . . > 16 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Le stoccate di Ferravilla > Luigi Amirante - Una politica per la « città > • • • • • • > Gino Marin - Emigranti in Svizzera . . . . . . . . . > Giuseppe Ciranna. - La crisi comunale di Potenza . . . . > Brunello Vigezzi - La democrazia universitaria nel Sud . . . > Francesco Compagna - Anniversario del « Roma > • • • • > 32 35 39 45 49 57 e~) Il presente indice va dal numero del dicembre 1954 a quello del d,icembre 1955 incluso. n Biblioteca Gino Bianco

DOCUM~NTI E INCHIESTE Aldo M usacchio - Il paese nella città . . . . . . . . . > 64 , IN CORSIVO • • • • • • • CRONACHE E MEMORIE Renato Giordano - Guido Dorso e « l'Azione » • • • • • > 101 > 109 LETTERE AL DIRETTORE . . > 122 RECENSIONI Un comune Giuseppe Galasso socialista . . . • • • • • » 124 SOMMARIO DEL N. 4 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Francesco Compagna - Croce e i meridionalisti . . . . . . > 9 Giuseppe Galasso - La parabola monarchica . . . . . . . > 30 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Coordinamento meridionalistico . . . . . . . > Rosario Romeo - Storicismo e sociologia ........ > Antonio Marando - Lungo 13= statale I06 . . . . . . . » Giacomo Vigni - Ancora sulla riforma del credito agrario . > Francesco Compagna - Viaggi nel Sud . . . . . . . . > DOCUMENTI E INCHIESTE 44 47 50 54 59 Gino Giugni - Opinioni sullo «sganciamento> dell'IRI . . > 64 Salvatore Rea - Esperienze della politica em~gratoria . . . . > 76 IN CORSIVO . . . . . . . > 108 CRONACHE E MEMORIE Lidia Croce - La prima rivista dell'Italia liberata . . . . . » 107 LETTERE AL DIRETTORE RECENSIONI • • Aldo Musacchio - Elezioni ita- > 120 liane nel dopoguerra . . > I23 SOMMARIO DEL N. 5 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Manlio Rossi Doria - L'evoluzione delle campagne meridionali e i contratti agrari . . > 6 Vittorio de Caprariis - La Sicilia alla vigilia delle elezioni . > 23 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Il « riformismo > • • • > Carlo Turco - Sviluppo commerciale e favoreggiamento politico . . . . . . • . . . > Aldo Musacchio - Gli « indomiti » del Colle Oppio . . . » Raffaello Franchini - L'Amministrazione Lauro: accuse o ca- . lunnie? . . . . . . . . . Francesco Compagna - Il meridionalismo liberale della sinistra laica . . . . • • • > DOCUMENTI E INCHIESTE Fedele Aiello - Dai « Sassi> alle 36 40 49 > 54 58 borgate . . . . . . . . > 62 IN CORSIVO • • • • • • • > 89 CRONACHE E MEMORIE , Franco Rizzo - L'Unione Nazionale e la Nuova Democrazia . » 96 LETTERE AL DIRETTORE RECENSIONI Nicola Pierri - Disegno della Li- » 120 berazione italiana . . . . > 125 SOMMARIO DEL N. 6 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Manlio Rossi-Doria - Contadini e agricoltori nell'avvenire del Mezzogiorno \ . . . . . . > 7 Giuseppe Gal'asso - Successi e problemi del sindacalismo libero a Napoli . . . . . . » 21 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - « Periferia dell'Europa » > Vittorio Frosini - La Sicilia della Incom . . . • • • • • . • 88 48 III Biblioteca Gino Bianco

Gino Marin - Emigranti in Fran- LETTERE AL DIRETTORE . . > 122 eia · · · · · · · · · · » 51 . RECENSIONI Salvatore Rea - Taranto senza • marina . . . . . . . . > 57 Vittorio de Caprariis - Dieci anLuigi Amirante - La Mostra depressa . . . . . . . . . » DOCUMENTI E INCHIESTE Giovanni Cervigni - La defezione del P.C.I. in Calabria . . » Giulio Salvi - Edicole di Napoli » IN co·RSIVO • • • • • • • » CRONACHE E MEMORIE Nicola Pierri - 1925: La « gran63 65 96 108 de paura » • • • • • • • LETTERE AL DIRETTORE RECENSIONI • • » I 14 » 121 Gilmo Arnaldi - II Mezzogiorno e Giustino Fortunato . . » 124 S01\'.IMARIO DEL N. 7 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Ugo La Mal/a - La svolta . . . > 6 Carlo Turco - •« Dieci milioni > di coltivatori diretti . . . . » 13 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Elogio del moralismo . » Vittorio Accardi - La legge del quinto . . . . . . . . . > Giuseppe Canessa - Malavita meridionale . . . . . . . . > Gino Marin - Emigranti in Ger- . mania . . . . . . . . . > Giulio Salvi - Dopo l'alluvione . > Carlo Maggi - Qualificati e specializza ti . . . . . . . . » DOCUMENTI E INCHIESTE Nello Ajello e Giovanni Cervi .. 35 39 43 47 55 59 gni - Giornali di Provincia . » 64 IN CORSIVO • • • • • • • > 100 CRONACHE E MEMORIE Carlo Càssola - Pagine non scrit- • te di Renato Serra . . . . > I06 Biblioteca Gino Bianco IV ni dopo . . . . . . . . > 124 S01\'.IMARIO DEL N. 8 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Leone Cattani - Un piano territoriale interregionale . . . > 6 Brunello Vigezzi - Liberali e integralisti nelle Università . . > 13 GIORNALE A PIU' ·VOCI N.d.R. - Sardegna troppo lontana > Renato Urga - Il piano Cortese . > Laura Sasso Calogero - Cultura popolare: cose semplici e cose semplificate . . . . . . . » Salvatore Rea - L'altalena emigratoria . . . . . . . . > Giuseppe Galasso - CISL e UIL > DOCUMENTI E INCHIESTE Gabriele Gaetani - Situazione demografica ed agricoltura nel Mezzogiorno . . . . . . . > IN CQRSIVO • • • • • • • > CRONACHE E MEMORIE Nello Ajello - Storia e Antolo28 31 35 38 42 47 81 gia della Napoli proletaria . > 86 LETTERE AL DIRETTORE RECENSIONI • • Mario Del Treppo - La cultura > 119 delle città . . . . . . > 121 SOMMARIO DEL N. 9 Editoriale . . . . . . . . pag. Giuseppe Galasso - Il meridionalismo di complemento . . > 6 Gino Marin - La polemica sulle aree sottosviluppate . . . . > 14 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Vischiosità del frontismo . .• . . . • • • • > 31

Antonio Nitto - Esportazioni agricole . . . . . . . . > Cesare Mannucci - Medici e coltivatori diretti . . . . . . > Leonardo Sacco - Il « nuovo corso» della Confagricoltura . >' Giovanni Cervigni - La legge speciale per la Calabria . . > . DOCUMENTI E INCHIESTE Mario Arpea - Opinioni sul petrolio . . . . . . . . . > Carlo Turco - L'industria della pasta • • • • • • • • • > 35 38 45 48 55 77 IN CORSIVO • • • • • • • » 102 CRONACHE E MEMORIE Michele Parrella - Viaggio al Nord . . . . . . . . .. > 107 LETTERE AL DIRETTORE RECENSIONI • • Antonio Palermo - Opere di Gio- » 120 vanni Verga . . . . . . . » 123 SOMMARIO DEL N. 10 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Francesco Compagna - Nuovi quadri democristiani . . . . > 7 Giuseppe De Meo - La ripartizione territoriale del carico · tributario . . . . . . . > 20 GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Le inquietudini dei co- • • mun~u ........ » Alessandro D'Aquino - Industrie e dinamiche » e provvedimenti di « tipo britannico > . . . » Nello Ajello - I manoscritti nella bottiglia · . . . . . . . » Federico Orlando - Tra Isernia e Campo basso . . . . . . » Francesco Compagna - Meridio:. nalismo liberale . . . . . > DOCUMENTI E INCHIESTE Manlio Rossi-Doria - L'educazione dei contadini . . . . > Giulio Salvi - Turismo sui « due golfi > • • • • • , • • • » Biblioteca Gino Bianco ' 31 37 44 46 51 58 72 IN CORSIVO 1 • • • • • • .• > 104 · I • CRONACHE E MEMORIE Francesco Nitti - Matera 1902 • > 110 LETTERE AL DIRETTORE · RECENSIONI • • > 122 V VittQrio de Caprariis - Secondo Risorgimento . . . . . . . > 125 SOMMARIO DEL N. 11 Editoriale . . . . . . . . pag. 3 Vittorio de Caprariis - I rinnovatori del «Contemporaneo> . » 7 Manlio Rossi-Doria - La bonifica alle strette . . . . . . » 21 GIORNAL.E A PIU' VOOI N.d.R. - Leggi speciali . . . . » Ferdinando Isabella - Napoli 1955 . . . . . . . . . > 31 34 Salvatore Cv.imbosu - La salute dell'uomo sardo . . . . . > · 43 Gino Marin - Emigranti in Belgio . . . . . . . . . > 51 Nello Ajello - Un giudice del Sud . .. . . . . . . . . > DOCUMENTI E INCHIESTE Ugo -Majello - Facoltà di Giurisprudenza . . . . . . . > Gianfranco Manganella - Periferia del!'« Urbe > • • • • • » IN CO:RSIVO • • • • • • • • > CRONACHE E MEMORIE Salvatore ·Rea - Storia di un gior57 62 75 99 nale napoletano . . . . > 104 RECENSIONI Nello Ajello - Vino e pane . . > 123 SOMMARIO DEL N. 12 Editoriale . • . . . . . . pag. 3 Frantesco Compagna - Il « secondo tempo » della politica meridionalista . . . . . . » 6 Vittorio de Caprariis - II ritorno a De Sanctis , , , , , . >- 26

,. • I J. GIORNALE A PIU' VOCI N.d.R. - Salvemini . . . . • » Carlo Turco - « Panorami indu41 striali > • • • • • • • • » 46 Cesare Mannucci - Assistenza e medicina . . . . . . . . > 52 Giulio Salvi - Turismo euforico » 55 Rosario Romeo - Le vie del Sud » 59 DOCUMENTI E INCHIESTE Crescenzo Guarino - Antologia della mafia . . . .· . . . > 63 Cesare Mannucci - Cantieri e corsi in 14 Comuni . . . . » 84 I IN CORSIVO • • • • • • • » 107 CRONACHE E MEMORIE Nello Ajello - La Sicilia di Brancati . . . . . . . . » 113 RECENSIONI Giuseppe Galasso -L'Italie bouge > 126 SOMMARIO DEL N. 13 Editoriale . . . • . . . . pag. Ugo La Malfa - Ripresa dell'integrazione economica europea? > , 3 6 Bibroteca Gino Bianco VI ...... Vittorio de Caprariis - De Sanctis, « precursore » conteso . . > GIORNALE A PIU' VOCI ' N.d.R. - 1 faraoni della cultura . > Federico Orlando - Concentrazione in Sicilia ., . . . . > Laura Sasso Calogero - La lezione di La Martella . . . . > Mario Arpea - Pastori e greggi d'Abruzzo . . . . . . . . > Gianni De Luca - Emigranti in Canadà . . . . . . . . > Nello Ajello - Napoli volgaris- . s1ma . . . . . . • . • » Ragguagli economici . . . . DOCUMENTI E INCHIESTE Crescenzo Guarino - Dai mafiosi > ai camorristi . . . . • • • > 14 40 45 50 55 59' 65 69 76 IN CO'.RSIVO • • • • • • • > 108 CRONACHE E MEMORIE Alberto Ronchey - Il P.R.I. e la terza forza . . . . . . . > 11O RECENSIONI Giorgio Granata - L'opposizione Cattolica . . . • . . • . > 123

INDICE DEGLI AUTORI Accardi Vittorio: 1 (p. 42), 7 (p. 39). Aiello Fedele, 5 (p. 62). Ajello Nello: 1 (p. 103), 2 (p. 64), 7 (p. 64), 8 (p. 86), 10 (p. 44), 11 (pp. 57 e 123), 12 (p. 113), 13 (p. 65). Amirante Luigi: 1 (p. 49), 2 (p. 61), 3 (p. 35), 6 (p. 63). Arnaldi Gilmo, 6 (p. 124). Arpea Mario: 9 (p. 55), 13 (p. 55). Cambosu Salvatore, 11 (p. 43). Canessa Giuseppe, 7 (p. 43). Caprariis ( de) Vittorio: 1 (p. 39), 2 (p. 42), 3 (p. 16), 5 (p. 23), 7 (p. 124), 10 (p. 125), 11 (p. 7), 12 (p. 26), 13 (p. 14). Càssola Carlo, 7 (p. 106). Cattani Leone, 8 (p. 6). Ceroigni Giovanni: 6 (p. 65), 7 (p. 64), 9 (p. 45). Ciranna Giuseppe, 3 (p. 45). Compagna Francesco: 1 (p. 53), 3 (p. 57), 4 (pp. 9 e 59), 5 (p. 58), 10 (PP· 7 e 51), 12 (p. 6). Croce Lidia, 4 (p. 107). D'Aquino Alessandro, 10 (p. 37). Del Treppo Mario, 8 (p. 121). De Luca Gianni, 13 (p. 59). De Meo Giuseppe, 10 (p. 20). Franchini Raffaello, 5 (p. 54). Frosini Vittorio, 6 (p. 48). Gaetani Gabriele, 8 (p. 47). Galasso Giuseppe: 3 (p. 124), 4 (p. 30), 6 (p. 21), 8 (p. 42), 9 (p. 6), 12 (p. 126). Giarrizz.o Giuseppe, 1 (p. 23). Giordano Renato, 3 (p. 109). Giugni Gino, 4 (p. 64). Granata Giorgio: 2 ( p. 108), 13 ( p. 123). Guarino Crescenzo: 12 ( p. 63), 13 (p. 76). Isabella Ferdinando, 11 (p. 34). La Malfa Ugo: 1 (p. 11), 3 (p. 8), 7 (p. 6), 13 (p. 6). Maggi Carlo, 7 (p. 59). Majello Ugo, 11 (p. 62). , Manganella Gianfranco, 11 (p. 75). Mannucci Cesare: 9 (p. 38), 12 (pp. 52 e 84). Marando Antonio, 4 (p. 50). Marin Gino: 2 (p. 47), 3 (p. '39), 6' .(p. 51), 7 (p. 47), 9 (p. 14), 11 (p. 51). Musacchio Aldo: 3 (p. 64), 4 (p. 123), 5 (p. 49). Nitti Francesco, 10 (p. 110). Nitto Antonio, 9 (p. 35). Orlando Federico: 10 (p. 46), 13 (p. 4 5). Palermo Antonio, 9 (p. 123). Parrella Michele, 9 (p. 107). Pierri Nicola: 1 (p. 123), 5 (p. 125), 6 (p. 114). Rea Salvatore: 4 (p. 76), 6 (p. 57), 8 (p. 38), 11 (p. 104). Rizzo Franco, 5 (p. 96). Romeo Rosario: 2 (p. 123), 4 (p. 47), 12 (p. 59). Ronchey Alberto, 13 (p. 110). Rossi Doria Manlio z 5 (p. 6), 6 (p. 7), 10 (p. 58), 11 (p. 21). Ruffini Nina, 1 (p. 46). Sacco Leonardo, 9 (p. 45). Salvi Giulio: 6 (p. 96), 7 (p. 55), 10 (p. 72), 12 (p. 55). Sasso Calogero Laura: 8 (p. 35), 13 (p. 50). Scàlfari Eugeni9, 2 (p. 6). Scotellaro Rocco: 1 (p. 67), 2 (p. 7 3). Turco Carlo: 5 (p. 40), 7 (p_. 13), 9 (p. 77), 12 (p. 46). Urga Renato, 8 (p. 31). Vigezzi Brunello: 2 (p. 24), 3 (p. 49), 8 (p. 13). Vigni Giacomo: 2 (p. 53), 4 (p. 54). Zanotti Bianco Umberto, 1 (p. 58). VII l Bi ioteca Gino Bianco I

Archetipografia di Milano S.p.a. • Viale tlmbria, s, • Bibl"oteca Gi.no Bianco

Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ' . I Biblioteca Gino Bianco

SOMMARIO Editoriale [ 3] . ... Renato Giordano L'energia nucleare: l'Jta/,iae l'Europa [ 6] Riccardo Musatti · L'urbanisticacome, funzione politica [21] • GIORNAT,E A PIÙ VOCI N.d.R. « Spese genera/,i » e << servizi socia/,i » degli Enti di Riforma [38] Francesco Arnaldi L'inf !azione nella scuola [ 41] Francesco Nitti Matera 1955: L,a cultura [ 45] Gianni De Luca Emigranti in Venezuela [52] Giulio Salvi · Piccoli teatri [58] Carlo Turco Il punto sull'industrializzazione [ 61] DOCUMENTIE INCHIESTE Leo Solari Prospettive del coniSumodi pro·dottisiderurgici nell'Jta/,iadel Sud [70] Maria · Cristina Aliberti - Le Chiese abbandonate di Napoli [85] Umberto Baruzzi - Alfredo Preda - Bruno Frediani IN CORSIVO [96] CRONACHEE MEMORIE Franco Rizzo Appunti per una storz·a del nazionalismo [100]. Giorgio Granata Una eopia L. 300 • Estero L. 360 Ahhonamenti 1 Italia annuale L. 3.300 . aemestrale L. 1.700 Estero annuale L. 4.000 semestrale L. 2.200 Nord - Sud e Nuova Antologia Italia· annuale L. S.S00 E1tero » L. 7.S00 . Effettuare I ..,......ti sai C. C. p • De 3/34552 intestato a ArnoldollenW..-J &litore • llilaao Biblioteca Gino Bianco RECENSIONI I cattolici dall'opposizione al governo [ 116] DmEZIONE E REDAZIONE: Napoli - Via Carducci, 19 - Telefono 62.918 I DISTRIBUZIONE E ABBONAMENTI Amministrazione Rivista Nord e Sud Milano - Via Bianca di Savoia, 20 Tel. 35.12.71

Editoriale Se, pe,: le elezioni amministrati"vedella prossima primavera) avesse prevalso la tesi favorevole agli apparentamenti; può darsi che l'amministrazione di qua/,che vistosa e significativa grande città sarebbe stata resa più agevole dalla trasformazione delle maggioranze relative in maggioranze assolute; poteva darsi anche il caso che, questa volta, sarebberostai-1,· proprio gli apparentamenti a liberarci, n(!i napoletani, da quel sultanato di La.uro che quattro anni or sono essi contribuirono a donarci (e certo eravamo tutt'altro che insensibili a questa rallegrante possibilità, che però sussistevae sussisteanche con la proporzionale, ove la D.C.;,conformemente a quanto si è letto nei recenti dz·scorsidegli on.li Fanfani e Rumor, << chiuderà» risolutamente a destra e manterrà la << chiusura >> anche dopo le votazioni). Ma, dagli apparentamenti, la socialdemocraziasarebbe stata defini- , tivamente liquidata e a Nenni sarebbe stata apprestatala migliore pista di lancio per spiccare il volo verso i traguardi delle elezioni politiche. Meno che mai quindi si spiegano certe indecisioni di taluni ambienti socialdemocratici di fronte alla sceltache è stata ad essi propostada taluni ambienti della D.C.; c'è da ritenere quasi che queste indecisioni non siano state altro, dopotutto, che ballons d'essai, lanciati da una stampa troppo compiacente 11,ecionfronti dei suggerinienti diffusi da << veline » di più o meno tendenziosa provenienza. ·Difatti la socialdem·ocraziaha risolutamente respinto il suicidioche le veniva proposto; è statosufficiente questo atteggiamento della socialdemocrazia a scongiurare il gravissimo errore che si voleva commettere. Non può avere stupito 11-oi,nvece, il fatto che l'on. Malagodi {i sz·a fatto quasi battistradadegli ambienti democristia12fiavorevoli a/,laconservazione della legge che prevedeva gli apparentamenti. L'on. Mal,agodiaveva • [3] Bib ioteca Gino Bianco -

già detto, nel Consiglio Nazionde del P.L.l., che l'alleanza con la D.C. è da lui vista come permanente, me1itre quella con i partiti minori non può essereconsideratache occasiotiale,contingente, per un Partito Liberale quale è da lui inteso. Questa valutazione - non ultima fra i motivi di una scissione a proposito della quale c'è ancora chi si domanda quali motivi l'abbiano determinata - noti poteva non trovare assai convenienti i rischi co11,nessaigli apparentamenti, una volta che questi rischi apparivano più che altro messi a carico -dellasocialdemocrazia, rea peraltro di una legge Tremelloni che ha creato 120npoche difficoltà ali'on. Malagodi nel suo collegio. L'on. Malagodi, finalmente, morde il freno nella situazione di remissività a/,l'azione di governo della socialdemocrazia cui proprio la scissione lo ha costretto, e spera pertanto in un inasprim,ento di rapporti fra democristia1iie solcialdemocratici. La degradazione del Partito Liberale intanto continua il suo corso fatale. Pronta è stata invece la reazione dei repubblicani e dei radica/,i.N 011, solo essi hanno preso posizione contro gli apparentamenti, ma hanno rivolto un pressante e pubblico appello ai Presidenti della Camera e del Senato, ai Presidenti delle commissioni parlamentari per gli affari interni, perchè siano in via di urgenza portati ali'esame~ e successivamente tdla discussio.11ei, diJegni di legge giacenti da tempo alfa Camera, sia di iniziativa governativa (disegno di legge dei ministri D,ePietro e Tremelloni, presentato fin dal 5 gennaio 1955), sia di iniziativa parlamentare che ten-. dono a disciplinare ed a limitare la pro.pagandae le spese elettorali, mettendo liste e candidati in condizioni di effettiva parità, secondo princi·pz·i che sono già da molti anni in vigore in tutti i grandi Paesi democratici. . .E ciò anche allo scopo di evitare l'asservimento di partiti, liste, candidati alla potenza economica di persone o di gruppi o di organizzazioni extrapolitiche; conseguenza inevitabile quando le campagne elettorali sono, a causadella rissadi manifesti e insegne al neon, tanto costoseda essere affrontabi/,i solo da alcuni, e a determinate, sempre ineguali, condizioni. Non si creda che si tratti di problema marginale. La recente campagna elettorale in Francia ha peraltro richiamato l'attenzione dei nostri osservatori e corrispondenti proprio su questo aspetto delle campagne elettora/,i,regolate secondo forme civili e democratiche negli altri paesi, degradate al livello della festa di Piedigrotta, con molti privilegi connessi, presso di noi, e specialmente nel Mezzogiorno. Il problema fu posto da Nord [4] Biblioteca Gino Bianco

• e Sud in ottobre; poi fu portato da noi nelle sedi adeguate; e ora possiamo dire con legittima soddisfazione che all'origine dell'attuale iniziativa dei . radica/,i e dei repubblicani fatta propria dall'on. T ambroni e dal Gover120 c'è appunto, oltre l'iniziativa del prof. Calamà1idrei che risale all'altra Legislatura, anche una concreta proposta di Nord e Sud che, mediante i radicali e i repubbli~ani, appunto, ha trovato la via del Parlamento. Per concludere, agli stessi amici radicali e repubblicani vorremmo muovere un fermo ammonimento. Per un anno, alcuni fra essi, hanno elogiato Mendès-France, il suo dinamismo, le sue iniziative, anche quando. queste ultime meritavano di essere circondate da qualche riserva. Ma a cosa valgono politicamente questi elogi quando rimangono tanto velleitari da non spingere o promuovere nemmeno l'iniziativa di elementari confluenze politiche, più facili di quelle che intor1io a Mendès-Fra11,cesi sono realizzate tecentemente? Cosa si attende cioè a promuovere anche da no_iil.Fronte Repubblicano, forte.di una indicazione come quella francese, tanto più seria e significativa oggi che i radica/,idi Mendès si vengono allineando sul << rilancio europeo>>?Non si può pretendere, nella situazione italiana, che la iniziativa parta dagli ambienti socialirti. L'iniziativa tocca proprio ai radicali e ai repubblicani: i quali non hanno il diritto di attendere nè che passi un altro giorno nè che si pronunci un' a/,trapersona per annunziare la loro 110/ontàdi costituire un Fronte Repubblicano aperto ,a tutti i democratici, che, nel giro di una Legislatura, proponga al paese il modo di risolvere alcuni, e non tutti, fra i principali e pi·ù urgenti problemi italiani. .. [5] Biblid eca Gino Bianco \

.. L'energia nucleare: l'Italia e l'Europa di Renato Giordano La classe dirigente italiana ha cominciato ad occuparsi con ritardo della possibilità di utilizzazione pacifica dell'energia nucleare. Ma le esperienze e gli studi realizzati nei Paesi industrialmente e tecnicamente più evoluti, portati alla ribalta dell'attenzione mondiale durante la conferenza atomica di Ginevra dell'agosto scorso, sono serviti a dare anche al nostro Paese una spinta in avanti, a dare il senso dell'urgenza, anzi dell'indilazionabilità del problema. \ In base agli attuali studi statistici (e pur accogliendoli ovviamente con la massima cautela), i bisogni energetici mondiali rappresenteranno nel 1975 e nel 2000 rispettivamente il 150 ed il 3000/4 dell'attuale fabbisogno. Per -conseguenza, alla fine del secolo saranno necessarie quantità di energia equivalenti a 7-8 miliardi di tonn. di carbone per anno, mentre attualmente ne vengono consumate 1,7 miliardi. Non c'è dubbio, quindi, viste le disponi~ilità, attuali e prevedibili, delle fonti classiche, che l'energia nucleare dovrà avere una parte crescente nel soddisfare il fabbisogno totale di • energia. · Quanto ai costi di produzione, le previsioni sono naturalmente ancora più difficili ed aleatorie, ma concordano su alcuni punti fondamentali. In primo luogo, nell'immediato futuro, l'energia nucleare non potrà sostituire economicamente le altre fonti .. Questo è particolarmente vero per gli Stati Uniti, dove il costo del combustibile convenzionale è estremamente basso; ma è meno vero per la Gran Bretagna, per la ragione opposta. In secondo luogo, va considerato che la produzione di energia nucleare è appena agli inizi ed è quindi suscettibile di miglioramenti tecnici tali da poter entrare [6] Biblioteca Gino Bianco

I in concorrenza con le altre fonti di energia in ·un futuro non _troppo '1ontano. In terzo luogo, mentre nel caso dell'energia termo-elettrica convenzionale i costi di gestione -sono più elevati che negli impianti nucleari-? questi ultimi a loro volta richiedono investimenti di capitale molto mag• giori (1 ). Quarto punto - e, a nostro avviso, punto decisivo - maggiori sono gli impianti, cioè maggiori sono i capitali investiti, minore è il costo di produzione dell'energia nucleare, e migliore quindi la sua capacita concorrenziale, a più breve scadenza, di fronte alle fonti energetiche convenzionali: la messa in comune delle risors_eper i Paesi che non abbiano le dimensioni degli U.S.A. e dell'U.R.S.S. diventa quindi una necessità economica indispensabile. Q.ual'è la posiz1one dell'Italia, quali sono i suoi problemi spec.ifici? Si può dire, in sintesi, che gli argomenti validi per gli altri Paesi europei, sono tutti anche validi, ed a maggior ragione, per l'Italia. Perchè, per quanto riguarda l'avvenire, come la Francia e come la Germania, così anche l'Italia non ha i mezzi sufficienti per sviluppare da sola un'industria nucleare, e, per quanto riguarda il presente, peggio della Pra~cia e della Germania, quasi niente an,cora si è fatto in Italia; sicchè lo svantaggio rispetto ai grandi Paesi produttori è enorme. . Si sta cercando ora, è vero, di portare rimedio a questa situazione e, sulla base degli studi e dei suggerimenti avanzati dal Presidente del Comitato Nazionale per le ricerche nucleari, Prof. Giordani, il Ministro dell'Industria Cortese ha preparato un progetto che è allo studio del Governo. I principi informativi della legislazione, che sono stati raccomandati dal Comitato, prevedono il monopolio di Stato: a) per la ricerca e la coltivazione dei giacimenti minerari - direttamente o mediante appalti - interessanti l'utilizzazione industriale dell'energia nucleare; b) sui procedi- . menti di elaborazione dei minerali radio-attivi atti a produrre o rigenerare materiali fissili o fertili e, in conseguenza, sul commercio sia delle sostanze fissili o fertili, sia dei mate.riali radio-attivi atti a produrne. L'utilizzazione industriale dei materiali fissili o fertili dovrebbe essere anch'essa riservata allo Stato, salvo l'impiego di tali materiali come combustibili nucleari per la produzione di energia, che può essere oggetto di concessione ad industrie private. ( 1 ) Cfr, l'articolo di Felice Ippolito su << La nuova antologia», dicembre 1955, [7] . Bibl"oteca Gino Bianco , ;

I o Come si vede, nei loro aspetti essenziali, queste linee legislative non· si differenziano gran che dalla legislazione U.S.A. _: in particolare daII'Atom~cEnergy Act, la legge americana del 30 agosto 1954, introdotta in · sostituzione della legge Mac Mahon del 1946, che stabiliva un monopolio statale ancora più rigido. Alcuni ambienti industriali italiani sembrano considerare il progetto. governativ~ troppo statalista e dichiarano che il nostro Governo dovreb·be spingersi più chiaramente in avanti sulla strada privatista. Ma non ci pare che gli argomçnti addotti siano veramente efficaci salvo che su questioni di dettaglio, che si è sempre in tempo a modificare. Si dice, per ,esempìo, che la ricerca dei min_erali, libera negli Stati Uniti, sarebbe in Italia riservata, direttamente o mediante appalti, allo Stato. Ma, senza prendere posizione sul problema, ci sembra di poter dire che la differenza tra le due legislazioni è meno grande di quanto potrebbe apparire, dato che in U.S.A., se è vero che la ricerca è libera, è vero anche però che lo Stato rimane uni- • co acquirente, e con diritto 'cli fissare il prezzo del minerale rinvenuto. . E bisogna rilevare ancora che l'Atomic Energy Act è stato •emanato in piena a.mministrazione repubblicana, cioè a dire in un clima in cui l'ini- , ziativa privata non può certo dirsi incatenata -da una mentalità governativa dirigistica. Si è affermato, d'altra parte, che il progetto governativo, se è più statalista della legge Mac Mahon, lo è meno della legislazione atomica inglese. Ma bisogna rispondere che il paragone regge poco, perchè il carattere statalista della legislazione inglese è fondato sul fatto che l'industria elettrica è nazionalizzata in Gran Bretagna e che, per conseguenza, ~entre in U.S.A. o in Italia l'impiego dei combustipili nucleari da parte pri- \Tata è possibile, in Inghilterra mancano del tutto gli stessi utilizzatori ., . pr1vat1. Ma il rapporto tra legislazione statunitense e progettata legislazi0ne italiana non può essere basato sul confronto degli articoli di legge. L'identità o la somiglianza qegli articoli di legge non può servire a nascondere la prof onda •differenza tra la realtà italiana •e quella americana. La ricchezza ,della società americana ~ .tale, da far sì che i privati siano in condizione di effettuare ricerche e lo Stato di produrre i combustibili nucleari. In Italia è difficile pensare che lo Stato possa disporre di capitali sufficienti a procedere. alla ricerca od alla produzione (la polemica sul petrolio Biblioteca Gino Bianco • I

ne è la pi~ chiara dimostrazione); nè d'altra parte, la grande industria ha interes~e,quando abbia i mezzi sufficienti,a sostenere spese enormi per facilitare le ricerche e la produzione, su cui il Governo si riserva il monopolio. Non occorre, dunque essere profeti per prevedere che, nel quadro nazionale, si arriverebbe ben presto ad una « impas,se >>, e che l'attuale progetto di legge, se approvato, correrebbe il rischio di rimanere pura e semplice· << blue print ». E, d'altra parte, l'industria privata s'interessa molto alla fase dell'impiego industriale dei combustibili nucleari, allo stesso modo che il Governo non può ignorare il peso crescente che l'energia nucleare avrà sulla economia del futuro. In realtà, _gli studi (sempr.epiù numerosi) pubblicati . negli ultimi anni concordano nel sostenere che il ritmo, con cui sta crescendo, -e,secondo le previsioni, continuerà a crescere,il consumo d'energia, è tale che i comb-ustibilinucleari non sostituiranno (per· lo meno per un lungo periodo), ma soltanto integreranno le altre fonti di energia attual-:- mente scarseggianti. È noto del resto che la Gran Bretagna ha costruito centrali atomiche che produrranno per parecchi anni l'energia ad un . costo superiore di quella prodotta dalle centrali elettr~che. Ma l'Italia rappresenta, da questo punto di vista, un caso a sè, perchè da noi il costo normale di un kw. è molto più alto che in Inghilterra - per non parlare degli Stati Uniti - e, per conseguenza, se in Inghilterra il costo di produzione dell'energia nucleare è antieconomico, in Italia ci potrebbe essere addirittura un vantaggio economico, fin da oggi, a produrre energia da combustibili nucleari. (E qui ci limiteremo soltanto ad accennare come questo argomento sia ancora più valido per il Mezzogiorno, dove il costo dell'energia elettrica è più alto che nel resto d'Italia, non senza però osservare che una situazione del genere può alla lunga avere conseguenze rivoluzionarie). · • Il problema è, dunque, in sintesi, che l'Italia ha ·bisogno di combustibili nucleari, ma non ha i mezzi per produrli. Di conseguenza, l'alternativa oggi in sede economicanon è produzione nucleare statale o privata; e non è neppure industria nucleare italiana od europea, ma è invece·l'ac- 1 quisto di combustibili atomici dall'estero (leggi S. U.) oppure la partecipazione con gli altri Paesi europei alla produzione in Europa dei combustibili ~ucleari. L'alternativa è, cioè, dipendere totalmente dalle importaz~oniamericane o dare all'Europa (e con questa all'Italia) la sua autonomia [9J Bi roteca Gino Bianco f ,

\ ' nucleare, che tra qualche decennio potrebbe- essere autonomia ·economica tout-court. Al che bisogna aggiungere, in polemica con coloro che si · oppongono· alla creazione di U.Jl'in-dustrianucleare e propongono il mero e semplice acquisto dall'estero dei combustibili nucleari, che una valutazione di questo problema in termini strettamente economici non è sufficiente. Non bisogna dimenticare, infatti, che anche nel caso in cui l'i1npor- , tazione di prodotti stranieri potrebbe costituire un vantaggio economico \ rispetto ad una produzione europea, la rinunzia a certe forme di esperienza diretta, ed allo sviluppo di un'industria nucleare europea completa, porterebbe gli Stati europei ad avere una parte· decisamente subordinata nel- !' ambito· delle Grandi Potenze atomiche. E si deve, infine, aggiungere ché l'obbiezione normalmente sollevata dalla Confindustria e da certi esperti di Palazzo Chigi all'integrazione per settore - obbiezione basata sulla preoccupazione che la creazione a tappe del mercato comune metta in difficoltà la nostra economia, più debole ed a costi più elevati, esponendola alla concorrenza della più agguerrita industria francO--tedesca- tale obbiezione non la si può sollevare per il settore nucleare, dato che in questo campo il mercato comune si limiterebbe a prodotti non convenzionali e chiaramente specificati dal Trattato o dalla .Commissione atomica stessa (1 ). Dal punto di vista tecnico, dunque, la messa in comune delle risorse atomiche è per i Paesi europei un'esigenza vitale. ·Quali sono le prospettive politiche ? · L'Europa sta per riprendere la strada dell'unità, dopo la· battuta di arresto ·causata dalla caduta della C.E.D. a Palazzo Borbone. L'U.E.O. 110n riuscì in alcun modo a colmare il vuoto lasciato dal voto franèese del .30 agosto. In realtà l'U.E.O. rivelò chiaramente la sua ( 1 ) In questo articolo, abbiamo di proposito evitato di cedere alle tentazioni statistiche ad un'esposizione dettagliata e precisa della situazione italiana e straniera, sia in campo nucleare che in campo energetico generale. Chi voglia documentarsi in proposito avrà molto materiale da scegliere. Il nostro intendimento è stato di dare un quadro dei problemi generali ed un'indicazione precisa delle esigenze politiche del momento. (10] Bib.!ioteca Gino Bianco J

natura di alleanza militare ad integrazione della N.A.T.O. e servì allo scopo di inserire militarmente la Germania nello schieramento oc~identale. Ma, una volta risolto il problema militare, l'Europa. rimaneva al punto di prima, dal punto di vista istituzionale, economico e politico. L'a C.E.C.A. veniva a costituire non più che una specie di bastione avanzato dell'Europa, di cittadella assediata, circondata dal pericolo della ripresa della politica tradizionale da parte degli Stati nazionali. , Ma il voto di Palais Bourbon, se servì ad arrestare il processo di integrazione, non potè evidentemente mutare i dati fondamentali della situazione europea e mondiale. Tutte le ragioni permanenti, che spingono i Paesi europei ad unirsi, rimanevano inalterate: la minacciosa pressione sovietica fuori e dentro i confini delle democrazie, la debolezza e la precarietà delle strutture economiche e politiche degli Stati europei, la necessità di sanare il tradizionale contrasto franco-tedesco, risolvendolo nella creazione di istituzioni comuni. D'altra parte il solo esperimento di integrazione federale finora realizzato, la C.E.C.A., aveva dato risultati positivi sia in sede politico-istituz~onale che in sede economica. Dal primo punto di vista, infatti, la C.E·.C.A. dimostra che la formazione di istituzioni federali europee non è nè un'utopia, nè un salto nel buio. Al contrario, la realizzazione di uno Stato federale europeo è possibile, e senza implicare sconvolgimenti troppo gravi nella vita dei singoli Stati, solo che vengano adottati misure ed accorgimenti particolari, per rendere meno impervio il passaggio dallo stato nazionale allo stato federale. Dal punto di vista economico, poi, la C.E.C.A. prova la superiorità di un mercato europeo sui mercati nazionali ed indica la strada da seguire il giorno in cui il mercato comune, limitato ora al carbone ed all'acciaio, diventasse mercato comune generale. Anche lasciando da parte, infatti, l'aumento notevolissimo della produzione siderurgica, che può essere spiegato con ragioni generali di congiuntura, è certamente da attribuire al mercato comune il merito sia di avere favorito un forte aumento degli scambi tra i ;paesidella Comunità, sia di avere mantenuto entro limiti di grande moderazione gli aumenti di prezzi, che l'alta congiuntura avrebbe potuto mandare alle stelle. Allo stesso modo che tutta una serie di misure volte a realizzare il mercato comune (come per esempio l'abolizione delle discriminazioni ferroviarie, o l'azione contro i cartelli, o il riadattamento della manodopera, ecc.) forniscono un metodo da adottare, [11] Bibli eca Gino Bianco

... costituiscono un'indicazione valevole, nelle sue linee generali, anche per fasi ulteriori di estensione ad altri settori del mercato comune. Nonostante, dunque, il rigetto della C.E.D., l'unità europea rimaneva un'esigenza insopprimibile: si cominciò a parlare di <<rilancio». Un <<rilancio >> da effettuare sul piano economico, dato che il terreno militare aveva forteme11te accresciuto le difficoltà intrinseche agli sforzi europeistici. Con chiarezza maggiore o 'minore si affermò la necessità d'estendere . le competenze della C~E.C.A. alle altre fonti di energia, si cominciò ad accennare al pool atomico, si levò la richiesta di un mercato comune totale. Si giunse alla Conferenza di Messina. I Ministri degli Esteri dei Paesi della C.E.C.A. proclamarono la necessità di proseguire sulla strada della . integrazione europea, di realizzare nuove forme di cooperazione in sede di energia convenzionale ed atomica, come nel settore dei trasporti, con · il fine 1:1ltimodi giungere alla creazione di un mercato comune europeo. La dichiarazione di Messina ebbe accoglienze profondamente contra ... stanti: considerata dagli uni come una nuova svolta europeistica, fu condannata dagli altri come il passaggio definiti:vo dell'integrazione europea dalla fase audace delle iniziative degli uomini politici alla fase lenta e pesante delle trattative fra gli e_sperti delle Cancellerie, dalla fase degli sforzi federalistici alla fase della cooperazione fra Stati tipo O.E.C ..E. Forse la verità era più complessa di queste due tesi estreme, nel senso che tutte e due le possibilità erano implicite nella risoluzione di Messina, che includeva accanto a certe intenzioni decisamente federaliste, come quelle di Spaak o di Beyen, anche posizioni assai meno convinte. In questo senso la Conferenza di Messina poteva rappresentare per la idea federalista l'inizio della riscossa o l'atto notarile della sconfitta, a seconda delle forze che avrebbero preso il sopravvento successivamente nei Governi dei sei Paesi della cosiddetta Piccola ·Europa. Ma non c'è dubbio che per Spaak, per esempio, la risoluzione di Messina voleva essere soprattutto una affermazione di principio sulla insopprimibilità dell'esigenza del mercato comune europeo e sulla necessità di riprendere gli sforzi in quella direzione; mentre, per gli alt~i, - e certamente per parecchi funzionari . dei diversi Ministeri degli Esteri - le parole della risoluzione altro non erano che la stanca ripetizione di formule, svuotate di contenuto ogni I giorno di più, un puro e semplice lip-service ad un'idea politica, forte dell'appoggio degli S. U. e di Adenauer ed avversata dall'U.R.S.S. e dai [12] Biblioteca Gino Bianco

I comunisti; un'idea forza che aveva occupato nella polemica po1jticc1. interna ed internazionale degli ultimi anni una posizione così centrale, che il suo abband~no puro e semplice nella Conferenza dei Ministri non avrebbe solo significato un nuovo indirizzo diplomatico, ma anche una grave sconfitta nella guerra fredda ed un serio scacco nella battaglia psicologica contro i comunisti. La Conferenza di Messina, perciò, non risolveva alcun problema, ma poneva, al contrario, un dilemma; ed il Comitato di Bruxelles diventava l'espressione plastica di questa situazione interlocutoria. I diplomatici e gli esperti, riuniti durante tutta l'estate e l'autunno nella capitale belga, hanno svolto u11 intenso lavoro tecnico. Ma l'utilità del loro lavoro era, ed è, condizionata dalle decisioni che nel frattempo sono andate maturando in sede politica. Non è qui il caso di dilungarsi sul fallimento della seconda Conferenza di Ginevra; ma non c'è dubbio che l'intransigenza di Molotov su~ problema tedesco abbia riconfermato negli ambienti occidentali l'opinione che oggi come oggi nessuna soluzione sia da attendersi dall'Oriente e che_ la sola politica possibile sia l'ulteriore inserimento della Repubblica di Bonn nel sistema occidentale e, soprattutto, la ripresa della politica di inte- • graz1one europea. I lavori di Bruxelles si sono svolti durante tutta la parobola dello « spirito di Ginevra». Gli esperti sedevano cioè nella capitale ,belga al tempo della prima e della seconda Conferenza di Ginevra. Ma accanto ai lavori di Bruxelles era sorto nel frattempo qualcosa di nuovo: il Co... mitato d'Azione per gli Stati Uniti d'Europa, di cui si è fatto promotore ed animatore Jean Monnet, l'ex Presidente dell'Alta Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio. Il Comitato Monnet rappresenta un fatto nuovo nell'organizzazione dell'azione europeistica. Infatti uno dei punti deboli della politiéa europeistica fin qui svolta consisteva in ciò, che essa non aveva mai impegnato direttamente i partiti e, di riflesso, i rispettivi gruppi parlamentari. La spinta europeistica era stata il risultato, da una parte, della pressione esercitata dai gruppi federalistici e dalle varie organizzazioni del Movi... · mento Europeo, e dall'altra, dell'opera svolta dai Governi illuminati che capivano di dover rimediare alla divisione ed alla conseguente debolezza · degli Stati europei. I Parlamenti, anche quando hanno inviato loro rap- [13] Biblioteca Gino Bianco

presentanze in organismi europei, come il Consiglio d'Europa o l'Assemblea della Comunità del Carbone e dell'Acciaio, si sono generalmente occupati poco della politica europeistica. E molti partiti democratici, che non era110ideologicamente legati da una concezione europeistica, o sono stati assorbiti da aspetti della politica nazionale che apparivano in contrasto con la spinta europeistica, o hanno oscillato tra uno scetticismo che rasentava l'indifferenza ed un possibilismo che non aveva nulla a che fare con l'impegno politico ch·e la modificazione delle strutture fondamentali degli Stati europei comporta. Il fatto nuovo del « Comitato d'Azione per gli Stati Uniti d'Europa» consiste proprio nel mettere assieme i delegati ufficiali dei vari partiti democratici europei (e - cosa molto importante - i rappresentanti dei sindacati democratici) e di porli di fronte alle loro responsabilità di azione e di organizzazione. Si tratta di stabilire fino a che punto ogni partito ed ogni si11dacatosi intenda vincolato allo sviluppo di una politica euro. . peistica, e quali siano le vie ed i mezzi che permettono di r~ggiungere gli obiettivi fì~sati. Si tratta di ottenere da queste formidabili organizzazioni della moderna lotta politica l'impegno di agitare continuamente nel Paese il problema dell'unità europea, e di colmare così il vuoto ideologico che c'è stato durante la discussione sulla C.E.D. intorno ad alcuni au,daci leaders governativi, quando i partiti,. scarsamente impegnati, non prepararono sufficientemente i parlamentari e l'opinione pubblica, sicchè il cedismo non fu un ideale democraticamente diffuso nel corpo sociale, ma soltanto un obiettivo politico fermamente voluto da una consapevole minoranza politica. Questa la novità, per dir così, strutturale del Comitato d'Azione di Jean Monnet. Ma esso ha anche altri aspetti positivi, che non si possono trascurare in un quadro dell'attuale situazione europeistica che si sforzi di essere abbastanza completo. C'è, da una parte, la partecipazione del Segretario del partito social~ democratico tedesco, signor Ollenhauer, che salda il fronte del socialismo democratico europeo. Grazie alla presenza di Ollenhauer, il Comitato d'Azione riunisce accanto a tutti i partiti democristiani anche tutti i partiti socialisti democratici dei Paesi della C.E.C.A. E se si aggiungono ai partiti socialisti tutti gli altri partiti democratici di centro e di centrosinistra, risulta chiaro che la polemica contro l'Europa come Europa di [14] s·iblioteca Gino Bianco

Carlomagno, come Europa papista, perde ormai ogni effettiva ragione d'essere. Allo stesso modo che, dal punto di vista della p~litica interna tedesca, la presenza contemporanea nel Comitato di un leader democristiano e del Capo dell'opposizione serve a dare l'impressione di un accordo di princìpi dei due massimi partiti della Repubblica di Bon~ in merito alla politica di integrazione europea. La presenza di Ollenhauer nel Comitato serve cioè ad eliminare il dubbio che la .politica europeistica sia voluta in Germania da un sol partito, ed implica, invece, che, come la riunificazione tedesca, così anche l'unità europea è voluta da tutto lo schieramento democratico tedesco; sia pure con ovvie diversità di accento in relazione agli altri problemi generali di politica interna. Il Comitato d'Azione si propone un obiettivo fondamentale; dare agli interrogativi che. furono lasciati aperti da Messina, e che verranno lasciati aperti dal Comitato di esperti di Bruxelles, una risposta sopranazionale. Il Comitato d'Azione prende chiaramente posizione contro la cooperazione europea di ~ipo O.E.C.E. e riafferma la necessità che i poteri siano delegati dai Parlamenti nazionali ad un'Autorità sopranazionale. Il primo campo in cui questa delega dovrà effettuarsi è quello dell'energia nucleare. Ci sono parecchi motivi ch•e spiegano perchè il Comitato, nella sua prima riunione parigina del 17 e 18 gennaio, abbia deciso di iniziare la sua azione nel settore nucleare. In primo luogo, c'è senza dubbio il convincimento che l'energia atomica sia la chiave della economia del futuro e, in realtà, del prossimo futuro. Mettere assieme le risorse degli europei in sed·e atomica può significare fare un passo significativo e forse decisivo sulla strada dell'unificazione europea. D'altra parte, il settore nucleare è quello dove con chiarezza ancora maggiore, che non negli altri campi, appare la difficoltà per i singoli 1 Paesi del nostro Continente di sviluppare industrie efficienti - cioè all'al~ tezza della concorrenza russa ed americana - su scala nazionale. Il settore atomico diventa quindi anche una specie di simbolo: se l'economia del _futuro, infatti, graviterà intorno ali' energia atomica, e se il solo modo per sviluppare l'energia atomica europea è l'integrazione sopranazionale, [15] i 1·otecaGino Bianco ..

' allora 1a superiorit~ del metodo sopranazionale si a.ffermer~ anche per gli altri settori dell'economia, ed il pool atomico non mancherà .di esercitare profonde ripercussioni sulle possibilità di realizzazione di un totale mer~ cato comune europeo. Del resto, nei Paesi europei, per quanto riguarda l'energia nucleare, non ci sono ancora interessi consolidati, anche se cominciano a formarsi; e quindi la creazione di una Commissione atomica europea ha minori ostacoli da superare di quanti non ne avrebbe qualsiasi altra Autorità che dovesse urtarsi con strutture solidamente organizzate ed aliene dal correre l'alea di un'integrazione nel 1nercato europeo. Ancora. Dall'energia atomica non dipendono solo le sorti della pace, 1na anche quelle della guerra. In realtà, anzi, oggi quando s:i parla di atomo il pensiero corre più facilmente alla bomba che non alle e'normi possibilità di ben·essere che l'energia nucleare può metter a disposizione dell'umanità. Al punto dove il mondo è giunto, però, alla coscienza cioè che la corsa alla costruzione delle bombe sembra essere resa vana dal convincimento generale che un conflitto atomico avrebbe conseguenze assolutamente irrimediabili per l'avvenire dell'umanità il Comitato ha detto una parola chiara: la Commissione atomica europea dovrà valorizzare l'energia nucleare solo in funzione di scopi pacifici. La Commissione Europea si impegna, cioè, a garantire •ead assicurare, mediante regolare controllo, che qualsiasi utilizzazione bellica dell'energia nucleare debba essere esclusa. Una parola come questa potrà provocare reazioni profonde su tutto lo scacchiere internazionale, ed aprire nuovi orizzonti nei rapporti di potenza U.S.A.-U.R.S.S. È anche importante rilevare che i poteri di controllo conferiti alla Commissione per garantire l'uso pacifico dell'energia nucleare vogliono soddisfare l'esigenza di impedire lo sviluppo di una grande industria atomica tedesca. Come la C.E.D. si proponev~ di prevenire il risorgere della Wehrmacht, così il pool atomico dovrà avere la funzione di stron•care le rinascenti intenzioni imperialistiche di importanti settori dirigenti tedeschi. È noto, infatti, che la grande industria tedesca ha manifestato la sua opposizione all'iniziativa di Monnet, ma il Cancelliere Adenauer è riuscito ad aver ragione della sua resistenza. Nella risoluzione conclusiva, approvata all'unanimità dal· Comitato, i poteri della Commissione atomica europea sono stati definiti con chia- - [16] Biblioteca Gino Bianco

rezza. Il Comitato d'Azione ha chiesto ai parlamentari membri di presentare nei rispettivi Parlamenti un progetto, che contiene direttive precise ed identiche, rivolte ai Governi dei sei Paesi, affinchè questi possano, nel 'più breve giro di tempo possibile, giungere alla conclusione di un Trattato sul modello del trattato istitutivo della C.E.C.A. La Commissione dovrà avere pieni poteri su tutto lo sviluppo produttivo e dovrà ·avere la proprietà esclusiva su tutti i combustibili nucleari . prodotti o importati negli Stati membri. La Commissione dovrà essere messa in condizione di dirigere i programmi di ricerche, di autorizzare e controllare la costruzione ed il funzionamento degli impianti nucleart; dovrà essere fornita d'un bilancio autonomo, che le consenta di apportare gli aiuti necessari alla realizzazione di obiettivi di interesse generale. La Commissione dovrebbe essere responsabile di fronte ad un Parlamento cioè di fronte all'Assemblea Comune della C.E.C.A.; allo stesso modo la Corte di Giustizia della C.E.C.A. dovrebbe estendere la sua competenza dal settore carbo-siderurgico al settore atomico. E naturalmente dovrebbe essere anche previsto un Consiglio dei Ministri per armonizzare l'azione della Commissione atomicà con quella dei Governi dei Paesi membri. Il quadro delle istituzioni europee rimarrebbe, dunque, quello della C.E.C.A., anche se l'esecutivo avrebbe due teste. Questo sdoppia mento dell'esecutivo sarebbe evidentemente reso necessario dalla natura tecnica delle funzioni, svolte sia dall'Alta Autorità che dalla Commissione atomica, e presenterebbe ab initio un problema di collegamento. Un collegamento di carattere più politico che tecnico, un collegamento, cioè, che si riferisce piuttosto all'azione convergente volta alla creazione di un mercato comune europeo che non alla necessità di realizzare un'intesa . tecnico-economica nei settori carbo-siderurgico ed atomico. Rispetto agli altri Paesi europei, non c'è dubbio che la Comunità atomica dovrebbe presentarsi come Comunità aperta a tutti ·i Paesi disposti ad accettare le regole comuni. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla posizione della Gran Bretagna: e, se, come le prese di posizione del Foreign Office lasciano prevedere, il Governo britannico deciderà di non accettare rinunzie, sia pure parziali, di sovranità; e riterrà pertanto d1 non sottomettersi alle regole comuni, un trattato di associazione del [17] Biblioteca Gin· Bianco \ I

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