Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 1 - gen.-feb. 1953

' ' ere· a1javora ori ♦ Le elezioni ♦ La legge elettorale ♦ La collaborazione aziendale ♦ Le "cose nuove,, e i cattolici • ♦ I consigli degli anziani ♦ L'apprendistato ♦ L'esperienza sindacaldemocratica ♦ I rapporti di lavoro negli S. U. ♦ Fame e miseria nel mondo ♦ I bilanci familiari di Trieste ♦ I piani economici francesi ♦ L'edilizia popolare ♦ L'incremento telefonico ♦ L'Union Suisse des Paysans Bauer ,1 Bima ;1 Borgna / Cantono ;1 Cappelletti ,,, Ceschi Galbiati ,, Levi ~ Lovera di Castiglione ,, Marotta ,,, Rapelli Rigola ,,, Rubinacci ,1 Tintant ,, Togni ; Viale ,,, Vuillermin 1 ROMA - GENNAIO - FEBBRAIO 1953 Biblioteca Gino Bianco

~ttere aiLavorato0 dirette da GIUSEPPE RAPELLI • Usciranno ogni bimestre in f a;1 scicoli di 112 pagine ♦ Abbonamento annuo L. 1000 - ,, semestr. ,, 5000gni fascicolo ,, 200 - Estero il doppio • indirizzo postale: LETTERE Al LAVORATORI Casella Postale 328 ROMA • Versamenti per abbonamenti sul e/ e postale n. 1 / 21927 intestato a ''Lettere ai lavoratori,, nelr ul,, fìcio dei conti correnti di Roma Reaponaa6ile: PIERO RANZI A11tor. T.rib. di Roma n. 2522 del 25,.,1,.,52 Stab. Tip. UESISA ,., Roma ,., 1953 Biblioteca Gino Bianco

LettearieLavoratori .inno II - N. 1 Gennaio-},ebbraio 1963 LE ELEZIONI Con questo fascicolo inizia, sia pure con un notevole ritardo che speriamo riguadagnare, la serie del secondo anno della nostra pubblicazione. Il 195J sarà per l'Italia l'anno delle elezioni politiche, il che lascia prevedere non poca agitazione, non tanto fra i lavoratori, quanto tra i cosiddetti lor_o e: difensori> che vorrebbero fare, come al solito, dei lavoratori una massa. di manovra elettorale, ~ per riuscire a diventare, sia pure in nome delle classi lavoratrici, deputati e senatori. Reagiranno i lavoratori a questi disonesti demagoghi? Pensiamo non sia cosa facUe, perchè tra essi la sfiducia è passata ' dai sindacati ai partiti. E se è vero che alla -/i,nfine voteranno spesso lo faranno senza convinzione scegliendo come prima; anche perchè in gran parte, compresi quelli che sul serio lavorano nei campi e nelle officine, vorrebbero essere lasciati tranquilli, spesso contenti di quanto hanno avuto e, se è vero che è Bente che ama più i fatti che non le parole, non è men vero che, per mancata conoscenza delle cose, spesso attribuisce all'opposizione quello che invece è merito del Governo. Eppure l'avvenire di un popolo dipende dalla capacità politica 'delle classi lavoratrici ed ha ragione Pio XII quando afferma: « L'ignoranza delle masse, la loro incapacità, le dànno senza difesa in balì a di agitatori abili o di politicanti senza scrupoli. « Una intensa propaganda, anche se interamente menzoinera, 1 Biblioteca Gino Bianco

riesce sempre a persuadere un buon numero di persone, prive di ogni senso critico, anche il più elementare, incapaci quindi - di una reazione personale per apprezzare le condiz_ioni reali e discernere le affermazioni giuste dalle promesse inattuabili. « Il diritto di voto in particolare, che conferisce a t1,.1,ttuina eguale possibilità d'influsso sulla vita pubblica, richiede in chi lo eser-cita una nozione almeno elementare dei principi politici e delle loro applicazioni nel campo nazionale e internazionale. Lo si.esso va-le per le questioni sociali. I gruppi e le associazioni incaricate di difendere gl'interessi dei lavoratori, di assicurare un miglioramento del loro tenore di vita, di soccorrerli in caso di malattia o d'infortunio, si sono 1noltiplicate, e non senza utilità. Ma la loro corretta attività suppone in quanti ne sono membri che essi conservino la loro parte d'impulso e di responsabilità. Recentemente .ancora, Noi abbia1n:odisapprovato l'eccessivo influsso di organismi anonimi e meccanizzati sulla vita sociale. Si tratta perciò d'iniziare gli uomini non solo all'andamento teorico di quelle istituzioni, ma anche alla tutela dei loro veri interessi e soprattutto della loro coscienza ». Alte parole che noi vorremmo venissero meditate per primi da coloro che fanno così spesso professione di insegnamenti cristiani, ma che, in materia di demagogia, non si lasciano certo battere dai non cristiani_ e giustificano il loro operato dicendo che fanno così per sottrarre le masse al -materialismo, ed intanto contribuiscono a diseducare, a rendere più tenaci gli egoismi, dando l'impressione che la redenzione del genere umano alla fin fine non consista che in una questione di una maggiore comodità nella vita materiale di quaggiù. E scambiano il benessere nordamericano con la civiltà cristiana. Di fronte a ciò abbiamo reagito e reagiamo: a c<istoro, che non vorremmo in malafede, preferiamo chi ha sentito nel movimento operaio la sua sostanziale ragione di essere che è l'ascesa del popolo verso un mondo migliore, migliore non perchè diventi l'Eden, ma perchè vi saranno in esso meno egoismi, vi regnerà maggior fraternità, anche se per tutto ciò sarà necessario fare dei sacrifici e rinunciare a proprie comodità personali. 2 Bil Jca Gino Bianco

Noi crediamo alla redenzione del popolo, ma questo per noi non significa solo vincere lo stato di abbiezione fisica, ma anche e soprattutto quello morale. Non basta il sapone per il corpo, ma ci vuole anche la pulizia dell'anima. La lezione del Crocefisso Cristo, primo militante operaio, non può essere scambiata. con una lezione di igiene corporale. E torniamo a ripetere: vi è un problema. di f ède che investe i lavoratori di tutto il mondo e che supera le necessità materiali. Il mando del lavoro tornerà alla verità, non per via di effimeri successi materiali, ma perchè tornerà a credere e sarà costretto a. rendersi conto che bisogna darsi uno scopo nella vita, per raggiungere la vera Vita. Per questo non crediamo tanto a chi straccia le tessere del P.C.l., magari per procurarsi un posto, (ripetizione del tempo del P.N.F.: Per Necessità Familiari) ma pensiamo invece che chi ha ritrovato la fede, d delle fede si fa sostegno per' camminare, sia ancora il militante del movimento operaio, a cui più si può credere, perchè credendo egli è degno di esser creduto. ________________________ ..._... _ ____ « Dal giornale Roma dell'11 gennaio 1953 si apprende che sul n. 19 della Giustizia, organo ufficiale dell'Interna tional Ladies Worker's Union, è scritto che la 71a Convenzione dell'American Federation of Labor (Federazione americana del lavoro) ha approvato all'unanimità una decisione nella quale è detto che « una speciale attenzione verrà data all'aiuto •economico all'Italia, avendo cura che questo aiuto sia sufficiente e tempestivo ed unicamente diretto al rafforzamento delle istituzioni democratiche ed ai sindacati lilberi » in considerazione che < elezioni politiche di suprema importanza sono previ•ste in Italia nella prossima primavera» e che « le forze totalitarie intensificano i loro sforzi per distruggere la democrazia in Italia ». Un tempo si mandavano soccorsi ai missionari per convertire. gli infedeli e scusandoci, coi 1 missionari, per il poco reverente accostamento ci chiediamo se questi dollari sono inviati in Italia per le elezioni, perehè alla fin fine ciò costa meno che non l'accettare negli S. U. qualche decina di migliaia di disoccup•ati? 3 Biblioteca Gino B:anco

Spiegato il calcolo L'A LEGGELETTORAL Caro Rapelli, aderisco volentieri al tuo invito d'illustrare per « Lettere ai lavoratori» il nuovo sistema elettorale e mi sforzerò di farlo in maniera chiara ed esauriente, nella speranza di riuscire a dimostrare che non si tratta di un metodo pressochè incomprensibile come l'opposizione vorrebbe far credere. Non ritengo, necessario dilungarmi sulle ragioni politiche che hanno spinto il Governo a proporre le modificazioni che stiamo esaminando : si è tanto discusso a questo rigqardo che tutti gli italiani, io credo, bene conoscono le critiche che muove l'opposizione e gli argomenti che adduce la maggioranza. Qui basta dire che l'adozione del nuovo sistema è stata imposta dall'attuale situazione politica italiana, nella quale la presenza di tre blocchi di forze, ispirati a tre diverse concezioni dello Stato e della democrazia, rende impossibile quella alternativa democratica che è premessa essenziale di ogni sistema proporzionalistico. In tale situazione, una Camera eletta con sistema proporzionale non sarebbe in graBib. 4 _,caGino Bianco MIC.H.ELE MAR OTTA nato nel 1913, professore, deputato d. c. do di esprimere una maggioranza che fosse omogenea ed efficiente ad un tempo: limitandosi, infatti, le alleanze ai partiti affini, se non nel programma almeno nella concezione della democrazia, si avrebbe un margine limitatissi1no di maggioranza e conseguen ternente una perenne situazione di emergenza, nella quale non sarebbe possibile lavorare serenamente, nè al popolo nè al Governo. Volendo invece assicurare una maggiore tranquillità, più che stabilità, al Governo, si dovrebbe ricorrere a degli ibridi connubi che pregiudicherebbero l'efficienza dei partiti e comprometterebbero il prestigio e l 1 avvenire della democrazia. Per questi motivi occorre che il popolo scelga direttamente, fra i vari raggruppamenti di forze politiche, a quale affidare il governo della cosa pubblica e perciò la legge contem-

" pla la possibilità dei collegamenti fra f partiti e attribuisce un premio di maggioranza a quella lista o a quel gruppo di liste che consegue la maggioranza assoluta dei voti validi. Quest'è l'impostazione politica del nuovo sistema elettorale, ora vedremo come se ne prevede l'attuazione. Anzitutto la legge discipU.na il collegamento: possono ottenerlo quelle liste che siano presentate con lo stesso contrassegno, in almeno cinque circoscrizioni (1). Quindi si stabiliscono le modalità per la attribuzione del premio di maggioranza: a tal fine è previsto che l'Ufficio elettorale nazionale, raccolti i risultati delle singole circoscrizioni, accerti se una lista isolata o un gruppo di liste collegate abbia conseguito più della metà dei voti validi. Nel caso che nessun gruppo abbia raggiunto tale «quorum», le nuove disposizioni non si applicano e si procede alla ripartizione con lo stesso sistema adottato nel 1948 (2). Nel caso invece che un gruppo di liste - o anche una lista isolata - ottenga la maggioranza assoluta, si attribuiscono al gruppo - o alla lista isolata - (1) Un'eccezione è prevista per le Uste della Valle d'Aosta. e del Trentino-Alto Adlge, che possono apparentarsi anche se non sono state presentate in nessun'altra circoscrizione. (2) Le nuove norme non si applicano neppure nel caso che 11 gruppo di maggioranza raggiunga 11 65 % dei voti validi. Biblioteca Gino Bianco 380 seggi e alle altre liste non collegate col gruppo di maggioranza i 209 seggi restanti (3). Si procede quindi alla ripartizione dei seggi fra le varie liste dei due gruppi col sistema proporzionale puro e il metodo del quoziente. Si divide, cioè, per 380 la somma dei voti conseguiti dalla maggioranza e per 209 la somma dei voti conseguiti dalla minoranza e si ottengono rispettivamente i quozienti nazionali di maggioranza e di minoranza. Quindi si divide la somma dei voti conseguiti nazionalmente dalle singole liste per il rispettivo quoziente e si ottiene il numero dei seggi spettanti, sul piano nazionale, a ciascuna lista, sia della maggioranza che della minoranza. I seggi residui, rispetto ai 380 ed ai 209, vengono rispettivamente assegnati ai maggiori resti. Il numero dei seggi così attribuiti in sede nazionale a ciascuna lista, non deve subire nessuna variazione a seguito della successiva distri buzione fra le varie circoscrizioni elettorali. , Un esempio numerico chiarirà meglio i concetti esposti e servirà a rendere più facile l'illustrazione delle operazioni successive. Supponiamo, dunque, che si presentino alle prossime elezioni: un collegamento- (3) Viene escluso il seggio che spetta alla Valle d'Aosta, ove ai procede all'elezione con sistema uninominale. I voti conseguiti dai vari partiti in quella circoscrizione vengono però computati per la determinazione del ~quorum». 5

di centro (Democrazia Cristiana, Partito Socialista Democratico Italiano, Partito Liberale Italiano, Partito Repubblicano Italiano), un collegamento di destra (Movimento Sociale Italiano e Partito Nazionale Monarchico), un collegamento di sinistra (Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Italiano, Indipendenti di Sinistra) e tre altri partiti isolati (che indicheremo con le sigle: Pl, P2, P3). Supponiamo ancora che si abbiano i seguenti risultati: Collegamento di centro D.C. 10.660.000 P.S.D.I. 1.780.000 P.L.I. 1.280.000 P.R.I. 720.000 Totale 14.440.000 Collegamento di sinistra P.C.I. 4.830.000 P.S.I. 3.610.000 I.S. 320.000 Totale 8.760.000 Collegamento di destra M.S.I. P.N.M. Totale D.C. P.S.D.I. P.L.I. P.R.I. 1.792.000 1.708.000 3.500.000 10.660.000 : 38.000 1.780.000 : 38.000 1.280.000 : 38.000 720.000 : 38.000 Pl P2 P3 Liste isolate 138.000 115.000 27.000 Totale 280.000 Il totale complessivo dei voti validi ammonta a 26.980.000. Il collegamento di centro ha conseguito, seéondo la nostra ipotesi, più della metà di tali voti: toccano a questo gruppo 380 seggi e alle altre liste, complessivamente, 209 seggi. Per la ripartizione fra le varie liste occorre ora calcolare i quozienti nazionali di maggioranza e di minoranza. Il gruppo di maggioranza ha conseguito 14.440.000 voti. Si ha quindi: Quoziente naz. di magg. 14.440.000 : 380 = 38.000. Le altre liste hanno conseguito complessivamente 12 milioni 540.000 voti (8.760.000 + 3.500.000 + 280.000). Si ha: Quoziente naz. di min. = 12.540.000 : 209 = 60.000. Si calcolano ora i seggi spettanti a ciascuna lista e a tal fine si divide il totale dei voti conseguiti per il rispettivo quoziente nazionale, ottenendo i seguenti risultati: 280 46 33 18 seggi seggi seggi seggi con con con con resto di 20.000 resto di 32.000 resto di 26.000 resto di 36.000 Totale dei seggi assegnati 377 6 Biu11uLecGa ino Bianco

Per raggiungere i 380 seggi spettanti ne mancano 3 e si assegnano ai tre partiti che hanno i maggiori resti: P .R.I. (36.000), P.S.D.I. (32.000) P.L.I. (26.000). Complessivamente riP.C.I. 4.830.000 60.000 P.S.I. 3.610.000 . 60.000 . I.S. 320.000 60.000 sultano attribuiti: alla D.C. 280 seggi; al P .S.D .I. 47; al P .L.I. 34; al P.R.I. 19. Analogamente si procede per la minoranza: 80 seggi con resto di 30.000 60 seggi con resto di 10:000 5 seggi con resto di 20.000 M.S.I. 1.792.000 60.000 = .29 seggi con resto di 52.000 P.N.M. 1.708.000 60.000 28 seggi con resto di 28.000 Pl 138.000 60.000 2 seggi con resto di 18.000 P2 115.000 . 60.000 1 seggio con resto di 55.000 . P3 27.000 60.000 o seggi con re~to di 27.000 • } ..... , •• _,•....,.,,,- ~J • ·>~r."''\•, •,.~:.•., -1,;~ .-- • . ~i\ , . ... '! ...... # L Totale dei seggi assegnati 205 I 4 seggi mancanti spettano al P2 (resto 55.000), al M.S.I. (52.000), al P.C.I. (30.000), al P.N.lVI. (28.000). Complessivamente risultano attribuiti: al P.C.I. 81 seggi; al P.S.I. 60; agl'Indip. di Sin. 5; al M.S.I. 30; al ,P.N.M. 29; al Pl 2; al P2 2; al P3 nessuno. Si deve quindi procedere alla assegnazione dei seggi alle singole liste in ciascuna circoscri- . zione, tenendo conto: del numero di seggi già attribuiti, in sede nazionale, al gruppo di maggioranza e al gruppo di minoranza e alle singole liste; del numero di seggi spettanti a ciascuna circoscrizione in base al rapporto di un deputato per ogni 80.000 abitanti; dei rapporti di forza, in ciascuna circoscrizione, fra il gruppo di Biblioteca Gino Bianco maggioranza e il gruppo di minoranza nonché fra le varie liste in seno ai rispettivi gruppi. A tal fine la legge prescrive che si compiano due successive operazioni: la prima per ripartire i seggi spettanti alla circoscrizione fra il gruppo. di maggioranza · e quello di minoranza, la seconda per ripartire i seggi assegnati a ciascun gruppo fra le varie liste che lo compongono. Si coµiincia quindi con l'applicar~ i rispettivi quozienti nazionali al totale dei voti conseguiti, in ciascuna circoscrizione dal gruppo di maggioranza e da quello di minoranza. E' molto difficile che con tale operazione risultino esattamente assegnati tutti i seggi spettanti 7

alle circoscrizioni: vi saranno, invece, delle circoscrizioni in cui si avrà una assegnazione in misura superiore ed altre circoscrizioni in cui si verificherà il contrario. In entrambi i casi occorrerà rettificare i primi risultati ottenuti, riducendoli o aumentandoli proporzionalmente e arrotandondo all'unità, naturalmente, i risultati finali. Anche questa volta un esempio numerico chiarirà meglio le modalità delle varie operazioni: supponiamo di avere due circoscrizioni a cui siano assegnati rispettivamente, in base alla popolazione, 15 e 18 seggi. Si abbiano nella prima circoscrizione i seguenti risultati: D.C. P.S.D.I. P.L.I. P.R.I. Maggioranza Totale P.C.I. P.S.I. I.S. M.S.I. P.N.M. Minoranza · Totale 192.622 51.263 38.835 27.960 310.680 107.406 68.850 9.915 .71.604 17.626 275.401 I due totali si dividono per i rispettivi quozienti nazionali e si ottiene: Bit i ~caGino Bianco 310.680 : 38.000 = 8,16 (indice del gruppo di maggioranza); 275.401 : 60.000 = 4,59 (indice del gruppo di minoranza) ; La somma dei due indici (8,16 + 4,59 = 12,75) risulta minore del numero dei seggi assegnati alla circoscrizione: occorre quindi aumentare proporzionalmente i due indici in maniera che la loro somma sia uguale a 15. Il quesito da risolvere è il seguente: se alla maggioranza spettano seggi 8,16 su un totale di 12.75 quanti gliene spetteranno su un totale di 15 seggi? Basta risolvere la seguente proporzione: 8,16 : 12,75 = X : 15 da cui si ottiene: X= 8,16 X 15 12,75 122,40 12,75 = 9,60 Poichè 0,60 supera 0,50, si arrotonda per eccesso e si ottiene che alla maggioranza spettano 10 seggi. Alla minoranza toccheranno 5 seggi. Infatti procedendo analogamente si ha: 4,59 : 12,75 = X : 15 da cui si ottiene : 4,59 X 15 68,85. x=---- 12,75 -- = 5,40 12,75 e arrotondando per difetto (perché 0,40 è minore di 0,50) si ottiene il risultato di 5 che

sono i se~gi assegnati alla minoranza ( 4). E' opportuno esemplificare anche per la seconda circoscrizione ipotizzata, alla quale spettano 18 deputati. Supponiamo che in questa circoscrizione i voti si ripartiscano nel modo seguente: Maggioranza D.C. 330.372 P.S.D.I. 73.416 P.L.I. 123.890 P.R.I. 22.943 Totale 550.621 (4) Il numero del seggi spettanti ln ciascuna circoscrizione alla maggioranza e alla minoranza, salvo l'arrotondamento, può ricavarsi dirette.mente applicando le seguenti formule: Seggi sp~ttan t1 al gruppo di maggioranza n . Q' . X ' Q' . X + Q . X' eeggt spettanti al gruppo di minoranza n. . Q . x' Q' . X + Q . X' ln cui sl pone : n = seggi spettan tl alla circoscrizione; Q = quoziente :nazionale di maggioranza; Q' = quoziente nazionale dl minoranza; x = voti ottenuti dal gruppo di maggioranza nella clrcoscrlzlone; x' = voti ottenuti dal gruppo dl mlnorana nella circoscrizione. Biblioteca Gino Bianco Minoranza P.C.I. 210.273 P.S.I. 45.570 I.S. 7.812 P.N.ì\11:. 68.355 !1.1.S.I. 58.390 Totale 390.600 Si applicano i quozienti nazionali per ottenere gl'indici: 550.621 : 38.000 = 14,49 (indice del gruppo di maggioranza) ; 390.600 : 60.000 = 6,51 (indice del gruppo di minoranza). La somma degli indici (14,49 + 6,51 = 21) supera il numero dei seggi assegnati. Occorre ridurre nel modo seguente: 14,49 : 21 = X : 18 da cui si ottiene: 14,49 X 18 X = 12,42 21 Si arrotonda per difetto: alla maggioranza toccano, quindi, 12 seggi. Analogamente si ottiene che alla minoranza toccano 6 seggi. . Così procedendo per tutte le circoscrizioni, si ripartiscono i seggi fra i due gruppi, ma prima di procedere più oltre, occorre che I'ufficio elettorale nazionale accerti che i seggi così assegnati raggiungano con1plessivamente, il numero di 380 per la maggioranza e di 209 per la minoranza. Qualora vi sia una differenza, l'Ufficio sposta successivamente, da un gruppo all'altro, un seggio in ciascuna delle circoscrizioni ove la cifra decimale arrotondata

per eccesso o per difetto risulta più vicina a 0,50. Accertato infine che alla maggioranza e alla minoranza risultano esattamente assegnati i seggi spettanti, si passa a ripartire fra le singole liste, in ciascuna circoscrizione, i seggi dei rispettivi gruppi. A tal fine occorre calcolare i quozienti circoscrizionali di maggioranza e di minoranza, dividendo i voti conseguiti da ciascun gruppo per i seggi rispettivamente assegnati. Così, nella I circoscrizione da noi ipotizzata ove la maggioranza ha conseguito 310.680 voti a cui corrispondono dieci seggi e la minoranza 275.401 voti corrispondenti a 5 seggi, si ottiene: 310.680 : 10 == 31.068 (quoziente circoscrizionale di maggioranza) ; 275.400 : 5 == 55.080 (q.c. di minoranza). Nella II circoscrizione, procedendo analogamente, si ottiene: 550.621 : 12 == 45.885 (quoziente circoscrizionale di maggioranza); 390.600 : 6 == 65.100 (q.c. di minoranza). Determinati i due quozienti circoscrizionali, si calcolano gli indici dei seggi spettanti a ciascuna lista, dividendo i voti da essa ottenuti per il rispettivo quoziente. In tal modo nella I circoscrizione, per f partiti della maggioranza si ha: o.e. 192.622 : 31.068 P.S.D.I. P.L.I. P.R.I. 51.263 38.835 21.960 31.068 31.068 31.068 6,20 1,65 1,25 0,90 Totale 10Bit 10 ca Gino Bianco e per i partiti della minoranza: P.C.I. 107.406 . 55.080 = 1,95 . P.S.I. 68.850 55.080 == 1,25 I.S. 9.915 55.080 ==. 0,18 M.S.I. 71.604 55.080 1,30 P.N.M. 17.626 55.080 = 0,32 Totale 5Nella II circoscrizione si ottiene, per i partiti di maggioranza: D.C. 330.372 45.885 7,20 P.S.D.I. 73.416 45.885 1,60 P.L.I. 123.890 45.885 2,70 P.R.I. 22.943 45.885 0,50 -- Totale 12e per i partiti di minoranza: P.C.I. 210.273 65.100 3,23 ' P.S.I. 45.570 65.100 0.70 I.S. 7.812 65.100 0,12 M.S.I. 68.355 65.100 1,05 P.N.M. 58.590 65.100 ~ 0,90 Totale 6Poiché non è possibile inviare in Parlamento delle frazioni di deputato (Rapelli, ti prego, non venirmi a dire che la cosa. può avvenire e che è anche avvenuta! ...) occorre stabilire come dovranno essere utilizzati i resti di ciascuna lista nelle variè circoscrizioni, resti che vengono espressi in misura percentuale, rispetto al quoziente circoscrizionale, dalle ci- .

' fre decimali degli indici ottenuti con le divisioni esemplificate. A tal fine il disegno di legge proposto dal Governo prescriveva che l'assegnazione dei seggi, sia nel gruppo di maggioranza che in quello di minoranza, si iniziasse dalla lista che sul piano nazionale avesse ottenuto il minor numero di · voti e successivamente si procedesse per le altre .liste, secondo la graduatoria Grescente dei voti riportati nazionalmente. Al partito più forte di ciascuno dei due gruppi venivano assegnati i seggi rimasti disponibili, per la maggioranza e per la minoranza, dopo aver soddisfatto i partiti minori. In tal modo poteva capitare che i due · partiti maggiori (D.c: e P.C.I., secondo il nostro esempio) fruissero di qualche seggio in alcune circoscrizioni nelle quali non lo avessero guadagnato e che invece lo perdessero in altre circoscrizioni in cui lo avessero conseguito. Con l'adozione del mio em.endamento, si procede alla assegnazione circoscrizionale dei seggi, con le stesse modalità per tutti i partiti, operando nel modo seguente. Si assegnano anzitutto i seggi integralmente conquistati in ciascuna circoscrizione (corrispondenti alla parte intera degli indici) e si controlla quanti seggi ancora mancano per raggiungere il numero inizialmente attribuito· a ciascun Biblioteca Gino Bianco partito sul piano nazionale (5). Quindi, per ciascuna lista, si dispongono in graduatoria decrescente le cifre decimali conseguite nelle varie circoscrizioni e si assegna successivamente un seggio in ognuna delle circoscrizioni in cui la lista ha conseguito le maggiori cifre decimali, sino a che la lista medesima non abbia raggiunto il numero dei ,seggi ad essa spettanti in base alla ripartizione effettuata in sede nazionale. I candidati che risultano eletti a seguito dell'utilizzazione delle cifre decimali, si considerano rappresentanti del Collegio Unico Nazionale. Anche in questa fase è opportuno esemplificare. Supponiamo che i seggi corrispondenti alle parti intere degli indici conseguiti dalle liste del P .R.I. nelle varie circoscrizioni, ammontino complessivamente a 9. Poiché a tale partito, secondo la nostra ipotesi, spettano sul piano nazionale 19 deputati, si assegnano i 10 seggi mancanti alle 10 circoscrizioni nelle quali la lista del P.R.I. ha conseguito le maggiori cifre decimali. I 10 (5) Può anche avvenire - per qualche lista che si presenti in una sola o in pochissime circoscrizioni - che con l'assegnazione dei quozienti interi si raggiunga o anche si sup::}ri quanto spetta sul piano nazionale. Può capitare pure, per qualcuna di tali liste, che esaurita la graduatoria dei decimali non sia ultimata la assegnazione. Entrambi i casi sono esplicitamente previsti e regolati. 11

deputati eletti si considerano rappresentanti del C.U.N. Estendendo l'esempio, supponiamo che le parti intere dei D.C. 268 seggi (sui 280 P.S.D.I. 37 )} )) 47 P.L.I. 25 )) )) 34 P.R.I. 9 ì} )) 19 P.C.I. 70 )) )) 81 P.S.I. 50 )) )) 60 I.S. nessun )) )) 5 M.S.I. 18 )) )) 30 P.N.M. 22 }) )) 29 P.1 1 )) )) 2 P.2 1 }) )) 2 Per completare l'assegnazione, si utilizzeranno le maggiori cifre decimali conseguite da D.C. 12 cifre decimali (la P.S.D.I. 10 }) }} )) P.L.I. 9 }} )) }) P.R.I. 10 }) )) )) P.C.I. 11 )) ì) )) P.S.I. 10 )) )) )) I.S. 5 )) » )) M.S.I. 12 )) )) )) P.N.M. 7 )) )) )) P.l 1 » )) P.2 1 ;) )) I candidati che risulteranno eletti attraverso tale utilizzazione di cifre decimali, si con12 Bit _.Ja Gino Bianco vari indici circoscrizionali di ciascuna lista diano diritto complessivamente, all'assegnazione dei seguenti seggi: spettanti sul piano nazionale) i) }) ì) )) )) )} }) )) )} )) )) )) )) )) )) )) )) }) }) )) )) )) )) )) )} )} )) )) )) )) r> )) )) )) )) }) )} )) )) }) ciascun partito nelle singole circoscrizioni, nella misura seguente: piu piccola supponiamo sia 0,40) )) )) )) )} 0,51: )) )) )) ' )} 0,65 )) )) )) )) 0,40 » ))--;- )) )) 0,58 )} )) )) » 0,52 )) » )) )) 0,25 )) )) )) )) 0,49 )) » )) )) 0,70 sidereranno rappresentanti - ripeto - del Collegio Unico Nazionale.

In base a tali ipotesi, risulta che nelle due circoscrizioni precedentemente esemplificate i vari partiti si ripartiranno i seggi come segue: I Circoscrizione: Gruppo di maggioranza (seggi spettanti, 10): Alla D.C. (indice 6,20) toccano 6 seggi (per la parte intera) Al P.'S.D.I. » 1,65 » 2 » (1 per la parte intera e 1 per la parte decimale) Al P.L.I. Al P.'.R.I. )) )) 1,26 0,90 tocca )) 1 seggio (per la parte intera) 1 » (per la parte decimale) Totale dei deputati assegnati : 10 (di cui 8 come rappresentanti della circoscrizione e due come rappresentanti del CUN). Gruppo di minoranza (seggi spettanti, 5) : Al P.C.I. (indice 1,95) toccano 2 seggi (1 per la parte intera e 1 per la parte decimale) Al P.S.I. » 1,25 tocca 1 seggio (per la parte intera) Agli I.S. » 0,18 nessun seggio Al M.S.I. » 1,30 tocca 1 seggio (per la parte intera) Al P.N.M. » 0,32 nessun seggio Totale dei deputati assegnati: 4 (di cui 3 come rappresentanti della circoscrizione e 1 come rappresentante del CUN). II Circoscrizione: Gruppo di maggioranza (seggi spettanti 12): Alla D. C. (indice 7,20) toccano 7 seggi (per la parte intera) Al P.S.D.I. » 1,60 » 2 » (1 per la parte intera e 1 per la parte decimale) Al P.L.I. » 2,70 » 3 » (2 per la parte intera e 1 per la parte decimale) Al P.R.I. » 0,50 tocca 1 seggio (per la parte decimale) Totale dei deputati assegnati: 13 di cui 10 rappresentano la circoscrizione e 3 rappresentano il CUN). Gruppo di minoranza (seggi spettanti 6) Al P.C.I. (indice 3,23) toccano 3 seggi (per la parte intera) Al P.S.I. » 0,70 tocca 1 seggio (per la parte decim.) Agli I.S. » 0,12 nessun seggio Al M.S.I. » 1,05 tocca 1 seggio (per la parte intera) Al P.N.M. » 0,90 tocca 1 seggio (per la parte decim.) Totale dei deputati assegnati: 6 (di cui 4 in rappresentanza della circoscrizione e 2 in rappresentanza del CUN). 13 Bit ,. . 3Ca Gino B,ianco

Potrà capitare, come si vede, che alcune circoscrizioni abbiano un seggio in più o in meno di quelli che spettano in base alla popolazione. Il f enomeno incontra una autolimitazione nel meccanismo medesimo della ripartizione dei seggi ed è da attribuirsi esclusivamente alla dispersione dei voti, per cui nessuna lista e nessun candidato potranno lamentare di essere stati danneggiati. Nel nostro esempio, infatti, la II circoscrizione ha avuto un eletto in più rispetto ai seggi spettanti e la I ne ha -àvuto uno in meno. Ma a quale lista dovremmo noi dare il seggio mancante alla I circoscrizione, quando a causa della dispersione dei resti, nessuna delle liste presentate è riuscita a conseguire una rilevante frazione di quoziente? (Si badi che la più alta cifra decimale non utilizzata nella I circoscrizione è quella del P.N.M. pari a 0,32, méno di un terzo di quoziente). L'eventualità suesposta comporta, però, come si è detto, la necessità di considerare rappresentanti del Collegio Unico Nazionale quei candidati delle singole circoscrizioni che risultano eletti a seguito dell'utilizzazione delle cifre decimali. In questo modo, non soltanto ci si riferisce ad un istituto . già esistente nella nostra legislazione elettorale, ma si opera pure jn maniera più aderente alla realtà, perché chi ha con14 B,u,,vteca Gino Bianco .. seguito in un collegio, ad esempio, soltanto il 40% del quoziente ed è risultato ugualmente eletto, ha fruito evidentemente di un altro 60% di quoziente raccolto complessivamente in varie altre circoscrizioni: egli quindi non può considerarsi rappresentante esclusivo della circoscrizione nella quale si è presentato,. ma anche delle altre che hanno contribuito a farlo eleggere. Tutte le operazioni di attribuzione dei seggi alle liste e alle circoscrizioni, vengono eseguite dall'Ufficio elettorale nazionale, mentre gli uffici circoscrizionali eseguono il computo dei voti preferenziali conseguiti dai vari candidati, in base ai quali si procede come in passato alla proclamazione dei pochi eletti fra i tanti « vocati ». Così si concludono le varie operazioni elettorali, molto più facili nella pratica attuazione di quanto non appaiano in una qualsiasi esposizione, sia pure minuziosa. Così si conclude pure la fatica che tu - caro Rapelfi - mi hai affidata!... Intendo aggiungere soltanto un augurio per la Camera che sarà eletta col nuovo sistema - affinché sappia interpretare e realizzare le aspirazioni del nostro popolo - e un augurio fervido e affettuoso per te e per la tua at .. tività nella nuova legislatura.

Lettera a De Gasperi Il dramma dell' emigrazione Signor Presidente, il 31 dicembre u. s., col piroscafo « Anna C.» sono giunte a Genova, reduci dal Brasile, alcune famiglie di contadini i quali, gettati nella più nera miseria dalle all'llvioni che un anno fa hanno devastato il Polesine, credettero nella serietà delle in/ ormazioni che stanipa e uomini politici ripe~ ,1,ta,1nente avallavano· segnalando il Brasile come la terra promessa in cui avrebbero trovato onesto lavoro ed equa remunerazione. Accettando di partire, sperarono di trovare un rimedio alle loro tristi condizioni economiche, anche perchè gli accordi intercorsi tra il Governo italiano e il Governo Federale brasiliano lasciavano supporre che nessun lavoratore nostro fosse .. verso quel l6ntano Paese avviato senza la certezza di una sistemazione feconda. Il ritorno di queste famiglie dopo una esperienza tristissima, della quale non è possibile seguirne la documentazione senza fremere di indignazione. è soltanto il più recente episodio di una situazione che deve essere Biblioteca Gino Bianco pubblicamente denunziata perchè divenuta ormai intollerabile. Le I amiglie testé rientrate in Italia, prive ormai di ogni bene e senza un sicuro avvenire, non costituiscono che l'avanguardia di altre numerose schiere di agricoltori emigrati che aspettano nei porti brasiliani i documenti per il viaggio di ritorno gratuito, avaramente distribuiti dalle nostre autorità consolari, timorose forse di un rimpatrio in massa destinato a fare scandalo. All'arrivo di questi lavoratori che tutto hanno perduto per lo atroce inganno subito, non erano sottosegretari e altri papaveri della burocrazia centrale - che non mancano quasi mai all'atto delle gioiose partenze . -, e neppure i funzionari del Centro di emigrazione i quali, se mai, si occupano soltanto dei lavoratori che escono dal Paese, non di quelli che rientrano sconfitti. .. (Da una le-ttera · di Riccardo Bauer - pubblicata sul Bollettino dell'Emlgrazlone del 25-1-1953). 15

\ Problema s~mpre aperto Lacollaborazioneaziendale Caro Ra pelli, tu sai come abbia sempre ritenuto che la moderna e realistica visione del sindacato, debba superare la vecchia e ristretta formula del sistematico contrasto economico tra le classi o categorie, concependolo invece come organo di inserimento dei lavarat ori nello Stato, come strumento efficiente della loro elevazione economica e spirituale, in un quadro di fattiva e solidale collaborazione con tutte le altre f orze che concorrono alla coesione e alla prosperità del Paese. Tale visione rispecchia del resto la evoluzione che il concetto di lavoro e lo stesso termine di lavoratore, hanno subito in questi ultimi decenni, evoluzione che ne ha riscattata la limitatezza marxista per proiettarli su un piano più vasto, più nobile e più umano. Questo non vuol dire che lo Stato moderno abbia annullato le disparità sociali e risolto gli assillanti problemi delle categorie meno favorite, ma è un fatto che oggi i lavora tori non costituiscono più la massa dei 16 Biblloteca Gino Bianco GIUSEPP,E TOGNI nato nei 1903, gid Ministro dell'Industria, presidente della Confederazione Italiana Dirigenti Azienda, deputato d. c. diseredati, il sottostrato sociale di un tempo. Oggi rappresentano, in fatto e in diritto, un elemento fondamentale dello Stato democratico, costituiscono uno dei fattori più importanti del suo progresso, la stessa guarantigia dei suoi ordinamenti deniocratici e della sua unità. Ma va purtroppo rilevato come questo riconoscimento, in molti casi, sia più forma le che sostanziale, come molta strada resti ancora da ·compiere verso l'attuazione di una eff etti va ed operante giustizia sociale. -Perchè non bastano le leggi o le aff erm.azioni di principio a realizzare pienamente un ordine nuovo, nel quale gli uomini si adeguino alla. nu ooa esigenza di una reale solidarietà. Anche su questo punto credo di essere pienamente d'accordo con te e non posso ..

che compi,acermi della costanza, del fervore con cui ti adoperi, nel tuo campo di attività, perchè le affermazioni teoriche siano seguìte quanto più è possibile da realizzazioni concrete. .Ora, se la ritardata attuazione di una integrale giustizia sociale va attribuita in larga parte all'atteggiamento retrogrado di certi esponenti dei ceti economici, al la resistenza di taluni settori politici ed alla superficialità di mclti esponenti della vita pubblica, occorre sottolineare pure come il permanere di una mentalità sindacale ancorata, per evidenti finalità di faziosa manovra, al dualismo vecchia maniera, ostacoli grandemente il trapasso dal piano di lotta sistematica, spesso meschina e sterile, a quello della immissione dei lavoratori sul più alto piano delle partecipazioni dirette e delle dirette responsabilità. Io ti ringrazio per avere in più di una occasione ricordato il tentativo da me compiuto nel periodo in cui fui Ministro dell'Industria e Commercio per un inserimento dei lavoratori nella gestione delle aziende attraverso la creazione di consigli di gestione e la partecipazione diretta dei lavoratori alla direzione tecnico-am1ninistr ativa delle aziende stesse. Questo tentativo, che risale al 1947, è stato l'unico avutosi nel periodo post-bellico nel nostro Paese e quanto sarebbe stato elemento di concordia e ~ .ca Gino Bianco di costruttiva intesa, ove avesse avuto seguito, lo dimostra il successo che una riforma simile ha realizzato nella Germania· Occidentale, dove è stata applicata, col nome di cogestione, alle aziende siderurgiche e minerarie. Naturalmente, consigli di gestione non a sfondo e finalità demagogiche, ma strumenti sociali e tecnici consapevoli e responsabili; non partecipazione dei lavoratori ai consigli di amministrazione in funzione di brigate d'urto o mine a scop- · pio ritardato, ma in veste di vigile tutela dell'interesse generale della produzione e quindi dell'azienda e dei lavoratori dell'azienda stessa; tentativo perciò di trasferire il prestatore d'opera dall'attuale posizione di oggetto della produzione e più genericamente di elemento estraneo alla gestione aziendale, a soggetto attivo dell'azienda stessa e quindi di compartecipe cosciente, direttamente interessato agli affari del complesso in cui lavora, al suo buon andamento, alla sua ascesa. Particolare significativo fu . che la CGIL, che pure aveva insistito fino allora per creare organismi aziendali anarcoidi e a puro sfondo politico, divenne la sabotatrice prima e la insabbiatrice poi del provvedimento, che pur ero riuscito ad assicurare al nostro diritto positivo con un decreto legislativo. 17

Dal 1947 ad oggi non si è parlato più di questo proble .. ma, nel quale tuttavia risiederebbe la chiave di una effe{- tiva pacificazione sociale e di un potenziamento notevole della nostra economia. Sono state fatte tante chiacchiere sulla nobiltà del lavoro, sui diritti dei lavoratori, ma è evidente che l'attuale situazione giova in definitiva a quei sindacati e a quei partiti che non hanno realmente di mira il bene del Paese, ma che traggono profitto dall'inquietudine e dall'antagonismo delle classi, come, purtroppo, dalla miseria e dalla disoccupazione. Io sono però convinto, ora come allora, che non avanzeremo ulteriormente sulla strada del progresso sociale ed economico, così come non acquieteremo i nostri eterni contrasti sui quali incombe l' ombra minacciosa del comunismo moscovita se non ci metteremo anche decisamente su una via di riforme in profondità, Postilla a Toarnl Caro Togni, * se non ci dedicheremo in tutta sincerità di intenti alla redenzione sociale delle categorie lavoratrici, f acendoné elenienti responsabili e compartecipi del processo produttioo, promovendo in esse una più serena e larga coscienza e maturità sociale. Non ci sono altri mezzi, a 1nio parere, caro Rapelli, per arrivare a questo obiettivo. Esso sottintende evidentemente un assoluto spirito di dedizione a questa sanf a causa di umana solidarietà, e un' altrettanto assoluta indipendenza da interessi confin{!,enti, da ambizioni concorrenziali, da gruppi particolaristici; implica, in ultima analisi, la coraggiosa prospettiva di violenti attacchi e di fanatiche controffensive. Jf a occorre dire che noi siamo pronti a sostenere tutte le battaglie, purchè questo ideale venga pienamente realizzatB? Ti ringrazio dell'ospitalità e ti invio i miei affettuosi saluti. la tua lettera mi fa riandare a quel congresso nazionale dei Consigli di Gestione tenutosi a Milano agli stabilimenti Pirelli, intorno al 23 novembre 1947. Pur essendo un congresso d'intonazione prevalentemente coBibl 18 a Gino Bianco ,.

munista tu eri intervenuto e coraggiosamente avevi parlato, incurante dei fischi contro di te organizzati. Successivamente «l'Unità» del mercoledì dopo ospitava un articolo di Luigi Longo intitolato « Togni e Rapelli ». L'articolo cercava di metterci in contrapposizione e concludeva: « Ma gli ottomila congressisti di Milano - operai, impiegati, tecnici - di ogni parte d'Italia e di diversa fede politica e ideologica, tutti sinceri e fermi sostenitori dei Consigli di Gestione, hanno saputo veder giusto: hanno saputo distinguere gli amici e i nemici dell'istituzione che sta loro a cuore, e hanno. fischiato l'on. Togni, den1ocristiano e ministro, nemico dei· Consigli di Gestione, e hanno applaudito l'on. Rapelli, democristiano e sinda- . calista, fautore sul serio dei Consigli di Gestione». Tu sai come fin d'allora io abbia respinta questa contrappo3izione, anche perchè proprio in quei giorni tu avevi, contro il parere di molti, fatto fir1nare un decreto cli.e porta il tuo nome, perché venisse costituita una commissione per la ,realizzazione di forme di collaborazione da parte dei lavoratori alla gestione aziendale. Le successive vicende ti videro poco dopo distolto, il 15 dicembre 1947, da quell'importante dicastero, e i tuoi successori anche se socialisti non diedero corso al tuo decreto di cui ancora nell'autunno del 1951 io ne richiedevo l'attuazione, in sede parlamentare. Chi dunque il nemico? Ed ora la tua lettera conferma come tu, che sei alla testa dell'organizzazione dei dirigenti d'azienda, sai, per la tua esperienza, e per l'esperienza dei tuoi consociati che il problema della collaborazione azienda esiste tuttora, anche se al posto dei consigli di gestione, di efficenza altri nomi vogliono sostituirsi (relazioni umane, consigli degli anziani, comitati di produttività), ed è per questo che sarà assai gradita tra i lavo- , ratori questa tua decisa presa di posizione. Insieme ci siamo battutti alla• Costituente, nella sottocommissione dei rapporti economico-sociali, per l'affermazione delle idee cristiano-sociali: quelle idee che ancora in gran parte devono trovare realizzazione, e per le quali dobbiamo batterci ancora, prima fra tutte la collaborazione dei lavora.tori nelle aziende, il che vuol dire collaborazione tra lavoratori e dirigenti, per la miglior sorte delle aziende stesse. GIUSEPPE RAPELLI 19 Bibliqteca Gino Bianco

Ee " coae nuoue,, e i cattolici '27 anni fa come adesso Siccome da più parti, per l'attualità, è stato chiesto di pubbli,care per intero il dibattito di 27 anni fa aperto dal « Lavoratore » di Torino colla « lettera di un amico » riportata assieme alla risposta di A,chille Grandi nel nostro numero del dicembre scorso, ben volentieri aderiamo, riproducendo qui di seguito vari scritti, che completano e dimostrano l'ampiezza di quel dibattito. Un nohile C,arlo Lowera di l'a•tlarllone Caro Ra.pelli. Anche se il mio intervento nella discussione che « Il Lavoratore » ha iniziato, possa parere a qualcuno pregiudica-to dall'appartener io a quella disgraziata classe capitalistica, tanto disCU$Sa, il problema posto dall'ignoto scrittore è di. tale importanza, per cui penso che ognuno del:)ba farlo un pò suo, studiandone gli eventuali sviluppi, soprattutto trattandone con piena sincerità: ed ecco il mio molto modesto parere in merito. Nel problema della proprietà - come in tutto ciò che è molto complesso - avviene 20 Bil ca Gino Bianco che teoria e pratica mal si fondono insieme. Davanti ad un esanie metafisicamente critico dell'istituto della proprietà, si può anche giungere logica1nente alla conclusione che ad una potenziale eguaglianza degli uomini tra loro, dovrebbe rispondere una eguale capacità di possedere: anzi meglio; davanti alla ricchezza, tutti dovrebbero trovarsi in eguale possibilià di acquisto e di uso. In una civiltà platonica, ossia· chimerica, dovrebbe quindi esistere una continua e rinnovantesi distribuzione di ricchezza equa1nente commisurata

agli individui. In pratica però avviene, che è sufficiente che anche un uomo solo possieda, perchè entrino in gioco i mutevoli e vari coefficienti dell'attività umana, e perciò varie e m1.1,tevolisiano le espressioni di fatto della proprietà: come nel campo fisico, i forti hanno sempre ragione dei deboli, così nel nel campo economico gli astuti e gli intelligenti dominano quelli che non lo sono, o lo sono di meno. Da ciò defluisce che probabilmente finchè vi saranno uomini, ve ne saranno dei ricchi e dei poveri, di quelli che possiedono e di quelli che non possiedono. Lo proprietà, mele necessario Se anche si voglia considerare la proprietà come un male, dobbia1no quanto meno classificarla come uno dei tanti niali necessari, connaturali all'uomo. Ora l'atf ermazione fatta dall'ignoto autore della lettera, essere la proprietà che si è trasf orniata in capitalismo usura, e co1ne tale anticristiana e condannabile, mi pare che pecchi di soverchia generalizzazione, sia antistorica, e renda alquanto imprecisa l'impostazione stessa del problema. La Chiesa stessa in ogni tempo, fin dall'inizio, quando Giuda a11iministrava il denaro del Maestro, ha sempre posseduto, ed ha senipre insegnato potersi proprietà e ricchezza lecitamente acquistare e conservare, salvo a farne buon uso dedicanBit 3ca Gino Bianco done, non per elemosina, 1na per dovere, la parte superflua a chi ne è sprovvisto o a quelle opere che sono di utilità alla comunità del popolo cristiano. Ed in ciò una essenziale differenza tra coloro che cercano la maggiore equità distributiva nell'automatico funzionare delle leggi sociali e la Chiesa che persegue lo stesso ideale nell'automatico e meno chimerico funzionare di leggi e sanzioni morali, ad effetti e suggestioni assai più potenti e definitive. D'altra parte è innegabile che v'è una parte della ricchezza che si è f armata legittimamente, che si è mantenuta mediante lecite attività ed ha socialmente funzionato con utilità · altrui: cotesta ricchezza in nessun ·modo può equipararsi ad un acquisto ed incre1nenjo di usura: qualunque az{one eversiva contro, e non soltanto limitativa, sarebbe quindi ingiusta ed anticristiana. Lo proprietà eh· è Iurto Vi è invece un'altra parte di ricchezza che -real1nente si for1na, mantiene e sviluppa con tali carp,tteri antisociali che forse più che usura potrebbe definirsi vera appropriazione indebita, cioè furto: tale genere di ricchezza è dovuta allo sviluppo sempre maggiore e più co1nplesso della nuova economia mondiale, alle forme trustistiche, alla ineguale ~istribuzione dell'oro, a mille forme di accaparrarnento, che tutti sono f eno1neni acutizzatisi . nel dopoguerra; tale mala ricchez21

za è certamente causa di gravissinii inconvenienti soc'iali: è quindi nefasta e perseguibile. Ma l'esatta distinzione tra l'una e l'altra ricchezza è poi nella realtà quotidiana som11ia1nente diffìcile, tanti sono i fattori collettivi e personali in gioco: le interferenze tra l'una e l'altra, per cui ci urteremmo contro ad una quasi impossibilità di equa soluzione: sia che essa assolva integralmente il sistema capitalistico, sia che radicalmente lo condanni. La collaborazione: soluzione Intermedie Si può quindi logicaniente dedurre che i conflitti econo1nici sussisteranno sempre, anzi si acutizzeranno, quanta più le esigenze della società si faranno coniplicate, e saranno prodotte da se1npre più nuove e giovani energie, e svariate attività; ed allora, posto che il divorarsi a vicenda non scioglie il problema - co1ne si è visto in Russia - la collaborazione di classe rappresenta ancora una intermedia soluzione, se non risolutiva, certa111,e11,te pacificatrice ed abbastanza cristiana. Certo che per collaborare bisogna essere in due: cioè che vi sia un punto d'accordo e d'incontro tra le due parti; incontro che deve avvenire non soltanto nel campo delle idee e della morale astratto, ma in quello tangibile della applicazione pratica. Questo è sempre il punto difficile: l'ignoto autore della 22 Bibllote.ca Gino Bianco lettera trova che ormai tale punto è già superato dalle non più sufficienti - secondo lui - forme di compartecipazione nei mezzi sia naturali che tecnici, essendo ormai il capitale espresso dal trust anonimo, entità incontrollabile ed insindacabile, 1nateriata dallo sforzo quotidiano di ignoti lavoratori, che si raccoglie in poche mani occulte che se ne servono a fini egoistici influenzando pericolosaniente la vita stessa delle nazioni, la loro politica di pace e di guerra, i cambi, le materie prime, etc. Forse l'ignoto autore generalizza un pò troppo, nè del resto è facile trattare di lOSÌ colossali questioni in poche righe: certamente condivido il suo severo giudizio per certi monopoli e certi accaparranienti di ricchezza e di materie prime e ciò tanto da parte di alcuni Stati ultrapotenti, che da parte di vaste e concatenate consorterie plutocratiche: è un soffocamento morale e materiale contro cui bisogna reagire in tutti i modi: ma non dobbiamo considerare il niondo come solo diviso in due parti: quella che ha e che domina, quella che non ha e che serve: la parte proletaria ed operaia e quella proprietaria e non operaia. Distinzionisenza slgnlllcato Ogni giorno che passa le antiche distinzioni classiste e le loro denominazione non hanno più alcun significato concreto: dove comincia oggi l'operaio e dove finisce il borghese? quale

è il limite della attività ma-- nuale e quello dell'attività in-- tellettuale? Quale è il confine tra proletario e non proletario: quali i limiti delle classi cosidette dirigenti? Oggi è ben e,r- ·duo il definire: la demarcazione sociale nella più odiosa e J errea catalogazione è fallita in Russia: l'averla tentata è stata la causa delle più vaste ingiustizie sociali e delle più grandi sciagure economiche: in nessun luogo l'operaio ha avuto più grama vita come nella dittatura operaia dei Soviet. Le congiuntureeconomiche Senza calcolare poi che oggi, più che la volontà dei singoli dominano le congiunture sempre più complesse e concatenate dalla distribuzione ,nondiale: la Nep in Russia è essenzialmente dipesa da ciò: qualunque siano i nomi dei nuovi istituti giuridici, le f orme che dissimulano il ritorno alla proprietà, lo stesso usufrutto attribuito non alle persone in quanto tali ma alla entità lavoro da loro espress..a, è evidente che in Russia si ritorna a g.ran passi sul passato: ritorno che si accelererà quanto più la normalità degli scambi mondiali prenderà assestaniento e sviluppo, reintroducendosi il sistema bancario e borsistico, e attuandosi nuovo impulso alle industrie e nuovo incremento alle concessioni. Non bisogna fermarsi davanti alle formule nuove mascheranti magniftca1nente l'antico, ma guardare nella realtà; è facile persuadersi che è cambiata la Bi eca Gino Bianco • facciata della vetrina e il proprietario, ma la bottega, coi suoi antichi accorgimenti, è sempre ·quella. E allorq? Tutto conie prima? Non lo credo. Ogni civiltà ha un suo 1nodo di essere econoniico, su cui si plasma e secondo cui si trasforma il modo di essere della ricchezza e della proprietà: oggi il capitalis1no subisce un aspro travaglio perchè sono venute a- galla non solo nuove forze sociali che domandano la loro parte al banchetto, ma più ancora perchè sono venuti in luce certi atteggiamenti anti-sociali di una parte del capitalismo: tutto fa credere che sotto la pressione morale e materiale, il capitalismo si debba trasforma re, riconoscendo di dover soggiacere a senipre più vaste responsabilità, a maggiori controlli, di dover tendere a finalità in maggior armonia con quelle della comunità umana, donde la consapevolezza della funzione sociale che la ricchezza deve compiere, la necessità di dati limiti e di certi ordinamenti. Unamarciache continua Tutto ciò non può avvenire che lentamente, attraverso a difficoltà, a titubanze, arresti e riprese: ma avviene: si è già fatta assai strada: è difficile tuttavia l' antivedere quale veramente sarà l'assesta1nento definitivo: non lo sa il capitalism,o assai incerto nella propria di/ esa, se oscilla perpetua1nente tra la demagogia e la reazione, come non lo sa la 23

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