Intellettuale militante tanto importante quanto schivo e refrattario ad ogni accademia e impegno editoriale, fu soprattutto collaboratore di riviste e grande scrittore di lettere ad amici sparsi per più continenti. Ma la vita avventurosa e precaria, attraverso la bufera delle due guerre mondiali e dei fascismi europei, non gli permise di tenere insieme il suo archivio, che andò in più riprese disperso.
A maggior ragione acquista rilevanza la raccolta di carte (lettere, quaderni di appunti, dattiloscritti di saggi) che, passata di mano da Caffi a Chiaromonte e da Chiaromonte a Bianco, oggi è diventata patrimonio della nostra Fondazione. Importante la corrispondenza, fra cui quella con Antonio Banfi, le lettere (59) di Mario Levi, fratello di Natalia Ginzburg, dei tempi della guerra di Spagna, tuttora inedite, quelle di Nicola Tucci da New York, e una raccolta di lettere, in russo, ai coniugi Osorgin, amici dissidenti fuoriusciti dalla Russia sovietica con cui Caffi mantenne rapporti di amicizia per tutta la vita.
Propositi della biblioteca e della fondazione sono la pubblicazione delle lettere di Levi e quella, molto impegnativa per via delle difficoltà di trascrizione e traduzione dal russo, delle lettere agli Osorgin: compito a cui si erano già dedicati, senza riuscire a portarlo a compimento, sia Nicola Chiaromonte che Gino Bianco.
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Nella foto: Andrea Caffi, a sinistra, con Nicola Chiaromonte
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