Fiera Letteraria - Anno VI - n. 43 - 11 novembre 1951

LA FIERA LETTERAR ANNO VI - lf. 43 SI PURRLICA LA DOMENICA LA CULTURA come organizzazione * Sarà sempre la cultura a riscattare le colpe della civiltà, giudicandole di CARLODE ROBERTO L A NOSTRA situazione ci- mente lraU contro l'atto ca– vlle. di uomini conso- ritatlvo, come prima. era– cia.tl e viventi nel t.em - no subdolamente convincenti po, nella storia, è irta di dlf- contro la Intenzione carltatl– ftcoltà. Dlfflcoltà e ostacoli e va) egli propone all'uomo fe– dlstrazlonl, coperti e scoperti. rito una Immagine nuova del– Di fronte alle difficoltà sco- l'Uomo. e del mondo rlnno– perte l'uomo è ogni volta rl- va dalla carità. condotto a. se stesso. a quel- Il Nuovo Adamo è l'uomo l'esame di coscienza che Ca- In cui l'atto caritativo prece– stelU CFenomenolog!a dello. de e rlscat.ta l'atto della co– nostra. epoca) definisce come munlone. Polchè una volontà l'esame dell'eccesso. dell'esor- di comunione, di conoscenza, bit.ante, di quanto - rom- di esperienza senza intenzio– pendo verso l'anonimato e ne caritativa. non fa che rin– verso le giustlftcaziorù ast.rat- novnre nella nostra debolez– te - distrugge l'Intimità per- za, ben dl!csa. dai pregiudizi sonate. Perciò son proprio le anonimi della civiltà 1n cui si difficoltà scoperte, gU ostacoli vive, I segni o la ferita della palesi di una convivenza. di caduta originarla. una civiltà, a riportare l'uo- Ma la nostra astu:!:Ja t sen– mo al suo centro, a quella za limiti. Le occasioni che si concentrazione da dove egli presentano all'uomo sono può operare l'Intelligenza del sempre ambigue. E In quanto mondd, la Jet.tura interiore esse sono ferme. sospese al– nel confronti delle realtà In la loro ambiguità, la nostra mezzo a cui vive. Ubertà è in facoltà di gludl- Cosl i limiti che una clvll- zlo nel loro confronti. ed è tà pone alla espllcazloile to- In virtù di tale giudizio che tale della personalità deu·uo- esse si muoveranno verso la. mo singolo sono stimoli che virtù o verso il peccato. Il la stessa clvlltà propone on- peccat.o è sempre un atto di de POter essere perennemen- rlnuncla di fronte alla passi– te vlviftcata dagli impegni bllità di conquistare la realtà, personali del singolo: lmpe- di fronte ad essa il peccatore gn1 di lotta e di contrasto diserta e accetta dalle occa– contro la. civiltà In cui opera. slonl le solu:!:Jonlche la con– Per questa lotta e per questo venzlone dell'uso corrente fa contrasto valgono, non per ti sembrare siano esse stesse &.d cristiano soltanto. ma per o- offrire, ma non impone egli gnl uomo libero, per ogni uo- stesso una posslbllltà nuova mo concentrato, le parole alle occaslorù. di cui egli solo della beghina HadewlJch : sla responsabile. La. debole e Troppo riesce gravoso a chi canna rinuncia praticamente ama andare errando In cerca alla facoltà di conoscere d'Amore, e non saper dove. quando li suo vantaggio di se nelle tenebre ovvero nella pensare non serve che a una luce, se nell'ira ovvero nel- scelta che è una abdicazione l'amore>: questo contrasto, di fronte alla responsabtlltà questa lotta, non sono infine di rlfare Jl mondo. di rlmet– che modi di Incontro, che at- tere In giudizio la realtà ope– t! di comunione. rando, con uno &eandalo di Ma le medesime realtà che fronte al mondo. 11 rfsca.tto valgono come difficoltà sco- • CARLO DE ROBERTO :~~n1~\~1~o~~to nf!~i:~l~ (cont111ua 4 'f}Cfg, Z) SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE Direttore VINCENZO CARDARELLI }"RAN?O CENTJLINJ - e Suonatore di ,a1i:otM\O" AHIA DI :FINEO'l"l'OCEN'.l'O * TEltZJ\ ltOMJ\ di Vl~CEXZO CARDARELLI G L'ITALIANI venuti a Ho- ChleS.'l e lo Stato s'lmmfse- 1 mR.dopo Il '70, non so- riva In una sorta di compe– lo non cercarono di fon- tlzlone estetica e archltct– dersl con questa popolazione, umica. Immagino che nello cosa. In quel primi tempi di!- scendere dal Quirinale a Fon– ftcile. per tante ragion.I. ma tana di Trevi U suddetto buon neppure si curarono troppo cittadino dovesse già sentirsi di conoscersi fra di loro. RI- In territorio ostile e nemico. mascro appartati. dlscost.l gli In quanto al e cuppoloue >, si uni dagli altri. In una città contentava di guardarlo dalla estranea. non facilmente terrazza di Monte Cavallo. al conquistabile e di grande rl- tramonto. come lo guarda chiamo. quando l'arlstocrazJa Oarlbaldl dnl Glarùco!o: che nera teneva chiusi a metà. è un vero supplizio di Tan- 1.n segno di lutto. i portoni talo. Con questo spirito. che del suol palazzi e la sprez- In massoneria non tardò a umte parola e buzzurri> suo- sfrultore abbondantemente, nava sulle labbra del popo- furono profusi mlllonl, s'ar– lo romano. serbarsi fedeli dò Incontro a fallimenti m1::– al proprio dialetto, al propri morabll!, per non riuscire, cl costumi, era. fra l'altro, una si perdoni l'ardimento, a fare mantera dl difendersi. dl elu- una capitale. come difficoltà nascoste per ------------------------------- dere. al bisogno, lo scoglio La Terza Romn nacque da delle dlvergenze politiche, dl una grande llluslone: che si semplificare Il problema eco- fosse giunti a ldentlflcare nomlco e sociale. Rapporti l'ordlnc liberale piemontese privati, famigliari e di pro- con l'Italia. Un tale ottlml– vlncla furono le basi su cui smo 1 suol ediflcl lo POrta– sorse la capitale. Ogni re- no scritto sulla fronte. SI elone ebbe in tal modo I suol volle dare a questa città un luoghi di ritrovo caratteri- carattere aulico e celebratl– st.lcl, le sue fiaschetterie, bot- vo. Si abbondò In festonl, In tlglterle, Il suo circolo, come cariatidi, ln superfluità or– ogni collegio aveva 11 suo de- namentall d'ogni genere, si put.ato. La. capitale d'Xtalia fece, a quel tempi, uno spre– non è altro, per parecchi de- co enorme di stucco, si do– cenni. che l'accozzo del vari rarono gli stemmi e le sta– provincialismi trapiantati a tue. I monumenti più solen– Romn. Ml rammento d'un nl furono lavoratl al bulino. tempo che I sardi residenti Fra tanta miseria decorativa nell'Urbe si davano convegno e artlglanesca svanl perfino ogni sera in un angolo del l1 ricordo di quella prima, di– Palazzo Bocconi. oggi e La sadorna, severa onestà che Rinascente>, e Il rimanevano aveva isplrato I progetti del– per qualche ora a confabu- la Destra storica; la quale, lare in piedi. Costume sardo prima di tutto. ebbe cura di per eccellenza. Quel bravi ISO- fabbricare alcune zone popo– Ianl, probabilmente impiega- lati. e industriali. ma non tJ, avevano trasportato a durò abbastanza per lmpcdi– Roma. addirittura la plau.et - re gli sperperi che dovevano ta del loro villaggio. Osserva- succulere inevitabilmente. zionl slmllt si potrebbero fa. Con l'avvento della Sinistra re in parte, anche oggi, su com1ncla un periodo che a molti altri elementi regionali Roma, diceva. 11 povero Gio– lmmigratl nella Città Eterna; vannl Borelll, alludendo alla I quali conservano intatte le ressa degli avventurieri e alla proprlP abtt.udlnl, esercltr.no voraclti\ dei loro appetiti. professioni tipiche del lÒro non era possibile vivere sen– paesl d'origine, e si rioono- za fare un duello ogni settl– scono perfino dal quartlcrl mana. Questo periodo lo co– dove abita.no . n caffè Arngno, nosciamo e non ha bisogno di dalla mattina alla sera è un esesre descritto. Lo si 'vede piccolo emporio di partlcota- riflesso come In uno specch!o un altro genere di uomini. Anzi, a voler essere più preci– si, non è che in facoltà del– l'uomo di mettersi In posi– zione di lotta e di contra.sto, e cioè di volontà di amore e di incontro nel confronti del4 la civiltà che lo circonda, sco– prendola e operandovi per entro a mezzo proprio delle sollecitazioni polemiche che POLE.!MICA "ANTJLETTE.RARJA,, * rità regionali. nei villini che cl ha lasciati, Bilonei del nte::o seeolo Tutto ciò ha da vedere col nella sua morbida archltct– fatto di esser noi venuti a tura grecizzante. da profes– Roma, troppo timidamente. sori d'ornato, In certi quar– Entrata da. Porta Pia l'Italia tlerl orribilmente pretensiosi impiegò sessant'anrù per ar- cd eclettici, dove la mancan– rlvare a. San Pietro. Fino ai za dl ogni omogeneità di stlle. essa offre. Ed è anche In sua T EMPO addietro, fum- facoltà di velare e vieppiù :1a- mo richiesti di dir la scondere quelle facoltà che nostra intorno aJ fat 4 esso potrebbe Incontrare, e to che, cosi dagli a.miei co– scoprlre. me dal nemici, ci si vuol far SI può perciò imputare ad passare per i più autorevoll una civiltà, a questa nostra paladlrù della c'prosa d'ar 4 contemporanea per esempio te>. E ci venne anehe do– più diretto e sperimentabile, mandato se una tale pool– il fatto che gli uomini yre- zlonc non potesse sembra-re ~!~i:c~~~elalnso::~e ad~ 11 nl: e anzi non fO&Sea.nacronl– coltà nascoste o irreperiblll. stlca rispetto agli at.Wnll e talora persino Ignorate, In- sviluppi della Narrativa 'ita– vece dl scegliere nella civiltà liana. 1 loro termini di paragone, e Rispondemmo che 11 no– dl lotta. le loro occaslonl di stro parere al riguardo era via, o di Impegni? prestissimo detto. Al punto Accusiamo la civiltà o ac- che, se non fO&Sesembmto in~~~?a~~~~ 0 v 1 e:a ~as 1 t!~i ~~~!ten~tu~re:u::i~~:~ vedrebhe come facilmente 1 con una. scrollata di spalle. termini del processo possano Amtcl e nemici. sapendolo o divergere e 11 cerchio chlu- Ignorandolo, In mala O buo- g~:, c~I' r~~;;,~:J 1 1fX. r~t na fede, pigliano spesso luc- chè l'uomo ad un certo mo- clole ,per lant.crne. Cl si di– mento non resiste a sostene- vertono? Continuino. Ma 11 re da solo tutto 11 peso di una momento d'a.pplcclcarct una clvlltà, e si appella al prossl- etichetta. sulla fronte. di ca'– mo o al caso: alle occasioni. talogarcl. non è ancora. ar– Ma con questa chiamata di rivnto. Hanno fretta? Affar correo egli rlftuta non le sue loro. colpe, ma la sua dignità mo- OoPo tanti anrù di una raie; egli si scioglie dal vin- polemica che non potemmo coli di una respc,nsab!Htà per- a meno di conslderine as– sonale e si tuffa nell'anoni- surda e, più che sbagllatn. nuto, entra, più o meno sub- magari proditoria f!n dalle ~:~~1ra~~-fi p:i!f1•~!:!~f~= prime battute, cl si vorrà ·* di ENRICO FALQUI consentire di non avere l'obbligo di ricominciare da capo tutt.a la tiritera delle spiegazioni e confutazioni e docwnent.azlonl e ritorsioni cui fatalmente demmo la stura, nell'ormai lontano 1938, con l'antologia: Capi– toli. Senza contare che è gtà. agli atti nelle nostre stesse Pezze d'appoggio e nel nostro stes.so Ragguaulfo sulla Prosa d'arte; e chi vuole, può andarsela a ri– leggere. Quant'a noi. nessu– na meraviglia se ci è venu– ta In uggia wu, polemica che data e continua da al– lora, In t.el 'mlnl sempre più erronei. In quell'antologia. con pa– lese lntento storico. noi non facemmo che rintraccia.re e rlordlru\re le prove ePPOI ti– rar le somme del buon lavo– ro svolto da certi nostri egregi scrittori nell'arduo settore della e prosa d'arte> contemporanea. Eppure la deslgnnzlone stessa di e pro– sa d'arte>, - sebbene chla- rita e lllustnt.a in mille modi, storicamente ed este• tlcamcnte - quanto non è riuscita provocante? Cc ne son volutl degli nnnl prima ch'entrasse in giudicato e diventasse di pacifico uso comune perfino nelle storie letterarie: da quella e mar– xistica> del Sa.pegno (1947) a quella e papalina> del Barge!Hnl 0950). E non sarà colpo. nostra se un certo Nunzio CO&SU (Il metalogo: Danesi. Romo., 1949) è saltato fuori. con aria molto seria, a proporre di sostituire e capitolo> e e prosa d'art.e> con due ter– mlrù - rleava.tl dal greco. analogamente a quanto fu ratto per e met.aflslca > - quali e metàlogo > e e meta– logia >, intesi a significare e le C05C al di là della. pro– sa, cioè la prosa oltre JR prosa, che è a dire lirismo In prosa> e pertanto desti– nati - a. parte ognt consi– derazione di buongusto les– sicale - a lru::orrere proprio nell'errore d'ldentl!lcare la nostri afornl s'era tenuta la. mescolanza del gotico e e 1>r~ d'arte> con quella ~~ri~~~~~te d:~nilm~~~l~e g~~s~f~~!!~o~e~~~°'j~o ~ef:! e lirica.> e ba.sta. Non sarà del Quirinale' costruendo ià zlone diretta col progressivo colpa. in.o.stra. se certi Bianco dove fioriva.rio le ville 'del disfacimento dell'epoca. Pa~- e Margiot~ hanno Intitola- vecchi patrizi, una città. a \'INC~ARELLI to Pro.sa darte una loro an- parte, orientata verso la Cor- (continua a pag. ZJ :~~s_c<>=~ 1\:1l)zio~ f:· sia:f~~~~;:ro!!aJa~Ju~f~ ,~---------., cui non figurano nov~lle di che cosa di eccessivamente sorta. Non sarà colpa nostra burocratico e triste di cui se, per taluni malinformati otf)luno che conosca Roma e maldisposti e malcreati. può avere un'Idea precisa. Ll tutto quel nostro florilegio, è la storia della Terza Ronm quasi non fosse basato sopra e della Terza Italia. In quel– un'effettiva indagine e cer- le vie nuove, che conobbero zlorato da un'escmpliflca- tanta gloria di bandiere e di zlone critica, ha contlnuato sfllate mllltarl nelle rlcor- per luogo tempo e maga,rl ~~~ti ~a.:~ftttJ~~~a ~~h~ continua Ancora. ad ~re sia composta in massima oorurtde:rnto come un'arlifl- pnrte. dl fUnzionarl dello ciosa invenzione, congegnata St.ato e di appalta.tor! cdi– dalla nostra fant.esla, o Uzi; quel romant d'una sola pazzia. generazione che costituisco- Altri osserva che la prosa no oggi la parte più attiva, d'a.rte. non essendo mal sta- più Intraprendente della. clt– ta definita chiaramente, non tadlnan1..a romana. ma che può essere riassunta In un la Roma vecchia non la co– c: genere> letterario. Dato e noscono se non In qualità di non concesso. facciamo al4 ~~:1 e amanti del pitto– meno 1n modo di non po- Erano tempi In cui la sparla a Quella.ant!artlstica, e questione romana> dava la brutta, cattiva. Ch1 sa che, febbre al buon cittadino e lo salvagun.rdando il rispetto faceva. insuperbire di tutto di una simile distinzione tut- quanto vede55e nascere sotto __ EN_'R_I_CO_FALQUI ~6~~~cs,1: p~~-1 ~~~~\!~:: (co11tinua a pag. 2) fontane. Il dissidio fra la re contro cui vorrebbe di- -------------------------------------- A pag. 3 e ,1 fendersi. Ma scaricando sulla società le sue colpe egli si assume Il capo più grave del– l'lmputazlone: di non sapersi caricare di tutta la respc,nsa– bllltà del mondo. E li prossimo anche col s.t– lenzlo gli ripete l'accusa: po1- chè Il rifiuto del mondo non si attua scaricandosi del suol pest. Se tale rifiuto deve svi– lupparsi come atto erotco esso non comporterà. mal uno sca– rico di responsabilità. ma, anzi. una loro assunz.lone maggiore o totale. In fin del conti. sl opina anche da parte del cristiani, U Cristo non ha consigliato che la carità, e non questa superba volontà demiurgica. di rinnovare Il mondo glorno per giorno. Ma questa Inter– pretazione timida del cristia– nesimo è un tradimento del slgnlflcato stesso della carità, dell'amore. La Hgura del Cri– sto Samarltano coincide as– solutamente con quella del Cristo Nuovo Adamo. e solo quella coincidenza può spie– gare 11 stgniflcato di un im 4 pegno temporale del cristia– no. Il samaritano, l'uomo che ha la. civiltà contro di lui, trasforma la società con l'a– zione quando si carica del cor– po dell'uomo ferito e se ne assume la responsabilità del– la salvezza, e caricandosi di tale gravame (oltremodo rl– schloso anche per gli ostacoli che la. civiltà - ossia li mon– do - scopre allora ad ogni passo rivelandolt maligna- ibliote ~a ROGER NJMIER DOPO AlLA[N FOURNIER E RADIGUET * Gallerfo degli scritt.ori ital;ani Tristezza dei giovani D I É GO * ROCER :-.IMIER ,ino Bianco di GIACOJv.I:0 ANTONIN.l R OGER Nimfer i il pfù do 4 tato, il più .tfcuro, il piu brillante degli autori de/l'ultima genu!lzione. L'aDer- 1nazione può dbpiacere a qualcuno, 110n · soltanto a quanti sono mossi da me– schine ragioni d'invidia, di ra,1core personale o d'incom– prensione, ma anche a clii vorrebbe ritrovare in un gio– vane d'oggi le identiche qua– lità e gli stessi modf d'espres– sione di u,1 Alain-Fournier o di Ull Raymond Radiguet. Malgardo le riserve che si debbono fare sull'opera di u11 autore armena ai suoi inizi, i mfgUori critici, i più acuti os.,ervatorl dell'odierna lette– ratura /rance.sç si trovano di accordo per riconoscere hl lui una personalità di .,crtttore ckgna d.el/.a. ma.uima atten– zione sul plano deU'arte. Durante gli ultimi dieci an– ni i malintesf e gU crort di valutazione .1ono .,lati troJ)'Po numerosi perckè non sia ne– ces.,ario .1plegarci meglio. Da quando fllo.,ofl, e profeti han– no inva.so , specie m Francia, la letteratura per propugna– re le loro teti, difendere e diffondere il loro credo polf– tfco o sociale, i veri valori dell'arte dello scrivere .,ono stati sbtematicamente tra.scu– rati e .1ono panati In .1econ– da linea. Un libro ed un au– tore venivano - e vengono a volte tuttora - giudicati e.1clu.1ivamente tenendo conto delle idee enunciate, del e messaggio• i11 esso conte– nuto, della po.,izlone politica, sociale o religiosa as.,unta dall'autore. Alla letteratura, af valori della poesia o della narrativa tt.01l sl penMva più, anzi i11 certi oosi l'aggettivo e letterario• veniva conside– rato uno spregiativo. Non meraviglia in que.,te clrcost.anze u bQ.$.,O lfvello della produzione narrativa /rance.,e degli ultimi anni. Della centinaia di 110mlnuo– Vf lanciati con Jraca.sso di premi, di concorsi e d.t recla- 111e ditoriale dalla fine della guerra solo una diecina circa dd oggi qualche affidamento per l'avvenire. Fra questi ac– co,1to ad un Des Forét.,, un Kern, un Mo11rt, un Duvi– gnaud, un Margcrit, un Gracq e magari auche u11 Ba:dn ed mt Laure11t, Roger Nimler oc– cupa per ora Il primo po.,to. Le sue qualitd so110anzitutto qualitd di .1tlle. Me11tre fra i nuovi aut.ori dell'altro dopo– guerra: Giradolil e Mauriac, Jouhandeau e l\fo11thcrla11t, Radiguet e Morand, Drieu la Rochelle e Chardm111e co– de.1te qualità abbondavano, in GIAC0:'110 ANTONlNl (continua a pag. 2) VALERI .,. Saggi e articoli tli: MARIA LUISA IIELLELI RENZO FRATTAROLO ALBERTO FRATTINI ADIUANO GUERRlNI e GUGLIELMO PETRONI Pagine e poesie di DÌEGO VALERI DOMENICA 11 NOVEMBR'! 1961 QUESTO NUMERO L. 60 , f E"IILIO GRECO - t: Ritratto. U,tweo d1 Amburgo) DISCORSI Al,1/A~GOLO DEI,1,A STRADA Ritorni dereprob * Carossa ha tatto la sua pubblica confes– sione invitando tutti a riconciliarsi con se stessi. é gft altri, i non col/aboraz,o– n,sti, possono dire di essere conci/lati pienamente con la loro coscienza? dl AN'.l.'flNIO J•E'l'RVt:Cl D A UN Po· di k111po ,1 parla In Francla del c.n-o degli ,crittori collaborazloni.!ti. Tanto più quanto più .,e ,t'è taciuto dalla fudtcnio11e dl Bra.,lllach. In poi. La letteratura francese, e! 11oto, fa l'appello dei .!UOi dopo og11lguerra e ogni volta .,, e! visto che i vuoti, per paurosi che /o.,.1ero, venivano .,ubito colmati dalle nuove leve. Ma questa volta non c'è soltanto i morti da contare e da onorare, ci .rono i morti-vivi e i mortl-.1e• polti di cuf non si .sa più se il nome dev'eucre segnato accanto agli altri o 111 un elenco speciale. Tristezza d'una guerra, come l'ultima, !11 cui gll uomini non si .sono ac– co11te11tat1 di .,can11are e stuprare e gauare e cremare e s/ogard sugli inermi, ma han voluto anche la guerra che è poi la co11/u.sione ddle Idee e delle Ungue. E la nebbia no11 si dirada. Ha11t Carossa, il medico e .1crittore bavarese che si era tenuto in di,parte e .1embrava 110n vole.sse piega,.,i all'hitlerismo e poJ improvvi.!amentc nel 1941 aveoo pre– sieduto il Jamo.,o congreuo degli .1crlttori a Weimar, ha pubblicato ora un nuovo libro (Unglelche Welten) in cui cerca di spiegare quel ehe e! accaduto a uno spirito libero .1otto il regime hitleriano. E non riesce a conclu– dere se non con un invito a ciascuno di riconcillard con la propria coscienza, poichè cfa.,cu110 si dovrà trovare un giorno da .,olo a solo con es.,a. Ma .1e Han.1 Caroua ha fatto il .1uo pubblico esame di co.,cie11za, lui tedesco, i francesi che erano a \Veimar al / amo.ro congresso di per.,ona o in spirito? E gli altri? Alphonse de Chateaubriand, s'è .1aputo soltanto ora. è morto .,otto Jal&o no•ne nel m.aggio .,corso, settantaquat– trenne, i11 un paese del Tirolo ed ha 1a.1ciato un mano– scritto df .1ettemila pagine, un Joumal philosophlque ch.s aveva cominciato nel 1930. Non .,, può dire di lui. diret– tore del .,cttimanale collabOrazlonista La Gerbc, elle ve– niva conceHo in lettura pcr/1110 nelle carceri berlinesi delle SS, che sia dato un oppQrtunlsta. Gli opportu11fatl, come He11r.t Jea11.1on, dopo e.,.,erc dati redattore-capo dei settimanali collaborazionisti guadagnano oggi milioni col cinematografo e da11110 del Ja.1cista agli altri. Non codltuiscono un caso i11tereuante. E come de Cha 4 teaubrfa11d, 11011 .Ji può dire .1fa stato un opportunista Céline, ne! tanto meno Drleu la Rochelle, o, per quanto risulti, André Thérive. Perchè allora questi uomt11l clu non erano moui da u11 bauo calcolo .1i schierarono fino al momento 111 cui non fu più poufblle tornare indietro da una parte che 11011 avrebbe dovuto eHer la loro? Drieu la Rochelle nell'ultimo articolo scritto per Ré– volutlon Natlonale, alla vigilia della liberazione di Pa– Tlgl, e che la censura tedesca non lasciò pubblicare, rimproverava ad llltler di avere la mentalitd di un .sot– tufficiale della \Vehrmacht e di euere .1provveduto di ogni .,enw 1)0litlco. Evidentemente 110n è una spiegazione dell'hitlerismo e 11epp11re In fondo delle ragìonf per cui giunse alla catadro/e. A leggere quello .,critto (e Bilan– cio del fascismo>) ci .,i pulJ tutt'al più chiedere co,ne mai uno .scrittore di tale int.elligenza abbia attesn il maggio dei '4,J per accorgersi di quello che gli illetterati avevano compreso da a11nL Per cercare df comprendere, .,e non di spiegare (anche perc/1c! ogni caso 11eccuita una sua splegazloneJ, buogna rifarsi a parecchi a1111i prima, quando De11i.sde Rouge– mo11t avvertiva, invano, cl1e e u11a letteratura non è va– lida e la .s11a influenza clficace se no11 ordf11a le sue opere a una comune misura umana•· e ltta - aggiunge– va - il 110.strosecolo è giu.,tame11te il .,eco/o della deca– denza dei luoglli comuni: l'Ordine, il Bens Pubblico, la Ricchezza, la Potenza nazionale, l'Onore, l'I11telligen::a, l'Amore, la Civiltd 11011 so110 più che dei mallnte.1i •· E' per un disperalo tentativo di reazione alla con/usi011e dc, valori, Iniziatasi da troppo tempo, ma elle raggiu11.1e il colmo dell'altro dop,oguerra, è per un disperato ten– tativo di superamento della piatta a11gu.1Uadel mate– rialismo hl una mistica .1e11za Dfo che questi .,cnttori .,011dunque finiti 11el collab0razlonil1110. J11ge11uamente bisogna dirlo, il più delle volte. E 110nso,10 riusciti nean: elle a metlere ord111e in .1e stessi, combattuti sempre tra le es1ge11zedella libertà interiore Inerente all'arte e le c.1ige11z_e rivoluzionari~ imposte dagli avve11ime11t1.Ec– co perclle Caros.,a 11iv1ta oggi ciascuno a rico11ciliar.si co11 la propna co.scie11za. E gli altri, i 11011collaborazionisti, possono dire di essere conciliati con la loro cosc1e1i.za?Ed è po.1sib1/eque– sta co11ciliaz10,ie se ,ion si giu11ge ad ammettere che l'e(/ullibrio è .sempre instabile e sempre mb1acciato da una parte dagli ecccui dell'intellige11za che non e!consi– gliata dal sentimento, dal/"altra dagli eccessi del .,enti– mento no11 controllato dall'mtellagen:a? E c'è fo,.,e altro meno .,e 11011 quello di spmgere /mo alle e.,treme con– seguenze l uomo 11etse11sodella sua llt1$eria e in quello della sua gra11dezza come Jan110 le due braccia della Croce? ,\.:.'iTONIO PETRUCCl

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