Fiera Letteraria - Anno IV - n. 41 - 9 ottobre 1949

LAFIERA LETTERAR ,\NN O IV - NUMERO 41 SETTIMANALE DELLE LETTERE, DELLE ARTI E DELLE SCIENZE ROMA 9 OTTOBRE194~ Sl PUBBLlCA LA DOMENICA Dir etto re V IN CENZO CA R D A R 'E.LJ .'.) ,~ IREZIO NE;- ~~!MlN ISTR~IO NE e PUBBLICITA': RO MA, :VIA D~COELI l!Ulllero 8 - Telefoni 11umerl 584-0111 e 68t-098- II':ARIF:S:A DELl,;A: P.UBBDICIT:A': Commercla!L BI minimetro I. 60 . E<lltorlall, al mlUlmetro L. 40 · liBONAMENl I. Annuo L, 2 · 200 • Semestra le L. L100 'Trim estrale L. 600 - Eafero: Anlluo ·r. 4.000 Quota mensile abbollamOllto spec!ale '.(lllsegnant l ·e studenti) ; L.186 - UllB copia arretrataL. 80 - Spedizione 111 o/e p, (Grul>PO m: o/e p.1131426· CENTENARIO DI POE L 'AUTORE del!e v,n-sioni eh.equi vengono vrcsentate, offre una t1ersione letterale, con testo a fronte . L'auto re in– tende, con ciò, qiu!tlficarsi per qualche Ltbertd che gli può veni r imputata nello imita:ioni in verso che ara pubblica, nostra !uf:;a l~~:~fl;;iopaa:s;::t, ~~,:~o~ cli/~tc;~~c /:C~~~::c dl;n::':i't~ poetici. Sebbene nella vasta opera del Poe i ven1i abbiano una enoca /tm::lone più di integra::ione che di ,un vivo apporto poetico Un poeta della r (e per questa parte, l'autor e drllc imlta::ioni rimanda H lettore all'introduzione della sua edizi one d ei vtrsi del Pot - Firen·c . « 11. Y a, dans ~'histoire 1947, Jo vol., pp. 9-17) pur e 110n si pul>fare a meno di ric""a. httéra 1rc\ des destmées etc nascere che non- poca parte della suggestione che forma Il 11 u. vrai es ciannatioos, ck?s hom- eleo poetico e dramm(ltico di prose come La caduta della casa mes qui portent le mot USher, Lady Llgeia , Shadow, S1lencc. etc. le quali, senza dub – uuiuno,i écrit en caractères bio, contano per le maggiori dello scrittore americano, t giù mystérieux dans les plis si- contenuta, fermata in lt11rc sobrie .cd es.scn::.iali,nelle lirich e nucux dc lCur front. L'Angc che, ve11oono17:caentate. 'l"rad11tton vartamen tc efficaci delln avcug\c clc l'cxpìation s'est com1>lcssn m11S1cadel Poe - spesso mero virtuosismo _ fu. ~mpar d d'cux ~t les fOl~etlC ~f:Jc~nC~ftff:i;'\~!~;,i,~~/, 8 !~: ~l 1 ~:~,~: 0 :: ~~i~~~~ :ti 1 : 0 s~ à_tour de bras pur l'échfì~a- (in. Rivista d'Italia, aprile 1921), Con essi non vretendono cli uons dt::s autres. En vaiu misurarsi anohc per la scelta, elle spes8o non coincide, le imi– lcur vie rnontre-t-elle des ta• razioni presentate. nelle quali l'a111orc, più che ricercare ac– lents, clcs vertus, de Ja gra- cord.i di rime e_-varietà di ·m etri che potesse ro suggerir e gli. cc ... ». E' Baudelaire eh e originali, ha preftrito affidarsi alla vaga cantabilità dcll' c11dc• parla di Edgard Poe nella casillabo: e del resto l'uniformitd-dcl ·metro puù accordar,; a rntroduzione di quella mira• quella dei moti vi e dei toni. bile traduzione, I'« Histoires G B. eztraorditlaires » con la qua– le l'Europa conobbe final– mente nella veste più degna, attraverso l'Incont ro di due esserl prossochè gemelli, 11 nome cd una parte Impor– tante dell'opera di questo ec– cezi0nale personaggio della letteratura americana, di questo genio dello spirito mcxterno che illuminò di una luce triste e profondamente toccante il tenebroso mondo a cui tutti siamo ancora le-– gatl. Poe fu uno dei primi ma• ledetti, uno dei primi inge– gni che 1a società moderna compresse, caricò della pro– pria perdizione, str itolando In una vita senza scampo un animo votato alle maggiori altezze , ad una deUcateua t:cnza pigrizia e senza sot-tin– tesl sentimentali, un animo vowto a lottare con tutti e con se stesso per l'afferma– zione d'una poesia dcll',Uomo e delle cose umanamente al– ta; capace d'intiravedcre e di Indicare superiori serenità che h mondo gli negò; che t;emprc nega fino a condurre al sacrificio di se stessi, co– loro ch\?resistono e chiedono pace e bellezza. La vita dell'uomo moder– no che aspira ad un belle superiore e sereno; è una tempesta sulla quale, più l'ingegno cerca il suo libero trionfo privo di tutte ipocri• sic; più viene cor,rosa dalla villania della tempesta che scatena attorno questi cuori la società sorda, ingiusta ed irritata di dover comprende– re. Tale fu Edgard Poe; speo– cho di questa smisurata bat– taglia fu 1a sua vita e frutto ne fu la sua arte la quale, dal tenebroso del mondo, squarcia non di •rado le tene– bre per mostrare a chi può la soluzione degli amori scm– i>lei cd oncstl, delle aspira– zioni belle e super iori. !::gli seppe amare con sem plicltà, dimostrò quanto più potè che credeva nella vita fon• data sulle regole semplici e sulla dignità deJ suo ingegno mirabile. Nel lucidi giuoch i con l quali egli scioglie i ml– steri e gli incanti dei suol racconti, è la chi;Jve della sua aspir azione allo sciogli– mento della Ingiusta esisten• za che sopraffà i migliori: nella sua poesia egli mostra Il bene che solo l'Ingegno e l'int.ulzlone del genio posso, llo indicare. 11 7 ottobre è scaduto !1 primo centenario della sua morte. Per la ricorrenza ab– biamo chiesto a Gabr iele Bal– din.i alcune delle sue tradu – .rionf della poesia di Edgard AHan' Poe per ricordare an• che noi questo spir ito fasci· noso; per rammentarlo al nostri lettori, per porli nuo– vamente, a d1stan7,adi cento anni, dinnanzi a ques ta per– sonalità che ancora cosl cal– damente tanto può dir e agli uom int del nostro tempo. tanto può insegna re con le sue aspirazion i e coi signifi– cato clc!Ja sua vita. Poe ap– partiene ancora ·aua nostra epoca. Torneremo a parlare di Edgarcl Poe e della sua OJ» ra rispetto al nostro tempo, ci basta oggi con questa te– sd monian za, con la scelta di una sua poesia, non lasciar trascorrere lo scadere del se-– colo sen1,a rclordar cl di lui. se nza ricondurre ne))~ I?e– moria dei nostti,,Jet~or1 1.m~• mascin(' cl"un J)()t::ta11 CIU.SI· ~n f fka in si ravvisa col J)as– sarc del temJ)o. Dalle "P . · oes1e,, * E LENA be1la, a me la tua bellezza somiglia i legni di Nicea che un ·tempo · solcavan mom l'odorato mare recando, stanco per il lungo errare, il peUegrino alla nativa sponda. Ma da gran tempo avvezzo ai disperati oce.1ni, la tua chioma .di giacinto, ~ tuo .classico volto e le tue grazie di najade, m'han ricondotto in patri,a, alla gloria che fU. lit Grecia, all'alma grandezza di Roma. F.cco, _ in quel vano. della tua finestra illuminato, simile a una stati.la , ti veggo, eretta, con·tn man · 1a lampada d'agata. Ah! Psi.ohe, sorta da:Je lande di Terra Santa! (1831) O H! Non· è il vento ad agitar queg:1 alberi che fluttuando van eome la ghìaCCi.a otxla d'intorno all'Ebridi n-ebbiose! Spinte da ness un vento son le nubi che su, nell'aer e inquieto, van frusciando senza posa giammai, sopra le vdole, s01>ra i gigli che oscillano piangendo su cli JJll sepolcro innominat o. Eterne rugiade stiIDan giù dai loro call cl; perenn e pianto cola dagld steli lor delicati e si tramuta in gemme. * (1831) E RANO i cieli come fredda cenere, eran le (og!ie accartooclate e secche, eran ie foglie vizze e inaridite, era Ja nott e, in (]lici sollngo ottobre del1'anno che più rluo:e al mfo ricordo. Era la not-te dello stagno d'Aube.l', nel brumo si recessi della fosca palud e Weir, ai I1mitii .del bosco . o,re han sede i vampiri torrneotos 1. Quivi una volta un viale lntenn inato di cipressi io vagavo, ed ero solo ed unica compagna avevo Psiche, Psiche )'anima mia, sott'ai cipressi. Erano •i gforn i che il mio cuor vo:geva come i fiumi di scorie rotolantA, come lava flottant e senza posa in sulfur ee corr enti giù per l'Yaane k, nelle tetre contrad e al polo estreme , le oon·enti gement i giù per l'Yaanek, nelle regioni al polo borc ao:c. Grave il nostro colloqu io ed in t-t;istezza, cti i nostri pensier Lrepidi e mesti , ae nimembra n.7,e infide e sconsolate-.. Atilrné, della stagio ne fummo ignari, dcMa morta stagione e della notte dell'anno, la più negra dc1le not ti! Non conoscemmo il fosco lago d'Auber (eppur le rive, un giorno, abblam toccate!) 110n quell'um ido ~rngno, non il bosco ove han sede i vampl!1i l0l'mPntosi. Biblio ·.eca Gino 1anço Cosl appena la ,flotte fu meii' fonda e il quadrante di stel•le annunciò il giorno, non appena il quadrante annunciò il giorno, in fondo al viale un fumido lucore indistinto s'accese e liqucscente , e Cuor d'esso il miracolo si tolse d'un bicorne, raggiante arco di luce, sorse il candore d'una mezzaluna, ia costellata di diamanti Astarte , dal niteote , bicorne arco di luce. Dissi allora: Più calda essa è di Diana, e roto la per entro un puro etere, di sospiranti spiriti. radiosa, sa che le Jagrime ancor non sono asciutte su queste guancie ove non muore il verme, e attraverso le stelle del Leone vie ne per add!tare a noi il ~ntlero al cie❖i, ama Jetèa pace dei cieli. Viene a brillar su nol coi suol lucenti occhi, a dispetto del Leone, V!iene attraverso la tana del Leone, amorosa negli occhi folgoranti. Ma Psiche, in quella , alto levando un dito, tristemente parlò: Di quella ste:la, del suo strano pal)or non ti fidare, fuggi senz'altro indugio! Atterrita parlava, e Jasotò ,pendere le sue ali a strisciar nella polvere, ,nf:!:I profondo squassata dal singu.:tl, non curando Je piume che strisciavan o 11eAlapolvere, dolorosamente si trascina.van nella fredda polvere. Rispo~; allora: Questo è Solo un sogno! Procediamo in quel chiaro re tremulo , e ci anneghiamo in quel!a vitrea luce! Raggian stanotte, in strana luce avvinte , e Speranza e Bellezza. Guarda! Ascende attraverso Ja notte fino al cielo! Possiamo confidar nella sua luce, ti suo fulgore a noi sarà sicuro cortegg!o fino alla celeste sfera mentr'csso ascende tremulo , brillando , traverso il firmamen to, nella notte . Cosi ho placate. Psiche e l'ho baciata e ho tentato di toglierla ai pensie ri gravi e attediati della sua tristezza, Guadagnammo del viale, allora, il fondo; ma et arrestò Ja porta d'un sepo:cro , 3a porta d'un sepolcro e un epitafìo. - Dolce sore)la - c~issi - che sta scritto sull'epltafio del sepolcro? - ed ella: - Ulalume - risposè - Esso è li sepoicro d'Ulalume, la donna che hai perduta. Divenne i-1 cuore mio rii fredda -:en~1·'!, come le foglie accal'tocciate <? st-cche 1 come le foglie vizze e inaridite e grlda,i: Certamente era d'ottobre in questa stessa notte, .1llor ch'&ovenni a•anno Lrascorso a questo luogo, e in bracxlo freddo recavo un macabro fardello. Ah, notte dcl!e notti, allor ch'io venni, qual dèmone crude le qul m'ha tratto? BL•n riconosco il tetro la~ d'Auber, Ja brumosa contrada e la foresta di Weir, ben riconosco questo stagno umido d'Auher. questo nogro bosco ove han sede i vampiri tormentosi. Trad. cU Gabriele Baldinl (1847) Veduta di BMton , città natal e dl Poe Serghèj Djàghilev lo straordinario Organizzatore eccezionale, comprendeva l'arte come pochi, pur non essendo artista e superava gli artisti nell'intuirne il valore al .la musica Ostracismo nel '' Premio . ~·talia,, ·

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