Fiera Letteraria - Anno II - n. 41 - 9 ottobre 1947

t.avia esteso a zone sulle quali non suo\e1 esèrcitarsi il contro.lo della c.oseien.z.a.E.c.co it p:ano del 29 (i giorni successi\·i elabore· r3nno il piano lette11ario già accennato): «! Patsi:.-ggio al lwne di luna. PeMO al pec fez,on.amento dell'intera mia vita. Corpo - ;ragliarsi le u~e delle mani ogni quir,dici giorni - De' p1~i ogni mese -. C~~ li_ o~ni due mesi - Pedihn-i o_gni qu1nd1c1 g1orn1 - Bagno ogni mc.se - Pu· lirsi i denti• .sciacquarsila bocca ogni gioi· no - Le or,cchie ogni quindici giorni - Lavarsi con acqua vegeto·minernle ogni otto Riomi - P.ass~giare ogni giorno - M'ran· viare 65 b0cconì - Dormire ott'ore circa - Pigli,ar moglie più presto che pos.so . lntttltclto - Tutto dirigere all'amore di Dio e deg'i uomini. In que!.tÌ cercare la strazia. la h>rza. la soavità. Cuore - Amare, amare. amare. . Vita.- 9bbcdirc a Dio e 5eguire l'nv· nso eh è m1 dà per b0c.ca de'la polizia to· scana {Questo pare uno dei cardini dell'asce· tica ~i Rosm\ni. l'attesa dei t1 segno de'la Provvidenza 11). Da questo scioglimento pren· dere norma rispetto agl'impegni miei con Luce.a, Siena. F'renze. In ogni cosa tendere sempre al perfezio· ~ento maggiore de'l'essere mio e dell'al· tru1: ~orP<?,. in~ellctto. cuore, vita, auributi a~pross1mat(v• duna sostanza. biografica indi· sttnt!'-- {o distinta all'infinito); d'un'a,·ventura movimentala esternamente, ma non interna· mente. perchè H mc)\·imento è d'ogni islanle; tramandate a noi in notazioni o vaghe od CMer~ ed episodi~~e. precisamen,te pcrchè n:.i.llae esterno. a I ommasco. E così, voglia ~ornmaseo fornire una somma. o piuttosto un •~tegr~le, .del 1 e sue ore, ci_ ritroviamo innan– zi_ ali enciclopedia di Tommaseo, a tutto 1 ~mmaseo, qualC; ci si svela in rendiconti di I cui solo un somso, un estremo cenno d'iro· nia. rile\·a, scrivendo per esempio al Cantù {1t Ma quante chiacchiere! n), il caranere al senso com:.me composito e disparato. Rendi· conio del 2 ottobre 1837: 1<... e una crema rC11;~lalamida un..i signor~ italiana quadrage· nana, non dotta ma savia, non amorosa ma affettuos..1: vedova d'un ministro di Stato· ,alla quale in c.imbio de.la crema io portai u~ p/?t. d'éorev!s3_e.s,.l'Han d'Islanda, e lo la· SCJat al a portma1a per r.on perdere iJ ,tempo )I quale ~ meglio spe$0 in iscri,·ere a voi, E invece d1 /04c1'ai e portai dovevo dire: ho l~iato, ho portato: ma l'altro non è spropo· sito, perchè iJ giorno d'oggi io lo posso chia· mare adlico 11. (E ne è una traccia fino l'in· v~osimile para.tassi del suo tardo stile pub· blico - negli scritti storici ad esempio - a.bbandonata la baldanza ~rpetuamen.te spe· rlffientale della sua aggressione puristica e to– scana di periferico; che già si fa canonica e raggela, in una remota sospensione musi· cale, nel.e traduzioni dei canti popolari : 1.mo dei tanti prodigi di autenticità che si ot· teMero da premesse in falsetto}. Qui ci ti ,pone; ,allora un'ultUTla domanda: Se sia consentjla Uf\il sto1ia, un'evo!uz:one a ,Tommaseo. Da un punto di ·vi~la speri~w ~lei occ.one constatare che verso la fin~ dei diano, cioè 1nel1afase di Cor(ù (oltre la qua, le, cessata la possibilità diretta di scrivere, ,-engono a mancare i documenti dell'intimità di Tommaseo, non ci soccorre un suo Ecker mann, o quello ch'egli stesso fu per Rosmini e Manzoni), si s\·iluppa in lui rab:ro d'una meditazione gocthiana. (t Penso un'ipotesi d'embriogenia che spieghi )a generazione del maschio e della femmina i temperamenti, ali istinti ... ». 1( Pen50 de'' contagi. e li ere· do tutti ai::,imali: invasione di atomi estra· nei ... 11, In questo momento, in cui non per nulla eg 1 i av\·erte la prima volta un suo :Uile (11 Sento che mi si comincia ora .appena a formare uno s!ile. Ma quanti degli scritto– ri, anche grandi, hanno stile che non sia ma· niera. e che pure si mantenga costante ia se stesso} u), la sua competenza è rapi.da a iso· fare l'idea poetica. (u Levar.o dal 1 a mia bam· bina l'iinnesto per ared, ing 1 esi, italiani. Se ne innestano i miei due figliastri, Fralellan– za. nuova ,~). Sui Con!agl uscì infovi una Poesia. letteralmente. Ma nella monografia su Tonvnaseo andrebbe inserita, a questo pun· to, e saprattu.tto ,per questa S'.la più alta s!:a" gione, la dimostrazione (dobbiamo darla per sottintesa) che si tratta di temi. più ancora che di poesia. Le meditazioni di '"('omOl.)500 ,-ertono. nell'ombra dell'ammirati»imo Leib· niz. tui rapporti fra monadi e w1iveuo; e, con accenti presocratici, sull'animazione infi· ma di eMO. Lirica deg 1 i atomi : 11 minimi vi· venti 11 delle malattie: -atomi radianti. ondu· latoriamente efficaci. come le anime. si.li an· geli (i principii corporei della Teo!Ofia r<Y sminiana 1): a!omi del corpo di Cristo. o toc· cati da Cristo. perennemente reimmersi nel n"Ondo: Cli àlomi che Q!/e t~ membra i·,wol<NOnsi G:à uive, e d1 fµo voler ministri furono, D1 mendichi e di re membra nranno. In una straordinar!a eonsola!oiia a un pa· dre {/n morte di un bambino), contemplan· do l'0nima del b~to atti\·a sopra Dio e i m~ndi. posizione ideale CMrema, Tommaseo raggiunge anche lt sue parole più indiscuti· bili: Ei possiede l'Eterno; opra sui mondi, A rfefice di merli e dJ porlenli lnfaticaio; e ,a te. pw perua, o padre. Ma che evoluzione, dal punto di vi&ta del· / 'edificazion~ ascetica~ Abbiamo sottolinealo cho agli inizii dei suo esame di coscie1\la !':mima è grell'Uta di calma e di 1( piacere 11: sor,ta di distanza, almeno di sospensione di Dio, se scontala il) una soddi,sfazione qu<lsi mondana. A poco a ~o. e più violente– mente per gli anni di Francia, il r~iduo do· minante de'le giornale è il ~ccato, che non è più una distanza di Dio. Una linea, Wl'ar chitettura si precisa dunque nella ,·ita di Tommat.eo, perciò nel diario. Pensiamo al Journd! di Gidc, astutamente potato e s0lle– citalo fino ad .assumere contorni precisi : aper lo sopra lo sguardo dominatore gettato a Pa· rigi da una soffìt!a, chiuso, o p;ultosto so· spes0, sopra un"interrogazione. un'u'rim.1 par tenza. veno la Grecia. e lii spcran1.a di m.t0· ve e'Speritnze. Sappiamo già d\e il diar:o di Tommaseo, inau~ur.alo un po' a cas0 dall'eir f.-si d'una generica pregiudiziale romantica (u Questo mio coore adunaue- non s.arà fdllewa mia vita f.attor che d'.affaooi? 11. si chiude, aura,- er.so passaggi per nul1a studiati, su un F,IERA LETTERARI..\ Ricordo di Grazia D I dd smo di Ve,ga a quello d& Deledda (/o e e a I s:cifia11ità dell'un,, alla ~tdità d,il'alua) ,erf za, però, tenere ne.I debito conio il verismo Il povero poeta nort dormiva più, s'era fatto terreo. Jj,sogna,·a tugg11e, come era fug– KJto altra \'Olla di lronte, alla promessa del· I amore carnale, anche di fronte al fascino famoso della contessa di Noailles che, com· parsa nel salone d.ci Thurn und T.ax1s. esile come un giunco solto i, gran cappello p1u· malo, s'era ferma,ta sulla porla e punt;indo .su di lui gli oc.chi di maga l'aveva apo· strofato: - Che ne pensate, Rilke, del· l'amore} 1Vella ,nemoria rima.ne l'amarezza di un 1 in.contro rriancato Poi la lettLLra, e la 1>erità della SLLaarte del primo e ~a potenza di inuenzione e di trasfigurazione della seconda. Ma qua.si sem– pre alla " poesia '' della Dcledda nuoce ~a sua pro!J(l,letterata, mcnfre a V craa fa iur, co la .sua scrittu,a di uno vigile e consope· vole antiletterarietà. E' cos~ che al piacere iniziale di un'amena e poco impegnatii>a Jet· tura .subentra ben preslo, nel caso della De· ledda, uno sforzo ricelliuo ed a.ssirn!latioo da pmte di chi t'avvicina, Juperato il quai!e 5j passa nella zona bianca della sua i11ncr cenza. nella zona in cui i personaggi si muo· vono come in un mondo di /anta:sia. J NTOR~O a J'opc,a di Grazia Dcledda, s,i parlo, in lialia, a proposito e a spropo silo, dal tempo ir1 cui un giornli.c ,omano ospi'tò la sua prima nouella. La ,conosciuta aut,ice avevo. allora, sedici anni e 110n man– caoa d; una cctla buona itof/a. Da:l'o11no succcss;vo (da/l'apparire, cioè, del suo primo romanzQ ''Fio, dJ Sardegna") 5i ebbe il ocro e proprio chiasso che, iniziato dal coro scompo5to degli sle5si scanda!ezzal{ paeroni. è pro.seguilo 11e-isuoi alti e baui /ino ai no· 5td giorni e, anzi, si è ,a/Jo,zato in 0cca· $ione ddl decifno anoive,,a,io dello .sua mor· le, avuenuta in Roma il 15 ago5to l936. Per una uoluta o fortuita coincidenza, la (asa Editrice Mondadori ha allora stampalo ,/ fior fio,►• delle flth ulic e dei romanzi della scrittrice sarda. i\1a nè i rumo,i della critica, nè le postume ristampe. po5sono, in Itd!ia, dare la mi5ma esatta del reale va!orc di u11'opcra letteraria. La critica, in/afli, da noi troppo spesto soffia e tuona a .secanda delle conli11genzc e deJ!le c.s/emè pressioni, menlre le ri:tampe (che dour~bbero {C5/imo· niare la vitalità e 10 or~•ser:10di un del1!1' mir,olo autore) ci dicono, oiceuerro, q1:e/ po· co o niente' che possono dirci l' imrnntr11ilà ~ il caflitlQ gus!o della gnm massa dt:i no· slri i.lettori. Queste e allreltali con5idcrazioni possono. In qualche modo, valere per il caso Deic'd· daì Di,ci di no. Ma ho oo[uto 1!0 stesso enunclar!t! per /issare e proporre un princi· pio di moralità critica che deoe neces.saritr mente in/ormcre la no.~t,a e l'altrui allioi· là in questo dclicali53imo campo. Il mio vero e prop,io incontro con U' ope: ra della Deledda, coincide con il rkorào del ptimo .soggiorno romano e con quello delle mio lunghe e dilettevoli pa5Seggiate a!la periferia, in compagnia di Lucio d' A mbrc. In un Jimpido pomeriggio di aprile, ci era– uamo spil1ti nei p,e's5i del V erar.o, a pochi metri da una graziosci CO$clta circondala da un orlo modestamente cdfh'oato a /io,; ed insalata, con qualche albero da /,uffa e al· cuni cespugli di oleandro.. " Vo~liamo salire dd 1 la Dcledda? ", mi /ecc ad un lratlo Lucio d'Ambra. Ma no,, ricordo per quale improuui5a coMiderazione decidemmo di ,ima11dare la uisila a un a 1 1ro giorno, acconfenlandoci di /are su e gi1). w1, pàio J,: volte, la Vie Imperia. Il diu:orso, natuulmenle, cadde .1ul!a $crft– frice e D'Ambra. come sempre, fu di una Jqui,ita penerosità. Mi parlò, tra l'altro, del· la uita che Ja Dclcdda - tutta presa d0,'Je cure dei figli e dalle domestiche prcmwe - conduceva in casa: mi parlò deUa sua bor1· Id; mi disse del!a sua modestia, di quei ruoi gràndi occhi ne,i pieni di luce, di quel suo sguardo profondo e carezzevole. lo ascoltavo l'e pc:,olc del!o scrittore e ur.a dolcezza scen– deva in me, allora quasi ragàzzo, riccmci· liondomi perfino col /osco ond'cggia,e Jei cipreui, in fondo aL!a strada. Lo stesso ·anno, Ja Deledda mo,ì cd io che. subilo dopo il ritorno nella mia cilf(l d; prov:11cia, avevo iniziato la metodica let tura dei suoi primi romanzi e det!le WC' p,i me nouel!e pc, rilrova,ui la bontà. la mo– destia, quella luce degli occhi, qud!lo sguar do profondo e carezzevole di cui d' A'mb,a mi aveva po,!ato. per un improvviso e !tira· ni.ssfmo sen.!o di insoddisfàzione. riposi negli JcaJ/ali i qrossi vo!!umi che doueuo rispolue· ~are solo più lardf per ragioni di studio e di laooro. Gli sp,ovocduti fcttoti della Deledda, co· notcono 1Pa noia che. spesso, è la naluròle conseguenza dt quella insoddisfazione. Lo ,te,so Croce la 5oflo!inea e. a modo StJO, la 'liustifica. lf Scrr-!'! e In Chrousl (eh,. ha t:crillQ. uno dei p/ù solfi.li ed uppa~iocati sae11i ,d'la ,criltn'ce) la denunciano. Pa~cra– zi. pr/mrr che cambia!l,,e porc•e. i'n rilcoò con que.sfo d11rc parole• "La Delcdda persiste rr mo/tip/icore. la l,islezza e. la roia sua e drN1t turi Sa,Je.,,m t,1•~ quanti .,ono 1 .moi ,,o·umi, con uro scnioo'o e una co~cin,iza cui noti !i rie5ce ne.opurc a mancare J;, ,:. ta~lio ben netto, il sacrific!o e I'orfetta a Dio. La vita, persi i e, piaceri 11 espliciti, è sospesa in un Piacere non detto, la gioia deJ testawento di Rosmini a Manzoni. 11 adorare. lacere, goder~ 1) : la Presenza di Dio. il r.a· pito regno dei cie 1i. E se la persona di Tom· maseo continua ad agire, fc com'acqua in cerchi nel cader d'un ciottolo 11. di là dalla zona oscura degli ostacoli documentari, essa invoca, per la dialettica de 1 la sua struttura cosmica e coro.le , una solidarietà e una ri· sPC»ta che, nei limiti della nostra debolezza, abbiano tenuto a fornirle. GIANFRANCO CO TINT spetto''. Ma, in seguito, douevo capire, che una loie scostante sensazione si id(nti/icava con l'apparente disarmonia t,a forma e contenuto e che la pagina dava un diocrio rilitlJo al tono narraUvo a mano a mano che la i!etlura ii Jaceua allenta e partecipe del 11uooo irrr pegno interpretativo, Si è uo!uto :spesso accostare il ,egionali· GABRIELE AHMA'-Dl Donne di Rilke vive e morte Tutti I suo 1 incontri con le donne era.no stati precari. talvolta JemJ>C$,tOsi, sempre inu· tili; .anche se lungamente a..ttesi. anche quel· lo colla moglie, anche quello co!la bella pian!sta che lo in.segui per mezza Europa. Nelle Lettere, sce~te e assai ben lradotte da Leone Tr.a\"erso, stampate Ora da Rosa ~ Ballo (quasi tuUe leltere -a. donne, lunghe lett,.,e ,-,ol;l"'.ariv,. .-~olnr:1tiv .. rnn au:11c:.h~ dumaJ.ura prez10ta. pe::-fino qualche fronzolo mondano) cali afferma che 11 solo dall'ango· lo della morte ai può soddidare alle legitti· me istanze dell'amore 11. Ttttti i SLLOincontri femminili jLLrono precari, tall>ola tempe– stosi, malgrado la fama gli a1>evaprocLLrato ovttnque stuoli di donne adoranti La fama gli ave,·a procuralo ov:inque stuoli di donne adoranti: donne inquiete, &pesSO fornite di tiioli nobiliari, che p'lllavano di crisi d'anima. di sofferenze ,ottili e magari scrive\·ano versi e li 50ltoponevano al suo viudizio. C-,n queste signore Ri'ke intrnlten· ne fino alla morte una strenua corrisponden· za, e lutto quel chiacch~erare colle donne, quei ragionevoli con.si11:li e blande consolai.io · ni lo avevano pian piano distolto dalla zona -accesa dell'amore. A\'eva finito coll"C"S,Sere uno di quelli che si appagano di vaghe par-. ve.nze, del presentimento del!' amore. del ri· verbero de'la fiamma. e ri6ulano le Liran· nie e le risse della pauione. Timidezza, ri· trosia. consuetudine di negar,;, al piacere che a,\'eva le sue radici in remote esperienze d1 adolescenza. o p!uttosto cieca diresa di Jè. della sua int~rità contro il m,J'c}iz:o. Pove– ro amante, egli fu anche padre dislratlo. se non addiri~tura negHgente. e val 1 a pena di rit"Orlare a que~to propos~o la sinstola1c- di· c.hiniu.ione io! 6danzalo della 6ali,1: tr Mio caro f:ituro fif!'lio, perchè s0tto il nome che mi dai. non ti appaia più tardi in qualche modo tepìdo o delusorio. sappi che io ap· partr:ngo soltanto al m;o lavoro e dC\"0 pc, amor suo rifiutare le COSt grandi e buone della vita. Le mie riso'uzioni sono in quC" sto !enso prese da un pezzo n. p ER capire l'importanza di Rilke e la qua· lità del sui successo. bisogna tener pre~ sente come egli abbia espresso più e meglio d'ogni altro la sua generazione letteraria, che ,-olle e proclamò il rifiuto delle idee neue. la rottur-a colla intelligenza; rot.tvra che si risolve tutta ,a profitto de!la impressione. del· la sensazione; e nessuna elà come la nostra, sbattuta tra due guerre, è sla,ta tanto avida di sensazioni. Per giunta anche nella so· cie1à europea s'è gradua 1 mente \-Crificato. for– se ?et imitazione, q:iel fenomeno per cui gli uom:ni tulli. presi dalla esiger.za del la\'oro e del guadagno, lasciano alle donne (( U' cxcr cisè dcs cho.ses dc l'esprit » - dice Benda - e quindi anche il compito di decretare b bontà dei poeti e degli artisti in genere. Si capisce come le donne. escluse per se· coli dal mondo della cultura, siano r~masto fe– de'i a un modo di comprension~ attraverso l'istinto, attraverso la fluida sens:bilità piu1· tosto che attr.nverso il rigoroso intelletto, donde i loro consensi a prima ,·is.k1 cosi incom· prenstbili a un 'arte anfrinte'lettuale. Rilke scriveva i suoi ,·ersi negli a11ni in cui si s\-olgeva. soprattu.tlo in Francia. l"in· tenso lavorio critico diretto a ch"iarire l'im· Portanza del sub·cosc,iente. del sogno. ,a va· lor;zure la nuance contro il determina,to. quel lnorio che do\"eva sboccare nella eslltazio· ..... de'la scr:ttura automatica. Ma l'opera di Rilke è lonlanit.,ima dall;, scrit!ura automa· 1:ca: si traila della utilizzazione coscief\te di turbamef\ti, stati d'anioscia, allucinazioni, <':,; trntata e consegu=t" d,~'i osicolo~i delh firoe d<'I !'l"CO!o,e wnrattutlo rl-.1 d'Annunzio rlrll" Leda ,. del Not.lumo. Di r,iù. ç• è in lui :1 Rusto tutto 2ermaoico del ri1'~!10rbime"' to ne 1 ~reml>0 <"'Y".:aro delle co,e. de-lla r;i>un· ri.a dolce e tot"le. un misticismo che s6or-!l J'es•3si dr-i sanll. (' che sì accom!)a~ma .. c.redrn1.e bolla.tt ": una volta come rueri\i ~u– re,~ti1ioni: nellr voci de; trapas"ti. nr 1 le \·is:oni oro[etiche. riei tavolini parlanti. Ma ~r,v=-ttuto nei 50,rni: i !ogni attesi ~nvoc;ati o;,,,i:e;it:, """ :-Il;\ n,;,nif"r"Ie sf"f"ondn 1-- in· trn,:oni d; Fmud. ma alh maniera di T)...,. te. ; so~ni ,-h,. d.\nno 1-' f'r~c;rnz;>. ,.t,.11~ ,..,.,,. f,1t11re.Rilke è infatti ,;,ffosci1 1 at"' ,falla V:1" Nu(IIJ':. ,. ~i or('v:o oerfino ~ trad-irl-'\ :n tedesco c 0 ., l'aiuto della principessa Mari.a Thwn unrl 'rl'xis. l'-am;ca che ~I; orfre 1 ~ ,..M'"llo di Duino perchè potessé maturan·1 I le ci~::i\ questo sÌflr«>ra che. era di madre vl"nrt:1. ed eme.ria qu;ndi nell'italiano, il t~· no di lea;gerez~-i mondana <:on cui ha ord1· nato i ricordi dei 5'JOÌ rapporti col poela (Ma,;,. Thurn und Taxi.s · Eritir.e,ungen " R. M. Ri.:¾.e · edizione Odenb:irg. Mona· CO 1937). D"autunno il vento dell'Adriatico bat.te, ·.a gli spahi d1!1fierissimo castello a _cavallo .tra il golfo di Trieste e la laguna d1 Gr-ado. Si riunivano, la principessa e il poela. nel salottino rica\'a,to dentro una d!!lle torri, leg– gevano e rileggevano la prosa del giov3:ne Dante ((Amore, iii mio signore, il mio pnn· cipe "··· come dargli nel contesto il genere femm.in !le di L ;e.bc? Come mutarlo in dama e principessa 1 11 poe,ta si ferma,·a a metà della frase, girava di sotto lo palpebre gra,·i ~li occhi molli e pallidi, appannati comti di sonno. si distraeva dietro i quadre,tLi e so· prammobili, j gingilli della piccola stanza: ritraiti a pas.tello dei figlioli, un dise&no del Tiepolo, un brandello d'affresco dei Vero· nese staccato da una ,·illa sul BreJ.t~ç lion s.tipati nelle anfore 11:reche,candelabri clorati, porcellane, tendaggi di raso color ametista. Quando 50praggiunge !'inverno la pril\Ci· pessa è richiamata dai doveri mondani A Vienna, a Parigi o ~n Riviera, e Rilke resta so'o nell'enorme castello. Fuori urla, teni· bile. la bora; il sole splende nel cielo alto e duro, il mare si s6occa in a 1 tissìme spumr grigie. Rilke scende giù dai bastioni per una strad:cciola incassata nella roccia. E· piccolo di s;tatura. non scarno, con una mol· lezi.a puerile nelle guancie e nelle mani ché gli tremano quando re,cita i ,·ersi. Da anni non scrive quasi più: di tanto in lanto appena uno, due versi gli sgorgano dalla penna. Si sen.to arido e derelitto. A un 'tratto si ferma: nell'urlo della bora s'è sen• tito chiamare. proprio fia sentiJo il s'.IOnome pronunciato da una voce forte e ,·icina. Si volta di scatto, torna indietro. risale di cor· sa nella sua stanza. e prima di sera ha g1à. composto, di slancio. una delle Elesie, Chi, Sio grida$.sÌ, m'udrebbe Delle cefost; gerarchie degli ar1ge!;? Dopo il tramonto un buio fitto come una nebbia empio le volte. Neri uccelli sbattono contro IC' finestr.c a crociera. Gli antid1i .af· freschi si sgretolano gemendo, le fiammelle o~illano in cima 11icandelabri. Il castello è pieno di ,-oci. La vOce di Teresina. I o.mi · ca della nonna che si rifiutò -alle nozz" per un amore dell'adolescenza finito male. Rovi· ,tando in un cass~lo. Rilke ha scoperto uno di quei minuscoli libriccini cinesi che la mod-, del 1830 prescriveva di portare leg1JIÌ al dito mignolo c0Tbuna cateniBa, e che, zep– po d'una .scriUura fin;ssima e minuta, coo· tiene il racconto di quell'amore. Teresina è una dello (I ,abbandonate n Tonfo amorose più di quelle del ricambialo amo,e di cui ha mille v-obe invidialo la 50r1e, una sorella della monaca portoghese, di Gaspara Stampa. E poi ci sono Raimondina e Po· lissena. le sorelle della nonna, una morta a vent'anni, appena sposata, l'altra fanciulla che la miniatura del saloJto ritrae pallida e liera sotto il peso delle trecce. Una vo 1 .ta un conoscente domandò a Ri~ ke con cortesia distratta notizie di quell'in· \·erno trascorso in comple.ta solitudine. u No11 10no slato mai solo u. replicò Rilke. Mesi. anzi. di inquietudine, di continue distrai.io · ni. 11 I morii - concluse - sono m:>lto esi• ~enti h. Caduta l'illusoria parete Ira la morte- e la \lita s'era abituato alla frequentazione di auelle ombre. Sol chi d.lz.ava la celra anche tra J' ombre A urà del/' ir./inilo canto il dono. Ma r.are che specie le due morte g:o\·1· nette. vantassero ver50 di lui esigenz<' IÌr.an· niche. p<issessi,·e. simili a que'le dell'-amore. !J1ichèle Morgan. sard tra breve a Roma e lavorerà negli stabilimenti della Film· Universalia per il film ''Fabiola,, di cui è la protagonista. Il film ,arà diretto da Alessandro Blaselti. Un giudizio di Jacqucs Feycler su Michèle Morgau Tutto sommato non è difficile fare del cinema Te lo dice,•o, cara, basta rimanere semplicemente nella vita .. Bisogna aggiungere che queste 2 ragazze in visita ad un teatro di posa, godevano di un'attenuante: avevano aseistito alla ripresa di una sceua della O Legge del nord,, con 1\1:ichèle Morgan. Tutto, quindi, pareva semplice con M. M. Quando ella si appre– sta a ugirare", ogni residuo 1i studio, ogni preoccupazione di atteggia– mento, ogni sforzo, scompaiono interamente. Ma è proprio dopo una preparazione profonda ed un lavoro estremamente preciso di "messa a punto,, che si riLrova a suo agio semplicemente nella vila, come diceva una di quelle ingenue ragazze. Pensiamo ai tanti meravigliosi personaggi, istantaneamente inca– paci di servirsi del telefono o di bere una tazza di tbe, appena i proiet– tori s'accendono. Eppure erano i gesti abituali della loro vita quotidiana. Mai è stato per me necessario modificare un intonazione o un gesto di M. P.1. essa è nel giusto: per istinto, perchè è dotata in un modo eccezionale. Questa ricchezza d'istinto le permette l'intima fusione del sentimento e del suo personaggio. E' fotogenica, naturalmente foto– genica, come il ramo e la foglia dell'albero, ma l'attrice vi aggiunge l'incanto di una sensibilità piena di echi, estremamente eccitante. ~folte giovani ricche di capacità hanno il loro temperamento ingombro di complessi, di inibizioni, di idiosincrasie, che implicano per il regista una continua fatica. In M .. M. nessuna crisi di superbia, nessun eccesso di umilU; il suo lavoro è regolare, costante, sostenuto dalla miracolosa elasticità del suo corpo e dalla grande memoria dei suoi muscoli. "Un'attrice" nata. cosciente del proprio lavoro e rispettosa della propria arte. à1. M.: un puro sangue del cinema. Jacques Feyder

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