Fiera Letteraria - Anno II - n. 2 - 9 gennaio 1947

ANNO Il - N.2 ESC}! IL (HO\'EUÌ A LET Settimanale di lettere arti e scienze RO~lA - O Genrrnio 19.J.7 UNA. (;Ol'JA LJJtE 20 -~-.-<-<-<-<-<-<-<--~<-,<---<-~ ..<-. t Direuare: G. B. Angioletti '.i' 1 Direzione, AmminiJtra::ioue e Pubblicitli t ·o \IJJAIUO - Alberto Moravia: Un diluoio di lacrime - Enzo Paci: L'ultimo Ma1111 - Giovanni Necco: Per la rinascita culturale tedesca - Paolo Santarcangeli: ·<---,<-,<-<_.,.~.<-;,<-,.-<-<-<--<--.:~~-– $ Abbonamet1ti: anouo L. 940 • annuo con t S, pagamento aemestmle L. 490 • annuo coo Ì S, pugnmento trimestrale L. 250 - Estero: an• 1 S, nuo L. 2000 • Avvi.si cco,wmici: al rigo L SO t • EDIZIONI DELLA BUSSOLA ,} Piazza Madama, 8 • Telef. 50.919 -l Her111n11n lfesse - Sante David: Catastrofe e colpa della Germania - Hcrmann Hesse: il poeta - Note di: Antonio Baldini, Emilio Servadio, Enrichella Valcnziani, Renato G'llttnso. Aldo Bizzarri, Ferruccio Ulivi, Ennio dc' Concini, ecc. t ROMA l t Sp.dllioai io ebboHmenlo f"Ollale (Crup~ Il) ! ~~-<---<...-,,.<--<-,..<--<-<-<-<-<--·<--<-- t Pubblicità: al mm. L 20 A y J ·<----<----<----<---<-,.<..-,..<..-,..<~<-...<---<--><_. Diluvio di lacrime e le passioni mondane, come, per esempio; nella tragedia ciel conto Ugolmo; ma nou soltanto dal fatto tutto naturale di essere padri o figli. Del resto il pudore regnava sugli ar– gomenti fomiliari, come sempre rr– gna in ogni u1naniul deccute e vera– mente umana. Quel tanto, troppo mano la rubrica del pensiero mnria. no e <lei pensiero eucari~tico, andate iu un negozio di oggetti di culto e:f "Samimtle i santini e ditemi se c·è niente cli più lontano dalla religione e in particolare da!Jn religione CrJ– i.,tiana. Questo cattivo gusto, questa soa\'ità controriformi~tica sono, dun– que, all'origine del sentimentalismo deamicisiano. U N critico inglese, non riconio più quale, O:,scrvava che il diluvio di lagrime di certa letteratura set– tecentc:,c.a preamnmziava il diluvio cli sangue che doveva verificarsi du– rante la rivoluziunc e le guerre na– poleonicl1e. L'osservazione è giu– ~•a; c'è un nesso tra le lagrimc e H sangue: testimoniano ambedue del domiuto degli istinti sull'uomo e della terribile volubilitit ,;he domi– na il genere umnno .allorchè, ah bandonate le strade poco pittoresche ma sicure della ragione, si av,.,entu– ra io quelle dell'irrazionale. Conw è facile alFuomo huono diventare cattivo e sanguinario; e come- è fa– cile all'uomo sanguinario e cattivo diventare buono. Parliamo natural– mente qui della bontà che è propria anche agli animali più feroci, hou– tà viscerale f' fisiologica, non ,telln bontà umana che non si può jn al– cun modo dietinguere dall'i..ntelli– genza. Lagrime e sangue, t1· altra parte, denotano <1uasi sempre la mancanza di sentimenti profondi ossia del solo sentimento che poi genora tutti gli altri, il sentimento etico. Il sentimentalismo illude di possedere tale sentimento; e infatti ne è la scimmia e sp~so mal si di– st:Ìn{:ue dal suo fratello più serio. Come faremo poi a giudicare se uo uomo piani:;a per sentimento ossia per amarezza profonda dell'animo, per lacerazione morale, per doloro universale e non per debolezza glan– dolare, per egoismo, per isterismo, per commedia? 11 giudizio in qur,– ,;ti casi è affidato alla penetrazione psicologica dell'osservatore. Ma nel– la vita corrente è molto difficile di– stinguere tra sentimento e sentimen– talismo .• -:-aturalmente l'uomo scn• timentale si dimostrerà in (,.t•g,11ito per niente addolorato. cliiu'-o nP-1 proprio egobmo, ~uperficiale. com– piaciu~; ma rj \'Orrà tempo, quel tempo che permette Je pii1 di'1-a'-lro– se illusioni. In letteratura i11vecc l'occhio esercitato distingue di pri- 100 acchit" i prodotti <lei '-entirnen– to da quelJj del ..:cntimcntali-.mo. n sentimentali.:,mO in lr·tteratura, quanto al contenuto (ciò che i fran– cesi chiamano "le fond J)J. P un po· quello che è il manieri"'"mo quante, allo stile: una contraUazione tra le tante. Purtroppo, però, la letteratu– ra non riguarda soltanto critici, scrittori e persone colte, ma ancl1c il cosidetto grande pubblico. F., iae– vitahilmente. una letteratura senti– mentale piacerà Fempre acl un pub– blirn sentimentale. di ALBERTO MORAVIA li11ca •rcnerale della ·letteratura ila• Uana ~1odrrna (·he p,uta ,lal bino– mio D'Annunzio - Dc Amici&. Ab– biamo parlato all'inizio dell'artico– lo di 011 diluvio di sangue Jnsepa– rubile d.al diluvio di lacrime. :ii ca– pisce p erciò che il hinonuo vieno proposto per chiarire certi aspetti deteriori della nostra letteratura; la quale contò in quel periodo e tut– toru conta scrittori nè Jagrimosl 1io sanguinarii, in tutto degni delle suo g,·andi tradizioni. A noi preme so– pratutto lumeggiare un costante ca– rattere negari,·o della no~tra moder– na letteratura e del suo pubblico. O meglio quella crisi del sentimen– to etico scrio e profondo che porta scrittori e lettori a preferire la fe• rocia e il scntimentaliamo alla vera forza e a.I ,·ero aentimento. Qsgiu D'Annunzio e De Amicis a, poniamo, :Manzoni e Verga. Su D'Annunzio non è nece.;.sario spendere molte puroJe. Il cu1attere superficiale del suo eroismo niccia– no, il suo estetismo, la debolezza. per dirla con u11 gioco cli parole, della e.ua fon..a, ... ono state studiate a fondo. Ormai è pacifico che D'An• nunzio, scrittore decadente o lcttern. rio, piullosto che il creatore fu forse il prct~to per lo scoppio del clan– mmziancsimo, ~pecie di ascesso Hl cui confluirono tutte le insufficienze morali, Je Jussurie rf!tOriche. i com– plessi cli ialeriorità di mohi cle~li tlaliani. D'altra parte non bisogna dime11ticarc che. nonostnnle iJ suu decadentismo, D'Annunzio ,.,i rial– lacciava alla tradizione della nostra letteratura umanistica e class.icheg– giantc. Perciò l'ad~ionc del pubbli. co a D'Annunzio comporla\'a un doppio significato est.etico e ruorale. Ossia il pubblico si riconosceva nel– la man.c•anz.a di serietà e nella reto– rica dannunziana. Ma uon si ,,ive di solo erotStDo, sia pure cartaceo; e i rlannunziuni, nel– la vita privata, erano e EOHo tuttora, per lo più. persone modeste, carichC" di famiglia, chr si consola\'UDO d,-.J. l'angustia della loro vita, con le gra~mli parole del loro dcmiur~o. Avessero avuto m1 senso della vita p1u &crio e più religioso, il dannun– zianesimo non avrebbe fatto presa su di loro. Ma, appunto perrhè non ra\e\ano, la r('tori<·a daunuuzian;;, gli piac<-va. E rlw non avessero que• sto senso serio e religioso lo prov.a ~ignifìcativi (le! tmubinmcnto inter- cli naturale che è nella famiglia co– ,enuto iu ltalia da qu~1ttro 5ecoli a nie nel SC:,SO \•ietava di pa.-larne SCII· lJUCStaparte, è il diJaga1·e del senti- zn gli accorgimenti e , disdegno d1 mentalismo quale surrogato del sen- 1u1a nobile verecondia. E la Cl sanj. Limento vero e proprio. Nessun po• 1~1>l quc:,ta parola di cui lauto ~i polo, almeno a giudicnre dalla sua fece abu:-:o sotto il fascismo, 1n rife• letteratura, era in origine meno sen- rimento appunto alla Camiglia, si fu– timentaJe del popolo italiano. L'a- ceva consistere in cose ex-tra-familin– sciuttezza esprCSòiva, il pudore nel ri, neH'equilibrio morale, nella ra– toccare certi argomenti, il rigore lo~ gione, nella cul!ura_ nell'intelligen– gico, il senso molto esatto dei vaJori za. Non bn:,tav.a. allora, per essere erano tutti carntteri della lellera- sani, esser prolifici. tura italiana fino all'cL'I barocca. Con. l'età barocca tutto can1.biò, o Senunai il popolo italiano peccava meglio cominciò a cambiare. Gli ita– allora nell'eccesso contrario: una ,;o- liani si pentirono, ossia rinnegarono brictà sentimentale che non di rndo se stessi e credendo di restaurare la degenerava in cinismo e jn crudeltù. religione schietta del medioevo fece– Gli è che il sentimento C"ticoera al• ro invece la controriforma. Conob– lora intatto e informava di sè e dava hero nello &lesso tempo l'amarezza un ordine a lutti gli nitri sentimen- deJla clisfatta militare, il dominio ti. In fatto di Jagrimc, da Dante fino straniero. la prudenza imposta dalla hl :rasso, non se ne versarono mai tirannide. ll .sentimentalismo, che pili del necessario, semmai meno. era Ja degenerazione dell'antica dol– Ahra osservazione: raramente, mol• ~ezza e pie.là italiana, si mostrò al– to raramente, le I agri mc venivano lora per quello che poi sempre fu: versate in occasioni familiari. Cerca~ l'altra faccia della ferocia, della cor– te cli immaginnn•i un De Amicis, ap- ruzione e della retorica imperanti. punto, al tempo del Boccaccio o del Fu la Chiesa, sempre attenta a trar. àlachiavelli e sentirete subito l'ana- re partito dalle debolezze di questo croni..:mo. La famiglia, questa cister- popolo, a rompere l'argine che im– llil di facili pianti, era ancora d}n- pediva ancora al sentimentalismo di sidcrata quello che ·è nella realtà: il dilagare. Non c'è alcun dubbio che nucleo sociale più primitivo e p•u all'origine del sentimentalismo ita– O\•vio, e, per que:,to appunto, meno liano cj sin la coutrorifonn.a, come importante. Si correg~eva ciò che la clel resto all'origine di gran parte famiglia .aveva di troppo naturale e flei caratteri moderni della nostra fisiolog1cv, dandole un carattere su- unzione. Piacque che dopo il diluvio f'ro. re!ip:ioso, <'OSÌ nell'arte come di sangue delle guerre e delle inva. nella vita: oi:sin trasferendola sopra :--ion.i, venisse il diluvio di lagrime un piano sociale. Avanti .alla fami- f1clla nuova devozione. Fu allora che glia. passavano, come. è gius·to, le In Chiesa creò il gergo smanceroso, pa&aioai politiche e morali, il senso il manierismo inzuccherato di cui religioso, le speculazioni sul destino abbiamo tuuogg.i gli esempi uella umano, i legami, insomma, <-he ci lctlcratura gio~nali~tica e nell'icono• \rincolano, all'inluori del sangue, al- grafia cattoliche. Questo gergo, que– l'umanità e alla cultura. E babbo e sto manierismo, nauseabondi per mamma erano parole adoperate sol-1 chiunque abbia gusto e schietto scn– tanto nel discor,o plebeo, dimes~o,. so religioso, sarebbero un mistero se intimo. Il patetico na~c-cva tnh•oha I non fossero purtroppo una mulecli– clal contrasto tra gli affetti familiari zione. Leggete nell' Osservll.lore Ro- D'Annunzio e Dc Amicis, r.omc abbiarr.c, visto, risalgono lontano e rappresentano l'uno la degenerazio– iJle della cultura classica e 1'nltro quella della pi~tà antica. Ora sareh– be intere sante vedere io che modo i due si alten1ino sulla ribalta del •Justo italiano. Sulla fortuna di .i:~>-<...,.__>-<...,.__>·-<...,._>·<-·~---+-, .i: ! In 2" pagina: t 1, Il nostro Concorso per 1 + .., gli studenti dei Licei t italiani $ I I risultati del II concorso 1 1 ~:;::;ente per la 1 t ~>+--~>-<--~>-<--~-<...,.__>-~~>-+--t D'Annunzio durante il fascismo (os– sia. durante un periodo cli baldanza e di euforia) è inutile dilungarsi. R!csUt da seguire la fortuna di De Amicis. Essa, come è giusto, non tanto riguarda i libri di Dc Amicis che, al contrario di D'Annunzio, fu mediocre scrittore, quanto il tono cli molt.a nostra letteratura odierna, giornalistica e non giornalistica. E' inutile far nomi ed esemplifi– care. Ci basti osservare che, attra– verso i giorna1i e anche qualche li– bro, in seguito alla disfatta, all'im. maginc di un'Italia guerriera e ro– mana Si è venuta sostituendo, in questi anni recentissimi. l'immagi– ne di u11'Ita1ia povera, a[fJitta, piangente, fomiliare, patetica; e so– vente àd opera di quegli stessi scrit– tori che durante il ventennio si ab– bandonarono maggiormente alla i e· torica sanguinaria allora iu voga. In certi periodici, il nazionalismo di un lc11Jpo si mescola significativamente con il sentimentalismo di oggi, con effetti singolari ora minacciosi e ora . patetici. In altre parole, ad una re- i ' torica si sostituisce un'altra retorica. Al diluvio di sangue segue, logica– mente, il diluvio di lagrime. L'a– spetto più noioso delln foceendu è I ' che queste due imma~ini, l'una eroi. r:a e l'::ihra piagnucolosa, sono am• il fouo che il dannunzianesimo, per loro, era la ~ola alternativa ad nn 'icntimentalic;mo f'het per comodità. chiamiamo dcamicisi.ano. Qr;,sia essi oc:cillavano (e tuttoggi oscillan~) 'tra , Corrado Brando e il piccolo scriva– no fiorentino, tra Andrea Spcrelli e I bedue lontani&S.ime dalla realtà. che è quello che è. Ancora una volta, ma non r.erto per J'ultimn, si tenta cli spacciare per sentimento scrio o profondo, iJ vacuo sentimentalismo. il padre cli Enrico in Cuore, tra Ba– ..siiiola e la maestrina dcg-li operai, Ira la Nave e la carrozza di tutti. O-cillavnno, abbiamo <letto; ma sa– rebbe interei:.Fante vedere il perchè ,li qucsle- o..:cillazioni. Contentiamo- ci di O'-'-entarc che il sentimental.c deamicisiano non è, il più delle vol– te, rhe un dannunziano sconfitto e delusu (ma per poco) che, ricevuta <1ualrhr Je~ata, '-i ritrar dal mondo verso j] quale aveva voluto salpare, nell'ambito confortevole della pro. pria famiglia. E' stato più volte tentato di rin– trarciare la linea o le linee ~cnerali della letteratura italiana. Fino a tutto il settecento que<-ta linea o queste linee 1,000 abbastanza chiare; dopo, la faccenda comincia a inµ;ar– hugliar>i. Le cau<e <li que,Ut coniu– eione Eono molte e probab:lmeorr non tutte strettamente letterarie. Per esempio, mutamenti sociali jnterve– nuti in Ttalja durante l'ottocento, 1a sostituzione dell'antica società auJi– ca e nobile con un 'altra pic"A>lobor~ ghese e µopolarc pO'l.sono avere in– fluito sul cambiamento di gusti e di indirizzi che si nota nella letteratura italiana io quel tempo. Questa soAti– tuzione, del resto, si veriUca in tutte le nazioni europee e non met• te conto occuparsene più che tanto. Ci limitiamo a constatare il fatto. E, modestamente, proponiamo una Del re.sto De Amicis non viene fuori per caso; e il suo successo ha rndicj a1trettanto profonde, se non così illustri, di •1ucllo di D'Annun– zio. Uno, infatti, dei caratteri più GALLERIA DEL DISEGNO ITALIANO IL GUEllCINO: llit•rno d~l fiKliol prodigo Forse n propo ito cli questo senti– mentalismo non sarebbe inopportu. no fare un'ultima osservazione. F.d ~ che l'alternanza D'Annunzio-Dc Amicis, :-nrf"bbe in fondo l'alternan. za di 11nn lettP.ratura aulica e vuota a quella di una lelleratura dialettnle ç non meno vuota. Si sa che la let– lcratura clialettale, appunto perchè riflclle con fedeltà fotografica la vi– ta delln piccola gente lonuina dai grandi problemi e dalle grandi que– rtioni e perciò incapncc di grandi sc..ntimenti, è percorsa da una forto ,·ena cli sentimentalismo. Questa piccoJa gente ora parla io chiave di retorica dannunziana e abbiamo il teatro e il romanzo dannunziano; ora parla nel suo dialetto e abbiamo tanto romanzo e tanto teatro dialet. tale. Non per nulla la scena italiana oscilla tra due prodotti altrettanto genuini: l'opera (dannunziana) e il teatro dialctt.alo (deamicisiano). TI

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