La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 19 - 2 dicembre 1

UGUAGLIANZA 1n quel li~ro così vero e cosi terribile, così umano e cosi grande che è H Le Feu u dei Bar– bll6Se, molte sono le belle pagine, ma alcune sono veramente meravigliose. Questa fra Je al– tre, questo episodio fra i mille. Alcuni soldati fr~ncesi riescono durante un'inondazione a tra– scinarsi in sal\'o. E là, circondari dall'acqua che copre. le loro trincee e quelle nemiche, abban– donati, stanchi, sfiniti, parlano dei grande sogno che si farà realtà. - I popoli dovranno intendersi sulla pelle e sul corpo stesso di quelli che li sfruttano in tutti i modi. Tutte le molrirudini dovranno intendersi. - Tutti gli uomini dovranno essere finalmen– ,e uguali. E questa parole parve venire a noi come un aiuto. - Uguali ... ti... ti... Vi sono molte nobili idee di giustizia e di , erità. Vi sono tante cose alle quali crediamo. verso le quali noi ci vol– giamo sempre, 'per aggrapparci come ad una eran luce. E vi è soprattutto l'uguaglianza. - Ma vi sono pure la libertà e la fraternità ·_ Vi è soprattutto l'uguaglianza! · lo spiego loro che la fraternità è un sogno, un sentimento nebbioso. inconsistente : che l'uomo non può odiare uno sconosciuto. ma che non può nemmeno amarlo. Non si può fondare nul– la sulla fraternità. Così è della libertà; essa è troppo relativa in una società ove 1utti gli uo– mini si accaniscono 1 ·uno conrro l'altro. 1'\a l'uguaglianza è sempre la stessa. La libertà (e la fraternità sono parole. 1 ·uguaglianza è una cosa. L ·uguaglianza {sociale, perchè gli indi– vidui hanno rutti un valore più o meno grande, ma ognuno deve partecipare alla società nella stessa misura, ed è giusm. poichè la vita- di un uomo è così importante come quella di un al– tro) J"uguaglianza dunque è la grande formula degli uomini e ha un importanza prodigiosa. Il principio dell'uguaglianza àei diritti di ogni es– sere invincibile e porterà con se tutti, tutti i pro– gressi con una forza veramente divina. Porterà ,rima il grande strato piano di tutti i- progressi : i ·accordo dei conflini fatto dalla giustizia che è precisamente l'interesse generale E questi uomini del popolo che sono là e in– tra-.vedono quella rivoluzione che essi non co– noscono ancora, più grande del! 'altra. che na– sce da loro e che tale già. sale fino alle loro gole. ripetono: -- L ·uguaglianza! .. Mj sembra che compirino questo nome. poi– chè essi lo leggono ben chiaramente ovunque e che ogni pregiudizi~'. ~gni privilegio ogni in- E' una .risposta per rutto, una parola sublime. (;irano e rigirano questa nozione e la trovano perfena e devono gli abusi bruciare in una luce abbagliante. - Sarebbe bello! - dice uno. - Troppo bello pei esser vero! - mormo- ra un altro. Ma il terzo rephca : - E· bello appunto perchè è vero. Non ha J.e&Suna altra bellezza, questo! E non avverrà 11emmeno perchè è bello. La bellezza non vale. cosi come i ·amore. E· fatale perch è vero. - Allora. perchè la giustizia è voluta dai ,opoli_ e i popoli sono la forza. la facciano fi– nalmente! - Si. comincia già - dice un 'oscura bocca. - E' sulla china di tutte le cose - annunciò un alrro. - Quando runi gli uomini saranno uguali. ■>50gnerà pure unirsi. LA DIFESA DELLE LAVORATRICI LA PAGINADEI MAESTRI La donna in regime capitalista --- La famiglia : un 'altra base sacra ed in– crollabile della società! Quanto l'hanno vantata ed esaltata! Padroni. finanzieri, moralisti, politicanti, non hanno in ?1eme, a quel che dicono, altra preoccupazione 1~cessant~ che ~i con_servarla, di svilupparla, e d1 abbellirla. D1sgraz1atamente, succede tutto il ~ntrario. La società capitalista disorganizza e distrugge la famiglia : l'officina strappa la don– da ed il fanciullo dal focolare domestico la ma– dre al _figlio, la moglie al padre di famiglia. La donna e spogliata di tutte le sue qualità casalin– ghe, a tal punto che nelle regioni industriali le ragazze le quali siano passate per la fabbrica. una volta divenute madri di famigJia non sanno rener l'ago nè il manico della padella. __ I filantropi,· i quali sono sempre disposti a mascherare con delle frasi l'orrore delle con• dizioni della classe operaia, ci dicono che Ja don_na_ e~ il _ fanciullo sono impiegati nei bagni cap1talist1 umcamente per migliorare la sorte del– la famiglia, per aumentare i guadagni. Menzo– gne ed impudenti menzogne! La donna non è stata condannata ai lavori forzati del! 'industria. che per diminuire i! salario del padre di fami– glia; e dopo la donna. si è preso il ragazzo, per ridurre il salario di lei_ I capitalisti fìlantropi hanno introdotto la disunione, la concorrenza nel seno della famiglia; essi forzano il padre. la madre ed il figlio a fare a gara a chi venderà il proprio lavoro a minor prezzo! Nell'industria individualista. il lavoro del pa– dre doveva nutrire tutta la famiglia: nell 'indu• stria capitalista. non solamente la madre ed il figlio devono provvedere col proprio lavoro al loro nutrimento. ma succede spesso che i sala– ri della madre e persino del fìglio debbano prov– vedere al sostentamento del padre. Agli Stati Uniti. vi sono città industriali. ove le donne sono preferite agli uomini; a tal punto. che I 'uo– mo rimane a casa per guardare i ragazzi e sor– vegliare la pentola; le si chiamano She• To1vns. ossia << città 11 delle donne. La donna è ancor più martirizzata dell'uomo, ma il lavoro industriale. il lavoro sociale che oggi la tortura. la libererà dal giogo maritale più completamente che il regime dorale non eman- cipasse le patrizie della decadenza romana. Le donne_ sottratte al lavoro casalingo e par– tecipando al lavoro sociale al pari del\' uomo. educazione morale, intellettuale e fisica, al qua– le sono condannate da secoli. La donna è infe– riore-dicono i pedanti del capitalismo. Per for– za! L'hanno chiusa in un camiciola di forza fìn dalla sua prima età ! La lepre stessa andrebbe più adagio della tartaruga, se le legassero le quattro zampe .. PAUL LAFARGUE. L. ·uon10 anw la donna f1rl/a. La donna (111w l'uomo forte_. L'uno (' l'altro, gen<'r1lln1rnle. si a.rnano per le qualità du: fan,w spre:.:.cu·r il loro -'-f$so nel loro amf,ienfl'. In 1t.11 ambiente tli eannylian:.a sociali.• ,, di ,·omunaw;a di di. ritti i: lli doveri, non xaranno più la Jor:.a e fa l><:lici,SlJltanto che prf'l'arranno ndl'amore; au– che ta bontà vi avrei fa .rna JJiiL larya µari(•. LaConferenza deile donne socialiste dell' 1\ustria In.occasione dei Congresso dei socialisti te• deschi dell'Austria, anche le donn1:: socialiste hanno tenuto una conferenza. alla quale inter– vennero. oltre a numerose rappresentanti del movimento Socialista femminile dell'Austrfa. anche delegate delle socialiste ungheresi, men– tre le socialiste czeohe. dolenti di non poter in– t~rvenire. scrissero una lettera di piena ade• s1one. L "or.dine del giorno della Conferenza com– prendeva quetioni di amminitrazione interna. l'aumento del contributo sociale. l'organizzazio– ne, la propaganda per mezzo di opuscoli e la gestione della Gazzetta delle Operaie. la cui ti• ratura è fortunatamente in aumento. Oltre a questi temi. che furono oggetto di lunga e tran– quilla discuiisione, la Conferenza votò prima una risoluzione. con cui mandava un saluto ai compagni e alle compagne. lottanti per la rivo– luzione russa. In un 'nitra risoluzione. pure vo• tata a unanimità. la Conferenza mandava i suoi saluti fraterni alle organizzazioni sociali– ste femminili di tutto il mondo e invitava tutte le organizzazioni austriache a organizzare, per un giorno della 8ettimana prossima, grandi di– mostrazioni in favore d'ella pace. hanno il diritto ed il dovere di occuparsi 'i po- Prima di chiudere i suoi lavori, la Confe- litica. di prendere parte al movimento socialista renza votò ancora. tra fragorosi applausi, un Noi apriamo loro le nostre file: nel Partito so- saluto di simpatia a Federico Adler e la se- t n ~~11.t~.rj.s,luzione ~r i due valorosi campioni zioni sociali_ a cui sono chiamate dalle loro ca- del socialismo femminile germanico: pacità. e nella società socialista esse ritroveran- <e Tra ,gli innumerevoli. che sono vittima del- no tutti i loro diritti di cittadine, che avevano la guerra e. privati della foro libertà languono perduti da quando la famiglia matriarcale era in un carcere, si trovano anche Clara Zetkin stata sostituita dalla famiglia patriarcale. e Luisa Zietz, le due compagne, a cui le socia- Emancipata dal giogo maritale e dall 'oppres- liste austriache si sentono legate col cuore. La sione della morale mascolina, la donna potrà li• Conferenza delle donne socialiste esprime il beramente sviluppare le sue facoltà fisiche ed suo più vivo desiderio che le due compagne intellettuali: essa riprenderà allora il compito tedesche, gravemente scosse nella loro salute. grandioso d'iniziatrice. eh 'essa aveva nei primi vengan presto restituite non piegate e non in- periodi dell'umanità. il ricordo del quale ci è frante. alla loro attività, per la solidarietà dei trasmesso dai miti e dalle leggende delle reli- popoli. per la pace mondiale. per J'emancipa- gioni primitive. zione delle donne: e a loro mandano i più cor- Infatti nelle Indie, in Egitto. nelrAsia Mi- dìali salati 1>. nore. in Grecia, in queste antiche culle dell 'e- voluzione umana. non agli dei. ma alle dee si attribuisce l'invenzione delle arti e dei mestieri. Questi ricordi mitici fanno supporre che il cer• vello della donna si formasse prima di quello maschile. Ciò che avviene anche adesso: le fanciulle sono più sveglie e più intelligenti dei fanciulli; se in seguito esse perdono queste qua– lità ~uperiori. ne è causa l'assurdo sistema di Abbonamento an uo alla "Difesa,, L 1 50 APPBJ\'DlCE !8 a caso. Le palle fischiavano nell'aria sopra le nostre teste con rumori diversi, abbatten– done i rami. ma senza colpire i nostri uomini. I colpi, prima simili a quelli di un 'accetta nella foresta, divennero sempre più fitti finchè ~i confusero in uu crepitio monotono. Non si sentivano fischi o ronzii iRolati, era l'aria. tutta che fischiava. r urlava. Noi avanzammo H passi precipitati. ~essuno intorno n me era :-,lato toccato: con mio vivo stupore, neppure io fui colpito. LA GUERRA ROIIANW DI VSEVOLOD xxu. lL BAJTESIMO DEL n;or,o. '\(In nii rammento br.:ne il principio della battap:Jia. Appena fummo arrivati su una spia.– »ata in cima alla. collina, in un punto da dovP i turchi potevano vederci uscir dal b~o, al– Jjnearci e metterci in co1onna. si senti ad 11n tratto il fragor deJ cannone. Erano loro r-h~ ti a1andavano un ù)Jir..:e.1 nostri uomini si ~– ,er,.,. Tutti gli svuardi si fissarono suJia pie: aola nube bianra che scendeva JentamP.n~ d1 •anco alla collina. NeJlo ste~S4J momento il rum.ore vibranV> e ringhioso dell'obi"" chP passa.-.-a ci fece abbas.sare istintivamentP iJ ca.– po. JJ proiettile. volando sopra di noi an~ò a. cadere fra la <'ornpagnia che ci veniva d1P– t-ro. Ricordo il rum.ore secco della esplosione e iJ h,'lido doloro~ c-he seguì. _ Una scheggia aveva portato via una gamba a un sergente; Jo seppi più tardi. ln_ quel m~• mento non potei rapire la portata di queJ ATI· do· il mio orecchio l'aveva avvr--rtito. eoco rutto. In quen'istante tutto s_i con~on_d~va ~ n mP in. un sentimento vago e mesprmubile d1 st.or. èirnento paur~o. Si dice che non vi sia uomo che non abbia paura in guerra; ogni uomo f-Ta.Dco e senza ciarlataneria risponderà sem: Jrre attermatJvamente a questa domanda: Hai ~vuto paura? E non ~ quella pa11ra fìc:ira da Gi GARTSCHIN cui P- preso l'uomo che incontra di nottR, in 11ru1 \·ia d&ertil, un ma.Ifatlore temibile, ma la. µiena e intera t,0scienza della fatalità, del– la mor !P vicioa. Ora., fatto che può parere ..,1, a.no. ,4uesta coscien1,a no11 arrestava, gli uomini. non dava loro l'idea. della fuga, ma :ti contrario li spi.ngeva. innanzi. Non già. chf' -.i <-Vf;glia.,~ro i11 noi istinti srLnguinn.ri. non gi&. r-h':: c;i voJPc,~ andare avanti per ucciderr– qualcunrJ. ma ci sentivamo spinti dn un im– pul~ irrefrenabi_JP che trascina L'uomo ad ogni costo; il dr.Nere duraritR la gurrra non si espri. meva r.-un ,,ueste parolP: 11 Bisogna ucciderf> o, ma con questP. altre'. 1( Bisogna morire"· .Mentre noi avanzavamo nella radura, i tur– chi avevano avuto i1 tPmpo di spararP a.lcuni ,-oJpi. Era.vamo sp,parati da lor,, soltan\.l> da.1- J"ultimo hosco propinquo ;:iJ villaggio, ed en– trammo anche in questo. Tutto taceva. Si camminava. a fatica; i ce sr,ugli fìlti e spinosi ~i facevano semprP più spessi, P noi dovevamr, costeggiarli o aprirri attra.'VeTSO un:1 via. I ca.criatori, clie ci precod-'?vano, si erano già sU>si in una ]unga catena P ~i rhia mavano fra. di loro a voce OOSS8, per tenere i conla.tu. J...n, nostra rA>mpa.gnia rimaneva ancora com po.ttn .. rn profondo silenzio regnava sulla foresta. AJJ'improvivso, con un rom ore sordo slmiJP a. quello di un'accetta. che ahbatte un albero, si fece sentire il primo colpo .di fucile. I tur– chi 1an6nvaoo contro di noi i loro proiettili Tutto ad un tratto ~bucammo dal hosco. La da era. attravrrsata <la un burrone, in fondo al quale scorreva un ruscello. Ci riposarnmo per un momento pu dLc.sctarci. Dal luogo ove ern.vamo noi, IC' compagrnc furono dirctt,e da una partr e dall'altra pn piombare sui fian– chi del nemico. La nostra compag-ni1L rimase in riserva in fondo al burrone. I cacciatori d.ovevano andare innanzi r pC'netrarc nel vil– laggio. Le fucilate L11rchr diveni,vnno sempre più ra'Pide e rumorose. Wcntzcl, dopo aver raggiunto l'altro \'C'l'– sante del burrone, f P.,('Pallineare la sua rom– pagnia e disse ai suoi soldati alcune narolt" c-ht"non riuscii ad n..fferrnre. Procureremo! Procnrert"fno ! rlispo~r-rn i ,,:, rd ato ri. r:uardai \\"entzel da] fondo del b11n·onP. Era. pallido e aveva un'aria triste, ma ralmu. f.}uando egli scorse Ivan Platonitch 1• Stel)('I. kl)w fece loro 11n segnale agitando il fazzolet– to _,. cercò ,·olio sguardo nella nostrn roinpa– g--n,a. Io cap ii ChP v olevn. ~mlutarr me pure r rni alzai per attira.re Jn. sua n.ttrn1.ionf' \ :Vrnf zp/ sorrist", mi fec r a.lcuni rcnni col <' a.po r dette l'ordine di mettersi in ca.len3. Gruppi di quattro uomini partironl) a dr~tra f> :1 sinistra <;11 una lunga linea, r spn.rvf'ro nel hosco. Un llOmo solo balzò improvvL¼mcnt.e in a.Nanti. :.Llzòle braccia e ca.cldr a terr3. DuP dri no~t ri nc:"f"ironodo.I burronP P }Q portaro110 via. La lavoratrice e la lotta di classe La donna operaia, e sopratutto la donna. che lavora a salario, che si trova in mezzo alla vita economica ed alla produzione della società è divenuta il tipo che rappresenta in questo ;no– mento la forma sociale più importante dell'atti– vità economica della donna. Le statistiche pro– fessionali ed industriali di tutti i paesi riflettono questo camibamento e questa nuo11asituazione. Ciò che la donna produce11a una 110Lta, fra le pareti domestiche, serviva at consumo ed al benessere delfa famiglia. Ciò che esce oggi dalle sue_ mani di operaia, ciò che il suo spirito con– cepisce come utilità e come betlezza, è gettato sul mercato sociale al pari cli ogni altra merce e le donne stesse, a milioni, rappresentano una forza di l~vo(o, una mercanzia sociale delle più. un_po_rtantt. E questa una rfroluzinne nelle fa– mlglle e nella società. La_donna è distaccata dal suo ambiente do– mesllco, ch'~ra, (a fonte del/a sua sussistenza; essa_ ~uò esistere economicamente fuori della famigfl_a: essa conquista la sua indipendenza e– ~nomlca: la sua autonomia dalla famiglia_ dal– I ~,omo. ~pesso. la famiglia non Le offre più una vita s~ddlsfacente. Simile a /'uomo e sotto le med~s~m~ condizioni cli lui, spesso soffrendo con_d_1~lOnt peggiori, essa deve loJtare contro le osllllla della vita. In questa fotta, essa ha biso– gn? ~ei dirit_li '?~litici completi, come l'uomo. pozche queslt d1ntti sono le armi con le quali essa può e deve difendere i suoi interessi . In una evoluzione lenta, dolorosa. la d~nna s1 eleva ed esce dal/a vecchia vita famigliare st:etta e misera. e se ne 110 sul terreno dell~ 11_1ta P_~li!ica.Essa esige l'eguaglianza dei dirit– ll poliilci e ciò come una necessità vitale. come una_~ichiarazione di maturità e di cittadinanza sociali. --- Il proletariato non può lottare economi– camente e politicamente senza la partecipazione delle donne. che elevate alla coscienza di classe organizzate ed educate, 11ogliano lottare per ;[ loro benessere soc:ale. Grazie alla crescente utilizzazione del lavoro delle donne nell'industria, non è più possibile condurre movimenti di salario in parecchie in– dustrie se non vi partecipano le operaie, organiz– zate e coscienti_ CLARA ZETKIN. Una ialtic~ socialista conseguente, risoluta, a~ace, susclla nella massa il sentimento della szcurezza, della fiducia, dell'ardore per la lotta - una tattica esitante, debole, fondata sopra un~ scar~o apprezzamento delle forze proletarie, e– sercita sulla massa un'azione paralizzante e per– turbatrice. ROSA LUXEMgURG. L'emancipazione della donna non è che una p~rte della grande quistione sociale.- quella sarà nsolUl con questa.- senza questa. mai! Chi vuo– le l'~manci~azione deÌla donna, senza lottare per l emancipazione generale della società, non !~ al!ro che della rammendatura. Colui. a1contra– no, 1l quale lotta per l'emancipazione generale propugna e difende nello stesso tempo quell~ della donna. E veramente, lo stato della donna n~lla soc_ietà o~ierna bas~erebbe da solo a giu– stificare ti movunento socialista ed. a condaTTnare a morte la società. che produce tali situazioni. GUGLIELMO LIEBCHNECHT. Passò una mezz·ora <l'inquietudine " di at. tosa. L:a, ~att~lia si fa.ce, a semprt' più viva. La fuc~Jeria ~1 accelerava. tras,fonriandosi in un urlio contmuo e minaccioso Il cannone tuonò i;:1:il _ fianco ~est~o. -Sbucaron·o dal bosco uomi– n, msangmnab, akuni dei quali si trascina– \"a,no carponi, altl'i correvano. In principio <' 1 '~1.nopoco numero~i. ma ad ogni istante il !.o,o numero cresceva.. T nostri li aiutavano a -.cenderc neJ burrone, li fn.cc\ 'ano bere e li 1:~!~ano colle bo.1·rllr alle te nde dell'~mhu- Un cacciatore, con 11 na ma.no f racassala che ,nandava grid.i terribili, cogli occhi roveSCiati daJ dolore, la fo..ccia livida. venne da noi sen– za. essere accompagnato f• si sedette vicino aJ rusceJlo. Gli fu bendata l:i mano, fu corico.W '-ll un mantello e il sangue si fermò; ma la febbre lo_~uotPva tutto. gli tremavano le Jab. ~~~~Jso~inghiozzav:l in nn modo TIPrvo~o E' ~a~l1 1 i 0 ~0 ~~·a~~{J·?- :\lio cn1·0 paese! ... Oh ! si ! Ne cadono. - Il capitano è salvo? - Sì, p~r ora. Senza di lui non aYremmo r>?tuto resistere. T nostri 1iusciranno vittorie• ~1. Con lui sì vincerà - diceva il ff'rito con v,ocp debole. - Per trp volte ci ha condotti aJ- 1 :\."-Saltor per tre volte ci banno respinti Sta tentand9 ancora. Sono na~rosti in una fossa <' ne ha!]no di cartucr-e! Nr seminano!. .. Ma no - ~ndò ad. un tratto il ferito <'On ira, agi– fn.~do II braccio malato - hni un hrl fa.re, hai un bel fare! Mo.Jedelti !... · E roteando gJi occhi :tccesi proferi: un giu. ~!~~to grossolano r lerribil" e cadde ina- Sun•Orlo del burrone apparve Lukine. (Continua)

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