La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 21 - 19 novembre 1

A,ll.O \' - N. 21. 19 i'\ove mbì 'e I QI 6. Conto corrente colla Posta. ESCE L.A 1.a E L A a. ' T->0::M:ENIC.A DEL .MESE • • ABB O.ftAMENT O 1 ;, REDAZIONE ED AMMINlSTRAZIONE: Un numero 0e :c.t. 5 Aooo . L 1.50 Seroeme .. L. 0.80 I I ; 50 copie .. L. 1.50 JOO copie . . L. 3 .- EST E.R O IL D OPPIO MILANO - Via S. Dam/a,.o, 16 - MILANO ESTE:RO IL DOPPIO "' La mobilitazione ndustriale e l donne operaie La recente circolare de! Sottosegretario Armi e .V1c1nizionincitante gli indu~.1ri.2!i che lavorano j:'-er il munizionamento ad assumere una oiù alta ~~rcentl.'!l·e di Canne Llaadibire ai lavori più fa– ..::ii. ha raYvivara la trattazione del problema ri– guardante il la\·oro femminile e la condizione i:1 cui Ye:1gono a rro,·arsi le donne occupate ne– gli s12biìi;r.emi 2.usili2.ri. L 'in iziat.'.l inrroduzione delle donne nelle offi- 1.:::-:emetallurgiche è p:arsa a mo~ti giornaii una no\·ità c:>si ~ens.2ziona!e da meritare di es- sere se,;na!at2 con le più enfa; iche articolesse. .Sano st~ti sciclti non pochi inni al!::i donna chia– r::arn ~ tornire proiettili ed 2 fabbr icare s:poJette ed esplodenti mentre gli uomini vanno a bat– t!:rsi al f:--ome. ~e&'uno si è preoccupato della pane pill s,.:stanziale ciei!a quesiione: del sis re– ;:-;a di reclutamento. àel!e condiz ioni di lavoro, .:~I irauamento igienico e disciplinare. Occorre dire subito che l'apparizione dell e .:Jn ne nelle inCusr:rie dei metalli. non è affatto cn fenomeno nuo\·o. Di nuovo non c'è che le çercenruali stabili re d~ sonosegretario alle ar– mi e munizioni. le quali devono raggiungersi en– tro un determin2to periodo di tempo. L 'indu– st ria metallurgica frar.ces e avev::i già occupato ;rim2 della guerra un comingente fortissimo di .:onne operaie e continuava ad assume rne mal– grado 12 camp agna sfavc re vole delle organizza– zioni e dei gruppi femministi e malgrado i poco confo rtami risult ati delle inch ieste più impar– ziali. ln Ing hilte rra le donne sono state adibite per sino ai lavori più difficili : in una recente ::;:Jbbliczzione :iel Ministero delle rnun;zioni .:io.: biamo visto delle nitide fotografie di giovani ope– •aie addette alla sal datura autog ena . In Germa– ::ia. già prima della guerra, più di I00 mila don– ne ei2nO occup.ate nella lavorazione dei metalli , nelle minie re nelle fonderie e nei laminatoi : durante la gu~rra il loro numero è più che tri– plicato. In quella bolgia infernale che è Essen , b sede del!e mostruo.3e officine Krupo - lavo– rano attualmente 14 mila donne. In Italia non avevamo prima della guerra del- 1e cifre cosi alte nei rigua rdi della presenza del– !.! donne nelle officine metallurgiche. ma cielle è-onne erano già occupate - specialmente nelle fonderie - e non erano nemmeno adibite ai ;avo ri meno p~antì e più puliti. L' organizza zione sindacal e e il !aToro femminil e. .\1aJgrado la circolare ministeriale che impone ag!i industriali di assumere il 50°L di donne en– rro il 30 otrob re e I '80% enrro il 31 dicembre. è nostra ferma convinzione che I 'ass1Jnzione del– le donne prenderà un note vole incremento, ma -imarremo molto lontani in generale dalle per– .:enruali indicate nella circolare ministeriale. Non ooche difficoltà di carattere !ndustria!e ostacola– ~ !"applicazione delle donne nelle officine me– tailurgiche. ~on è nemmeno facile il recluta– mento perchè le donne occupate in diverse in– dustrie. sono poco disposte ad abbandonarle, e quelle che fìn0ra non hanno mai conosciuta la vita d'officina non sono molt() dispw.te ad in· cominciare il loro iniziamento al lavoro indu– striale dalle officine metallurgiche. L 'importanza del problema non dipende per altro dal numero delle donne che sono attual– mente occupate. L 'organizzazione sindacale do– veva esprimere subita il proprio parere e chia– rire il proprio atteggiam en to nei riguardi dell 'in– troduzione delle donne nell 'indJS tria metallur– gica e lo ha fatto senza ritardi . A taluni è parso st rano e inspiegabile che non si sia iniziata im– media12.mente una campagna contro l'assunzione delle donne. Ma una campagna di questo ge– nere avrebbe raccolto molte adesioni senza con– durr e ad alcun risultato pratico. Chi mai si ri– fiuta di riconoscere che la donna dovrebbe ri– manere nella propria casa e non dovrebbe, spe– cialmente essere obbliga ta a compiere dei la– vori che 'non sono adatti alle sue condizioni A– siche? L 'organizzazione sindacale nos.tra ha prete– rito - col pieno cons'!nSO dei propri organizzati - correre prontamente a difendere le nuove compagne di lavoro. Una campagna contraria al reclutamento delle donne oltre ad essere desti- ~ ..t.:... ~ ls.lrrc, avr-.!bbe lasciaro credere aile don- 111;:. s;:inte 11 l::1,;or0 dalle. urg.enri necessità di &;.i~d~:,., i\~ -·c. c:1~ gli opcr3i ~iano verso di loro animati eia preveoz ioni e da rancor i. Invece i nc.,stri compagni hanno trov<i~opili opportuno ac– coglierle fratername nte e rispe tt.:1rle. Gli indu– s!ria~i forse aveva no l ·illusione di mettere le donne contro gli opera i, di sfru ttare di più le !ero f.atiche, di farne in definiti va delle ,1 cru– mire H. Gii opera i invece , hann o visto s.ubito che i! rr:ezzo migliore per sconvo lgere i pian i industria li consis teva nel! 'assoc iars i le nuove ve– r.ute nel! 'opera di difesa è:}lle condiz ioni di la- varo. Esigenào che le operaie siano pagate equa– memc, gli opera i impongono contemporanea men– te un freno al loro reclu tamento. Compiono an– che un 'ope ra pratic.a di solidari e;à che convince le donr.e ope raie della utili tà della organizzazione più di tutti i discorsi di propaganda. Rafforzano tenac eme nte il patto di alleanza. che deve cor– rere tra uomini e donne occupati nella stessa of– ficina e dipendent i dallo stesr,o industria le per tutelare i comuni interessi. Ciò che rende l'organi zrnzioue <ìelle donne. e~;;c,.l~t. a comme ttere ii grave reato, perchè più bc ilF ente ignorano le severe disposizioni che vigono attualm ente per gìi stabilimenti aus iliari e per chè, quand o han no delle ragioni da far va– lere, non sanno in generale quali pratiche deb– bono fore per difende rsi. Gli inconvenienti che la (( mobilirazione in– dt:stria 'e 1, e la conseguent e mi!itariz z2zione del– le maestranze prese ntano nei riguardi degl i in– teressi e delle libertà degli opera i e delle ope– raie, noi li .abbiamo denu nciati fin da quando a~par iva probab ile I ·applicazi one in Italia della f( m6bil;tazione industria le n informata agli ~tes– si criteri adottati in altri ,paesi bel!iger.anti. La nostra orga r.izzazione ha gettat o inutilmente I 'al– lar me. Quando poi la mobilitazione è diventata un fam o compiuto, la nost ra cast.ante preoccupa– zio11e è s.tata quella di fare :n modo che le sue disposizioni riu scisse ro meno opprimen ti per la classe lavoratr ice. Ci siri.mo in gran parte riusciti. Quello però che non è poss ibile eliminare è !a limitazione del– !;1 libert à di licenz iamento. E' evidente che la disposizio ne relativa alla facoltà di licenziar si favori sce eso!·usivamente gli indu striali i quali possfJno ottenere facilmente il consenso per li– cenziare qualdhe operaio, mentre l'operaio è im- La principale soluzione del preoccupante pro- pe.dito di abbandonare il posto dove lavora anche blema può esser e data dalla organ izzaz ione sin- quando potrebb e andare ad occuparsi con mag- dacale . Si chiedano pur e per il lav )r o femmi- gior van ·aggio. Ma è certo che se si chiedesse ni!e tutt e quelle forme di tutela che sono dove- - anc he-._soltanto per le operaie - di lasciare r;Jse e indispensabili. Lo Stato non può rifiutarle la liberth~ i licenziarsi come esisteva prima del- e gli industr iali le devono rispettare. Ma il mi- I.a d=chiarazione di aus iliari età , si andrebbe in- giior modo p~r difendere · le cf-onrie òpera 1e è '~éi:':'1fu a)~ U 1 i'ec1SO~fìuto. BTSogna·-tene i-é7fre: que'.lo di organizzarle , di dare ad esse una co- sente che -la mobil itazione industriale ha spe- scienza ci! classe e una educazione sindac ale, di cialmenre lo scopo di assicurare alla produzione spi nger!e a far valere ene1gicamente i loro di- la maestranza necessaria e di impedire gli spo- ritti. stamenti degli operai da una officina all 'altra che La Federazione Italia na c!egli operai metal- possono disorganizzare la lavorazione. Limitan- lurgici può òimostrare in questo campo di avere do il divieto o la restrizione soltanto agli operai tutelato col miglior successo gli interess i delle che sono soggetti agli obblig.hi di leva la (( ma- donne occupate ne lle officine metallurgiche. Ab- bi!itazione industriale )) non aivrebbe rag ione di biamo presentato un memoriale al ministero. ma essere, perchè la maggioranza degli operai riac- nel frattempo ci siamo preoccupati, in tutte le quisterebbe la pro pr ia libertà. nos tre agitazioni, di affrontare la questione del- Tutto questo diciamo non per giustificare , ma I::! retribuzione e del trattamento della mano d 'o- semp licemente per spiegare le ragioni del man- pera femmin ile. tenim ento di una restrizione che naturalmente I risultati ottenu ti sono veramente buoni. non può essere approvata dal nostro punto di Potremmo citare numerose agitazioni condotte dalla nostra Federazione che hanno assicurato 3.Jle donne opera ie ciei vantaggi notevoli : ma a dimos1rare l'efficacia della organizzazio ne pos– ~ono bas tare gli sple:1didi ris:.iltati ottenu ti in un solo anno di orga nizzazione dalle operaie occu– pate alla Fiat San Giorgio di Torino. Prima che si organizza sse ro, la Ditta corri– spondeva , solo a una parte delle opera ie, la paga mass ima di 32 ç,entesimi ali 'ora• A cottimo il gua– dagno se ttimanale arr ivava a un mass imo di L. 1,50. La prima agitazione iniziata dopo breve tempo dalla loro inscrizio ne alla organiz zazione , portò un aumento di paga di 2 cent. ali 'ora e un ri– tocco nei prezzi dei cottimi in modo da portare il guadagno se ttimanale a sette ed otto lire. Po– chi mesi dopo, in segu ito alla agitazione ge ne– rale degli operai automobilisti, ottennero 5 cen– resimi di aumento su lla paga oraria, il sabato in– glese, gli aumenti sul le percentua li per il la– voro straordi nario e il mini:-no di sa lario per le nuove assume . Aderendo ali? organizzazione, le fonditrici della San Gior~io ottennero in sostanza note– voli mig.~ioramenti di salari1 e conquistarono tuni quei miglioramenti di carattere generale che seno costati agli opera i enormi sacr ifici e lun– ghe agitazioni. La • mililariz zaziono, delle operai e. Ma insieme alla questione del trattamento e– conomico, vi è un 'altra que<::tionc che preoccupa ser iamente quanti si intere ssano delle condizioni delle donne occupate negli stabilimenti ausiliari: h H militarizz.azione P, alla quale le operaie ven– gono sottoposte con gli stessi rigidi criteri che si applicano agli operai. La condanna tocca ta recentemente a un operaia giudicata dal Tribu – nale militare per (( abbandono di posto )) ha su– scitato delle appren sioni tutt 'altro che ingiustifi– cate. Le donne possonl) esc:ere maggiormente vista- Per la dif esa deìle opera ie. E' stato riconosc iuto che le donne ed i ra– gazzi, quando commettono qualche atto di indi– sciplina sul lavoro , non possono essere puni ti coi mezzi suggeriti dalla disc iplina militare . Si è già ottenuto adunque un trattam ento disciplinare miglio,e nei riguardi delle operaie. Nessuno igno ra che gli ope rai, anch e se non sono sog– getti ad obblighi di leva , possono esse re obbli– gati dagli ufficiali addetti alla sorveglianza dello stabilimento a fare un certo num ero di giorni di pr igione se mplice o di rigore a seconda della mancanza da essi comm essa. Alle operaie in– vece, può essere applicata soltanto una multa . Riman e invece, anche per le donne, il defe– rimen to al Tribunale militare in caso di abban– dono di posto. 11 grave peri colo si può evitare divu lgando fra le donne operaie , come si è fatto efficacemen te in Piemon te, le disposizioni del dec reto sulla mob ilitazio ne industriale rel ativa ai licenzia– men ti. Per licenziarsi , gli operai e le opera ie mili– tarizzati devono fare doma nda su apposito mo– dulo che si trova pr esso ciascuna officina. Sul mod ulo gli operai e le operaie hanno il diritto di indicare chiaramente il motivo per cui rich ie– dono il consensa di licenziarsi. La rich iesta vie– ne mandata da lla ditta stessa al Comitato regio– nale di mobilitnz ione industr·iale il quale giudico. Nel frattemco l'ope raio e l'operaia che ha chie– sto di licenziar si deve rimanere al lavoro. Se roi la risposta è negativa non può abbandonare il posto senza essere denunciato al Tribunale militare. Se la richiesta di licenziamen to è fatta per ragioni di salute l'operaio o l'opera ia ha il di– ritto di unire alla domanda il certi ficato med ico : se invece è fatta per ragioni di paga sarebbe se mpre opportuno mettersi d'accordo con la or– ga nizzazione. D:JVeI'-0rgirnizzazione è molto siViluppara, mal– grado !a e( mobil itazione industriale 1) e malg ra– do !2 posizione di privilegio creata agli indu– striali, gli opera i e le operaie riescono a tute– lare validamente i propri intere ss i senza peri– colo e se nza sacr ificio. L'organ izzaz ione ass iste ch i ha bisogno di consiglio e di appoggio. Non abbandona mai i propr i aderenti quando hanno fondatam en te delle ragioni da far valere. Occorre adunque, anche pe r le donne ope– raie. specialmen te anz i per le donne opera ie. incitare alla organ izzazi one sindacale, che ri– m2ne . anche !n periodo di guerra, la sola arma di dife$a della gen te che lavora. La Federazione Metallurgica. Il compito dei Socialisti La guerra mondiale ;ha portato con sè il ra– pido aumento del lavoro femmin ile : 45-000 dGnne. ha detto Bose!li, lavorano nelle officine ausiliarie: migliaia e migliaia, sostituiscono ne i cam pi, co:1 un 'energia e un 'a ttività se nza pari, l:i. mano ci'cpera maschile che le success ive chiama te alle armi dirada sempre più, e negli uffici. nel campo professionale, dimostrano di sap er va:idame nte sos titui re il lavoro intellet– tuale de!! 'uomo. Dopo di aver dato una prova così convincente della loro capacità al lavoro, vorranno le donne .re1tir - ~""~re !.~ f<'"l; 3.ve , le sogg:~ttc all 'n -::;r.;o, le eterne minorenni della vita sociale? La stes– sa borghesia sembra comprendere l 'impossibi– lità di mantenere, dopo la guerra, la donna nello sta to d'incapacità giurid ,ica a cui ancora sog– giace, ed in Francia si promette e si auspica il voto alle vedove de i soldati caduti alla fronte; in Italia pochi giorni fa ÌI Presidente del Con– riglio ammetteva l'in giustizia che incombe sulla metà della popolazione. E' facile dunque prevedere che il dopo guer– ra (anche per la superiorità numerica che avrà l'e lemento femminile ) porterà ad una rivendica– zione dei diritti della donna , se i dolori e le fa– tiche di questi tristissimi tempi non l'avr anno piegata ed affranta senza più I.asciarle la spe– ranza ed il des ideri o d'una giusta redenzione. Al socia lismo spetta il confortare e sprona re le pro!etarie, e (prevenendo l'opera deleteria del la borghes ia e del pret e che vorranno man– tenerle qual i sono ora, sottomesse ai loro vo– ler i) conv ertirl e alla nostra fede , al nostro idea– le di solid arietà , d 'eguaglianza , di pace. La guerra stessa dovrebbe facilitare il nostro comp ito. Mentre la propaganda maschile è ne– cessa riarr.ente venuta a restringersi, i compagni posson o e debbono dar e la loro attività , per chiamare se mpre più fra le nostre file le don– ne. a cu i il faticoso lavoro e l'acerbo dolore dei i;iorn i interminabili trascor si nel l'ansia d'un 'at– t~sa se mpre rinn ovant es i, fanno sentire crudel – mente ! 'infamia del regime capitalistico e la bel– lezza della nostra idea internaz ionale. Propagand iamo dunque la dottrina social ista in mezzo alle nostre sore lle, affinch è, mentre la donn:1 partecipa se mpre più alla vita operaia e comp ie la sua proletarizzaz ione , non si abbia il triste spe ttacolo d'un mov imento femminile so– cialista ancora del tutto infantile ed inorganico. Per quest 'ope ra di propaganda , l'opusco lo. il r;iornale sono efficaci, ma non bisogna dimenti– c< 0.re che la lavora trice legge poco o nulla ; spe– cialm ente nelle campagne giova la chiara , ,facile e semplice propaganda ora le, che convince le donne e~ser la guerra dovuta al regime bor– ghese impera nte, men tre la soc ializzaz ione dei mezzi di produzione porterà con sè l'interna– ziona le e la pace: ed allora le lavo ratri ci ver– ra nno a noi, come ven ivano a Cri sto le donne e le schiave a cui prometteva la rede nzione ce– leste . Quest 'ope ra di p ropaganda (lasciando ai compagn i quella dire tta alle loro mogli, alle loro scre lle, che essi vergog nosa mente aua si sem pre trascurano) deve esse r svo lta principa lmente dal– le compagn e, che conoscono meglio quali sia no i nostri se ntim en ti. i nostr i desi deri ed alle quali con minor soggezio ne le lavora trici svele ranno i dubb i, le incerte zze che le tengono riluttanti sulla so~lia della vita socialis ta ; e se i pregiu-

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