La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 8 - 19 aprile 19

IL MONDO ATTUALE e il socialismo. Malgrado il gene re est.rema1nente anUso– ciale della nostra civiltà capital isLa, mal– grado le attuali pazzie industriali e l'odi ér– no caos spirituale, un nuovo mondo sta for– mandosi , e noi possiamo intravvedere gia i bian chi pinacoli e i verdi giardini della città den·uomo . Stia.mo avvicinandosi - e non ne siamo c'Osì lonta11i come a ta luni può sembrare - ad un mondo le cui fonda– menta si basano sulla saggezza del cuore umano; ad un inondo che è l'organizzazione di una Bontà forte e universale; redento dalle attuali istituzioni balorde e dalla pre– senta 1niseria. E perfino ora, poveri e infe– lici come siamo, e socialment e imprep arat i e inesperti, se la bontà repressa dell 'uo mo potesse esser d'un tratto libera di espan– dersi per il mondo , codesto mondo, più pr e– sto che noi pens iamo, si sisteme rebbe, oriz– zontandosi da sè verso la pace, e la Giustizia; più presto che noi pensiamo sar emm o run alraltro fratelli. Perché il Socialismo, e solo il Socialismo, si propone una. completa r ivoluz ion e - non riforma - dell'attuale stato di cose, dell 'at– tual e disordin e. I riformatori politi ci, i co– sì detii filantropi, vorrebbero invece con– servar, ad ogni modo , qu esto vecchio stu– pido mondo dei padroni e dei pr eti, vor– rebb ero moralizzar e la tirannia sociale e in– dustriale , porre nuovi guardiani all e anime e ai corpi. Mentr e gli occhi dei socialisti sono rivolti ad una terra nuova e ad un cielo nuovo , ad una terra in cui l'ordine non sia una burla , senza padroni - politici o spi– ritJ-Iali - dove ognuno possa lavorare , util– mente e piacevolmente, a seconda delle pro– prie particolari inclinazioni; dove ognuno possa nu trir e, sufficientemente, il corpo di pane e l'anima di cose belle e buone. I lavoratori non hanno nemi ci peggiori da combattere di questi riformatori o filantro– pi. Le panacee di Luzzatti , i programmi di Lloyd George e Ramsey Mc. Donald , quelli d1 Roosevelt ecc., si basano tutti sopra una stessa concezione superlativamente errata: quella di non credere-che i lavoratori pos– sano fare da sè, -possano organizzarsi da sè, governaTSi da sè. Tutti costoro non oredono nella libertà: essi credono di essere uomini (C superiori i,, credono alla necessità di una clas.se cr superiore » dirigente. La loro de– mocrazia è falsa. Costoro non portano ai proletari emanci– p~one _economica, ma nuove, più stret_le ~– prn forti caten e. Approfittano della miseria delle folle per esaltare sè stessi. Si baloccano con i dolori dell' umanità senza volerne ri– cercar le cause profonde. I proletari devono crearsi essi il loro nuo– vo mondo. _ 'on è dai filantropi che devono atten<lerlo , ma dal Socialismo , dalle asso– ciazioni operaie organizzate all 'unico e pre– cipuo scopo di combatte re, energicamente, strenuamente , il capitalismo affamatore e dissanguai-Ore , i tiranni delle anime e del corpo. G. Bossom. 4.'Congresso dellaConfeder. al Lavoro MI\NTOVI\, 5-9 Maggio 1914 ORDINE D<ElLGIORNO - 1) Relazione morale (Rei. Rigola) ; 2) Relaz10ne finanziaria (Rei. Dell'Ava/– le) ; 3) Modifi cazion e allo Statuto (Relatrice la Commi ssione) ; 4) Abolizion e del lavor o notturn o, otto ore e Saba to inglese (Re/. Buozzi) ; 5) Lavoro a domicilio, collocament o e me– diatorato (Rei. Rigola) ; 6) Assicurazioni sociali (Rel. on. prof. G. Pferaccini, A. Alt obelli, on. Mazzoni e L. D Aragona ) ; 7J Disoccu pazio_ne (Rei. un- Quaglino); 8) La Cooperazwn e nei rigua rdi dell a re– sistenza Rel. A. Vergnianini ). r..·ez r ipro durr e l"o rdi1te del !Ji.(Jrno eh,, 1;en- à di scusso al Cr:mgresso dello C0nfeder azione del la v(Jro, non poui arrw a meno di ralle – gra~ ci: per re dervi pfJste r1uelle que!Jtioni, che la .Unt1J7!" delle donnP socialiste met ll~ra pure sull a vw tta fo rma ntl crm,vnJnu di Ancon a, ed all e Quali sapien temen le accenn ava la cumpay na Kv li scioff netra rt icrJ!,IJdi f undo del pr ecedente nu rMrr., del nost r o Qio rnale, com e quelle più rtlte a inte re.uare le drJnne lavo– ra trici. E_ MfTPIJf.,e di fatt i vana l'opera delli> dr,nne socialtsle fJPT tali conquis te, .r;e ques te non fossero_JJrorao_.,sedagli tJrganismi com petenti, i. f"JU';1-li -!ono 1n grado di avvalora re le agit a– zioni. rmsuron dfJ le f or:.r:, in (Jiuoco e .,aaUen– do i 'l/1,0'Tilenli ed . i mezzi opportuni alta lotta . L P dunn1, socialis te PfJ-"Sono dvn que trovar– si d'accor do, nel . me tt ersi a dispo.rizione della ConfedPra:.ifJnv del L a1 •0.ro, per quelle aaila– zifJn i che srmo di -"JJeciale in teresse per la don– na , ; che pur moven do dal terreno pratir;o di un int ere.rse imme dia to, sia pur minimo in confr ont o al pro gromrn,asociali sta , servono pe– rò a scuo ter e coscien ze in torp idi te e ci offrono un poten te mezzo per la divula azio11e dPlle stesse dottrine socia liste . LA DIFESA DELLE LAVORATRICI Piccole e grn.ndi\?ermi Il bel barbon e è corso abba iand o 1J can– cello della viIla, ove il_povero scemo~ ten- , de il tozzo di pan e. Ora con le zampe ap poggiate alla sbana gua rda con 'occhio at– tonito. PaL'e che voglia chi eder e : ~ -_ Sei tu la_creatura latta. a imma1sine e sormglianza d1 Dro? Sei tu il figlio ooll'uo- 1no? il re dell"universo? Io mi sento supe rior e a te: i mieibocchi sono più sfav illan ti, i miei nervi hanno più fr emiti , il mio cerve llo è più prQÌ:l!_o ad avvertire sensazion i ed affetti. - ~ - Propri o cosi bella e buona bestia! 1\lla tu non sa i_che talvolta gli uomin i hanru, più cura dr altre razz e animali che nori"della propri,t! La tua razza è stata infat ti qggetto dr studi e di att enzioni ; il povero S<::llmo è frutt o invece di miseria , di patimenti;;; per- ciò di dege nerazion e. ~ L'uomo, come ogni altra specie i :vente, è anzitutto il portato della evoluziohe na– turale: non v'è 10 ea divisoria fra il_,s_ener e umano e la bestia. Quale profondìt"'\'!iffe– renza psichica tra l 1 uomo normale e til sel– vaggio antropofago! E quale abisso Ira co– lei che servi di modello per la Venere capi– tolina e la donna ottentotta c'he ha tutt'ora una grande sporgenza posteriore, forse a ri- cordo del tempo in cui essa apparteneva alla specie quadrupede! E l'uomo, come l'animale, è anche il frut– to di una azione riflessa dell'uomo stesso e della società . Fat e che esso prodighi cure ad una data razza canina e ve ne tran à il _bracco o il levriero sapientemente specia– lizzati alla caccia dell'uccello o della sel– vaggina. Fate che l'umanità progr edita, si volga verso la. part e più abbi etta e saprà migliùrarla, elevarla, portarla magari ·al proprio livello ! _ Ma troppo spess o la società nostra invece di favorir e, comprim e e soffoca le buone leggi della natura. La società che nega il pane necessario al bimbo , che piega la ma– dre in cinta ad un lavo ro superiore alle sue forze, che avvelena di vizio l' ambient e in cui l'ess ere si sviluppa , è- la sola responsa – bile dell a mis eria morale del povero scemo che dest a forse la pietà d'un cane. Uno scrittore franc ese superbamente af– fermò, esserci più differenza Ira lui e il suo servo , che non fra questi ed un asino. Noi, elevandoci dalla egoistica legge del diritto del più forte, ad una più sana, più giusta e piil bella legge d,i solidarieia so– ciale, vogliamo trasfor 1nar e la società uma– na per mett erla in feconda armonia colle leggi benefiche della na tura . La maestra. LOTTEE DIFESADELLAVORO ADUH COMPAGNO DEL HAPOLHANO Da un operaio del mezzogiorno d;Ita lia per– viene alla <e Difesa)) una vibrata protesta con~ tro il Consiglio d-el Lavoro organa es-ecuti1Jo per le leggi sociali, perchè non cura l'applica– zione delle leggi protettive del lavoro nel Na– poletano e contro i socialisti del luogo ·che 5i occupano soltanto di elezioni e nulla rati.no Ì>.er migliorare le condizioni miserrime · delle mi– gliaia di d.onrre e di fanciu1lì sfruttati in modo inumano da quegli industriali. Non si abbia a male il compagno che prote– sta se, per Ill()ngenerare confusioni, preinetto che il Consiglio Superiore del Lavoro, c~sto di elementi i più svariati fra i quali anche una rappresentanza della classe operaia, non è un OT(lanoJs.ecutivo che.._po-- ~ - · ,,, zione delle leggi protettive del Lavorn'sso è inve ce un Corpo consultivo che studia e pro– pone provvedimenti a tutela dei lavoratori. Questi provvedimenti devono poi essère ap– provati dai due rami del Parlamento . Succede che Camera dei Deputali e Senato siano andati molte volte a gara nel modifleare, _ nello storpiare ed anche nel sopprimere di col– po le migliori proposte del Consiglio del La– voro. L'applicazione delle Leggi, buone o cattive che esse siano , è compito degli organi esecu– tivi dello Stato, Prefetti, Sindaci, ecc., e ad essi spetterebbe far osservar:e dagli interessati anche le leggi protettive del tavoro. Siccome però i violator i di tali leggi appar~ tengono ad una classe sociale molto più vicina a quella di cotesti funzionari di quanto non lo sia quella di coloro a sui arreca danno l'i– nosservanza di que ste benedette leggi 1 così ne segue che le Autorità sono sempre dispostis– sime a chiu dere entrambi gli occhi per ·non ve– dere le violazioni commesse dai lor o amici, sal vo anche valersi molte volte dell'Autorità che rive stono per autori zzare le infrazioni più gra vi e sfacciate. Per ovviare a questo stato di cose e per far si che queste leggi non restas sero sempre let– tera morta lo Stato si è deciso, per ottenere la lor o applic azione, ad istituire un corp o di Is11et– tori del la vor o. E, come semp r,e, per otte nere risult ati.inon eccessiv i, che non dannegg iasse ro tr oppe, i po– veri industria li, ha trasfo rm ato, già prima Ji istituirli, gl 'ispett ori del lavoro in isp ettori dell'industria e del lavoro. allargando le loro mansioni fuori del campo della vigilanza, di– minuendo così l' intensità e l'e fficacia di questa. S'immagina Il com(1'ag no napoJetano in qual 1r1ùd O dovrebbero moltipli ca rsi gJ'ispettori del– l'in dustr ia e del lavoro esiste nt i, una tr entina in tutto, per a rri va re, oltre al.l'altro lavoro che devono fare, a vedere quel che succede d'irr e– gùla.re in tutti gli stabilimenti d'It alia? · '.\Ilanùn bisngn:L disp ernr e : Mve non (}'Jssono o non vogli,,no ai-riva.re di loro !niziativa gli ispettori del lavoro, può e deve ari-ivare Ja coscien za e la buona volontà di tutti coloro, 0perai e non ùperni, che vedono o sann o l e lJUùtidiane 1;iolazioni di legge a umentati spe– cialmente lo sfr uttamento del più deboli fra gli sfruttati, le don.rie ed i fanci ull i. Essi <le• vono richiamar-e l'atten zione degli appositi funzi,,nari su tal i violn zioni per ottene re il lo– ro interventi.> onde rnettetvi fine (1). Pe rò non si ùeve attende r tutto dagli alt ri , nemmeno dallo Stato e da i suoi ispetto ri del la\'or o, perc hè JJnn occorre 1·icordare che le Ieggi esistenti non pos.:.O11O rimedi tJ.re a t~tti i - mali che travagliano i lavoratori. Se il prole– tariato maschile e femminile del mezzogiorno vuol veder migliorate le sue condizioni, se non vuol essere abbrutito ·dall'eccessò di lavoro, se non vuol vedere continuamente ridotto il suo salario, deye cercare e trovare in se Stesso la forza di resistere all'opera di sfruttamento continuamente ~ercitata o tentata a suo danno. Questa capacità di resistenza non può esser data che dalla coscienza del proprio diritto 1 e dal sentimento del dov,ere che ognuno di noi ha di lavorare, di lottare, per preparare a se, ai propri compagni ed ai prop"ri figli condi– zioni di vita migliiori delle attuali Diffondere questa cosci.enza nei lavora tori e nelle lavoratrici degli opifici e dei campi de– v'essere compito principale dei socialisti. Essi non devono accontentarsi di costituire circoli p_er la conquista di collegi quasi che dall'opera di un gruppo di individui, siano pure essi De– putati al Parlamento, possa venire la reden– zione del proletariato; ma e•ssi devono sopra– tutto fare opera paziente e continua per infon– dere nei lavoratori la :p-ersu.asione che non può esservi salvezza per loro all'infuori dello sfor– tJ cosciente che essi stessi devono compiere quotidianamente per il loro miglioramento. Non devono stancarsi dal ripetere e dimosti1aire a questi sfruttati che essi sono miseri e mal– trattati solo p~rchè non sanno e non vogliono resistere .all'ingordigia di chi sa approfittare della lioro debolezza causata dal loro isola– mento. Devono insegnare ad essi che i capita– listi c~ si arricchlscono del loro sudore nulla fanno di più di quanto farebbe ognuno di essi al loro posto, trovandosi di fronte a. docili pe– core che si lasciano tosare senza reagire e senza protestare. Dovere deLsocialisti. è inn anzi tutto di fare opera assidua ed instancabile affinchè tutti questi deboli si string.ano in le(Jhe di resi– stenza onde opporre ai loro padroni, invece della debolezza di ogni singolo, la forza irresi~ stib ile della loro solidarietà. Soltant o ove le ma sse sono animate da que– sto ideale di solidarietà, è possibile ottenere qualche cosa di concreto sul terreno politico. l'op eraia. (1). I circoli d'I s11ezione del Lavoro risie– duno: a Torino : per le pr ovinc'i e di AlessandTict, Cu• neo, Gen ova, Massct Carrara , Novara, Por– to Mauriz io , Toriuo. a Mila no : per le 11rovi 11cie cli Conio , Milano, Pcivia. a Brescia: ver te provincie di Belluno, Ber(Ja– ~1w , Busc ia, Creuwna, Mantova, Pctdova, Jfo viao, Son (lrio. 'l'r P1iso. Udi-ne, Vnie:ia , l/ Pro1ut 1 Vicen.:;a, n. BrJlogna: per le pr ovincie di Arezzo Bolo– ana , 1"errara , Firenze, Porlt, l.i"vorn~, Lu c– ca, M()dena , Parma, Pesaro, Piacen::.a, Pi– so, lfa vemw , neoaio Emilia, Si.e1ia. a Horna: per le JJrovincie di An cona. Aquila , Ascoli Picen o, Caaliari, Ch'il-t i, Grosseto, .llo cnot a, Pnu aia, Tfo uw, Sassari, 'f e– ratr/0. a Napo li : p Pt te provinci e di Ave llino, Bar i, Rene1u,11lo, Camv obasso Coserta Cusenza Foaaia, Lecce, Napoli, P1Jtenza, Salerno. ' non ancol'a istituito il Circolo di Cata nia 11er le rrr01>incie di Calt ani ssetta, Cala'l!'ia, ca. tanz.aro, Giraenti, Messlna, Pal erm o, Reg– yfo Colohrio, Siracusn, Trapani. Primaveradi lotta La primav era ci porta, quest 'anno , tutta una fioritura di scioperi in cui le donn e han– no una vivissima })arte. Dal Veneto, al Biellese, alla Lomellina, opera.ie e contadine lottano gagliardamente per le loro conquiste economfohe. A Mardùnago (Adria) 300 con ladine scio– peranti nella propri età del Gav. Gasparetto, imp edirono alle compagne di lav orare, proi– bendo anc he il passaggio per la strada pa– dovana a quanti non era no in possesso della tessera della lega. Sono stati inviati colil rinf orzi di carabinieri. A Biella sono in isciopero le operaie della ditt a Torello. Le scioperanti in numero di una cinqua ntina , si radunano giornalmente alla Camera del Lavoro. Venne compilato un memor iale con richie ste d'aumento per tutte le categorie. Ma là dove si combatte una più vasta bat– taglia, è nella LomelLina, ove la lotta è im– postata sopratutto sulle 8 ore di lavoro. È difaLti il momento in cui si stipu lan o-i con– tratti per le mondariso ed è su questo che i padroni non vogliono cedere. Le mondine hanno trovato solidarietà nella massa tutta, la quale da ben tre settimane ha smesso il lavoro. A Trom ello le mondine pur di avere le otto ore sono ct,isposte ad accettare L- 2.40 giornaliere. Il sindaco del paese che è il fit– tahile più forte e più influente, è colui che oppone una maggior ostinazione alla richie– sta di quelle lavoratrici. I lavoratori di Tromello che lottano com– patti hanno ben capito il significato di ave– re, rivestito di un'autorità preminente, colui che ha nelle sue mani gli stessi loro inte– ressi. Per quante siano state le intimida– zioni delle autorità essi sono tenaci nella lotta e si preparano a tempo opportuno per r,iscattare il Comune dalle mani de; padroni. La compagna Brebbia chiamata sul posto per una conferenza sulla organizzazione tr0- vò un'accoglienza entusiastica specialmente fra le donne. Anche a Ottobiano ferve la lotta. Si chie– dono otto ore per le mondine e 2.60 giorna– liere. Estesosi lo sciopero anche agli uomini si aggiungono altre richieste, Ira cui una ta– riffa unica pei lavori di taglio, onde impe– dire il krumiraggio da parte delle donne che si adattavano ad una tariffa minore. La lotta si svolge vivacemente. Sono state assunte delle krumire forastiere, le quali lavorano scortate dai carabinieri. Ogni mattina le nostre donne vanno sul luogo per tentare opera di persuasione. An– ~he qui la· Brebbia fu a portare la parola di solidarietà delle donne socialiste. La vittoria di questi contadini non può mancare . Bf\TTUTf\ DI CRONf\Cf\. Il fatto è avvenuto a Napoli, ma ne avven– gono d_i simili in tutte le città, se non nei villaggi. L'autorità trova in una casa equi– voca una giovanetta diciasettenne in collo– quio intimo con un capitano di lungo corso. Vengono arrestate la padrona del quar– tierino che è posto a tali servigi, ed un' al· tra intermediaria. La giovanetta è riman– data a casa sua. Di tutte le donne, la giova– netta compresa, si fa nome e cognome. Si tace quello del capitano, il quale come l'e– roe più innocente della commedia è lasciato libero. Egli dichiara infatti di avere sborsato del denaro alle due donn e per avere la gio– vinetta e si crede perciò nel suo diritto. Ecco: noi non amiamo qu el femmin i– smo ... zitellone, che ama dir sempre male degli uomini, esaltando ad ogni costo la donna. No, noi sappiamo che in linea di massirna per un.. porco, ci si passi la va– rala tanto volgare quanto necessaria e' è il suo corris71ondente al femmini le_ E ~appia– nw an che quali siano le cause del marcio dire1no così...- d 'ambo i sess-i. 1\1 a ci par~ troppo logico che i personaggi in questione debbano m eritar e lo stesso trattaniento sal – vo s'int end e La niinor enn e che era la so'la di cui il giornalon e che riporta il fatto, Il Mat– tino, se vol ete, dov eva lac ere il nome. Ma che si pretende alla fine da un gior– nale, quando La legge? i regolanien li le au – torità, mamtano libero colui che d~vre bbe esse 1'e il niaggior responsa bile? Signor capitano rii lungo corso, stavolta av~le speso maluccio it vostro denaro; ma un altra volta potrete essere più fortunato Fin eh,· c'è v'ita, e' è speran:a. _ · 1; !e_mz,re c_on arand e collera che io ascolto i f eli ci_d?ll a vit a accu u tr e di. bassa 'invidia d,– ve rgoo~~o!.:a concuvi scen~a il sentt'lnenlo ech; 1Jrova tl P?Ver o davantt la vita più disl 'nt ~?ll_e classi s~tn eti ori. Ma dunque vo'i tro~at~ iuows lo che 'tl 1101;ero desideri ciò che v . - dele? VorrP slP vol 71redfr are al povero l ot qf ~lel 9onvenl ~ e l'aslin e11::.adel p-iacere, q~a~/d~ il mc~cer e :w m,pie la vostra vita, quando ave– te cl_ei v oeti che non c_an~ano altro che quello? Se 1l _vostro tPno1:e dt vi ta è buono, perc hè i 1J()V~rt non lo desid erebbero? Se al contra rio e call n•o, v erch è contin iwl e voi a f/Odern e ? E. RE N:\t-.·.

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