La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 7 - 6 aprile 1913

2 CATERINA BRESCHKOVSKY Compiranno preato tre anni dal giorno che una delle donne più notevoli dei nostri tem– pi, Caterina Costantinova Brechkovsky, lan– gu~ in una borgata siberiana., ai confini del mondo abitato. Il destino di questa donna è oosì tragico, e il regime di vita a cui f' sta,ta. costretta, così tenibile che, perfino la stampa russa astutamente piegata a tacere tante cose, comincia a insorgere indignata. Come è poosibile, che nel 20' secolo, in uno Stato che pretende di essere civile, sieno possibili tali cose? Caterina Brechkovsky che le rivoluziona– rie russe chiamano famigliarmente la Non- 11a, è vicina ai 70 anni, ha conosciuto nella sua lunga carriera grandi difficoltà. Quall– ta bellezza morale in lei! Quanto è ammi– revole col suo grande amore per l'umanità! La brucia il des.iderio di diffondere in tutti quelli che l'aY,ic·inano, chiunque essi sieno, o dovunque si trovino la sua bontà. ~ata da una ricca e nobile famiglia rice– vette una educazione brillante e raffinata. Giovinetta sognò di consacrars,i interamente alla causa. del popolo. Invaghita delle idee liberali e umanitarie degli anni 1870-1880, si dedicò a.rdentemente all'istruzione dei contadini che ella ha sempre particolarmen– te amato. Fondò scuole, biblioteche, ospita– li, mirando unicamente in tutte queste sue offerte al progresso e all'emancipazione del– le classi popolari. Però la sua giovane ener– gia non tardò ad urtarsi contro gli ostacoli che lo czarismo ha sempre opposto a coloro che larnrano per la libertà e il bene delle masse, ed essa si convinse allora dell'im– pos.5ibilità di agire legalmente e divenne ri,oluzionaria. Suo marito, rimasto liberale, disapprova questa e,oluzione, ed essa, per dedicarsi in– teramente alla causa, non esita ad abbando· narlo . .Aderisce al partito Terra e libertà e, come molti altri, eccola a portare per le campagne i principii del socialismo rivolu– ziona.rio. \ eotita come una contadina, ,a di Tillaggio in ,illaggio, <li borgata in borga– ta, a seminare la dolce parola di fraternità umana, infiammando le anime, per il be– nessere e la libertà. Vi,e così qualche mese di una \"'ita intensamente attiYa; ma l'ine– Yitabile arriva: ella è aJ'restata. Dopo twa interminabile prigione preYentiva ,iene im– plicata nel famoso proc.eeso dei 193; con– dannata alla deportazione e relegata nelle regioni più solitarie e selvaggie della Si– beria. Dopo due anni, 1880, tenta di evadere; scoperta, è con<lannata per il suo tentatixo ai la,ori forzati e a quaTanta colpi di verga. :.\""onostante l'odio che ha contro di lei non si osa farle subire la fustigazione prendendo a pretesto la sua malattia di cuore. Soltanto nel 1896, dopo diciotto anILi di soggiorno in Siberia, la Sonna 1 può rientra– re :in Russia. Ella è restata ciò non 06tante la stessa. Gli anni cli reclusione e di depor– tazione non hanno potuto spezzare la sua energia, abbattere il suo spirito ,igoroso; estinguere la sua fede nella giustezza delle sue idee. .A.ppt::na <li ritornai eccola riprendere la sua propaganda ri ,oluzionaria, ardentemen– te, instancabilmente come prima. Per sei anni conduce una esistenza normale andando di vil1aggio in villaggio. - l vagoni erano il mio domicilio ordinario ~ scrive. La not– te, tenei;o dappertutto, dove era possibile. delle riunioni di giovani e dti contadini. Ciù $UCcedeva in barca in mezzo a una riv-iera 1 in una capanna di contadini o in fondo ai bo,chi. La polizia la per~guitaYa in tutti i luo– ghi, ma degli amici devoti Yegliavano su di lei procurandole asili sicuri e, d'altra parte. piena di F-angue freddo e <li fine-.6za, sapeva anche da sola trari;i d'impaccio. In questo modo la no:,tra buona nonna la– vora per la foudazione del partito socialista ri,-o1uzionario. La -\:iua influenza era gran., di&ima tanto sùgli intellettuali, coU1e sui uiovani, contadini e operai. Il !;UO carattere tutto d'un p&tzo ignorava che pote56e pa6Sa– re del tempo tra la parola e l'azione. Con la sua fede ardeute, il suo coraggio ineaaurihile 1 la sua enerfi'la, la sua fermez– za riusci a trascinare nella lotta centinaia. di militanti. Avendo accettato, per tonsiglio di amici fede]i 1 di r=fuf!iaroi all'estero per qualche tempo, e,,sa ne approfitta per fare, in .Amtrica, un giro di e:onfen:.nze allo i;;copo di ~uada~nare alla causa della Rivoluzione Ru;sa la esimpatia della società Americana, eesa non soltanto raccolse denaro per l<Llot– ta .-,aera; ma l'ammirazione e la maraviglia di quanti la intesero. Scoppiato il movimen– to rivoluzionario, avida <li rigettar.si nella mischia, riprese la via della Russia: e di nuovo. la prit,'lon.e. Arrestata nel 1901 durante un giro nelle regioni del Volga, fu condotta incatenata e sotto buona scorta a Pietroburgo e, gettata nella fortezza di Pietro e Paolo, le sono in– flitti tutti i rigori della segreta. Ogni leEra– me tra il mondo esteriore e lei era rotto. \ LA Dll<'E::iA!)$,LE LAVORATRJCI l Un a.uno e mezzo più tardi i suoi amici ricevono questo biglietto dove pa,ssa la sua gramde anima: 1e Ho vissuto tu.tta la 111,ia vita nella memo– ria e trovo di aver agito bene. Atbendo la fi· ne con l'anima serena >l. Rifiuta di sottomettersi alle formalità del– l'istruttoria. « Quando ero libera dichiara, facevo i 1niei affari senza il vostro concorso, adesso fate i vostri senza il 1nio ». Essa fu giudicata dopo ventitrè mesi di prigione preventiva. Dichiara di eseére IDJ!imbrodel partito socialistru rivoluziona.rio e di averne sempre propagato le idee, e j'n condannata alla deportaz1one perpetua. A 67 anni, la salute minata. da, una. vita di persecuzione e di soff~renze, Brecbkovsky, riprese la strada che essa aveva ~rc_ors_a trent'anni prima piena cli forza e d1 g1ov1- nezza, di prigione in prigione, di ta'Ppa in tappa verso la lontana Siberia con la com– pa~n ia delle bestemm1e della soldatesca e le ci:1che volgarità <lei forzà.ti criminali. Àl termine della sua esistenza,, ecco questa don– na ammirevole sequestrata in luogo solita– rio lontano da tutto ciò che le fu caro, maÌata e priva d·i aiuto e di conforto, o.gg~ : to di continua sorveglianza dai parte dei su01 guardiani. . Si crederà che esista nel mondo uno ,stato dove, delle vecchie donne, formano il terrore dei governanti? I. R. la munificenza ~elRegio Governo ~ Mio fio-lio è richiamato al servizio mi– litare ed i; povera vecchia rimango nella miseria! Così mi diceva una v~chia madre che è stata in questi giorni privata dell'unico suo sostegno, giacchè il Governo ha rite:°u~ ne– cessario richiamare anche i ·soldati di 3.a categoria. - S-icuro, buona donna, il nostro governo provvede pa,ternamenté alle spose dei richia– mati ed anche ai figli, perbacco! offrendo nientemeno che cinquant..'l e venticinque centesimi rispettivamente ... Quanto a.Ile madri possono accontentarsi della gloria. Il governo vuole mettere a pro– va ,il vostro amor patrio. Che diamine! E l'orgoglio di avere un figlio che offre il suo braccio per il bene inseparabile del re e deUa patria non lo contate affatto? - Sarà, ma io so che debbo proprio in questi giorni pagare l'affitto. - Già:, perchè ,il padron di casa per a– mor di p~tria non vi condona nulla! - Mai più! ed io dovrò vecchia e ma– landata come sono, lavorare alla meglio per mangiare un boccone! -- Sì, povera donna, e con YOirimarran– no nei triboli altre madri e altre giovani spose coi loro p.iccini, chè neppur essi avran– no una cuccagna ... L'amor patrio dei signori a pancia piena non si preoccupa di voi poverette; l'amor patrio dei nostri governanti non ha occhi per le vostre piccole miserie. :Ma, e i milioni dell'erario come si spen– dono? Ah, c'è dell'altro da fare, buone don– ne! Bisogna gareggiare con glii altri Stati : ci sono nuove corazzate e nuovi cannoni, bisogna trovare milioni e milioni per tute– lare le conquiste fatte nella Libia, che ancor oggi ci costano sangue! Sempre così del resto in Italia, anche quando l'orizzonte non era burrascoso e dap– pertutto alitava aura di pace! C'era per esempio da fare una piccola e doverosa Cassa di Mater·nità per le lavora– trici? 'f1utti riconoscevano giusta la cosa; ma quanto al fare bisogna andar adagio: e dopo tanti auni di pressioni e di insistenze ecco la munificenza di un ministero liberale uoncedere la miserabile cifra di 2 o 300 mila lirr per tutte Je madri operaie itaiiane! nean– che la ci fra che prende annualmente una 50Ja principessa di sangue reale) 1Ia occorreva una corazzata? le c.entinaia di milioni erano pronte; scoppia la guena con la Turchia? Tutta la taccagne1•ia gover-– nativa scompare ad un tratto. Sapete voi buone donne che prendete rinquanta centesimi al giorno di sussidio dal patrio governo, quanto può costare ut1 colpo di cannone? Perfino duemila e cinque– cento lire? eppure di cannonate non si è fatta economia. 11 patr;o governo è avaro soltanto per voi, •oltanto quando si tratta della povera gente minuta, che sta entro i pTopri confini. Fuori fa lo •paccone. E' ben vero che neanche gli altri Stati sono molto dissimili: anzi, oggi anche lena– :doni che parevano bene avviate sul terreno dei miglioramenti per la classe lavoratril'e si mettono nella pazza gara degli armamen– ti. Che cosa accadrà 0 Il popolo lavoratore che si vedrà ben pre-– sto oppi-esso dal peso di quesie folli spese, comprenderà una volta che bisogna disfaTSi dai vec<:bi governi: il proletariato d'ogni paese si unirà allora in un unico :intento: quello di porre fine a queeto pazzo andamen– to di cose e metterà perciò le proprie forze non già al servizio <lel gioco brutale degJi interessi monarchici e borghesi, ma a quello della propria. causa, per conquistn finale del propri diritti. Povere madri di– menticate, povere donne che vi lagnate giu– stamente per il misero sussidio che vci offre il governo attuale pel sacrificio dello sposo; venite nelle file del socialismo, allevate i vos.tri figli in questa bella. fede e allora essi non diverranno un giorno .j ciechi strumen– ti che ribadiscono le nostre catene, ma sa– ranno e.ssi i gagliardi militi della nostra sa!llta battaglia.'. GISELDA BREBBIA. Educhiamo la donna! Molti sono• coloro ch0 sostengono che non è neoessario istruir& la donna. Secondo me la mancanza. d'istruzione della donna raP.pre_senta un dwnno an~he per gli uo~– mini: difatti se la donna è ignorante e 11 marito è istruito vi sarà sempre discordanza d'idee e di sentimenti. Nella fii.miglia è nec.essa.ria l'istruzione del– la donna, come è nec.essaria quella dell'uomo. Io considero l'ignoranza della donna per la più tremenda nemica della vita di famiglia. Volere che la donna sia ignorante è volere eh& nostra. ma.dre lo sia: si sa che è sulle ginocchia della madre che si formano i ca,rat– teri dei fanciulli, dalla madre si ricevono i primi impulsi i quali hanno talvolta un'in– fluenza preponderante su tutta. la vita. I figli diventeranno ottimisti o pessimisti a secondo dell'educazione ricevuta dalla madre. E' la donna che mette i germi dei futuri sen– timenti nei cuori dei figli: se questi germi non -sono buon.i, nulla di morale, di sano svi– lupperanno. Educhiamo la donna e colloche- d~~a uit d:~ 01 aÌ ~o:cf:iu!a:i!i~: u~t~r:1\~ tare. La madrn è base fondamentale alla cor– rezione e alla rigenerazione psichica dell'in– dividuo. E' la donna la prima istitutrice dell'umani– tà bambina: essa impone il <;uggello suo spe– ciale: essa trasfonde la sua vita in quella del figliolo adorato e lascia nell'anima di lui impronta incancellabile. La madre intende il suo figliuolo muto. Quanto si prend& nel1e fasce non si lascia che nel lenzuolo funebr.e. E' una necessità che anche la donna acquisti una coltura sociale poichè la donna è la ma– dre di tutti gli uomini: ciò vuol dire che l'uo– mo fin dall'origine della sua esi_stenza dipen– de dalla donna. Aveva ragione Vietar Hugo quando, nella sua mordace ironia, esclamava: L'istruzione della donna è così straordinariamente impor– tante che naturalmente non ci si bada! In Italia, ricordiamooelo, abbiamo il 60 % di donne analfabete. PLACIDA 8TEFANI:,;I. N. d. R. - 1 1 utto ciò che dice la nostra egre– g1:a collaboratrice è <implicito nel nostro pen– siero e nella no.stra azione socialista, e noi, 110n possiamo che girare questa efficace argomenta– zione a chi ne ha bisogno. Purtroppo vi è an– cora fra gli stessi nostri compagni, chi non sente quanto sia triste e umiliante la conviven– za con un'e~se1·e la cui mentalitrl è ù1feriorel v'è purtroppo anche fra i nostri quale-uno che preferisce avere nella moglie o nella sorella una schiava rassegnata, anzichè una compagnci di lotte e di aspirazioni. À tutti quelli che così pensano 1 e agiscono conformemente al loro pensi"ero retrogado, pos.11-iamo ripetere soltanto cli'essi non sono ancora soc-ialisti .. 4/a alle con– siderazioni della comvagna Stefanù,i vorremI mo aggiunr1e1·e un'altra cosa d'importan=a fond(imentale e pregiudiziale, qu,ella cioè che oltre all'1.tti[ità che alle famiglie e quindi a-n– clie alle società potrà risultare dalla ma{JgiorP cultura della donna-madre, v'è il diritto e il dovere per la downa d'istru,ir-si, di partecipare alla vita intellettuale e alle lotte politiche co– me indiv1:duo, come membro clella 1società u– ma.na . ll diritto alt' istruzione la donna se lo (t,C– quista prima ancora di diventare madre e pri– rn,a quindi J,i dover comwniccire ad altri ciò ch'essa ha imparato. L'istruzione è un bisogno altreft(lnto itrge11te, impellente come quello del nutrimento fisico, e guai a rhi se ne lascin. privare.I . La proletaria arriverà al riconosci°– mento del suo diritto e alla pos.~ibilità di ap– pagarlo soltanto quando, profondamente so~ cialista. con criteri socialistici combatterà la J:ocietà attuale, e implicitamente, sentirà e di• /e.nderà la propria dignità. Altora avrà a suo fianco ìmman cabilmenl e. tutti i proletari sociaUsti, a pari suo 6/ruttaii, a pari suo anelanti alla coltura, ad una e~i- 6tenzq, (li_liberi ~ di- coscienti, aJ pie,no svilu,JJ– po della loro individualità. Il nostro giornale riempie una lacuna che molti compagni deplo– ravano, la propaganda sociale nel campo femminile: una necessità per l' elevamento generale delle masse lavoratrici. Abbonatevi quindi alla Difesa nostra, e fate abbonati. Coopererete ad un'azione di pro– paganda e di educazione vera– mente moderna e civile. Abbonamento annuo ... L. 1,50 semestre • O.BO Dirigere vaglia alla Società Editr. 11 Avanti,, Via S. Damiano N. 16, Milano .• QUANDO MUOIONO I RE ... Come prima della nascita, così pure <lu~ rante la vita e a.l momento della morte, si manifestano cinicamente palesi le disugua~ gl1iallze sociali ... E 1 mo~to, ucci.so_ il re <l1 Grecia, e tutti - eccetto 1sovvers1v1 - senza distinzione di nazionalifà e di sesso, han– no avute parole cli compianto per 13: m.orte, di sdegno per l'uccisore. Perchè? V1 d 1 1ra1~– no: perchè la vita umana è sacra e l'ucc1~ sione d'un essere umano, è obbrobri~a. No~ rispondiamo: non è vero, per voi ddenson del privilegio, la vita umana, come tale non ò: sacra. Se sa.era fosse, non avreste tollerato che le donne -incinte pregiudicassero, col fe– brile lavoro in ambienti micidiali, la vita della futura prole, non permettereste che la stragrande maggioranza degli esseri umani vivesse in delle condizioni che non solo non d·ifendono contro le malattie e la morte pre– matura, ma anzi pr:ovocano le une e SJ?in– gono nelle braccia dell'altra. E se c&n.s1de– raste per davvero obbrobriosa l'uccisione cli un essere umano, non plaudireste alla guer– ra, non armeroote i popoli, non tollerereste la sistematica denutrizione delle masse, la straziante forma clegli individui. La vita è sacra per voi quando chi ne è esponente è un privilegiato, al quale la schiavitù e il lavoro delle moltitudini ban– no procurato gli onori e gLi agi che sono negati ai semplici mortali. Ecco perchè avrete pianto più o meno sin– cerament.e, quando re Giorgio venne col– pito da una delle armi che servono ai popo– li per distruggers:i a vicenda nell'interesse e in omaggio di que1la stessa monarchia e di quello stesso privilegio di cui l'ucciso e– ra l'esponente. Altre lagrime ed altre condog1ianze, più unanime, p;iù numerose questa volta 1 per la morte di un altro re, più potente, più uni– Yersalmente noto, più temuto e sopratutto più invidiato <li quell'altro. Però era un re senza corona e senza trono ... anzi il re cli una repubblica. Pierpont Morgan, miliarda– rio america.no , moriva in questi giorni a Roma, lasciando un patrimonio personale di due mila mi.lion.i di lire. Amministrava un capitale di otto miliar– di, ossia otto mila milioni di lire. Il mondo era suo e aioè non -solo non e6isteva. un ca– priccio per quanto bizarro ~ dispendioso che non avesse potuto a.ppafare - un giorno pagò c.entomila lire per un cagnolino - ma aveva, anche alla -sua dipendenza diretta. e indiret– ta mi1ion.i cli esseri umani. AJ loro la,oro eg]i dovette le sue ricchezze, la, sua gran– dezza, il .suo regno. Ciò non toglie che men– tre egli muore, dopo aver goduto cli tutto ciò che poteva. rendere lunga e piacevole la sua vita, muore circondato da un'aureola di grandezzi, essi gh innumer~, continuano· il loro martirologio cli denutriti, di desere– dati, di umiliati, e moriranno come banno vissuto ... piccoli, anonill:ill, schiavi. I giornali di tutto ,il mondo parlano dif– fusamente della vitai, delle benemerenze e della morte ciel grande Re delle Finanze. Siccome poi è morto in Italia, la stampa ita– Jiana. gli dedica le adula.zioni e il com– pianto che si merita un .... Re. Non manca– no nel coro del rimpianto, nè i poeti, nè i preti, nè le c 1 signore per bene l!. Possono non commuoversi per la morte di quel Gran– de Uomo e non è un immenso onore per la patria cli lor sigu01,i il fatto che il miliar– dario abbia voluto morire proprio a Roma? E non è vero. fiero. patriottismo il rile,arlo e •ersare lagrime suJla. salma sua, anzichè su quelle per esempio delle quattro minatrici italiane che morivano giorni fo in Sardegna soffocate e sepolte sotto il pe;;o delle ricchez– ze che estraevano cla11aterra? Piccolee grandiverità Ho conosciuto in un paese della pianura lombarda un giovane socialista entusiasta clell' idea e solidale coi compagni lavoratori fino all'eroismo. Quando non era ancora conquistato alla dottrina Marxista era un vagabondo, delin– quente volgare che si faceva imprigionare per furto. Ed era pur passato per c,li ora- tori cattolici e per la chiesa! e Ora non toccherebbe uno spillo altrui! E ci vengano a dire che noi se.miniamo la cor– ruzione e peggioriamo il popolo! La. verità è cbe la cllgnità di classe a cui risvegliamo il proletariato già oppre&:;o e calpestato da– gli sf1;·utta.tori, illumina 1a coscienza. di ogni organizzato e lo eleva a sentimenti superiori e che la nuova religione della verità della giustizia, della solidarietà generosa, n 1 obilita l'animo assai più della paura dell'inferno e dell'egoistica conquista di un incerto e lontano paradiso! VERA-

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