Critica Sociale - anno XLII - n. 20 - 16 ottobre 1950

E 288 qUTICA SOCIALE Il Socialismo e Nel fascicolo del I luglio abbiamo pubblicato un ampio riassunto dell'opuscolo laburista, al quale il com– pagno francese André Philip replica in un altro opu– scolo, edito dal Movimento socialista per gli Stati Uniti d'Europ(}, che traduciamo. Non siamo in tutto d'accor– do con Philip, ma riteniamo interessante l'enuncia– zione che egli fa di alcuni dei problemi fondamentali del socialismo democratico nel momento presente. LA CRITICA SOCIALE L'opuscolo pubblicato recentemente dal Labour Party ha sollevato una certa emozione nell'opinione pubblica mon– diale e, in particolare, negli ambienti socialisti e rnpub– blicani. Infatti presentato come il risultato dei lavori ufficiali del– l'Esecutivo del più potente Partito operaio esistente oggi nel mondo, esso mette purtroppo delle armi preziose a di– spos/zione degli avversari delle idee di progresso. La gof- , faggine e la contraddizione di alcune delle sue affermazio– ni, l'espressione di un isolazionismo nazionalista che era stato finora appannaggio esclusivo dei partiti di destra per– metterà infatti a una frçizione della borghesia liberale di pre– sentarsi come più avanzata e più progressiva di alcuni di quelli che si dicono socialisti. Fin d'ora questo argomento è utilizzato dai nostii avversari: esso è stato evocato a Pa– rigi, in una pubblica riunione, dal signor Paul Reynaud e, a Berlino, in occasione del recente congresso per la libertà della cultura esso ha permesso a certe personalità di scate– nare una offensiva generale contro le idee socialiste. E' in– negabile che l'opuscolo del partito laburista è un colpo molto duro inferto all'-insieme dei partiti socialisti del continente europeo. Disgraziatamente questa iniziativa non è la prima. Già nel settembre dell'anno scorso l'azione del governo britan– nico che svalutava profondamente la sua moneta senza aver prevenuto i governi europei e senza aver tenuto conto della loro situazione, ha prodotto in alcuni paesi uno sqtùlibrio economico e dei turbamenti sociali dei quali i lavoratori organizzati sono stati le prime e le principali vttime. Quale che sa H loro desiderio di solidarietà operaia, e la loro vo– lontà di difendere i laburisti britannici contro i loro avver– sari conservatori, i repubblicani francesi non possono rima– nere più a lungo silenziosi. Noi non siamo come il partito comunista e non pensiamo che esista una pat1'iasocialista alla quale tutti i partiti di sinistra di Eu1'0padebbano sac1'ificarsi senza condizioni. Noi ·non possiamo permettere che l'autorità delle forze socialiste e repubblicane nei paesi del continente si indebolisca man– tenendo il silenzio su certe affermazioni contrarie a tutte le tradizioni repubblicane dei nostli paesi e persino a quelle che ispirarono un tempo il socialismo nascente in Gran Bretagna. Per questa ragione Ìni sforzerò in questo opu– scolo di .fare molto obiettivamente il punto e di esprimere nei confronti deM'iniziativa del Labour Party quella che mi sembra debba essere la reazione dei socialisti e degli uomini di sinistra nei vari paesi del nosti·o continente. Preciso che non si tratta qui di una risposta ufficiale del Movimento So– cialista per gli Stati Uniti d'Europa al manifesto del par– tito laburista, ma di un rapporto esprimente le mie idee per– sonali e destinato a suscitare nelle varie sezioni delle di– scussioni, delle ricerche e degli studi. Solo phì tardi, nella sua prossima conferenza internazionale il M.S.S.U.E. defi– nirà ufficialmente la sua posizione. L'opuscolo del Labour Party pone in r~altà quattro pro– blemi che devono essere esaminati successivamente Essi riguardano le idee economiche fondamentali del Labour Party, la sua posizione di fronte all'Europa, le sue idee sulla tecnica dell'organizzazione internazionale e infine la sua concezione della solidarietà socialista: su questi quattro 1,mti vorrei po are alcune chiarificazioni. e a 10 a l'Unità Europea A. IDEE ECONOMICHE FONDAMENTALI L'opuscolo del Labour Party comincia col definire le sue idee economiche essenziali con le tre affermazioni seguenti: a) « Nell'ambito internazionale come in quello nazlooale la Società deve essere organizzata in modo da offrire a tutti i suoi membri un'eguaglianza di probabilità di successo, di responsabilità e di sacrifici »• 1. Perciò « lo stato deve intervenire per correggere le tendenze economiche cattive e stimolare quelle buone •. 2. A questo scopo bisogna prima di ogni altra cosa • per– mettere la continuazione del pieno impiego e della giusti– zia sociale in Gran Bretagna e l'estensione di questi van– taggi al resto dell'Europa occidentale ». A queste tre affermazioni noi possiamo dare l'apporto di un accordo generale e ricordare una volta di più la nostra ammirazione senza riserve per l'intelligenza e il coraggio con i quali Stafford Cripps è riuscito, nelle circostanze più difficili, ad assicurare la ripresa del suo paese pur difen– dendo gli interessi operai e migliorando il livello di vita reale dei salariati. Tre riserve si impongono tuttavia: 1. Rimane inteso che quando parliamo di pieno impiego, si tratta del pieno impiego della classe operaia considerata nel suo insieme e non di ogni categoria professionale. Non esiste il diritto di. un produttore, sia esso padrone, lavorato– re indipendente o salariato, a conservare indefinitamente l'impiego nel quale egli si trova attualmente se questo è di– ventato inefficente per conseguenza della evoluzione indu– striale. N@n esiste il diritto al pieno impiegp dei fiaccherai nel momento in cui nasce l'industria automobilistica. La politica del pieno impiego mira ad utilizzaré tutta la classe operaia per le produzioni ·più efficenti, assicurando durante i periodi di transizione il livello di vita dei lavoratori quando certi aèl.attamenti professionali si rivelano indispensabili. Quel che deve essere difeso e salvaguardato è l'interesse · della classe operaia nel suo insieme e non il « vested inte– rest » cioè l'interesse costituito di certe categorie corpora– tive o locali. 2. Analogamente il pieno impiego deve essere conside– rato dal punto di vista della classe operaia internazionale. Il socialismo dovrebbe ,condannare ogni politica che rea– lizzas~e il pieno impiego in un paese determinato median– te provvedimenti che ridurrebbero all'inattività i lavoratori di uno o più paesi vicini, perchè essa realizzerèbbe cosl una semplice esportazione artificiale della disoccupazione. Il pieno impiego ha uno scopo internazionale anche quan– do le sue tecniche di realizzazione si inseriscono provviso– riamente in un quadro nazionale. 3, Il pieno impiego è un elemento importante del socia– lismo ma non il solo. Nè il pieno impiego e neppure le na– zionali:zzazioni bastano a esaurire l'idea socialista. In realtà essi non l'abbordano neppure· perchè corrispondono ad una politica di prpgresso presocialista. Il socialismo stesso co– mincia ad essere realizzato soltanto il giorno in cui i lavo– ratori accedono alle· responsabilità e partecipano essi stessi democraticamente alla.gestione delle imprese. Noi dobbiamo insistere su questi punti per evitare una deviazione cbe op– porrebbe il laburismo britannico al socialismo contim,ut.ale. Il· pieno impiego è il salariato per tutti, ma la parola d'or– dine dei socialisti del continente è sempre stata l'abolizion" del salariato. Il pieno impiego ed anche alcune naziona– lizzazioni sono state realizzate in Rus~ia e nei regimi di Hitler e di Mussolini.. In realtà una tecnica, quale essa sia non ha di per sè stessa, carattere socialista. Essa lo acquista nella misura in cui viene utilizzata non solo per migliorart materialmente la sorte <¼ilavoratori, ma per accrescere la loro libertà e la lo1'0partecipazione alle decisioni essenzlali. E' il controllo operaio e la partecipazione operaia a tuffl 1 livelli dell'amministrazione che soli fanno del pieno impiego e della nazionalizzazione una realizzazione socialista. Qui importa di non rinnovare l'errore del diciannovesimo secolo in cui troppi begli spiriti hanno abusivamente iden-

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