Critica Sociale - anno XLII - n. 11 - 1 giugno 1950

CRITICA SOCIALE t.41 ti, peggio che infliggere all'invasore un più grond e sac11ificio di vite? E c'è qualche cosa di più im.po ·r– ·tante e di più sacro dell'integrttà territoriale e de l– la libertà della patri'<l? Oi rispondano gli amici .impegnati a spezzare tut– te le I-oro lance contro le ,armi: atomiiche e ci dica– no oç,me si comporterebbero di fronte a quel peri– colo mortale, se di•sponessero dlei mezzi per • sv,en– tarl-o. Quan.to a me, invitato a dare la. mia ade·sirme all'iniziativa de,l,le donne triestin~. Stostenuta dal lo– ro Vescooo, ho obbedi'f-0 allo scrupo,l,o di ri·spo·ndere con la lettera che s,egue e che vuol,e ess,ere integra– ta da qualcullfl. delle rifless.foni compf.ementari di questa brev,e premessa. Il destinatario - l'avv. Giorgfo Marzola del Par– ti-lo Socialista lf:aliano, già assessore di Milano nella Giunta de,l Comita&J di Ubiera.zione - è un uom-0 nobile e sincero e ha coraggiosamente· combattuto contro gli usurpator:i fascisti e gli invasori tedeschi. Non è dunque pos-sibile che non comprenda e non oondfo.ida la mia opinione. « Tu hai chiesto hl mia adesione personale ail"ap– pello del Vescovo di Tri,este per l'interdizione delle armi atomiche e la con·danna. d,i chè le usass,e in caso di guerra. E io non posso che oonfermarti quanto• ho già a– vuto occasione di dire ne:[nostro i-ncontro: che co·n– sidero cioè il problema as·sai più protondamente e che quiella ch e bisogn a interdire è i.nnanzi tutto e sopra tutto la guer.ra . E' in-;n.egab-ile, infatti, come osservav_o :in Consiglio Comu11J11l,e, discutendo la mozione della pace tra l'u– naaime co,nsenso, che non gtà le armi a&Jmiche crea– no il pericolo della gu,erra, ma, al .contrario, z1l pe– ricolo della guerra le armi atomiche. Nessun appello mai, d'altro ca,nto, impedfr,bbe ai vari paesi del mondo di potenziare al massimo i mezzi di o,ffesa e di' diifesa finchè v,edesS'ero sull'orizzonte della loro storia l'ombra di un nemico. Ed è giusto rilevare anco,ra che la guerra, pur senza armi atomiche, se– milllJJ immens·e stragi come sappiamo per nostra e– sperienza, e che il fatto di uccidiersi J'leciprocOJmen– te offende l'umanità assai più della moltiplicazione dei morti. Tutto questo io sentò l'imip11escindibile dovere di ripetere ancora una vo.Ua perchè ogni div,ersa opi– nione non farebb·e che su,gg,erire degli alib.z'a chiun– que premeditasse nuovi conflitti. Come se, svelenita di qwelle armi, la gwerro potesse essere immaginata e combattuta senza infami·a. Ecco dunque il mi-O peI11St1 1 ero nella SUJl sintes,i e nella. sua coer;enza: col Vescovo Santin, co,n. l-ema– dri di tutto il mondo, con gli uomini civili- di ogni Nazione facciam o la crociata dell'GJdemocrazia., che è compl 'lensfo.ne e conc.ordria, contro la dittatura, i-m– plicitmn ente esc lusivistica e bellicosa; della solida– rietà ·dei lavoratori, necessarfome·nle universale, con– tro la sopravvivenza di ogni privilegio, che è ,,in s,e stessa •iniqua e provocatrice; dell',amone fraterno, in– fine, contro, qua,lsiasi prec,oncetto fazioso o intel'es– se particolare. La fortuna d.i questa crociata seppellirebbe le ar– mi atomiche, con le loro formule, ,per sempre. La lo– ro interdizione non farebbe che stimolarne la produ– zione clandestina col risultato di renderne impossi– le, o del tutto inefficace, quals.faisi co,ntrollo recipro– co. Con la prospettiva di far trovare tanto più co- pios•e, in caso di _conflitto, le loro riserv,e. · E sarébb,e questa certamente la peggiore delle sorr– prese per i {-autori della pace, tra i quali io credo di pobermi annovero-rie con la sinoeridà e la purez– za di chi ha ricevuto dalla guerra il più tremendo castigo». ANTONIO GREPPI ibliotecaGino Bianco Sia burro sia cannoni Narrano di un certo candidato senatoriale ame– ricano, il quale, messo alle strette nel corso di un comizio da suoi avversari che lo. invitavano a spe– cificare' se, nel campo economico, egli fosse per una politica di inflazione o di deflazione, ebbe un colpo di genio. « Noi propugneremo· strenuamente una po– litica di sola //azione ))' rispose, tra scroscianti ap- . plausi. L'aneddoto ci è tornato in mente in occasio– ne delle due recenti conferenze di Londra, sentendo Acheson riprendere (ah, sciagurata mancanza di fantasia!) il vecchio dilemma di Goering, « burro o cannoni)), per brillantemente risolverlo assicurando _che « l'Occidente aveva risorse per produrre sia il burro che i cannoni )). In tal modo - accettando come premessa le pa– role di Truman: « per mantenere la pace n.eI mon– do occorre mostrare il pugno a certi popoli », ver– sione « americanizzata» <il.ell'antico si _vis, pacem, para bellum, si è cercato di mascherare, costretti 0rmai al piano della propaganda, una delle ·gravi conseguenze dei consessi londinesi. E cioè la mobi– litazione dell'economia in funzione del riarmo, non più limitata agli Stati Uniti, ma estesa ai paesi del– l'Occidente Europeo. Per .chi non s•~ cacciato nel Patto Atlantico in base ai miti della « sicurezza » o della « solidarietà occidentale )), ma con piena con– sapevolezza degli impegni che esso comportava, ciò non deve costituire una sorpresa. La necessità del ria,rmo europeo conseguita, con il contributo- auto– nomo dei diversi paesi europei, e non soltanto con gli aiuti complementari, finanziari o di armi, ame– Ficani, era stata esplicitamente p«;>sta (anche se si è preferito « far nebbia» al riguardo). Ed il punto era proprio quello di non intendere come i Paesi delrOccidente europeo, ed in maniera spiccatissi– ma il nostro, con economie stremate dalla guerra e non riassestate, senza la disponibilità di investi– menti pubblici e privati degli S.U., con aree e situa– zioni socialmente depresse da bonificare con il pubblico denaro, non potessero affrontare questo impeg,n9, senza esporsi ad una involuzione econo– mica che in definitiva li avrebbe indeboliti e non rafforzati. Questa era comunque una delle conse– guenze del Patto Atlantico: e che gli Stati Uniti-, che cominciano a sentire il peso della situazione, esigessero la cl')ntropartita era, presto o tardi, ine– vitabile. Quello che invece è più grave; nei risultati di Londra, è che questa necessità del riarmo europeo ha assunto la preminenza. Gli stessi americani, in occasione della conclusione clel Patto Atlantico, si erano ·preoccupati di stabilire che aiuti E.R.P. e aiuti. militari dovevano marciare distinti, in vista di due distinti obiettivi. Riassestamento economico e riarmo militare non dovevano confondersi anche se, secondo il loro avviso, i due obbiettivi concor– revano all'unico fine della «sicurezza». Questo im– probo parallelismo sta ora venend_o meno. Lo stesso prolungamento degli aiuti economici dopo il 1952 appare ormai condizionato ap. un.a « integrazione economi-ca » in funzione della « politica, di potenza ». E ·a chi teme per la sostanziale sterilità, per la in~ trinseca anormalità, per l'immancabile depaupera– mento di una economia di generale e totale riarmo, -si risponde appunto che non mancheranno « sia burro, sia cannoni ».• Un blocco atlantico Seconda conseguenza dei consessi di Londra la consacrazione e il riconoscimento de jure dell'asso– luta egemonia statunitense su quello che ormai è di– ventato irremissibilmente il « blocco atlantico ». Che si sia trovata troppo audace l'idea del « Consiglio Supremo Atlantico )) e che si sia ripiegati su di un << Comitato. esec~1tivo permanente )).non ci sembra a

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