Critica Sociale - anno XL - n. 5 - 1 marzo 1948

CRITICA SOCIALE 115 Ciò che si stampa P4llBI F., CALAMANDREI P., SILONE I., EINAUDI L., SALVEMINI G.! Europa federata - Milano, ed. Comunità, 1947, pagg. 92, L. 250. . Rossi ERNESTO: Banderillas - Milano, ed. Comunità, 1947, pag. 114, L. 300. Nella quasi perfetta veste tipografica che li ,distingue, in una nuova serie delle « edizioni di Comunità », questi due li– briccini si raccomandano anche per il loro interessante con– tenuto. Il primo, preceduto da una briosa introduzione di Ernesto Rossi, uno dei fondatori, sin dal suo confino a Ventotene, del Movimento Federalista Europeo, raccoglie i discorsi pronuncia– ti nel grande meeting organizzato nello scorso ottobre al Tea– tro Eliseo di Roma. Dopo una presentazione d'inquadramento di Ferruccio Parri, Piero Calamandrei, con nitore di toscano prima ancora che con rigore di giurista, ha chiarito la dif– ferenza tra semplice Confederazione di Stati e Stato federale, basato su di una reciproca paÌ-ziale rinuncia alla sovranità assoluta, per impostare il federalismo _a due idee essenziali: « esso vuol dire limitazione di sovranità e di indipendenza dello Stato nazionale a favore del superstato federale; v'ltol dire aumento dei diritti individuali dei cittadini, i quali, godendo di una doppia cittadinanza, parteciperanno in regi– me democratico non solo alla vita politica dello Stato compo– nente, ma altres)... alla formazione della maggioranza che di– rigerà il superstato federale ». Ignazio Silone, nel parlare della missione europea del socialismo, ha messo iD. evidenza come la ripresa· della lotta per l''unità europea sia la sola via di salvezza per i Paesi liberi del vecchio Continente, pur no– tando come l'avvizzirsi, nelle stesse forze socialiste, del po– stulato federalista sia stato un non insignificante aspetto del loro regresso,. perchè sin tanto che il socialismo si· dibatte nei vicoli ciechi della politica nazionale, esso non potrà espli– care in pieno la sua grande funzione. Sull'aspetto economico dell'idea federai'ista si è trattenuto Einaudi, dimostrando la necessità di unificazione del mercato europeo, non senza ar– gutamente dissertare sul grottesco linguaggio bellico che s'usa quando si parla di rapporti internai.ionali economici. « Se gli u·omini fossero ragionevoli », ha infine asserito Gaetano Salvemini, una Europa federata, sul prototipo svizzero, esi– sterebbe diggià. Ma la realtà - e non la logica - è che di regola diplomatici, generali, ammiragli, politicanti, giornali– sti, filosofi e professori universitari non sono animali ragio– nevoli. Sono solamente animali. Costoro in tutti i Paesi del– l'EurOpa continuano a cantare le glorie delle proprie sovrani– tà nazionali, cioè di gusci d'u~va che non hanno più nessun contenuto, nè tuorlo, nè chiara ». Salvemi1;1i riconosce che an– che tra i feder8.listi c'è una propensione a scansare tutte le discussioni" che potrebbero dividerli; e perciò, salveminiana– mente, preferisce affrontare alcuni problemi concreti, che ri– schierebbero di far finire i convegni federalisti in un pugi– lato gençrale. Rapporti tra ,Stati Uniti d'Europa e Comm9"– wealth britannico; unità europe·a alla Churchill, come minac– cia di protezione anti-russa; unità europea alla Stalin; fede– razione a carattere totalitario, « insalata russa di sovraftissi– mi pigmei in un'Europa atomizzata» (« Allo scopo dl pre– parare ulteriori espansioni alla propria zona di protezione, la massa compatta del territorio sovietico e dei territori già ad; ess<? aggregati emette verso i territori periferici le sue propaggini sotto forma di partiti comunisti. E questi, ciascu– no nel proprio paese, agitano la bandiera della indi pefidenza nazionale, dell'onore nazionale,. della sovranità nazionale. Be– ninteso che quella bandiera viene riposta in soffitta non ap– pena è necessario favorire la espansione del sistema sovie– tico. Chi lo avrebbe detto a Carlo Marx che il suo internazio– nalismo avrebbe figliato un figlio illegittimo di questo ge– nere? »). Federalismo europeo e piano Marshall : sono questi i problemi, ìnessi a punto dall'acume di Salvemini. E sareb– be certo utile riferire in extenso il suo pensiero. Ci limite– remo - data la ~un assoluta attualità - a riferire il suo pa– rere sul contegno che i federalisti in Italia dovrebbero assu– mere di fronte al piano Marshall : « primo, insistere perchè il Governo italia~o non assuma impegni prematuri e non necessari di politica internazionale per ottenere soccorsi eco– nomici che sono determinati anche da un interesse di chi dà e non sono largiti per i soli begli occhi delle donne italiane; secondo, insistere perchè il governo italiano si elevi al di so– pra degl angusti egoismi parrocchiali degli altri concorren– ti, sostenga nei consessi internazionali europei la necessità di metter fine alla gara dei troppi e troppo bisognosi che cerca– no ciascuno di tirare a sè quanto più può d'una coperta in– sufficiente per tutti, e sappia insistere su di un piano orga– nico europeQ, grazie al quale i soccorsi americani non ven- iblioteca Gi·no Bianco gana sperperati in elemosine incoordinate e sterili di risultati permanenti, ma servano realmente a preparare l'unificazione politica dell'Europa». L'altro libriccino raccoglie gli articoli che Ernesto Rossi è venuto pubblicando nella • Italia socialista» dello scorso an– no. E, cosi radunati, ne guadagnano. Quest'uomo, che ha il gusto amaro di chi ha a lungo sofferto, ma non certo inten" ti scandalistici o denigratori, vuol mettere il cittadino incon-. scio o illuso di fronte alla realtà vera e cruda di quello eh& si chiama l'apparato dello Stato, onde - come dice la pre– fazione - « fare tutti gli sforzi per aiut8.re a rimettere i11 piedi fa sconquassata baracca dello Stato, perchè questa ba– racca sconquassata, questo straccio di repubblica, nonostante tutto, oggi è la nostra repubblica ». E non esita il Rossi a sfrondare veli: « Solo chi ha potuto dare una sbirciata nella fumosa cucina dove i pasticcieri confezionano quegli enormi bluffs che ci vengono poi ammanniti come leggi sulla Gazzet– ta Ufficiale; solo chi ha riconosciuto negli incaricati della di– fesa delle pubbliche libertà, in alcuni gangli vitali dell'am– ministrazione statale, i pit't nostalgici fascisti ed i più con– vinti monarchici, e ben accreditati in certi uffici che sono in– caricati di distribuire il pubblico denaro, di concedere appal– ti, di consentire rifornimenti, esportazioni, costruzioni di nuo– vi impianti, gli uomini di fiducia dei più pericolosi gangsters della nostra finanza e della nostra industria; solo chi, an– dando a cercare le persone che, dietro le quinte del teatro politico, hanno il compito di prendere le più importanti de– cisioni che riguardano il benessere, la salute, Panare di noi tutti, si è trovato di fronte ad un povero cristo, ad un me– diocrissimo emarginatore di pratiche, compensato con una paga inferiore a quella del ragazzo che vende le macedonia sciolte -all'angolo della strada; solo chi ha visto come caoti– camente funzionano le amministrazioni centrali, di quali stru– menti dispongono per essere informate sui veri termini delle varie questioni, come subiscono le influenze delle più oppo– !fte pressioni politiche ed affaristiche, di quali ridevoli orga– ni si servono per eseguire le deliberazioni prese; solo chi, 'per diretta esperienza, conosce tutto ciò, sa a cosa è ridotto in Italia oggi lo Stato >. I capitoletti del libro si raccolgono in due nuclei: l'uno che tratta, nei suoi vari aspetti, il problema dell'IRI; l'altro che rivela sperperi, parassitismi, assurdità, sopravvivenze inaudite (persino del Monopolio delle Banane), incrostazioni corporative, deviaziqni burocratiche che intralciano la pub– blica amministrazione, succhiano l'erario e avviliscono ancor più, tra corruzione e neghittosità, quegli impiegati probi ed onesti, a cui il Rossi dedica cosi fervido omaggio. E' un libretto dove il brio discorsivo si vela di amarezza, quando non cela aàdirittura l'indignazione di un onest'uomo che della propria ingenuità si fa una corazza. E vorremmo che molti socialisti lo leggessero e meditassero, non foss'al– tro per intendere come sbarazzare lo Stato da sperperi e da parassitismi sia salvaguardare quell'interesse collettivo e tu– telare quel patrimonio pubblico. ch'è nelle nostre premesse. G. P. GIOVANNIPERSICO: Quaderno dii un detenuto _ Firenze, Barbera .. Il compagno on, Giovanni Persico, che, durante li periodo dell'occupazione nazista di Roma, venne tratço in arresto qua– le noto ed attivo antifascista, ha raccolto, in un volumetto davvero meritevole di essere conosciuto, I pensieri che le tris!\ e lunghe gionnate del carcere gli avevano dettato. L'opera del Persico è nettamente divi~a in due parti. Nella prima l'A., da valoroso e dotto giurista qual~ è, espone le sue •critiche a vari istituti del nostro diritto, fra cui la pena di morte> delJa quale è feroce avversario, ed il divorzio, che ha invece in lui un fervente assertore. Espone le aberrazioni degli attuali_· sistemi penali e critica il fo;ndamento stesso del diritto di punire basato sulla sofferenza imposta al colpevole in riparazione del male commesso: non la punizione, ma l'e– menda del reo dovrebbe essere, secondo 11 Persico (che si riallaccia a una lunga tradizione di pensiero in materia-) Il fondamento del diritto pena!e, La seconda pa,rte invece sembra dovuta alla .penna di un poeta, perchè, con stile altamente lirico, l'A. prospetta le sof– ferenze arrecate dalla perdita della libertà e dall'affiorare dei. più cari ricordi 111elle ore più tristi della lunga gtornata del detenuto. Specie la prima parte del voi umetto, che si legge con vivo piacere> va tenuta in considerazione, in vista .delle modifiche da apportare alla nostra legislazione penale. M. P. Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Redattore respons.; ANTONIO GREPPI Autorizz.: Allied Publicatlons B. C, N. 288 - 10-3-1H5 Tipografia Pinelli _ llilano _ Via Farneti 8

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