Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914

t CRITICA SOCIALE 345 cetto q,u 1 a,lche trascurabih'} quant~tà ohe passa.per· Spa– balto, Ragusa, eoC'.) si effe>ttua attrave·r-so a Tries,te e Sal<IDÌ:ooo.L'Aus,trÌla, con la s,ua po-litica di kaspo,rti e di -dogane, è riusoita, a separare la z,o,niacomme,r– ciale balcanica da q,ue.!1aadriatica, con es:elusivo be– neficio di -tailuni suoi ,p,rodo,tti indus,triali. Quesba po– liti,ca stav,a, per ess-er:e rotta dalla _Serbia,, quando chi-edeva con ta,nta pertinacia quello sbo•cco suU'Ad.ria– tisco, ohe l'lfal,i,a -si unì aH'Austria per corntra.itarl-e, Ma, i!Il,ogni modo, _la solu.zi ,o'ne del problema de.He ferrovi-e trasve,rs,aJi de-i- Balcani è pur sempre molto, di là da venire. Come o,sserva i.J Caronci-ni nel suo s.critto ci-tato, « nel1a parte oc.cidenta,Je della pen.Ìlsola b,aJ,ca,nioa (che è_quella che ci inte-r-es,sa) le- c:omun~,oa– zio,n,i trasv ,e.rs ,a-li, non favorite d,a alcuna linea fluviale, anzi contese dalla dror-sa.J.emorutagnos.a, sono, del tu.tto · mainohevoli; ,sj . p.uò dir.e che la loro imperf.e-zione nega addirittura :a.HapenisoJ-a. bakanioa l'un:ilt.àeconomica». Si tra,tta quindi di- cos,truire forrovie di-spen.diose nel tr.aociato e non meno costo-se n-eHa manu.tenzi•one-. Ora bisogna se~,pre teneir pr-e,s.ente che l'industria ferro-viari-a, è una industria al pari di t~tte le altre e che qui•n<li con'VIÌe.nie ·seroitarla sofo là do,ve garan– tisoe ai c:api-ta:Li m,pi,egati un saggi-o netto no,rmiale. Quanto abbiamo detto dia:Il7.i sulla povertà intrin– seoo. dci mercati b,alca,nici e sulla soars,ezza, che ne consegue, d-eg.Ji soombii oommerciali con l'Italiia, di– mostra come, sott0 l'as,petto e,conomri,co, una ferrovia transbaka,na,ca oostruita a ques-to scop·o rap,p-res-e,n,ta un assurdo. Ta,nto -più che, con ogni p,rohabir!i,tà, essa non to– gJ,i~ebbe se non in piccoLa pa-rte l'importanza del movimento, dei pro<loitti che dai Bakani v,iene in Ita– lia attrav,e,rso a Tri,este, p,er drue ragioni Jondamen– ta•Jii. La prima, che questa direzion,e è determj,llJa,ta dalll,a util,ità di fare, bJ.occhi unuci d'i gr,o,sse spedizion,i, che wlo ,a Trieste si separano, -prendendo -J.eune i'a via del -no.r<l,le altre q,uell.a del nos,tro- paes,e. La s-e~ conda, che Trie&te -rapp,rese,nl,a, UJn centro di grande oomme,rcio 0iooap:a11rato-r-e all'ingrosso-, il quale ri"en– d-e -p-Oli. a sua, vo.Jta all'e-stero. E quindi ,ai produttOiri baLc:anki convi,ene v-endere in una, sol,a volta ai aom– me11ci,a,nti tri,e,s,tini, i qua,li ,p!'ovvedono, a, proprie sp,e,se aJ.1a<listribua:ione deJJ,e mer-ci sui girandi meroati stra– ni,eri.. E, -per far q-uesto, 0000,r-re_un grollJd-eemp,o,rio, una considerevole forza finanzi,ari,a e un p,e,rfe,tto rac– corid-o banoa,rio ooi meTcati internaziona,Ji. Elemen,ti quest-i op-e non so, come potrebbemo, ave-re i porti clel .. '''mediò e de( has-so Adrilati,co. . ., Le ferrovie ,lillansbafoaniiohe q,uindi potr.anno,, s-e mai, veni,re costruite, per p,I'oprio- conto esclusivo da– gli Stabi d-e,ll'O,ri-emteeuropeo,, e speciialmente dalla S,erbi,a, pè.r ragioni p ,repo-nde.mn, teme.nte di civiltà, str.arteigi,e,hee di indi,pendenza po-Liti,ca. Ma qUJeSltacollJsta,ta,zio,nedà ,l'uJ,tiimo colpo alla tesi dei, nostri espansionisti. P,erchè I.a S,e:r,bi,avorrà nratu– --railmente ohe queste ·linee troviino, il loro sbo·cco, s.ul- l'A<liriJaiti.oo in un p·or-to s,erbo,, e non italiano. Salvochè l',e,sipansi-onismo giunga si-no al so-g,no folle di esten– de!'e l'a dominazi,one itaJ,ian,a da Tri,e,ste sino al ca– n,a,Je di Corfù! S.bgno, che evidentemente·, in oaso di vi-ttoriJa della Trip,lice In-tesa e de,JJ,a S,erbia, v,a rele– ga,to nel mon-do delle fate, e che del resto sarebbe pirofondamente i,niquo e impoli-ti.co. 4. Ooncludendo, H poco ohe si è de-lito-sfo qui ci p-e!'mette di tra-11r-e alcu.ne oonclusion,i si,cu·re. I fautori della guerra im- teca Gino Bianco mediata si propongono con essa di ris,olv,ere que,J·p,ro– bl,ema, che ohi>aman-o « nazion,aJ-e per ecoe,Uenz-a >>, e ç,i-oè,o,ltr-e.aJUaconquis.ta de,! Trentino, q,uel!a, di T,rie– s:te,,dell'Istria e ,di•parte della Dalmazi 1 a. No-i abbiamo visto, che, rnè ragioni str.a 1 tegkhe, nè, ta,nto meno,, mo– tivi economi-ci consigliano uno, sforzo così grave e pericolo,so per un, risul-tato i-I qual-e, considerato a,J,Ja stregwa de,lla 'fredda ragione, non :r,ende e non poitrà mai r-endeT,e la- quinta parte di guanto co,ster,ebbe. Qua.nito qui si è detto, co,rro,bora qui,ndi, non i-nde– bo,Ji,s·oe, i moti-vi che esponemmo nell'aJLro al'ti,colo nostro a fa,v,o•r,e della neu <tr.ali.tà , da oss-erv,arsi rig:ida– men-te sino a qua!lldo qualche, nuovo fatto n,on inte,r– v,enga a sconsigli-aria. Teni,amo p,res,en-te che l'Adri-atico è solo una pi·ocola parte de.Jl'odi-ern-o,p.robl,ema itaJ,i,ano. La vi,tto·ria deJJa Trip.Jioe 1,n.tesa po,rta ad uno squilibrio nei raggrup– pamenti politici europei,_ sia sul Continente, si,a s-ul Mediterrane,o e fuori d'Europa, il qual,e c·i imp-on,e di v,egl.i:a·recon l'arrme al piede. Peir J'Adr!iatico, la no,stra politica non può p,ro,oede,re se non di p,ieno aooo,rdo coi paesi b.akani-ci, i quali h-anruonena D-ahruazia quegli in·te,re,s-siche n,on han,no inv-eoe neH'lstri·a. Accordo non -so-lo sul terreno po– Ji,tioo· in s,enso s.tretto, ma anche su que.Jl.o,commer– ci-aie e f,erroviar,i10. Noi, s,enz,a u-s.cire.dalla neutralità, possiamo -conbrattaTe Tri-es·te e l'Isitria -al s,o.Jop-r-ezzo di garantir-e ai Balcani una po-litica eco,nomi,ca .pr,eci– srume,nte opip-osta a quella sin qui, s,eguita in loro- con– fronto d,a,Jl'Au.stri-a. È questo· un tale beneficio pe-r es:s·i,,che v,aile ben più de,! territorio a, cui_ la nostra nazi-onalità legittiIIllame-n>te aspiro. Questo è q=to n,o•ipossiamo, far-e per l'Ad,riatico, il qua-le non- vale di più. È. sul re,s-to che co,miene vigila,1,e e, ,eventualme,nte, inteil" V-eni.re ,, quando l'in-te-r-- v,e.nto,ci Sii·apagato al suo giusto valor,e•. Tenendo sem– pre presente clhe-,quanto più s,alda sarà la nostra com– pagine ,e,c,onomi-c,ae, militare, tanto più ci riuscirà agevo,l.e di o-ttenrere -che, nel nuovo- equilibrio, che sor– gerà a,lrlafine del-la gue,rra, l'Italia non perda l'impor– tanza dell-a funzione, ohe in qùe,sto- momento la sua -buona s,orte J,e ha assegnato. ATTILIO CABIATI. L_A CRISI EUROPEA .-NELLE SUE CAUSE PROFONDE II. La gara degli ar1namenti. La o·ara degli armamenti non è che il riflesso della politica delle alleanze. Quando si pensi che già nel 1875 là Francia era stata dalla Germania minacciata di una seconda invasione e che, nel mentre la popolazione francese s'avvicinava alla stazionarietà, quella tedesca andava rapidamente aumentando, noi non possiamo meravigliarci che nel 1886 la Francia, con la leg·ge Boulanger, ac– crescesse ad .oltre 500.000 i suoi effettivi di pace. Ma, se si pensa che allora gli effettivi di pace tedeschi erano fissati a 427.000 e i russi a 550.000, non possiamo nemmeno meravigliarci che Bi_smarck abbia risposto a tal passo con un aumento d1 41.000, il quale, con altro aumento operato dal Caprivi nel 1893, portò gli effettivi tedeschi in tempo di pace a 479.000, accompagnando tale aumento a

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