Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913

CRITICA SOCIALE 339 borghese. Noi possiamo ben immaginare uua de– mocrazia non colonialista e militarista, orl una democrazia colonialista e militarista, ma non dis– posta· per la éolid1:1riet.à .col colonialh,mo e col militarismo a sostenere l'abolizione del Parlamento e l'iAtituto permanente della dittatura. In verità noi possiamo, senza ·sforzo, pen~are un onorevole Alessio che, in luogo di riferire, secondo la supposta inte1JZione del Govei·no, nel senso di prorogare poteri finanziari al Govern9 straordinari e senza controllo, in tempo di pace, riferisse invece subito secondo la intenzione successiva del Governo stesso, espressa col lasciar cadere il disegno di legge di proroga. Cosi figuranrlo e pensando nella nostra mente, ecco che ipotizziamo una condizione di (atto in cui la il).tran~igenza socialista non splende più nel ful– gore che abbaglia ed entusiasma le masse, pure restando la stessa nel fondo delle cose, nel fiero contrasto di classe. Pertanto, pur rallegrandoci che il nostro mese di attività parlamentare, senza remissività, sia stato fecondissimo,.pur essendo di pura negazione, in quanto ha servito a dare valore e incremento all'iciea-forza della lotta di classe, alla Camera e nel Paese, e quindi a crescere la reputazione e la fortuna del Partito .socialista, non possiamo nega1·e a noi stessi, se non ci vogliamo pascere di vanesie illusioni, ch.e tal risultato è il portato a tresì della altrui dappoc·aggine, anzi della altrui viltà: ma non perciò i termini della sostanza sociale delle idee mutano ; ma non perciò " alcun salto sociale " è compiuto e noi Iion potremmo tenere allo stesso livello il tono del partito se altri faccia quel che deve, come ineluttabilmente un giorno o l'altro finirà per dove1· fare. Allora il contraccolpo della coincidenza degli sforzi toglierà a noi e senza no– stra colpa il. llrestigio della presente fortunata so– litud ,i.ne, 'di- cui pure non abbiamo tutto quel me– rito che ci viene attribuito. Addizioniamo pure il più diffuso e vivace senso dell'antagonismo di classe, così propizio alla accet-. tazione della dottrina del socialismo, al nostro attivo, ma teniamo presente che· tal risultato fe– lièe è una sopi·(lvvenienza - come si direbbe in • gergo di bilancio - accidentale, e quindi transi– toria. Più ~noreta e tangibile e permanent~·è la di:qiostrata 9UiJl)&ioritàdel metodo nostro in con- . fronto di qnello dei riformisti. I rifmmisti hanno per domma che le alleanze debbono. essere per– manenti ed essi hanno già spinto tale domma fino a sostenere dei Governi che non avevano affatto bisogno dei loro voti per attuare il programma <li S in cui essi consentivano: con che essi rin– •~ hQ al ministf;lrialismo _cxqnico, , ~ timore di compromettere ciò che· nes– suno minacciava. Ebbene, in questo mese, l'attiva, fervorosa opposizione dei socialisti di fronte ad una concentrata maggioranza c;J.iquattro quinti della assemblea è riuscita dapprima a riparare, almeno in parte, ai danni del boicottaggio. indetto contro l'Estrema nelle cariche parlamentari. La dimostra- • zione del brigantaggio con cui il Go,·erno tentò di annullare ed ingannare il suffragio appena al– largato è riuscita ormai completa mediante la di– scussione portata sulle più sospette proposte di convalidazione e il minacciato .ostruzionismo sulla proroga dei pieni poteri, costringendo il Governo a-cedere, ba reso in gran pan.te inefficace la nostra stessa esclusione dalla Giunta del bilancio. Sono pure questi guadagni sensibili.. Inoltre, se la nostra " intemperanza ,, parve servire di buon pretesto per cementare la immensa maggioranza - da -Alessio a Cameroni, da Pantano a Merla! - e parve consolidare la posizione dell'on. ·µ-iolitti, servi a.ltresi a ribadire in costa1i e in tutta l'as- sernblea la convinzi<ine che " non si governa contro l'Estrema n• Di qui i tentativi di blandirla, di pla– carla, con la proposta in programma delle più nuove riforme sociali, con l'accogliment.o nella ri– spos~a all'indirizzo rlella Corona di queu·emenda– mento sulla disoccupazione che è la più ironica e beffarda confntazione del lirismo libico del discorso reale, con i reiterati affidamenti, concretati in cifra. circa i lavori pubblici per i disoccupati, con la µro: messa della preliminare resa dei conti della Libia. iclest del restabilito inizio del controllo parlamen~ tare, con la presentazione del diseg-no di legge sul– l'abolizione del volontariato ili un anno, ecc. In sostanza, il regime torna a<l essere quel che deve essere. La borghesia liberale cerca di "smon-. tare " il socialismo con le riforme, le qm,Ji " nor– malmente " essa deve attuare con le forze proprie, essendo "normalmente,, assurcio che il socialismo collabori all'esautoramento <li se stesso, come è uella intenzione della borghesia sì e no riforma– trice. Normalmente. Il che impo·rta ·che se, ecce– zionalµ:ienLe, la borghesia liberale da sola non può bastare all'attuazione di riforme importanti contro le forze sociali di conservazione e cii reazione, al– lora, ma allora soltauto, ben possa intervenire il Partito socialista a dare una maggioranza parla– mentare alla horgheAia riformatrice. li riformismo ... dei socialisti riformisti invece fa volentieri massa coi democratici, che lo fanuo coi conservatori, che lo fanno coi clericali, e tutti insieme, ciascuno nella fisima <li impedire agli altri di prevalere nell'ag– glomerazione, resta nella maggioranza che ha de– nominatore. borghese e conservatore, e il riformi– smo socialista viene così a perdere ogni idea sana .ma, di sua natura, transitoria, di" collaborazione,,, per diventare parte integrante della borghesia, per fare, cioè, della lotta di classe .... dall'altra parte ciella barricata. O noi erriamo grandemente, oppure oggi - se bastassero i mezzi finanziari a rispon– dere all'intenzione! - ci pare circoli una " inten, zione" di riforme -più verace che in altri periodi, e ci pare che tale intenzione si alimenti nell'esaspe– rante bisogno :li togliere il credito che ha acqui– stato il Partito socialista presso le masse con 111. sua opposizione alla guerra e per il doloroso av– verarsi rli tutte le sue preYisioni più fosche intorno agli effetti della guerra. L' ~ intenzione riforma– trice,, si scalila nel hisogno di convincere le masse che i socialisti non hanno ragione, che le riforme non sono punto compromesse dalla guerra; il pun· tiglio di eludere, di confondere la critica socialista, così assillante e proterva, anima di " sincerità ,, lo spirito democratico, con questo innegabile effetto: che- quanto )o Stato -può spremere nelle presenti contingenze ·per le ~ del proletariato, lo spre– merà sotto l'auilace e tenace massaggio dell'oppo– sizione socialista. E perchè, spremenrlo quanto vorrà, non potrà mai lo Stato - che sarebbe assurdo e contraddittorio al sistema - appagare con le offe miserande i bisogni spaventevoli del proletariato, così esso, con lo spettacolo della propria impotenza, accTescerà la convinzione del proletariato nella infelicità normale, radicale, cardinale del sistema capitalistico e statale e lo agguerrit·à per le estreme finalità di u evoluzione rivoluzionaria" - per usare la frase classica di Marx - che splendono alla mente di tutti i socialisti. Qnanto abbiamo detto fin qui, se mira a dimo– strare i vantaggi dell'azione parlamentare socia– lista restituiti! in questo principio di legislatura, alla sua funit one, non mira però a sconoscere o ad assolvere l'anormalità rlel re~ime parlamentare in cui - come avvienP - il Partito socialista è costretto a fare tutte le opposizioni, quella propria e quella costituztona.le. Implicitamente abbiamo già

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