Critica Sociale - Anno XXIII - n. 8 - 16 aprile 1913

114 CRITICASOCIALE. plaudile e quasi incoraggiate da gran parte di quella stessa maoaioranza, che nel voto le sconfessava. Benevolenf; di compagni, frutto di indulgenza e simpatia perso~a!e, che_rivelava_ tu~lavi~ _una incer– tezza o imprec1s1one _cliconcetti d1r~tt1v1, una su– perficialità di convinc1ment1, c!1e_toglievano.al volo molta parte del suo valore. Di più: 11 Partilo che, all'atto del Congresso, si e1~igevaa giudice severo, si costituiva in Corte d'Assise, era traversato esso stesso da correnti disformi, diviso da tendenze in contrasto: se un verdetto di giurali era facile, una sentenza motivata, coerente ed organica, ben diffi– cilmente si sarebbe potuta rabberciare. Gli è che la proclamata · intransigenza, l'anlimi1~ist~rialismo, l'antiimperialismo, erano, ancora, per i più, astra-_ zioni, formule, dogmi - sentimenti, tendenze, pro– pensioni - nulla più di questo. Mancavano, a dar loro vita e vafore, l'esame minuzioso e profondo dei problemi concreti, dalle cui soluzioni soltanto una , formula, una sintesi, una conclusione generale as– sume importanza e deriva vera efficacia. L'esame di quei problemi, proposto regolarmente ad ogni Congresso, era ~tato regolarmente sempre rinviato,– per mancanza eh tempo ·e sollo comodo pretesto d1 tecnicismo. Mancava il collaudo dell'azione, la cre– sima dello sperimento, da parte del Partito, del' giu– dice. Le diverse attività, spiegate qua e là dalle or– ganizzazioni e dai Circoli in varie zone del- paese, non si erano mai poste al cimento di un raffronto, di un esame, di una conclud, 1 mte e conclusa discus– sione unitaria. Ciascun Gruppo, -ciascuna plaga agi– va per sè, ignorata, ignorante dell'azione vìcina, mossa da criterii personali, da contingenze occasio-. nali e locali. Uguale disunione e incoerenza fra le attività specifiche, che un Partito socialista deve esplicare, nella propaganda orale e a mezz9 della· stampa, dentro e accanto all'organizzazione ope– raia, sul teJTeno amministrativo ed in Parlamento .. · Il Gruppù Parlamentare si batteva - più spesso non si batteva - per conto proprio, ignorato dal Partilo, fuorchè in qualche episodio teatrale, cla– moroso, effimero e tutto esteriore. Nondimeno, anzi appunto perciò, scambio cli essère l'ergano operoso cli un'azione specifica, coordinata e radicata in quella del Partito, era esso che dava il la, eh~ sem– brava riassumere, caratterizzare, sostituire eziandio la vita del Partito. La tattica del Partito non era - singolare confusione di cose fra loro ben diverse - che )a tattica de' suoi rappresentanti alla Camera, dentro la Camera! La « desfra » e· la « sinistra » - lo attesta la stessa nomenclatura - erano nate e maturate a Montecitorio. . D'altronde, nel più delle Sezi_oni, l'attività SOGia– hsta era un mito. Le discussioni dei Circolli ·si"es{uJ:J · riv_a1!0nel giudicare quale fosse da preferire delle att1v1tàche nessuno realmente tentava. Il Partito do– veva essere l'attore, il protagonista, la milizia fati– cosa e molteplice; era invece, per lo piìi, l'avvocato, l'ac_cu_satore_ ed_il giudice; il giudice de' suoi capi– tam, 1 quali, viceversa, erano i soli soldati, lasciati. soli allo sbaraglio. :raie il Partito, tale il Congresso. Il quale non cluedeva a se stesso, e non discuteva, che cosa esso r~ppre~e~tasse_, che cosa_avessero fatto, e con quali. r1sultat1, 1 suoi mandanti, }e Sezioni, il Partito; ma solt~nto che. cosa face?sero _i suoi rappresentanti, i suo, deputat1. Strana 111vers10ne cli funzioni! I con– g_ressisti si a\,teggiavano a giudici del campo, e.sclu– s1vamentc, come non fossero invece, ossia non do– ve_s?ero_ ess~re, ed ~s.sere stati, i cooperatori, i com– mtl1t<;>m ed I comphc1 - CO!fipli~i,in ogni caso, pep ~on!11venza~egat1va e per m_erz1acolpevole - del- 1aztone espltc~ta, o non esplicata, in loro nome. La deliberazione, approvata·, su nostra proposta, all'u– nanimità, dal Congresso di Milano, di proporre ed imporre alle Sezioni del Partito un periodico rendi– conto dell'opera loro, dal quale derivare il titolo e sul quale mtSurarsi il valore ed il peso del loro voto ai Congressi, era stata gettata nel dimenticatoio. Di qui un caso, per noi maniff;)sto, di doveroso riserbo del Congresso, ossia del Partito, per man– canza cli veste a pronunciare sentenze individuate, e - in difetto di riserbo spontaneo - un caso vero e proprio di legittima ricusazione del giudice. E di qui l'ingiustizia e l'arbitrio del suo giudizio, diretto non a chiarire la situazione, a .comporre e eliminare i dissidii, a precisare, per sè, per tutti, le concrete direttive dell'azione a venire - ma a isolare e a con– dannare in alcuni il peccato diff_uso e comune, a crearsi, colla artifiziosa distinzione fra gli atti e le idee (troppo comoda per quanti non avevano alcun atto, nè al passivo, nè all'attivo) un alibi artificioso, designando alcuni capri espiatorii. La ingiustizia e l'arbitrio non erano dunque formali, come potrebbe sospettarsi da questo nostro gergo procecluresco; . erompevano pragmatisticamente dagli \ntimi precor– dii del Partito ·nei rapporti con se stesso. E se ne· a-vrebbe la riprova nelle conseguenze, che prevedere era facile e n~ssunv voHe prevedere: infesto alla chiarezza e alla distinzione delle idee, deleterie alla forza del Partito, disastrose all'unità dell'organiz- zazione e della battaglia proletaria. • Perchè, se l'espulsione era inutile per quei pochis– simi, che si erano posti già da tempo,· ponderata– mente e irrevocabilmente, fuori e !unge da ogni di– rettiva socialista, e visibilmente anelavano alla « li– berazione» - una eccellente ragione per ricusarci al loro gioco -; l'espulsione, per altri, nasceva dal– l'equivoco e a vrebbe- contribuito a perpetuarlo e ad aggravarlo. E cioè.li àvrebbe, tutti quanti, uniti a forza contro di noi; a forza avrebbe ,spinto all'estre– mo e consolidata in essi la tendenza, in alcuni ap– pena accennata, a separarsi da noi, e li avrebbe ac– costati e confusi, ancl~e a -loro dispetto, a partiti borghesi ed avversi, da cui erano ancora remotis– simi, o li avre):)be resi strumenti involontarii cli que– sti; e avrebbe suscitato intorno a loro, redimiti dal– l'aureola che circonda il capo alle vittime, solida– rietà generose ed ingenue, o interessate· e ,sapienti, con loro effimero vantaggio e a tutto nostro danno, non pure - che sarebbe mi.nor guaio! -:- fra' i com- . pagni nostri di fede, ma, che è ben più ·gra1fe, nella massa, anche più ingenua, del proletariato. Non avrebbe creato nè il « Partito radicale-socia– lista », a ·cui'qualcuno mirava (rria in Italia oggi non v'è posto per esso,. come non v'è -posto ·1)er due partiti socialisti l'uno' •accanto' all'altro), nè il << Par– tito del Lavoro », il Partito del· pane eia mangiare e del companatico, possibilista, « b.lusista », politica– mente agnostico, che poteva· pensarsi conseguenza del famoso « ramo secco>> cli Bissolati, rna al for– marsi ciel quale osta, ed osterà per un pezzo, la provvida (almeno in questo) minaccia sindacalista. Nòn avrebbe rafforzato o rjtemprato - troppo tardi oramai! - il Partito radicale, ail·quale avrebb'e solo messo di fronte un concorrente .elettorale molesto. La nuova formazione politica, da noi provocata, non avrèbbe neppure dato il germe di una seria nuov1 forza parlamentare; a spronare, qualche volta a pro– teggere, le eventuali velleità democratiche di un Mi– nistero assai meglio giovando l'opposizione sociali- · sta, interprete ed esponente del malcontento delle masse, che non un socialismo di soli deputati e can– didati, fatalmente e cronicamente (dopo e per la scissio_ne) ministeriale, e contentabile per organica necessità. Avrebbe fatto qualche breccia - creandosi una provvisoria larva di partito, fino alle forse non lontane delusioni dell'urna - nelle plaghe e nei ceti

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