Critica Sociale - Anno XIX - n. 20 - 16 ottobre 1909

Critica Sociale fr /VIST.ll QU/NfJICIN.llLE DEL SOC/.llLISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 1.0 - Semestre L. 5,50 Lette,·e e vaglia a/l'Ufficio di CRITICASOCIALE- MILANO: Portici 6allerla V. E. 23 Anno XIX - N. 20 Non si vende ,,, ,nnneri sepa,·,tti. Milano,16 ottobre 1909 Questo fascicolo esce con qualche giorno di ritardo. non 1JrecisCtme11fe -- ctlmeno stavolta I - ver colpa nosf}'(t. f:ie 1 nostri ottimi collaboratori, i cui articoli JJreamumziati o in coutinuazio11e ci costrinsero ad attendere, ci evUercinno un altro 1'itardo pel numero ))rossi1110, avranno la nostra e frt riconoscenza dei lei/ori. SOMMAl~IO Politica ed Attualità. l'tt<cll"t,J.omb,·oso LA C. S.). Il Sfl!!tO drl/<1 llliSlff(I (I,.&.CRITICA SOCIALl: • / rloc11111t11U (ltll'IH(flmia (Prof. GIOVANNI MY.kl, O!,I). /'ti' /(I ,·lfo, U,(I dd t,·ibu{j: Il. /,a rlfon m, d ello (C188(l.:tu11t dinll11 (l'ror. h'ANOt; BONO~II). Studi economici e soclologlcl. I Jll'Obfcml (/tllri ~ scuola POl)O/al'C,.: Lo mrll1111UM BCO/(l,J/lc/1 (Dottor MARIO CASAI.ISI). Le ispc.:lo11t s,a /ar:oro t11 llo/i(J e , probltml ch'tllBt 111c1to110 1,1 lllct; 111. I f1111cl111/l (Dott. ALt:SSANDRO StlllA\'1). Jt (..'()1111/Ut la difesa l(llt11lcr• dtll« JWilll(I h1f1mila: lii, //hlltrct,do di.Ilo S/{1/f) t /(I ltQ(lt U0U.118tl (Dott. 0101,10 CASAI.INJ). /'ti· la 1111111lcip11/l::zoz,ont dtllfl fonm,cla (C. l'AOANI. Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. Crommi l:i!Xllllt: Le organizzazioni '" llbere ~ In Germania nél 19-0S (Pror. t'AUilTO l'At.l.lARIJ. CESARE LOMBROSO. All'ultim'ora ci giunge la notiziu cho ci riempio di squullore la monte, il cuore di cordoglio. CESARE LOMBROSO, l'amico pt1terno dei nostri giovani nnni, lo 8Cienzinto dalia genialitù di artista, l'uomo dal candore di fanciullo, l'operoso, il buono, l't\pJm11sionalo, ò morto nella notte, colpito d1L apoplessia, fra le curo ansioso delilt consorte, dello figlie, dei generi, esterre· ratti, piangenti, inconsolabili. Sottantatrò anni. Ma il lavoro ch'egli fornì avrebbe riem– piuto e logorato tre vite! .Ma noi, in quest'or!l., dimentichiamo il sapiente, che, coi la– vori sulla pellagra, sulla delinquonz11, sullo malattie della mcntEt, dovunquo osservava o pe11savn,schiuse nuove vie, lasciò intuizioni insuperabili, segnò la materia osf!ervata coll'unghia do! Icono; dlmontiohiamo anche il 1,1ooiali1:1ta, cho la grande bontì1, lo studio indefesso, lo sdegno dolio a.biezioni ohe vede· va1Ji intorno, condussero - come il Do Amicis - nell'età già provetta, verso di noi. Tutto questo oi s1)arisce àinnnzi; per non lasciMoi vedere che In profonda um11nitù dell'nnimo suo che vibrò soltanto per le cose più alte, per le battaglie pi~ Jegnc, !)Orgli 1tffetti più delicati. 'l'ompra veramente meravi· gliosa, non simile che a se stessa, impossibile a imaginarsi riprodotta od emulata. J<J perciò la sun perdita ci sembra ve· ramonto l'irreparabile. La Cl'itica ebbo, in altri tempi, qualche suo scritto. Ma è in tutto ciù cho 1,1erbadi miglioro la no11trnvita, la 8uggoatione intonM cho omannva da lui, ditlla gioia di 1worlo omato come un padre Uuono. Alln donna amante che vi11scdi lui o per lui, al figlio, alle figlio che tonta pnrte ereditnrono della virtù intellettiva o del cuoro paterno, giunga auche l'eco sommesso. dei singhiozzi nostri.. .. La C. S. IL SENSO DELLfl MISURfl Non è una sufficiente ragiono, che qtrnlche amarn veriti\ sia stata detta sul conto nostro eia nostri av– versari, circondata di fiele e di ipocrisia, perchè noi dobbiamo ripudiarla. 'J'anto più quando coteste verità siano state, già assai prima, e liu noi stessi, cento volte proclamate in circostanze somiglianti. Non abbiamo quindi difllcoltà a riconoscere che il magnifico sollevamento di coscienze, che rispose in Italia cd in l,'r:incia, alla sfida contenuta nel misf~tto di Barcellona, 1>erdette buona parte del suo fulgore, e vide sciupati i suoi effetti migliori, per le intem– p~ranz~ e le impulsività da cui fu seguito; irnpulsi– v1tà e mtomperanze che noi, per conto nostro, nella imminenza dei fatti) tentammo 1 ma invano, cli de– precare. Oiova agli avversari - so non giova alla verità - esagerare i minuscoli incidenti che turbarono le recenti manifestazioni. Non sarà per hi molestia re– cab\ da un'astensione di poche ore - sia pure inop– portuna ed inutile - degli operai dalle usate fatiche, per la forzata chiusura di qualche bottega, per la. parodia di un tentato incendio alle porte di una chiesa, per le c1.1pcstrcricdi quattro ragazzacci in– sultanti agli agenti o ai soldati, che il pronto e mera– viglioso slancio di solidarieta unrnna, la più sponta– nea e disinte1·cesata, manifestato da.Ile plebi italiche - ben superiori, almeno in questo, allo più evolute ma compassate e frigide masse unglosassoni - per– derà il suo altissimo valore. Ma 1 quanto piìt alto è questo valore, e quanto piì1 esso attesta della no– biltà di uostra schiatta e rivela in essa l'esistenza di una forza occulta di sentimento e di volere, che, incanalata a più degne mete, potrà dare risultati sociali insigni; e tanto più deve morderci il ramma– rico che la im1>rontitudine cli pochi no n saputa. abbastanza contrastare dalle organizzazioni opera.io e dai partiti d'avanguardia - ne nbhia off uscato lo splendore e abbia offerto agli nvvc1·sn,ri.l'invocato pretesto di calunniarne la preziosa. sostanz a. Perocchò era pure tra i pili notevoli ed inspero.ti effetti di quella. prima riscossa di sentime nto civile, aver trascinato non fosse che alle apparenze di una vibrata protesta anche i più ponicaci avversari del movimento proletario. Nei primi momenti fu difficile clislinguere, dal tenore delle parole, i giornali conser– vatori non clericali dai giornali più schiettamente 1>0· polari. Certo è più facile ai nostri conservatori esser liberali... in Jspagna, che non fra i propri connazionali, o l'umanitarismo oltre il confine può ben costituire un alibi allo dissimulate velleità delle reazioni paesane. Comunque, non clovc\·a parere indifferente, che quoi medesimi partiti e giornali che, pochi an11i or sono, plaudivano agli stati d'assedio e ai tribunali di guerra indigeni, non giustificati neppure da una minima parte delle violenze che contrassegnarono l'insurrezione catalana, e ai quali se mancarono le fucilazioni (ne mancò l'intenzione?) confribuì la cir

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