Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

<'RI'l'ICA SOCtALE s:l qnale di regola ò indipendente clall'esito della naviga– zione - venga. talora peggiorata pcl dOpraggiungere di eventi contro i qunll egli nulla può, siccome derivanti da forza maggiore. Il modetno sistema del salariato trova il suo più forte fondamento nel fatto che l'operaio è esonerato dall'ar– frontaro i rischi dell'impresa: il marinaio invece, che è un salariato avendo una. retribuzione Ossa prestabilita, uon partecipa, è vero, ai proflttl della navigazione, ma alle perdite sì. Ora, tale disforrnità di trattam~nto è del tutto Ingiustificata: chi si CSJ>0D0 a un rischio spera in un lucro, in un extra-proHtto, che di quel rischio rap– presenta appunto il corrispettivo - mentre il marinaio si espone ad un rischio, ma non può sperare che nel salario .... cioè noi correspettivo ciel lavoro compiuto. L'accennata disparità. di trattamento dovrà. apparire ancora più odiosa, se &i pensi che, per l'art. G07, il ma• rinaio non può nemmeno valersi, fi sue sposo, del diritto comune di assicurarsi contro qualsiasi rischio. Si va rl• petendo eu tutti i toni che una delle forme più elevate ed efficaci della previdenza o della cooperazione sta precisamente nella assicurazione. Come ò ammissl!Jile che, nell'interesse del commercio, si debba escluderne un'intera classe di persone? Con qual dlritto·si proibisce a liberi cittadini di convenire tra loro che la perdita sofferta da uno (noi caso nostro quella del salario) venga Indennizzata dagli altri P Questo ottengono pure tutti gli nitri interessati sulla nave: proprietari, arma– tori, noleggiatori, e('c., i quali tutti, col cedere una quota più o meno trascurabile, si cuoprono da qualsiasi pos– sibile dnnno futuro, anche so derivi da preda, rottura o naufragio della nave. Solo I marinai, ohe soli arri– schiano la vita, non possono premunirsi da quel danno - cho ò qua!ti sempre inevitabile. Dopo c!ò, nessuno Kiudichorà eccessivo Il concludere che, se - per opera dell'attuale Commissione - i Co– dici debbono spogliarsi di quanto ne fa un!l legislazione di classe, la soppre~i\One dei due articoli 535 e 60i del Codice di commercio è, uou soltanto do\·crosu, ma ne– cessaria ('). I. 0REFIC~:. {' In l'rflneln qu(',ftl 111oi,pre!;ls\011t' Ì• 1r!Ìl n\'v(!1111111. da tempo. IL CARATTERE SICILIANO (Co,1timwzione degli Mudf w le comegumze sociali del latifo11do in Sicilia). I. indigeno, quasi del tutto scomparve soffocata in esso; si potrebbe invece provare che alcune domi– nazio11i1 auzichè imharbarire il paese conquistato, si latinizzarono. D'altra. parte, non possiamo asserire che il solo predominio del latifondo dia. il carattere particolare delle popolazioni siciliane; ma dobbiamo insistere nell'affermazione che quel predominio ne è il fattore principale per la maggior parte di esse. Dalla prova di questi asserti consegue un risnl• tato pratico di grandissima importanza: una radi· cale trasformaziono nelltl struttura agricola, con la rigenerazione delle terre a latifondi e- della classe agricola, dovrà indubbiamente apportare una trasfor– mazione nei rapporti sociali e nei costumi, avvianclo veri:10 forme più evolute di vita e verso l'unità mo• raie di tutti g-li rtnliani, senza più le odiose antitesi di Nord e di Sud. fnvece la. ratalità di razza. e){elude ogni rimedio ove non si pensi di trasformare alla morsa l'indice cefalico dei meridionali. Bre,•e non è In schiera di coloro che vedono nei Sicilì1\ni tutt1altro che un popolo italico, il quale abbia nssunto particolare 6sionomia dalle particolari condizioni di vita loca.le: n. sentire quei sapic11toni 1 lo fattezze fisiche, il carat tere morale e il lingua,1?~io dei Siciliani deriverehbero per rettifilo dai domina• tori l•'cnici 1 Cartoginesi, Greci, Saraceni, Sormanni, Spagnoli - per nulla dai Sicani e dai Siculi primi· tivi venuti dal continente italiano, per nulla dai Romani colonizzatori con gente d'ogni parte d'ltalia 1 per nulla dagli Italiani, se~uaci innumeri, sotto il generico nome di Lombardi, di pochi 11Yventurieri normanni. Se gli Esquimesi fossero anch'essi venuti a " incivilire,, hl Sicilia, certa razza di razznioli avrebbe creduto di ritrovare in qualche esquimese di Sicilia l'avanzo antropologico di popoli iperhorei. Le fattezze fisiche e morali dei Siciliani hanno certamente molto riscontro con quelle degli altri popoli delle costo meridionali <1'1 1 ;uropa e setten– trionnli d'Africa, ma non perchè in Sicilia domina– rono a volta n volta reniri, Greci, Uartugincsi, Bi· zantini 1 Saraceni, Spagnoli, sihbene per una comu• nanzii originarhi tra questi popoli, specialmente attorno al hacino occidontnle del )l'cclitermnco, in uirn prc~sochè u .. nmle conformazione climatica e te-I !urica. Per eoempio 1 l'ahigeato o furto di animali campestri in Sil'ilia trova riscontro nelle razzie afri– cane, perchè in gran parte è uguale la natura fisica della terra e del clima. In Sicilia è poco o nulla rimasto degli antichi dominatori; in essa invece predomina il sc-mpre risorgente elemento italico, discesovi con i Siculi, con lo colonie romane, e l'ul– tima volta in grandi mnsse, comechè lentamente e alla spicciolata, con i Nonnanni. r cognomi di fa– miglie e i nomi di non pochi Comuni di Sicilia at– testano l'origine di colonie lombarde, toscane, omi- Dopo quanto di falso e di esagerato ccl anche di liane, pugliesi. Come si spiegherebbe altrimenti la frivolo si ò detto e scritto sul carattere dei Siciliani, sorprendente itttlicità della parlata in provinciil di in nome financo della storin e della scienza, io non 'l'rnpani, dove aveano dominato più secoli i Cada– so, per la sah•ezzti dell'anima mia, come mettermi ginesi e piit numerosi si ernno stanziati i Saraceni? d'accorcio col pros,;imo. l':ìotto il nome di Cartaginesi si accozzavano, col L'indole di un popolo, come quella di un individuo, mezzo delle milizie rac(•ogliticce, genti di tutto il è il l'isultato di svflriati fattori e coefficienti, che la J,,feditcnaneo, che parla\"ano lingue diverse. Nei paesi scienza non sa ancora conoscere del tutto. Non YOr• da loro occupati in Sicilill. non potevano lascilu·e una remo noi arrischiarci in tale pericolosa ricerca per impronta particolare sulle popolazioni indig-enc. Di· lo studio dell'indole siciliana. Xè ser"c alla tesi di fatti si sa che, nelle città della Sicilia occidentale, qu esto sc ritto tale ricerca. Q11el che a noi servo è dominate per più secoli da.i Cartaginesi 1 la coltura di sfata.re il pregiudizio che le fattezze fisiche e I era greca, come attestano le epigrafi o le monete m ondi de i Siciliani sicno li diretto prodotto delle del tempo, e la. popo\a'l.iono sogg·etta non poteva dominazioni, e di provare che fattore invece prin- es!)ere che d'incligcni Sicimi o Siculi, parlanti la loro cipale di quelle fattezze è il prcJominio del lat1fon- linJ,!'ua. Lo stesso av,•enne sotto i .Musulmani, che, diamo feudale sullii vita dell'Isola. Certo un'influenza, , col nome g enerico cli Saraceni da to dag li inrligeni, le dominazioni hann o dovuto esercital'la; ma ossn accogliea.no diYerse popolazioni, lega.te solo (hdh~ non fu mai tale da trasfonna.re l'inclolc delle popo• religione m uwlrmrna e di~lla lin~ ua ar abt~ per gli !azioni siciliane, e dopo, al ri sorgere dell'elemento usi letterari e religiosi. ( Yari popoli 1 non mesco•

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