Critica Sociale - Anno XVIII - n. 15 - 1 agosto 1908

CRITICA SOCIALE 227 di tipico e di ideale, alla cui stregua giudicare ciò che è positivo e 1·eale. Anzi, la pietra di paragone fra le duo correnti: l'una che ba le sue saldo radici nella realtà, che dispone di una salda organizzazione, che agisce in un certo senso sul meccanismo delle forze sociali, l'altra impersonata in poche intelligenze giovani e innonttrici, non ci è data che dal diverso grado della loro consistenza storica. Quel cristianesimo sociale (falso), contro cui il Perroni e il Quadrotta appuntano la loro critica, è tantovero, quanto invece è fuori della realtà il loro, che si riporta ad un cristianesimo originario, vero nel senso del t·ealmente esi– stito, ma non come modello, su cui sì debba foggiare tutto il movimento cristiano auccessivo. Chi, come i due giovani Perroni e Quadrotta 1 si schiera. contro quella che loro pare - e non è - la degenerazione del principio democratico cristiano, e si protende verso il socialismo, non ò più, secondo questo mio modo di vedere reaUstico, un demo-cristiano; non sappiamo ancora se sia un so– cialista. Da questo angolo visuale puramente teoretico, dunque, la questione non va posta in questi termini: se i demo– cristiani possano iscriversi nel partito socialista. E'ssi non possono fm·lo che a costo di non essere più demo-cristiani (nel senso poveramente empit'ico della parola - direbbe Labriola - che è poi quello che vale in questo esame). O questo coraggio di andare fluo in fondo nella lotta contro il capitalismo resterà. l'esempio, sia pure nobilissimo, di due o pi1ì giovani, giovanilmente audaci, ed allora, fran– calllente, costoro non avranno il diritto, di fronte ad una falange saldamente organizzata, di affermare che la de– mocrazia cristiana vera è la loro; o si estenderà ad un numero tale di individui che possa determinare una corrente ed una forza capaci di agire in un certo senso e di opporsi ad altre, ed allora non si vede perchè debba essere chiesta l'ospitalità. del partito socialista. ... Ammettiamo pure che il fine del socialismo cristiano coincida con quello della democrazia sociale, e trascu– riamo di notare qnella. nebulosità da mistici sognatori che si osserva nell'ordine del giorno presentato dalla parte più avanzata della Lega Democratica Nazionale. lvi ciò che spicca per maggior precisione è l'augurio (?) che il principio cristiano u della solidarietà e della coo– u perazione, fatto materia e sostanza di tutta la vita " sociale, diventi la legge della produzione e dello u scambio ,,. A che vale - dunque - questa identità di fino, se dal fine ci separa tutto un periodo di lotte da combattere passo a passo, giorno per giorno, e con tutte le a1'mi,contro il privilegio capitalistico? Lotte in cui il partito socia– lista, che, se non è antireligioso, è certamente a-1·eligioso, non avrà da scartare alcun mezzo che serva alla causa della emancipazione proletaria, mentre il demo-cristia– nesimo, che deriva la ragione della sua missione sociale da principi religiosi, troverà, volta a volta, in questi prin– cipi uu inciampo in.aormoutabile all'adottamento di certe tattiche ? Come conciliare il misticismo religioso dei so– cialisti cristiani con 11 l'ardore di combattimento ,, che, per il Bonomi, è spesso " l'unica molla della battaglia proletaria ,, nei paesi cattolici e specialmente in Italia, ma che invece deve ispirare e fecondare tutto il movi– mento proletario, percbè scaturisce dalla coscienza che il proletariato ha della propria funzione rivoluzionaria, dalla visione esatta del fine da raggiungere, dal senti– mento adeguato della propria forza? Quel misticismo religioso che ha poi - non se l'abbiano a male i signori Perroni e Quadrotta - la sua espressione paradossale, ma pur logica e conseguente, nel quietismo anarchico di Leone Tolstoi, anche lui, del resto, rivoluzionario nei flui? Il Bonomi crede risolvere queste difflcoltà. dicendo che, 11 poichò il movimento socialista non sta tutto nell'al\•eo " del marxismo, conviene non rifiutare la cooperazione di "quei cristiani che aderiscono ai fini ed ai metodi del u socia Iismo ,,. Ma ehe significa questo se non che, accanto al socia– lismo marxistico, può benissimo esistere e svolgei-si wi socialism1J cristia11u, di cui qnello potrà. in dati momenti avere la coopP-razione? - un socialismo cristiano che por– terà, ma per altre vie e per altri decorsi, le sue acque al gran fiume maestoso della rivoluzione proletaria? - Che significa, cioè, se non augurare quello che già avviene, se è vero almeno che esista un socialismo cristiano? Se il movimento socialista è " un gran fiume che si alimenta di molte acque,,, non significa affatto che questo acque debbano confonder!li o perdere ciascuna la propria esistenza distinta; se 1 accanto cilla con·ente marxistica, 1mò coesistere e coesiste una corrente cristiana, ciò non vuol dire che l'una e l'altra debbano essere cost1'ette nei Utniti di un solo movimeuto avente metocli speciali, debbano essere ri– dotte nei quadri di un medesimo partito. Qui non si tratta di contestare ai socialisti cristiani il posto che loro spetta nel movimento socialista in senso largo (ciò non toccherebbe precisamente alla Direzione del P. S. I.!), ma solo di decidere se è possibile la coe– sistenza in un partito - che è qualche cosa tli molto più limitato - di .:lue metodi, di due atteggiamenti, di due anime, che sono in antagonismo fra di loro. Oramai non è chi abbia del movimento operaio una concezione cosl gretta, da non vedere o da disprezzare quel largo consenso di simpatia e di solidarietà che si forma sempre più attorno alle classi lavoratrici. li socia– lismo ò il centro di gravitazione della nostra civiltà, -e verso di esso si orientano sempre più <lecisameote tutte le energie giovani e sane .. Ma ò anche fuor di dubb(o che ciascuno di questi movimenti che convergono, tutti insieme, verso la meta radiosa della liberazione da ogni sfruttamento, e dei quali quello marxistico ha il nerbo dello forze e prevale nei paeai tedeschi e latini 1 non debba - almeno per ora - rinunziare alla propria fisio– nomia e confondersi con gli altri nel proseguimento di un fine, che è sempre troppo generico e troppo lontano por giustificare la confusione di metodi affatto di\'ersi, se non opposti. La questione dunque mi pare che non sia stata affron– tata dal Bonomi nella sua éssenza: " se i socialisti cri– stiani possano militare in un partito, il quale, 1mr attra– vet·so <tlle profonde modificazioni tattiche, imposte dalla 1·ealtà mutevole, contin·«a a dichiararsi, nel suo splrito e nei suoi presupposti, marxista ,,. È a questo modo che la questione va posta, e la solu– zione no sgorga irresistibile. Essa non può essere che negativa, e per definizione! (l'alumo). O. N. L'autore, inviandoci questo scritto, ci invita espres– samente a manifestare il nostro avviso sulla interes– sante questione. Noi notiamo intanto nell'articolo di G. N. - che pubblichiamo volontieri per la di– scussione - una incongruenza forma]e. Comincia col notare che la questione, tanto è complessa in sè e nei punti di vista che richiama, da sfidare i con– fini di un articolo. Poi, come s'è visto, arriva rapi– damente a una conclusione che sembra non ammet– tere repliche.

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