Critica Sociale - Anno XVIII - n. 10 - 16 maggio 1908

160 CRITICA SOCIALE Jl sindacalismo franceso non può ormai contare che sui legionari italiani 7 gio\·nni e J.r011orosi. ma pochi. Il movimento operalo internazionale ba rotto defini– tivamente I ponti col vecchio rivoluzionarismo catastro· fico, e lo stesso sindacalismo frnncose è, per corti ri - ~uardi 1 una reazione contro il rivoluzionarismo inconclu– dente del guesdismo, intransigente e elettorale. L'organìzzazlone operaia, sorta per opera del socia– lismo, afferma la sua maturità e fa una sua politica. Ove il partito socialista capisco questtt. necessità. inevi– tabile, essa ò col partito i ove il partito resta formo allo vecchie formolo rivoluzionarie e vuol mantenerla pu– pilla, essa si ribolla o volgo le spalle al partito, come in Francia e iu lnghitcrra. L'organizzazione operaia, che costruisce l'e:liflcio del futuro, sostituendo all'idea socialista Il fatto socialista. non può perdersi nello ,•ie del rivoluzionarismo B\'\'eni– rista. Essa crea nel presence e opera pel futuro. E il rl• formismo socialista, o il sindacalismo riformista, trova in e5sa la sua conferma sperimentnle. }'AUSTO P,\01.IARI. FRA LIBRI E RIVISTE Il Si1ulaca.lism.o ·1•iuolu.;:iom,l'io, Nel commento.re il forte discorso dell'on. Turati, pro– nunciato la s era del 7 maggio, qualche giornale hr. tro– vato poco opportuna e adeguata alla circostanza quellH. parte polemica di <'SSO che si riferisce alla concezione e alla tattica del sindacalismo rivoluzionario. Secondo noi, invece, il deputato di Milano ha fatto assai bene a in.sistere lungamente sugli errori o sugli equivoci di detto 'iindacalismo, che ora trova la sua genuina appli– cazione nell'agitazione agraria rlel Parmense. La teoria sindacalistica ha particolare presa 1mgli animi dei gio– vani e sulle menti incolte non avvezzo alla critica sto– rica e sociologica. E perciò non bisogna lasciard sfuggire occasione alcuna por s\•elare all'opinione pubblica. tutti i malintesi e i falsi postulati che si celano sotto 11 pa • ludamento pseudo-positivistico di cotesto mo,,imento so– ciale. .A questo riguardo, nel numero dol 1° maggio 1908 dei Socialistisclie .llouats-Hefte, troviamo un articolo del lluisson, in cui si sottopone a una critica minuta e vi– vace la teoria co sldotta dell'azioue dit•efta. Oià, come ebbe a dimostra.re di recente uno dei pili colti ed intel– ligenti ana1·chici francesi, il J'ean Grave, l'azione dirotta è di pura derivazione anarchica; Il primo a pari aro di essa è stato il Proudhon. Niente di nuovo quindi a questo riguardo da parte dei sindacalisti rh•oluzionari, i quali, per distinguersi dagli anarchici, banno pensato di de– signar se stessi col nome di aparlamentari anzichò con quello di antiparlm11e11tari che pili si addiee agli anar– chici tradi:,:ionali. So non che, come prova facilmente il Buisson nello scritto ricordato, qui si tratta di una distinzione sofistica e affatto nominale; in pratica (i sludacalisti si vantano spesso di essere dei pratici!) gli aparlamentari e gli an– tR.pl\rlamentari si equivalgono perrettamente. Oli uni e gli altri dicono ai proletarì che non devono aver alcuna ftducia negli fotennediari e che in ogni circostauza devono fare affidamento soltanto sulla loro propria azione. In defl. nitiva e dal punto di vista pratico, tanto gli aparlamon– tari quanto gli antiJ)arlamentari cercano di indurre gli operai alla phì perretta indifferenza di fronte alle ele– elezioni. Tanto gli anarchici quanto i sindacalisti, poi, hanno in comune questo punto di vista fondamentale, che la lotta di classe non si può assolutamente faro colla lotta elettorale. Il Buìsson aggiunge che i sl11dacalit1ti iu buona re(le sono dei temperamenti semplicisti, che concepiscono il dh'enire sociale e la rivoluzione sociali3ta in modo dol tutto unilaterale. La verità di questa J)roposiziono ò luminosamente dimostrata anche dal manifesto lanciato dai sindacalisti italiani in occasiono <lei Primo Maggio di quest'anno. In codesto manifesto si dice appunto che ormai il nuovo e unico mezzo di lotta pel proletariato ò lo sciopero generale," che consiste noi ~o.:;penderella J)rodu– zione in tutte le manifestazioni del lavoro, nel togliere, cioè, la base di esh1tenza ai non produttori. Le Camere d<'I lavoro e i Sindacati sono e liaruuno lo oi~tadelle, nello quali il proletariato deve trincerarsi, per impegnarsi in questa lotta liberatrice. Il resto è inganno ,,. Avete cnJ)ito ! " .li resto è inganno 111 c.ioò, all'inruori dello soioporo generale, non c'è che la. truffa, l'Imbroglio (coilciente o no, poco importtt) dei politicanti 1 che si ser– vono delle pecoro per appagare la loro ambizione o sod– disfare ai loro J)rivati interessi. Se codesta ò gente in buona fede 1 dav,·ero non sap– piamo immaginare esempio più mirabile di tenacia e perseveranza nei propri propositi. Altro che la torre di rtantesca memoria, che non croll<L 1Jer s()tfiar di venti! La fede dei sindacalisti italici nello virtù taumaturgiche dello sciopero generale ò suJ)erlore n quello che nutrono i selvaggi verso il loro feticcio. Quando, inratti, non ostante le preghiere e gli scongiuri, il feticcio del sel– vaggi non riesce ad allontanare In tempesta de,•astatrice o a concedere la vittoria. in guerra, viene buttato da un canto e s011tituito da altro idolo; i nosui sindacalisti, invece, anche dopo le amarissime esperienze fatte, con– tinuano immutati nella adorazione del loro idolo 1 che unico possiedo la virtù di mutare d'un colpo e senza troppe llrnga~~ini l'ordinamento attuale. lntanto al l'attivo non c'è che una trafila di batoste! ...* ln merito al sindacalismo rivoluzionario, tro\·iamo pure un articolo di Umberto Lago.rdelle nei Docume,ils (l,t P,·ogrès del l'aprile 1908. li Lagardelle è uno dei baccnlari dal sindacalismo francese e, nou ostAnte tutti gll sforzi dell'autore, ap– pare evidente anche da questo articolo la coincidenza pratica e terminale del sindacalismo rivoluzionttrio col– l'anarchismo. Siamo di fronte allo st'essc, associazionismo libertario, che crede di vivero all'infuori dell'influenza politica o della srertl dello Stato, comunque si \'Oglia chiamare il potere centrale coordinatore degli antago– nismi economico-sociali dei vari gruppi in competizione. Prescindendo da qualsiasi possibilità di cffettua1;ione, l'associazionismo degli anarchici e dei sindacalisti non eliminerebbe affatto lo sfruttamento monopolistico, cbo muterebbe soltanto di nome e di posto; e, non nmrnot• ten(IO l'esistenza di un potere centrale che coordini gli interessi delle diverse economie singole o collettive, non si sa come potrebbero venire appianati, altrimenti che colla guerra civile, gli attriti sociali. Se non si vuol quindi fare l'ipotesi assurda di un'armonia assoluta. de– ri\•ante dalPunione di tanti uomlni-angioli, reputiamo non si possa fare a meno di un J~nte politico centrale (qualunque eia il suo nome di battesimo), che sin mu– nito di tale autorità da garantire la pace sociale, o che inoltre, conu-lobando in sò funzioni economiche, genera– lizzi le rendlte di monopolio, sì che queste tornino a vantaggio di tutti i cittadini. 'fra le molte accuse che il Lagardelle, nel suo arti– colo, scaglia contro i socialisti pa,.lameutari, vi è nuche quella di essere dei falatisti, in questo seuso: di far cre– dere ai proletari cho basti votare pel candidato socia– lista e impadronirsi dello Stato J)er c1tmbiare la faccia del mondo. Xon vi ò accusa più balorda di questa. A smentl!'l11, più delle parole, servono i fatti; servono le intìnite Le.i;be e Federazioni, cui i socialisti banno dato vita; servuno quei mirabili 18tituti cooperativi, nei quali il proletariato si abitua sul Rerio alla gestione della ricchezza sociale. Ma, appunto cli fronte alla comples'iltà. ed eterogeneità. dei rapporti sociali, i socialisti credono che l'elevnzione del proletariato debba. compiersi con tutti i mezzi che sono a disposizione dei cittadini in uno Stato democra– tico: dallo elezioni allo riforme legislative; dalle Coope– rative alle organizzazioni di mestiere; dalle affittanze collettive allo municipalizzazioni e statizzazioni. È soltanto mediante quest'opera complessa che il so– cialismo si prepara e ei attua; ò soltanto in tal modo che il proletariato acquiiita la forza per cambiare gra– dualmente tutte le istituzioni e Insufflarvi lo spirito del comunismo. Di altri è Il semplicismo ristretto o iufecondo: di quelli che tengono viva l'illusione della palingenesi sociale compiuta media.uté lo sciopero generale, che è atto su– premamente negativo e distruttore di energia. Quale fatalb1mo più infesto di questo,? e. iu. Gtus•;rn: RIGA.MONTI, gerente nsponsabile. 1.Ul!rno,10 r, iws • T1,,ogr&ttll 01•ornl (Soc. coop.), via. Spartaco, 6.

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