Critica Sociale - Anno XVII - n. 12 - 16 giugno 1907

CRITICA SOCIALE 185 neozelandese ed australiana (h); dovremmo consta– tare come il problema rimanga ancora o sempre in– soluto. Noi sistema del ministro socialista. francese, infatti, a parte la innovazione ardita già menzionata, giusto omaggio al principio delle maggioranze e, peraltro, ovvia nel sistema della legge che è si può dire, una legge elettorale del lavoro; se perÒ indagh iamo la forma di sanzione dol così detto arbitrn.to obbliga– torio, troviamo ancora registrate e applic ate _pene pecuniarie, pene roslrittive della libertà personale, pene restrittive della capacità di diritto pubblico (elettorato ed eleggibilità nei diversi scrutini relativi alla rappresentanza del lavoro, art 2G e seg.), tro– viamo cioè tutto il bngaglio di sauzioni di cui già fu accennata la critica. L'arbitrato obbligatorio, poi, vigente nella Nuova Zelanda ò bensì notevolissimo pel principio teorico che lo informa: si tratta invero di una applicazione pratica della tesi intermedia fra il liberismo indivi– dualistico e l'intervenzionismo socialistico nel campo economico. Lo Stato, cioè, lascia in massima alla iuiziath•a privata, assillata dalla legge della domanda e della offerta, la fissazione del prezzo delle merci; ma 1 per quanto riguarda la merce-lavoro, si riserva facoltà di determinarla, occorrendo, per sentenze d'arbitri, applicabili anche a casi analoghi non direttamente soggetti al lodo. All'infuori però cli questo, il problema più vero e maggiore, il prohlema della sanzione nel sistema della legge, sembra a noi ancora sub jttdfre. (La fin~ al proui11w n11mero). Avv. ~L\IHO GEN~AHI. (o) SrnNTr é Bi,;n1ucE Wrnn in Jndttsll"fal Democracy. (b) PAur, Loms in J/ouvrier devant l'l~"tat. La proclamazione della duplice libertà di sindacato o di sciopero (scrive il Louis) è la situazione <lidiritto In Francia, Inghilterra, nel Ilelgio, nella maggior parte del cantoni elvetici, benchè in fatto l'autorltt\ disponga sempre di molti mezil restrittivi, senza offesa troppo diretta alle leggi. Altrove la partecipazione alle coali– zioni ò considerata come delitto; cosi in luoghi ove l'In– dustria appare inrautlle (Ungheria 1 H.ussla)i ovo un cit– tadino non è che un servo privo di ogni attributo di pensiero e tiranneggiato più che l'antico schiavo di Roma, Sparta, Atene. AllroTe (America, Olanda) la poli– tica sociale, più tollerante 1 esclude dal diritto di ·sciopero solo i lavoratori addetti a pubblici servigi. A Ginevra e nella Nuova Zelanda 0 1 recentemente 1 in Francia, segna– la.usi progetti originai! diretti a dhciplinaro ,lo sciopero ed a sopprimerlo. (e) Monitore dei 1'rib1mati, 1902, pag. 256. (,tJ B.10A1.ox1 in c... HONAIH, Osservaiio,ii e notizie della Commissione per lo studio del contratto di laroro. - Atti parlamentari, Camera del Deputati, pag. M, 375 e seg. (e} Cfr. /,a Provi,icia Pavese, 1906, n. 129. Secondo l'avviso del citato scrittore, cho fu Commis– sario regio presso il Comune di Pavia, Il collegio arbi– trale da esso proposto, come dal testo 1 dovrebbe essere costituito per metà dal rappresentanti del lavoratori (che potrebbero esser scelti dal Consigli dlrottlvl 1 debitamente riconosciuti, dello Camere del lavoro) e, per l'altra metà, dalla rappresentanza degli industriali e proprietari (da sceglierai fra i membri dei Comitati delle Camere di commercio e del Comizi agrari). In ogui provincia si dovrebbe istituire un Collegio permanente dell'arbitrato obbligatorio, e dovrebbe esser presieduto da un rappre– sentante del Governo. La procedura dovrebbe essere ra• pidlsslma o si potrebbe anche stabilire clw, In pendenza dol relatl,·o giudicato, gli scioperanti dovessero ripren– dere il lavoro. Per m11gglorogaranzia, poi, e per evitare anche Il sospetto che influenze locali abbiano tolto la 11erenitàdelle sentenze del primi giudici, si potrebbe pure Istituire un Collegio arbitrale centrale di appello in Roma. (f) OuvoT, in Les co"flils du travail, dovo al trovano, al riguardo, talune osservazioni non privo (ti un certo interesse. " Je n 1 ai pa9 la pr(·tention de s1tpprimer l'esprit d'exch111lvisme<fan~ les Sociétés commtH·cialesrie travail; mais l'exp0rience nous enseiisne que ce qu'on peut ap– pelor l'esprit rapace n'est pas le mémo cbez un guerrier quo chez un Industrio!, n'est pa'i le mCme dans une congrégation réligiou11eque dans une eociòté flnanciòre ou commerciale. Da,n celle-ci, l'es1>rlt rte spoliation dovlent l'esprit de concurrence. On ne eonge plus seulo– lement à s'empnrer de dòpouilles, on échange des utilités ou <Icssorvices. "'On n'a plus eeulement pour but d'ompècher les au– tres <le raire ou do s'em1>arer de ce qu'lls ont tait. On Hlche de faire mieux ou autrement qu'eux .... " Aujourd'ltui les ouvriers travaillont à taut l'houro pour un établissement Industrie! dont ils ne compren– nont pas !es affalres. li leur est òtranger. Plus ils en tlreront de proftt et mieu:c cela vaudra. 11 considèrent que Ics avantages gagnés aont autant de pris sur l'en– nemi " Daos une Sociélé commerciale cle fravail, ils travail– leot pour cux, pour la soeiétC dont lls sont membres, dont lls conuaissent l'objet. Us ont un lutòr6t direct à ce qu'ils font. lls livrent !es produits do leur travail à l'établlssement avec loquel lls ont contracté: ils ne s'OC· cupent pas de ce qu'II en rera; mais on quo! leur·situa– tion est-eJle différénle dos rournisseurs do houille ou de minerai qui ont livré a cet établlseement ses matières promières et qui ne s'lnquiètent pas de la manlère dont il les emploiera, dcs produits qu'il cn aura obtenus? n (!f) Critica Sociale, 1901. - A. LAn, 1./«mvre de Mille• rand, png. 150 e seg. (h) A. P1Ri:;u.1, L'arbitrato obbligatorio, png. 32 o seg. - DrnAREST LLOYD in U,1 paese dove t1onsi sciopera 1 tradotto dai C-0'1ti11i. a. m. g. ILLATO PSICOLOGICO DEL SOCIALISM I'. La fclidtà 1lclla classe opcrni:1 (Co11tl111,oziQne). 2S. - Quanto abbiamo detto pei ricchi vale, in gene– rale, pel poveri. Erroneamente si afferma che l'infelicità morale si innesta su quolln fisica, come sostiene 1 per esempio 1 anche il Ohio nel suo trattato d'Economia, po– lemizzando con Leroy Beaulieu. Infatti, mentre quest 1 ul· timo, nel libro su la Répartitioti lles 1·iclusses 1 che ab– biamo già avuto occasione di citare (capitolo Du Sisy– phisme et clii Paupél'isme) 1 cerca stabilire una specie di compeD'IOtra i mali risultanti dall'indigenza e quelli ri• sultnntl da malattie e da dolori morali, e si domanda: "Che cos'è il numero clegli indigenti in confronto di quello degli esseri umani eho sono a.flliUI da. inrermità, da malattie incurabili o organiche come la scrofola e la tisi? che cos·ò sopratutto in confronto del numero ancora più grande di uomini che sono tormentati da cocenti dolori morali? ,,, J>erconcludere che " l'indigenza ò certamente un male, ma per uno spirito riftes-ivo è un mnlo dei piì1 benigni e dei meno estesi che colpi– scano le società civili "; Charles O!do obietta al con– trarlo che "la povertà. ò essa stessa una causa di co– centissimi dolori morali e una causa anche attivis~ima di scrofola e di tisi, e che per conseguenza non ò nei due piatti opposti delh, bilancia che la fortuna ha posto i mali che afttiggono gli uomini, ma sembra averli riuniti noi medesimo piatto " (I). Ora, il Oide à torto per quanto rlgunrda i dolori morall 1 come lo à. li f.oroy Beaulieu per quanto rittette I dolori fisici. Questi indllbbiamento s'innestano sulla miseria e sono 1 in gran parte, dolla miseria il prodotto, (I) Cn.uu,F.S Orni.:: l'1·111rlprlf ,rlrot10111U poli/1•1.,r, s• edl:i:lone, l'tl· rltCI 1003, l)ll.g. 1'97.

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