Critica Sociale - Anno XVI - n. 18 - 16 settembre 1906

Critica Sociale ft'/V/ST .Il QUINJJ/CIN.IILE JJEL S(JC/.IILISM(J Nel Regno: Anno L, 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 1.0 - Semestre L. 5,50. Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E. 23 Anno XVI - N. 18 .J.Yonsi vc,ule a, 1ttt.Utcl'i sepa,•ati. Milano,16 settembre 1906. SOMMAL'1IO Attualità.. l'e,· la battaglia (LA CRITICA Socu.u:). 11se,1110dL poL (Dott. OARZIA CASSOLA). JI atsstdlo fondame11M/e (l'rot. OUll)Q CECCARO~JI. r.a Rli;o111z/011e U11SS(l (Prof. I,, M. BOTTAZZI). J>i-rnl1111zL011e d'i,mposte, ovve,·o flOUfLca di p,·odu;:io1Ie o di lavoro!' (Oott. M. A. D'AmutOSIO), Studi sociologici. 1/Jmpero RQlllll/lQ (Oott. ASOt:I,0 CRESPI). nccola proprietà, vigneto ed emiyrozio11e 11tlla q11estjo11eclti 1at1fo111lo bi SicUla (S. CAMMAltERI-SCUUTI). 11agtona11do di si11dac<1Usmo: Alcuni a8petli eco110111iri, 9i10-idi.ci . e pOUUcL 8111S~lldllcàUsmo, I[ (S. l'ANUN;',10 e t;. llARCIIIOLI). • Filosofia, letteratura e varietà. GrOnCfca&eia/e: !.'organizzazione degli tmprendltorl In Oer1111rnla (Prof. liAUSTO PAGLl,\RI). llibllotec(, di. propagcmda. PER LA BA'l'rl'AGLIA [ 11 Gruppi Socialisti Milanesi " hanno, l'altra sera, più che votato, acclamato, come loro piattaforma pel prossimo Congresso, l'ordine del giorno che qui sotto riproduciamo. Lo riproduciamo perchè ci pare - come parve a.l Lavoro di Genova - che quella, che sarà " la questione del COngresso "' non vada posta altrimenti da come qui è posta. I Gruppi socialisti milanesi: premess.o che la battaglia socialista, dovendo mi– rare all'abolizione della privata proprietà dei mezzi di lavoro, alla soppressione delle classi e della lotta di claesi e alla gestione sociale della produzione da parte dei lavoratori, scopo eminentemente e profondamente rivoluzionario, non può essere combattuta utilmente se non con mezzi adeguati, per la loro complessità e per la loro efficacia, alla grandezza del fine i che questi mezzi si riassumono, per costante tra• dizione e pratica del partito, nello sviluppo e nelPat– tività sempre più iuteusa e molteplice delle organiz– zazioni economiche, coordinata ad una sempre cre– .scente conquista dei pubblici poteri 1 per ottenere, da un lato, una sempre maggiore abilitazione del proleta– riato ai suoi futuri destini, e, dall'altro, sulla pri– vata impresa iudustriale e sui congegni dello Stato e degli altri Enti pubblici, un sempre maggiore domi• nio, onde trarne tutti i vantaggi e tutte le riforme che agevolino il difficile cammino verso le conquiste finali; che la frazione del partito che, per ironia o per ostentazione verbale, fa dirsi rivoluzionaria e che prese forma dottrinale nel cosidelto sindacalismo - a pre– scindere da o~ni oziosa controversia di formule astratte e di compatibilità teorica colla essenza e coi fini del collettivismo - pel discredito che ha sempre tentato di rovesciare sugli uomini e sugli sforzi del partito, pel disprezzo seminato fra le masse verso le riforme e Fazio• ne parlamentare, e sopratutto per voler limitare la com• piessa opera del partito all'azione meccanica degli scioperi particolari e generali, indetti senza criterio di opportu– nità e di misura, tende con ingannatori miraggi ad allontanare il partito dall'a½ione paziente, graduale e molteplice che gli è propria, compie in esso una azione dissolvente e sostanzialmente antirivoluzionaria, e si deve ad essa, e alle transazioni con essa, se il movi– mento socialista e proletario non diede in questi ultimi anni i risulto.ti che se ne attendevano e perdette, nella politica generale e nella pubblica opinione, parte del suo peso; constatato - per quanto riguarda le condizioni di Milano - che tutto ciò, che è opera di vera e propria educazione, redenzione e battaglia proletaria, così nel campo elettorale e della propaganda generica e speci– fica come in quello dell'istruzione, della cooperazione, della resistenza organizzata ed illuminata, fu ed è nelle mani dei socialisti della vecchia scuola, la cui azione continuò a svolgersi e a dare frutti malgrado le inces– santi ostilità. e le sistematiche diffamazioni dei sinda– calisti rivoluzionari, abbandonati del resto, come recenti eloquenti esempì elettorali dimostrarono a luce meri– diana, da quasi t11tta ormai la popolazione lavoratrice, che inte$e come l'adozione dei nuovi metodi significasse 1 a breve andare, la fine del movimento proletario e il fallimento dell'azione sociali!;ta; mentre rivendicano il loro diritto di rimanere - perchè socialisti attivi e militanti - nel partito socia• lista, ai cui metodi e fini rimasero sempre fedeli, e di essere quindi, come tali, accolti al Congresso; incaricano i loro delegati di sostenere nel Con– gresso le finalità e i metodi del socialismo non adul– terato e di far blocco con quelle correnti che decisa– mente mireranno a ricostituire nel partito una unità sostanziale, contro ogni sorta di patteggiamenti e di equivoci, il cui danno fu già troppo sperimentato dal movimento di emancipazione proletaria. Con questa dichiarazioce, abbastanza breve e pre– cisa per troncare le ambagi e per dover essere in blocco o accolta o rigettata, le questioni secondarie sono messe in un canto, le trappole di parole e di formule sono in prevenzione smontate. Un partito 1 più che laboratorio di dottrina, è organo di azione. La dichiarazione dei " Gruppi Milanesi "mira dritto all'azione, come tutti l'han vista, e ai risultati che ha dato A noi poco importa della metafisica verbosa, ten– deuzialistica ccl avYeniristica del sig. Arturn Labriola e dei suoi pitto meno dissidenti sozii e compari. Che il Sindacato sia o non sia l'unico o il maggiore I( prin– cipio 71 (gergòttano cosi!) che fra un secolo o un millennio darà forma ed essenza al nuovo Stato so-

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