Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906

Critica Sociale f ?IVIST.ff QUINVICIN.IILE VEL SOCI.IILISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50. Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E. 23 Anno XVI - N. 17 Non si vende a, 11,11,me'l'i sepm·ati. Milano,1° settembre 1906. SOMMAlxIO Attualità. I'revisto11t ottlmtste: Sempre ln vJstu del Congresso Socialista Na7,Jo- 11olc (LA CruTJCA Soc1,1.u;). Sc111Hafroebell<ma (Noi). La nuova l 'tpltblllit.li dei 7',•ansivaai (Dolt. ANO•:LO CRl:SPI). Studi sociologici. Il raro psico1outco aei sock//ismo: 1v. 1 b.Sog11~dtllll classe open1k1 (continuazione) (Dott. CAHl.O P•:rnoccm), Ga/JtlloU, bo1·gest, ca111pte1·l,m•liutmH e massarloU 11etlatifondo 111 Slctlla ($. ÙAM)l,1.RERl·SCUR'rt). Astrotoatr, socloUsl!I: Ragio11a11aoai sinclacausmo; Alcun1 nspctll giuridici, economici e pol!t.lol del s!11dnc11llsmo; t (S. l'.1.sus,110 O E. M.1.RCIIIOLI). . Co/011/.z,wziont e Cl'illlhli. 1,.op<caH (l'ror. 1-:. llEIITAIH:LLI). /leee11U p11bb /l.cm ::io11t della Crlt!cfl. Sochtlc. P~EVISIONI OTTil\lIISTE (Sempre in ·'t'ista. del Congresso Socialista !<l'uzionale) Ivanoe Bonomi prosegue il suo lavoro di esplora– tore tranquillo e sereno - che è critica e propa– ganda al tempo medesimo - a proposito del Con– gresfl-o che si avvicina. Nel Gionmle di Sicilia del 28 ngosto, indagando " che cosa sarà il Congresso socialista " 1 sostiene che, malgrado le aspettative di scandali e le apparenze di nubi minacciose, il Con– gresso del prossimo ottpbrc finirà come quei grandi temporali d'estate: con molti lampi, qualche chicco di grandine, ma, in 1rnstanza,con molta acqua fresca e vivificante. Mette conto riprodurre i brani salienti dell'arti– colo, dove della tesi i atende darsi una dimostrazione obiettiva. * ·* * È legge pressochè generale (scrive il Bonomi) - e i tattici della politicai che procedono di solito con criteri affatto empirici, ne dovrebbero finalmente tenere gran conto ~ ò legge che ad oglli periodo di maggiore H– bertà, o meglio di maggiori conquiste democratiche, segua immediatamente un periodo di convulsioni o di o.spii-azioni rivoluzionarie. In Inghilterra il movimento rivoluzionario owenista e cbartista scoppia dopo al legge del 1825, che segna una conquista memorabile del trade-unionismo britannico. In Ji'rancia una crisi riYoluziouaria segue immediatamente la vittoria demo– cratica e gambettiana del 1880; un'altra crisi riYoluzio– uaria si produce dieci anni dopo, in seguito al trionfo della rCJ)ubblica. sul boulangismoi e finalmente una terza crisi,·quella provocata. dal sindacalismo antiparla.– mentare, minaccia oggi il Gabinetto radicale di Cle– menceau e di Briand. Gli è che, ad ogni maggiore conquista democratica e liberale, i quadri dei partiti proletari: si allargano im~ provvisamente a comprendere recluto nuove. E sono queste reclute, inesperte e ingenuamente fiduciose in miracolose vittorie, quello che determinano, con la loro impazienza, il risorgere periodico di antiche utopie ri– voluzionarie. Questa legge si è verificata anche in Italia. Quanclo, dopo il I902 - in una atmosfera che non era più q_uella apertamente reazionaria del precedente periodo pel– louxiano - il partito socialista potè compiere l'ufficio suo di organizzatore del proletariato, una larga messo di forze nuove venne ad aumentare le sue file. Camere del lavoro e Leghe di resistenza sorsero 1 quasi per in– canto, in tutte le parti d'Italia. Un proletariato, ancora rozzo ed inesperto ma pieno di fervore o cli flducia 1 si aggiunse improvvisamente alle schiere prevalentemente piccolo-borghesi dell'antico partito. Parve, e fu di fatto 1 l'età d'oro del socialismo italiano. Ma la vittoria clamorosa recava in sè le ragioni della crisi rivoluzionaria. Quei contadini e quegli operai, che erano stati reclutati dai Prampolini, dai Bissolati, dai Badaloni, dai Turati, non tardarono a voler fare le proprie esperienze, cioè correre all'impazzata, contro il consiglio dei capi di un tempo. Tutta la crisi rivoluzionaria ru una crisi d'impazienza. Le organizzazioni 01>eraie credettero lo sciopero il toc– casana dei loro mali, e l'usarono e ne abusarono in tutte le occasioni. Allo sciopero parziale esse aggiunsero, a cuor leggero, lo sciopero generale, e questo ritennero arme più spiccia e più efficace della lunga e difficile conquista legale del potere. Non è a dire come i dottrinari della rivoluzione pe– scassero in questa psicologia infantile della massa. Quella concezione rivoluzionaria esclusiva.mente politica del Labriola, che parve a ragione volersi conrondere 1 nel– l'azione pratica, col veccbio ropnbblicanismo insurrezio– nale, si tramuta ben tosto' nel sindacalismo rivoluzio– nario di oggi, cioè in una. dottrina che proclama il Sindacato di mestiere unico strumento della rivoluzione sociale, o l'azione diretta della massa. arme quasi esclusiva di pressione o di conquista. Però questo sindacalismo rivoluzionario non poteva. da solo battere l'antica corrente socia.lista che, sotto il nome di riformista, veniva additata alle rollo come una vero. e propria degenerazione borghese. Bisognava tro• va.re un alleato, e cou l'alleato una bandiera meno compromessa 1 per conseguire la. desiderata vittoria. C'erano allora nel partito socialista duo correnti poli– tiche, che si disputavano il campo. La conente cosidetta transigente, non aliena da stringere alleanza con i partiti affini e dal sostenere, ove si presentasse l'opportunità e il bisogno, un Ministero (lomocratico; e la corrente cosicletta intransigente, riassunta in Enrico Ferri, più incline a separare l'azione del partito socialista da quella di altri partiti e di altri Gruppi.

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