Critica Sociale - Anno XVI - n. 3 - 1 febbraio 1906

CRITICA SOCIALE 35 E certo, nella gente primitiva che popola i monti d'Abruzzo, di Bmiilicata e di Cala.bria, ci sono dei caratteri etnografici meravigliosi per l'osservazione dell'artista. Ma, ahimè!, la. bellezza. estetica d'una n1zza non è sempre la medesima cosa che il pro– gresso politico-sociale; eppure tanti, che il Mezzo– giorno conoscono per sentita dire, ne attendono il rinnovamento e la salvezza della vita pubblica ita liana! Uno dei principali colpevoli di questa illusione ottimistica ·è certo Rerum Scriptor (l'amico, che non risparmia nessuno, permetterà, che neppur lui sia risparmiato). (!;gli forse ha voluto generalizzare un po' troppo dei caratteri peculiari della sua Puglia - cioè di •quella parte di Terra di Bari che per condizioni geografiche speciali ha già avuto un no– tevole sviluppo industriale e commerciale - astrnendo dal rimanente - ch'è la gran p,ute - e non te– nendo conto del Mezzogiorno, quasi esclusivamente ogricolo, delle plebi di Ahruzzo, di Basilicata, di c~da.bria, d1 tt1nta parte della stessa Puglia. ln code~te regioni la popolazione può divider.si in tre classi: gala11tuouii11i o civili (media borghesia), artieri (artigiani) e coutadi11i. La media borghesia non potrebbe dMe certo un contingente eletwrale maggiure di quello che <là, si;t pure µer via. d'iscrizioni irre~olari. Eppoi, codesta clas!:!c non ha corrisposto alle speranze che molti avevano concepito su di essa qualche anno fa - 10 stesso allora, scrivendo nell'Avanti!, partecipai all'illusione - e non corrisponderà più ormai. Gli artigiani, appena un decimo di tutta la popo• lazione - calzolai, macellai, sarti, muratori, mani– scalchi, che provvedono in nrnniera molto primitiva ai bisogni locali - hanno, esagerati, i difetti dei loro simili delle altre regioni. Prepotenti fl petulanti, hanno una certa boria di classe che si esplica ri– guardo ai gcilcmtuomini, e più ancora rigua1·do ai .contadini che essi considerano come qualcosa di molto inferiore a loro. Eppure gli artiui formano la gran massa eletto– rale di quei paesi. Nessun interesse comune li unisce, quando non si tratti del desiderio di veder favoriti con la camorra amministrativa tutti i loro piccoli interessi individuali ~ conquh,ta di posticini nel per:,onale dei vari uffici dipendenti dal Comune, oblio delle usurpazioni di terre comunali (sono anche pl'O· prietal'i quegli artieri!), dilazione al pagamento della fondiaria, ecc., ecc. ~, e quindi mai in nessun posto essi hanno conquistato per sè il Comune, ma dap– pertutto sono in qualità di clienti di un gruppo di galcml11omini contro un altro, anche se talvolta per qualche ragione particolare i patroni sono rimasti tra le quinte. Come attendere sul serio da essi un quùlsiasi rinnova.mento? Eppoi tra gli artieri l'anal– fabetismo è limitatissimo e gli elettori di quel ceto non aumenterebbero molto di numero con l'allarga– mento del suffragio Rimane la terza categoria di cittadini - per modo di dire! - il proletariato rurale ('). Ho già detto come gli artieri guardino dall'alto in basso i conta– dini. ~ veramente tra loro c'è un abisso. Gli artieri son sempre degli uomini, ma i conta– dini sono ancora molto vicini ai bruti. A molti pa,1Tà dura la frn::-e; ma essa corrisponde all'impres– sione di pena e di sconforto che prova chi vi\•e, anche solo per poco, al contatto di costoro. l\lalrnenati, (lerisi, vilipesi in tante guise da ga– lantuomini ed a1·tieri 1 i contadini, che odia,no gli uni (I) L'espressione ,·cr1tmonto ù tm1iro1\t'\11. pel CàrMtere 11.lrlclo0110 111l'011til.dl11Imerldlonnll dcrln• <lall11grnnde clllfustono del J)\ecolo 11-mtlo.l'arlnnclo JJO!del contalllnl, nou considero 111mtoun11. c11.ttigorl11. non ptcoola f\l essi, I 1>astorl, cho rornurno un mondo a sè cd hanno ,ma 1·1ti1tutt11 propria: torso nu ilCril·c1·ò a parte un'11ltr11 1'0if11. e gli altri, li temono anche, come la belva il doma– tore, ed ol>liecliscono sempre rassegnati a quei pa,– droni ch'essi credono necessari' e predestinati. Talvolta, è vero) codesla. gente, rassegnata e ri– spettosa nonostirnte l'odio secolare) prorompe i11 tumulti terribili che spesso termina110 col masf.lacro di alcuni galcmtuomi.ui e col saccheggio delle loro case; ma ora i signori hanno acquistato una. certa esperienza e sanno preyedere e prevenire: Ornm– michele insegni! Che materici elettor(t{e -- per usar l'espressione del Bonomi - possiamo trnrre da una mflssa così cao1,ica? fn uno o due paesi i contadini non analfa• beti e socia.listi sono giunti al Comune, e, sebhcne assh,titi da qualche professionista, han fatto più ca– morrn delle amministrazioni vecchie di galco1tuomini cd w-tieri. Che dire dell'entrata dei contadini anal– fabeti? Hernm Scrivtor ha. ragioni <la vendere quando, in linea generale, sostiene che la capacità politica non si può misurare con l'alfabeto. Afa dev'essere proprio lui a fare un'affermazione così assoluta.? La teoria è vera quando si tratti di gente che vive in centri evoluti, che vede e sente tante cose che han rapporto con la vita pubblica. Ma i contadini del l\fezzogiorno, elle 110n hanno avuto modo di frequentare la sc11ola neppure un solo anno ( 1 ) e che da.ll 'efa di cinque o sei anni non han conosciuto che lit terra, la chiesa e i loro compagni di miseria e di ignoranza - quest,'ultimo, purtroppo, è un termine eufomistico nel caso no8tro - che non hanno potuto mai leggere un giornale o un opuscolo, e che, se pal'iate lMO d'una questione delle più elementari e nella maniera più semplice, non vi capiscono, possono dare un CO· strutto qualunque alla vita amministrativa? (2). Ciò non esclude però che, se noi andiamo nel .'.\Lez· zogiorno ad agitare la bandiera del suffragio uni– versale facendolo apparire come un mezzo di libera– zione economica immediata, quei contadini insoi·gano. IL la parola esatta: perchò noi dalle plebi rurali del Mezzogiorno non possiamo per ora attendere altro che un'insurrezione violenta e magari sanguinosa, non possiamo ottenere che l'invasione delle ten·e conmnali) Pince11diodei rasotti daziart, il saccheggio dei .llttnicipi. Le mie parole sembreranno esagerate; ma e:sse sono il frutto d 1 un 1 osservaziono diretta, d'un'esperieuza personale. •Finchè si vorrà giudicare tutta l'ftalia meridionale alla stregua. di qualche grande città vi– sitata frettolosamente, nella quale la più grande disgrazia può essere la poca pulizia i fincbè nessuno vorrà. sottoporsi, come ha fatto di recente chi scrive, (IJ Tutti sanno éhe nel Sud la scuola è poco rrequentata !)Or ragioni economiche. Una volta lo 110assistito alle 111,·ettlve lanciato da uni\ donna contro uu messo comunale elle era 1·enuto acl Imporle di man– <liu· a seuoht Il Hgllv!o, un bimbo di sctt'annl che andavi\ In cam• pagna. A l!entlr lttl, ehi sa q•.rnli lln! rceondltl avevano I g,lla11t110- m/.11I del Municipio elle ,·ole\·ano far tn1selnaro per forzo I raga1.zl a »cuoia! 11 Nesto ,lt!I cm·u"o cn !-,'mlllalo 1906) dico ohe le oUgm·cllie dei civ~U sono avveJ·u 1111'1st,.uzl.011eobbU()alo,·w a1ip1111to1ie1· te11ere le 1111111e,·ose popola::u.,," escluse datle Hste tUtt01·<1U. Niente cli meno esatto. I cLv~/i. gut11·da110 con lncltffernnza all'lstruziono o\Jbllgatorla; essi son stcu1•1 uho, lln tanto elle essi rlrnnrrunno 11adi-onl dcllu baneht', dcllu esauorlr, clelht terrn e òelle cnsc, nvrunuo sempr .. I voti del contadini scnzn e;;1:1crenep1rnrc costretti a com1irarll ! (2) lo 1111rlo ~emµre di 1om~ n1mnln1strnt11•a, JJeròhò C l'unlcil pos– st\Jlle lngg1l1. Il potoro centrale è - comu Il ro per gl'lnd\\·ldut 111- tcrrogatl (lai conlugl Lomllroso•Carrflra - l'Ignoto, Il eomc la <liY1• nltì,, temuta e rlspcttiua se\J\Jeno \n1Js\1Jlle. Poi contadini del Sud tutto quel clic c'è d\ male per loro è co111aclelle ,rn1111lnlstra·ll011I loeu11, e li <1e1rntato 11011 è elle l'enrnnazlonc di queste; 1,erclò •11111"1 tutte lo l)aSslont sl ~c1lten11110 solo nella lotta per la ()011qulsta lici Comune. L'osser"nzlo1le filtt1• dal Turati 111 rls11osttt n tre,·11111 Scrl.p/Q1• i., certo 1ogle!s»lma; ma egli S1\ \Je11u che h1 logici\ non è proprio la 11nrnttt:r!stica de! ror10111onlsoelal1.

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