Critica Sociale - Anno XV - n. 7 - 1 aprile 1905

110 CRl1'1CA SOCIALE alla Camera dei deputati colla notevole maggioranza di 122 voti) della ler,:ge riguardante lo stato giuridico dello 'l'rnde-U11io,is e la legittimità della loro intromissio11e in contese professionali. Jn seguito alla nota sentenza sulla " 'l'aff Yale ,, per la qual o 40 Federazioni \'Cnnero rese respommbill coi loro fondi dei danni, cagionati agli im- 1>renditori1 dagli scioperi, aiutati dalle Unioni, queste avevano propugnata la presentazione in Parlamento di un progetto di legge 1 elle dichlnrnsse legalmente ammissibile la pacifica. intromissione in caso di sciopero, e non ri– tenesse pili come cospirazione gli accordi o te unioni por lo sciopero, e proibisse per ultimo che le corporazioni venis– sero chiamato responsabili coi loro fonrl1 per qualsivoglia da.nno cagionato dai loro membri. La accettazione in se... conda lettura non significa ancora la accettazione definiti va della legge. Questa passa al Gra11d Commithee J)er le proposte di legge per un ulteriore esame e, dopo la terza lettura alla Camera dei deputati, deve passare alla Ca– mera dei Lords. .È però già una vittoria che speriamo diventi definitiva. L'11spetto dell'aula al momento della discussione era veramente imponente. Nella galleria avevano preso posto oltre 200 rappresentanti delle diverse organizzazioni, per " poter osscn•nre i deputati del loro Collegio al momento rlella ,,otazione ,,. Un deputato conservatore si lamentò di questa 11: intimidazione " rlelle Unioni. l\lolti suoi col– leghi gli avrebbero confessato di essere in realtà con– trari al progetto, ma, nel timore delle prossime elezioni, votarono favorevolmente. A qualche cosa serve anche il Parlamento! (. p. FRA LIBRI E RIVISTE C,u11LLO SuP1No: Protezio11ismo11ull'ittimo. - Lapi, Città dì Castello, 190½. Nel fascicolo cli luglio della Hivisfa Marittima, il pro. fessore Ca.milio Supino ha pubblicato un breve e sinte. tico studio per dimostrare gli errori commessi per il pas– sato col sistema dei premt alla marina mercantile e per gettare le bMi di un nuovo programma circa i rapporti di essa collo Stato per quando verranno a scadere nel 1906 e nel 1908 le Convenzioni attualmente esistenti. L'arg?mento merita tutta la nostra attenzione, non solo per l'importanza che a!lsume dal punto di vista degli interessi genernli del Paese, quanto anche per gl'inte– ressi del proletariato elle vi sono connessi e di cui par– ticolarmente si occupò in queste colonne l'avv. Gino llurialdi ('). Crediamo perl.liòutile riassumere largamente il pensiero dell'Autore, augurando che 11Jtri intervengano nel dibat– tito in questo periodo di preparazione e di studio, onde fissare le ideo e concretare i programmi con cui risol– vere questo alto problema dell'economia nazionale. Il Supino, colla rara competenza che lo distingue in materia, parte dall'esame dei sistemi protezionisti prati– cati fin dal secolo XVIJ e XVIII in Inghilterra e in Francia, espone e critien. la legislazione attuale dei vart paesi. dimostra l'assurdo economico del regime del premi e delle sovvenzioni cui è sottoposta la marina ìtaliana, conclude colla necessità di una politica liberi– sta, commerciale e marittima, senza disconoscere la le– gittimità. cli un intervento finanziario dello Stato quando in 1 vista cli SCOJ>i d'interesse collettivo, richieda' agli ar~ ma ori servigi reali a pro di tutto il Paese e li rimu– neri con compensi anche elevati. A! quesito J)roliminare, se vi siano ragioni che giusti– flchmo la tutela da parte dello Stato dei mezzi di tra– SJ>Ortomarittimi, l'Autore risponde aCfermati,·amente pur respingendo gli argomenti artdotti dai fautori siste! matici del J>rotezionismo. E invero non vale il dire, secondo la teoria ))ura. e semplice _dì questi, che la diresa in genero delle indu strie del Paese, e quindi anche di quella marittima, ne• cresce la ricchezza nazionale, fornisce un impiego van– taggioso ni capitali e lavoro continuo e abbondante agli operai, J>erchò il protezionismo non crea capitali ma soltanto li i:iposta dalle industrie pili proficue a quelle ( 1) CrUk« Sod(llt, l~t, t1111c.18-111,28, 21. meno proficue, e L'importazione dei prodotti esteri si paga coll'esportazione dì quelli fabbricati in Paese, ove le condizioni naturali più vantaggioso rendono possi• bili gli alti profitti e i forti guadagni per la classe la• voratricej d'altra parte, è noto che il protezionismo di un'industria danneggia. lo sviluppo delle altre, e i siit• goli protezionismi .•d elidono a vicenda, intralciando l'equilibrio normale delle forze produttive. Non ha maggior consistenza la teoria di coloro che, tra.sformando la storia marittima inglese in sistema dot– trinale, ritengono il protezionismo una necessità tempo– ranea in un dato stadio di S\'iluppo della navigazione. In una prima rase, dicono essi, quando l'industriu o l'agricoltura sono poco progredite o il Paese è povero di capitali, vale la politica liberista, e i trasporti per mare si la.sciano compiere dalla nazione commerciai• mento più forte; in una seconda, quando il Paese è nel periodo di crescenza delle sue forze produttive, occorre emanciparsi dalla dipendenza dall'estero e creare una propria flotta. mercantile aiutandola cou le proibizioni e le restrizioni alle navi straniere; in una terza, quando la navigazione ha. raggiunto il suo completo sviluppo, torna a 1,redominare il regime di libertà., poicbè è utile con• sen•arsi, coi trattati di navigazione sulla base dell'e~ua• ~lianza, il mercato nei paesi meno progrediti, e stimo– lare i nostri costruttori e armatori al contatto della concorrenza internazionale. Ma si può rispondere a costoro, che i fatti distrug– gono completamente la loro teoria: in Inghilterra il più ampio rigoglio della marina mercantile si ebbe dopo abolite le leggi restrittive, nella seconda metà del se– colo XIX; la Francia ha seguito un sistema affatto di– \'Cr::10,passando da un lungo periodo cli protezionismo ad uno di libera navigazione colla legge 19 maggio 1866, per poi tornare, senza più abbandonarlo, al protezioni– smo, sebbene questo non abbia giovato ad ac~rescere il suo trarflco per mare; la marina degli Stati Uniti rag– giunse un'alta cifra di tonnellaggio nel 1861, e poi de– cadde rapidamente; e sono le nazioni giunte ad un alto grado di sviluppo economico, quelle che più sentono il bisogno di ricorrere alle misure protettive. Un ultimo e più moderno argomento, con cui si giu• stifica il protezionismo marittimo, è che esso è un mezzo di diresa contro la politica protezionista degli altri paesi. JJ principio teorico risale a Piet,·o Ve1-ri (') e fu sostenuto recentemente anche dal Giff"e,i nell'Jnchiestfi sui sussidi ai ·vapori britannici; e ba per iscopo rl.i spin– gere le nazioni sulla via. delle rappresaglie per non es– sere sopraffatte e non rimanere in condizioni d'inre– riorità. :Ma,anche a questo proposito, l'errore consiste nel non voler riconoscere che le misure protettive si a.nnullnno fra loro senza raggiungere l'effetto voluto, e riescono ad alterare la distribuzione del tonnellaggio che spette– rebbe altrimenti alle diverso nazioni, secondo l'ampiezza del commercio e la ricchezza di ciascuna, l'estensione delle coste e l'intra1>rendenza degli abitanti. Ciò premesso, è evidente però che i paesi circondati clal mare, che possiedono colonie lontane e una flotta da guerra, non possono far senza di una marina mer– cantile e non devono lasciarla senza difesa contro lo misure protettive degli altri; onde ò opportuno, senza seguire una politica inutile o dannosa, far qualcosa a favore di essn 1 serve11dose11e ampiame,1tee vagando i servigi che rende: si possono rimunerare i senizi postali per mare, favorire certe linee di commercio, aiutare la co– struzione di tipi perfezionati di nave, incoraggiare velo– cità maggiori di quelle consentite dal movimento ordi– nario del traffico, ecc., ecc. " E siccome non è facile di– stinguere, cnso per caso, se il sacrificio ò compensato dal vantaggio raggiunto, e siccome i pagamenti fatti dal Governo non sono prezzi puri e semplici per servigi ottenuti, cosl abbiamo anche qui una specie particolare di protezionismo, che però ha in sò elementi che lo giustificano o lo rendono legittimo. ,, Ben diverso da questo ò il criterio comunemente se– guito dai Ooverni, e ben diversi i mezzi di cui si val– gono per aiutare la marina mercantile. In ordine storico, uno dei sistemi prima applicati ru quello del monopolio alla. bandiera nazionale, sorto in Inghilterra cogli Atti di Navigazione del 1651 e in Francia (') N. I. l'IEltSON, ProliltmL dtlVEco,1omLa t ridia .F'L11a11za, l)Alf, 41 o Setj'g.

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