Critica Sociale - Anno XV - n. 1 - 1 gennaio 1905

CRITICA SOCIALE incidentale dì quella discussione. E diciamo che ò con– fessione preziosa, perchè dimostra chiaramente che, qua11do si vuole, si sn contenere le moltitudini in modo, che possano tutelare i loro intereJMi senza lasciarsi an– dare a violenze che turbino Ford i ne pubblico; e ohe questa influenza dei capi sulle masso non è eccezionale per qualche caso isolato, ma può durare quattro anni consecutivi, basta che un tornaconto parlamentare spinga i capi socialisti ad evitare imbarazzi alla vita del Mi– nistero. "Ma, J>erconverso, quella confessione dell'on. Turati dimostra anche che, quando non vogliono tenere in rreno le moltitudini, o quando non banno motivo per evitare imbarazzi al Ministero, i capi socialisti sospendono di e,ercitare la loro iuftuenza, ed allora le masse si agi– tano u senza guida e senza freno ,, ed avvengono disor– dini, contro gli effetti dei quali poi gli stessi capi socia– li::,ti reclamano vivamente in Parlamento. ,, 'J'ralasciamo il reato, che non può toccarci. L'Eco- 110111ista tr e anche questa induzione: che i '" capi socialisti ,, si sarebbero accorti come, alla lunga, cotesto mestiere cli " poliziotti " non giovasse alla loro popolarità e se ne sarebbero perciò sbarazzati. Lo scrittore dell'J!.'co11omista, se ha seguiti un po' i fatti nostri, non ignora certo come eia noi la popo– larità - nei fatti e non soltanto a parole - sia sem• pre stata considerata come una forza, che in tanto ha valore in quanto permette, a un momento dato, di sacrificarla a qualche fine 1>iì1 alto . .È ben vero che oggi una parola d'ordine corre per la stampa ufficiosa liberalesca, come per la stampa più decisamente reazionaria: quella di denunciare i socialisti, tutti in un fascio, come solidali coll'a• narcoidismo. Noi stessi, da giornali che pur vantano un certo discernimento e pretendono a una tal quale obiettività, e dai quali fummo altra volta ca– rezzati, quando per un istante s'illusero che potes– aimo prestarci al loro gioco (meno male ohe le odierne ostilità ci purgano e ci compensano di quelle lusin• ghe!); noi stessi fummo accusati di" ondeggiamento" e di " incoerenza " di fronte al fenomeno dello scio– pero generale. Questi gioma1i - cui fece eco il Co– lajann_i nella sua Rivista - sarebbero singolarmente imbarazzati se si chiedesse loro di documentare in qualche modo una sola e sia pur minima incoerenza nei nostri scritti o nelle nostre 1>arole.Fin dal primo giorno che, a nostra insaputa. e fuori deHa possihi– lità <l'ogni nostra preventiva influenza, lo sciopero venne proclamato; nei comizi affollati e tempestosi, dove nutrite salve di fischi, non certo da noi depre– cati, accolsero le nostre parole (i nostri critici allora ponzavano tranquillamente gli articoli foturi), nelle riunioni dei deputati, nelle colonne cli questa Ras– segna, e più tardi nelle assemblee elettorali, le no– stre parole e i nostri giudizii furono identici sempre, sino nell'espressione rormale: ta.nto nel riconoscere - ed era nostro dovere di socialist.i e di onest'uo– mini - il generoso movente del proletariato· che protestava in difesa della vita e dell'organizzazione, lasciate offendere dall'impenitente leggerezza del Go– verno che decorava i Centanni; quanto nel giudicare la proclamazione dello sciopero un funesto errore cli metodo" che noi avremmo apertamente sconsigliato "; quanto nel ricusarci sdegnosamente alle tentate im– posizioni di certe Commissioni operaie, grottesche parodie di Comitati di salute pubblica; quanto, infine, nello stimmatizzaro la speculazione rivoluzionaria, che l'errore commesso volle mutare in disastro, pro– ponendogli fini irraggiungibili, protraendolo oltre il termine breve dapprima prefisso, e facendone un proteso sperimento di ~ dittatura proletaria 11• 'l'au– tochè quei giudi;,,i nostri - identici 1 ripetiamo, allfl. prima ed all'uJtima. ora - ebhoro a subire l'ingiuria di vedersi atlissi alle cantonate a sostegno di can– didature da noi combattute; e ad essi la fazione " rivoiuzionaria " atfl bbiava, per stornarla da sè, la responsabilità della disfatta proletaria. Certo è che lo sciopero generale, dopo che gli ef• fotti, facili a pre\'edersi, ne furono toccati con mano, approfondì l'abisso fra i socialisti e i mascherati anarchici scioperaiuoli; e debbono soffrire di una ben violenta amaurosi volontaria quei puhblicisti, che fingono ora di non avvedersene e favoleggiano, por opportunità di polemica, una fantastica solida– rietà fra coloro di cui sanno - e constatarono mille ,,olte con giubilo non celato - l'antagonismo insu• perabile. M.a torniamo, che più preme, al nocciolo della questione. * .. Dunque, secondo l'Economista-:- chela nostra parola 14 poliziotti " sembra aver preso quasi alla lettera - i " capi socialisti ,, avrebbero facoltà di dominare coi loro quos ego! le masse popolari a libito loro: lo farebbero quando ve li spinga un " tornaconto parlamentare 11 : se n'asterrebbero, quando questo tor– naconto appaia loro cessato. E lascerebbero allora le violenze e i disordiui scatenarsi a loro posta, o le folle " senza freno e senza guida " rompersi alle– gramente la testa. Jn verità non mette conto di dirsi " economisti " e di fare professione di scientificismo liberale, per acquetarsi a una iDterpretazione cos\ miope dei fatti politici. .l 14 capi socialisti " - per usare il gergo dell'Economùta, ossia i socialisti più influenti - debbono, intanto, respingere da sè l'onore immeritnto che attribuisco loro una forza poco meno che mira• colosa. In ltalia la coscienza e l'influenza socialista rappresentano appena qualche striatura nella geo– grafia politica del paese; si può dire che il Mezzodì, dove più sono frequenti i lamentati conflitti, sfugge ad esse quasi interamente. Non meritano dunque i socialisti nè l'excès d 1 lwv11eur nè l'iudignité di cui li carica - superstiziosamente - la Rivista fiorentina. Certo, nello plaghe dove l'organizzazione e h\ co– scienza operaia si cominciano a. svolgere, essi possono - quando la loro azione non sia sconfessata e vili• pesa - concorrere ad un'opera di pacificazione utile e sapiente. In questo senso essi spiegarono l'attività di '" poliziotti " cui alludevano le nostre parole. Non all'ignava pacificazione dei soggetti coi dominatori, non ad un'opern. di polizia intimidatrice o castratrice: ma all'iucanalamento, essi possono influire, della lotta di classe nelle vie civili, verso gli equi arbitrati, verso legi:ri tutelatrici, \'Orso un impiego misurato delle forze crescenti proletarie, conforme alla legge del minimo mezzo, svolgentesi, con spontanea disci– plina, in un ambiente di schietta libertà, e diretto ad evitare le funeste reazioni. Ma perchè essi possano concorrere a questo - perchè il loro concorso sia utilmente speso - por– chè esso non venga rinnegato dalle classi proletarie - è necessario ch'esso trovi, dal lato opposto, dal lato della borghesia intelligente, clelln. democrazia illu– minata, uaa proporzionata corresponsione di voleri e cli sforzi. È questa 1 in fondo, la famosa "coopera– zione cli classi n, che sta, non come antitesi, mn. come integraiiono e coronamento di una lotta di classi avveduta o feconda. Le energie, che si trovano di fronte, che sono il prodotto ineluttabile de11'evo– lu;,,ione sociale, e sono pertanto insopprimibili come la storia medesima, hanno ugualmente interesse a. conoscersi, n miirnrarsi a vicenda, a evitare, con op• portuni e progressivi compromessi, gli scontri in– composti e reciprocamente rovinosi: dai quali - come appunto dfdle guerre internazionali - escono

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