Critica Sociale - XIV - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1904

268 CRITICA SOCIALE che un mezzo d'assicurazione delle classi ricche contro i pericoli doll'iodigcnza disperata" (pag. 133)., Ne siamo tutti persuasi, eppure - per noi - non è questa buona ragione per lasciar che DonBartolo Longo amministri i milioni che gli vengon dati a titolo di beneficenza, o che i commendatori si di,•orino lo Congre:razioni cli carità. )[a poif'hè Labriola è antistatalc - così non in• vocherà mai l'intervento dello Stato, e permetterà. che i milioni della pubblica beneficenza - corrispon– denti a quella mezza lira che egli, privato, avrà dato chi sa quante ,·olte ad un povero - vadano, invece ehc nelle tasche di altri poveri, nelle pancic degli amministratori. Purchè l'intervento statale sia evi• tato! Ancora: Non Probi-viri, perchè "sopprimono i pe• ricolosi (per la borghesia) conflitti deg-li scioperi " (pag. 137). Non protezione operaia, perchè" si risolve in una distruzione di ricchezza." (pag. 147). Non legislazione a tutela delle donne e dei fanciulli, che impe<iisce loro ogni attivW1 industriale " (id.). E qui, eia liberista nel fondo dell'animo suo, il Labriola si ferm,t insistendo con vera. compiacenza contro " la sigaora Knliscioff e il prof. Rossi Doria, commossi innanzi ai dolori delle donne e dei fan– ciulli operai "' "J~glinon è commosso, nè vede che il liberismo, applicato alla analfabeta che torna al lavoro Findo– mani del parto, sancisco la Jibedà... ciel suicidio o delJ'infanticidio: e non vede neppure che, senza Pintervento dello Stato, ossia della logge (non si tratta ora cli vedere so e come venga ap1>licata), nessuno di quegli esseri disgraziati riuscirebbe a capire da sè che una lira, perduta per un giorno di pili di riposo, val meno che la perdita della vita; e non vede che, se l'l, madre al postutto è padro– nissima di ammazzarsi, la società ha il dovere di tutela sui nati. Quindi, il Labriola grida: "Signore Jddio, salva– teci clag-li igienisti, specie se socialisti e di sesso femminile!" - E sapete perchò~ T,erchò "il filantro– pismo socialistico di certi socialisti può pregiudicare, con gli interessi del cn.pitalismo, quelli della produ– zione " (rbid.). Quale teaorezza per la produzione in un uomo che aspetta .... una catastrofe liberatrice! " Naturalmente - conclude - tutto ciò è troppo ovvio perchè l'imbecillità riformistica possa com– prend.erlo. " Questo non è esatto che in parte. ro- per esempio - pur essendo un imbecille e un riformista-- lo avtwo compreso fin da quando lo lessi.. .. nei bellissimi vo– lumi del Pareto, o negli scritti do! Do Viti Do Marco, del Pantaleoni e del Giretti, rhe non hanno proprio nessun punto di contatto con Carlo Marx. Ancora: Niente otto ore di lavoro, perchò "gli industri~li e gli economisti han dovuto riconoscere che il profitto capitalistico fondamentale non ò punto pregiudicato dalla legislazione sulle fabbriche, e si son convertiti ad essa,,. - " C capitalisti pongono in luce che le industrio, sottoposte alla limitazione legale della giornata di la,•oro, prosperano rigogliose" (pag. 123). 1t quello che abbiamo messo in luce tanto ,,oJte anche noi 1 ma - ohimè! - favorendo " Finterven– zionismo statale " contro il quale il Labriola si ri– bella. E dire che, pochi mesi or sono, inaugurandosi in Frascati lo stabilimento Mongiui, un compagno del gruppo Labriola della }.,ederazione Romana ebbe ad augurare - fra i nostri discorsi - che u la Jegge delle otto ore di lavoro trionfi per tutte le categorie industriali "; e<I il giornaletto, che a Roma sostenne sl eroicamente l'ultrarivoluzionarismo, osservò che quel compagno " portò fra noi la nota schiettamente l'i ,·oluzionaria ,,. Ancora: Non lotta per l'aumento dei salari, giacchè esso è - nella società attuale - una contraddizione economica. " L'aumento di salario dogli operai sarà. del tutto apparente. liJdinfatti, essendosi verificato un aumento generale do! prezzo di tutte lo cose, i lavoratori sconteranno, come consumatori, l'aumento di prezzo che nvranno goduto come produttori. " Del resto, se l'aumento giunge ad assorbire il pro– fitto dovuto al capitale:" i capitalisti si astorrobhero dalla produzione industriale ,, (pag. 142). Voglio vedere se gli amici dell'Estrema. Sinistra faranno, di questa pretesa inutilità e assurdità degli aumenti di salario, la loro piattaforma elettorale davanti agli operai. Ancora: E lo riformo tributarie? Attenti, attenti, contribuenti, e rallegrntevi del neo-rivoluzionarismo proclamato a Bologna! I! Nò, dove il giudizio cada sulle tanto vantate trasformazioni tributari0, delizia particolare del so cialismo di Stato, esso suona meno pessimista. o meno scettico. rnfatti (per quanto riguarda l"imposta pro– gressiva), non sì tosto la quota differenziale attacchi tutto l'ammontare del reddito differenziale e non già una. quota parte di esso, deve necessariamente arrestarsi e rinunziare ad ogni funziono correttiva e trasformatrice " (pag. 136). Eh, sì! Questo me lo diceva dalht cattedra il pro– fessore Tullio .Martello a Bologna ... 18 anni or sono, e - dopo 18 anni - è apparso una novità ai neo– liberisti dell'ala estrema socialista, perchè il Labriola vi ha aggiunto del suo c1uesta osservazione, assai rispondente ai bollenti spiriti meridionali : " Il giudizio quindi che si può fare della così detta riforma sociale (tributaria) ò che essa non possegga. in alcun modo virtù rivoluzionaria. " O,•verosia 1 cari contribuenti, pagate! in attesa del m.otodo che possegga la virtù di cui sopra. Ancora 1 ancora, udite, o anti-congregazionisti ! Sta a sentire, burlone di Combes, che fai della politica statale, vincolando, con le scuole nazionali 1 la libera inizia.ti va... dei padri Flamidien: " Accrescere i poteri dello Stato ò la suprema idealità del momento. In l 11 rancia. i socialisti dello Jaurès hanno zelantemente sostenuto tutto le pro– poste contrarie all'insegnamento libero (!oggi con– gi-egazionistaJ avanzate dal Governo, sotto pretesto ùi far la guerra a.i preti e alle monache. Che cosa. i proletarì guadagnerebbero con l'essere dominati dal potere statale anzichè dai capitalisti (privati: proti, monache, ecc.), nessuno può comprendere. ,, (pag. 317). ·È chiaro? L'ossessione antistatale mena necessaria– mente il Labriola a questa conclusione : che metter un figlio nelle mani dei gesuiti sia perfettamente come mandarlo nelle scuole dolio Stato o del Co– mune. Come logica liberista, non fa una grinza. Logico quando respinge ogni riforma che possa rafforzare lo Stato tcompresa la nazionalizzazione delle ferrovie e - magari - domani della terra); logico quando respinge la legislazione sociale, la riforma tributaria, la lotta per l'aumento dei salari; logico infine quando vuole anche togliere l'insegna– mento allo Stato per lasciarlo alla libera. iniziativa di coloro che han quattrini (e non possono essere che speculatori e preti) por fondar istituti religiosi. '1 1 utto questo, finchè non si sia.- alla catastrofe rivoluzionaria, che ci darà una società (non colletti– vista, ohibò!) liberista; o forse meno liberista di quella cui aspirano i liberisti ad oltranza; i quali - per bocca di quel Rota che ci facevano stu– diare venti anni fa - esigono la libertà di concor– renza portata al punto che neppur sulle Banche di emissione il Governo abbia facoltà di controllo, giacchò, non potendosi contestare a nessun cittadino il diritto di emettere titoli fiduciari o biglietti di

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