Critica Sociale - Anno VIII - n. 18 - 1 novembre 1899

CRITICA SOCIALE 285 UN PO' DI SOLE IN GALERA Entro la p1•ossima quindicina, Paolo Vale1•a pub• blicherà le sue memorie ed impressioui di carce1•e, intitolate Dal Cellulare a Finalborgo. (') È un libro uscito veramente dalle sue viscel'e, vis• suto pagina per pagiua 1 rigo per rigo; l'autore non è andato, come per lo più avviene, in cerca del– l'argomento: l'argomento è venuto a lui. gli si è imposto, lo ha preso nelle sue morse, stampandogli ne!la fantasia la propria lugubre impronta. E perciò che dei volumi. ormai numerosi, del nostro amico, questo ci sembra senza contrasto il migliore. Qui le lagrime prorompono nelle pagine direttamente dalle cose, senza titillamenti, senza 11rtHki. « Con questo libro - scrive l'editore - i Reclusorii ed i Cellulari uou ha1rno più misteri; il lettore vi entra come in casa propria.» E stavolta l'editore non mente. La vita dei sepolcri dei vivi ci si squaderna davanti con la brutalità del vero colto in Oag,-ante. Libro triste, dunque? Tristissimo. Tanto più triste quanto più, spesso e volontiel'i, la filosofia bonaria• mente argut~ dell'auto1·e tenta qua e là venarlo di buonumore. E il libro della morte che respira: la cosa è infame, la pagiua che fa ritrae resta scel– lerata; è questa la sna onestà. Ogni screziatura rosea od azzurra non fa chG accentuare il buio cupo del fondo. Sulle 400 o più carte oude si com– pone il volume, una dieciu~ appena mette nel quadro una chia;:za quasi gaia. E un brano della vita dei giornalisH a Fiualborgo, quando - dopo mesi di digiuno mentale - la concessione loro ratta del calamaio e della penna permise ad essi di ritro– vare in se stessi l'uomo che s'e1-a smarrito nel galeotto. I lavorato,·t della quinta came,·ata, n,a intitolato il Valera. Noi pl'eferiamo il nostro titolo: Un po' dt sole in galera! · Sono appunto queste pagine, nello quali l'elegia si rasciutta gli occhi e si sorprende a cantare, sono esse che noi scegliamo, dalle bozze, por•presentar·e il volumo tuttora inedito ai lettori della C1'1Uca. Erano dei mesi che intisichivamo dietro la speranza che un gi•lrno o l'altro ci avrebbero restituiti il cala– malo e ]l\ penna. Senza la distrazione di vuotarci la testa coll'inchiostro, non sapevamo cho inrelieitarci con discussioni pessimistiche o nere ti.noin Condo.Non ve– devamo cba delusione e dolore.... Non ci oi proibiva di leggere. Ma si legge male in un&camerata. e in una camerata ove gli individui sono padroni di rare quello elle vogliono. Tu leggi, e gli altri ch\acchierauo. Tu leggi, e due amici ti passano innanzi e indietro sussurrandoti il coro: A cas11. a casa, amici, Ove v'a11pettano, Le ,·oelre 1po1e. Tu leggi, e nn compagno zuroJa e rlzu(ola. per il lungo e per il largo, per delle ore, l' hmo dei lavo1·alori e subito dopo, un altro, te ne canticchia la prima quar– tina, ricominciandola con sempre crescente piacere: Su fratelli, su com1>11gni, Su venile In tltta 11chler:i, Sulla liberl\ bnndlerl\ Splendtt Il sol dell'a,·venir. Tu leggi, o due altri passeggiano, come in una ca– serma, o lungo un corridoio, o nel cortile, con le braccio. (') Con lllulli-nzioni di O. Zt1ccaro: Un volume di ollre 400 pa- 1lne, l•. 3. I no!tri leltori, ln•l:i.ndo quello importo, potra.nno pro~urarselo dal no!tro Ufficio, franco di porlo. IU sulla. sr.hiena.,battendo i tacchi, scombussolandoti il pensiero col tremuoto dei piedi. Tu leggi, ed ecco un animale che si sveglia di sopro.sea.lto,con dei versi in bocca: Me non nato a Jlercuolerl.\ I.e dure lllu!trl porte. Nudo ac.!orr:\, ma llb~ro, 11 regno dellA morte. Tu leggi, e nasce una conversazione che ti prorompe nel cervello come una. gazz.arra di voci, ma che fluisce per piacerti e uncinarti a prendervi psrte. Tu leggi, e un prigioniero si sbottona e ricorda aneddoti contem– poranei ohe ti fanno chiudoro il libro, tanto sono inte– ressanti. Tu leggi, e un agente del Reclusorio ti chiama dabbasso, in direzione, per una cosa che ti si poteva dire con un mouosillo.bo , o anche fra cento anni. Tu leggi, ed entr ano i battito ri a scomodarti e a rintro– no.rti le orecchie. Tu leggi, e suona. la campano. della distribuzione della minestra o del pane. Tu leggi ... Credetelo, in una camerata perdete l'illusione di po– tervi sommergere in un libro per ritornare alla vita. r,focillato di qualche cosa. Col p@rmessodi scrivere, il nostro tempo peno.le si accumulava e si accorciava rapidamente. Qu a lche volta si avrebbe voluto che la giornata di diciassette ore rosse più lunga, per avere modo di prolungare la.gioia dol l o.,•oro.C 'era. tra noi la gara. dogli operai a. cottimo. Ci si alza.va o ciascuno anda,•a al proprio posto. Chiosi e Fe derici av evano un tavolo nello spazio in Condo, a fianco della ftnestra. Il primo scrheva. dalla. mattina alla. sera, senza smettere che all'ora. dei pasti o quando aveva bisogno di stiraccl1iarsi le braccia, appendendosi al bastone più alto dell'inferriata. Senu. i libri neces– sari per un'opera descrituva, o storie&, o politica, egli si era votato interamente o.I romanzo - un lavoro, da quello che vedevo, che non gli costava che la ratica manuale. Non è mai a. secco nè di idee nè di scene. Dotato di un apparecchio digestivo che non gli annoia il cervello, o arciricco di vocaboli, egli poteva pi:endere la penna ad ogni minuto, digiuno o col boccone in bocca.,quando pioveva a diluvio e quando il sole si riversava nella nostra camerata come un'allegria. Alla mattina riprendeva il ti.lodel racconto senza neppure degnarsi di leggere l'ultima (rase e, dopo la colazione, il passeggio e il pranzo, ricominciava come se non vi rosse stata interruzione. li Sue si popolava il tavolo, sul quale scriveva., di pupazzi per tenere a mento i personaggi che gli nascevano a mano a mano.che en– trava noli& intimità. del romanzo. Gustavo Chiosi ha. potuto completare Il Corpo di Balln - un romanzo d'ambiente che racchiude tutta la popolazione del palcoscenico della Scala - seuza. sciupare più di alcuni nomi scritti sul cartone dei fogli che produceva. Il suo modo di composizione è dei più semplici. Incomincia la prima. riga e tira via. senza. mal voltarsi indietro, cioè senza. mai dare un'occhiata. alle cartelle che la sua penna lia ammonticchiato. Non cancella che di rado, una volta o due alla settimana. Non potendo leggere il suo manoscritto per la sua calligrafia illeg– gibile, non lavora di lima elio sulle bozze. Ma. è difficile ch'egli si permetta. di altero.re una frase. Sul suo stam– pone non vedete ai margini ch e poche correzioni o dei segni che paiono lasciati giù da una mosca che l'abbia percorso con le zampe umido d'inchiostro. Perchè la frase gli es, 1 limpida, corretta e brunita, come da una officina. In pochi mesi ha scritto tre romanzi, letto parecchi volumi e mantenuta una corrispondenz.a abba– stanza voluminosa.

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