Critica Sociale - Anno VI - n. 19 - 1 ottobre 1896

CRITICA SOCIALE 295 Siamo ben lontani dal disconoscere quanti inco1we– nienti, ed anche pericoli, tali circostanze debbano ge– nerare, pel movimento socialista, nei tre paesi in di• scorso, massime in Austria ed in Russia; ma non vediamo come se ne possa trarre un argomento contro l'indipendenza della Polonia. lmperocchè questi incon– ,·enienti non nascono già. dal!·agitazione per l'indipen– denza., bensì dalla mancanza dell'indipendenza. Essi fanno manifesto che il proletariato polacco non pu~ SJ>iegare tutta la sua forza nella lotta pratica nò com• piere la propria organizz,~zione, l'in elio perdura lo sbrandellamento della Polonia; che solo in una Polonia unica od indipendente troverà. quel proletariato il ter– reno per esercitare sullo Stato un'azione corrispondente al suo gratlo di sviluppo; o che perciò la rivendica– zione della indipendenza non ò pei polacchi un capriccio inrantile 1 ma una necessità. pratica della maggioro im– portanz,~. . .. Senonchè questa rivendicazione non precipiterà. ossa. la democrazia. socialista polacca nel nazionalismo pic– colo-borghese 1 Corto, questo pericolo esiste: noi dob• biamo per allro avere fiducia che il nostro partito sappia vincere i pericoli che porla con sè la vita. Una virtù, che non può essere salvaguardata se non dalla più stretta. clausura, è virtù che non valo un fico. (') D'altronde questo pericolo non ò maggiore di quello che nasce dall'aver noi tanto altro rivendicazioni co– muni colla democrazia borghese. Se i socialisti ranno il loro dovere, niente ò da te– mere dal« postulato• dell'indipendenza polacca. l\'iento è da temere, intanto, per questo: che la agitazione dei socialisti per l'indipendenza nazionale ò tutta diversa da quella della democrazia. borghese. La prima ò scevra d'ogni ombra di « sciovinismo • o i socialisti polacchi hanno già dimostrato che in essi la coscienza della solidarietà. internazionale non è mono proronda. che noi socialisti di qua.lsiasi altro pao3e. La organizza• ziono nazionale-federalista del nostro partito in Au• stria può ben cagionare dilllcolth. e divisioni che una organizzazione unitaria avrebbe evitate, ma lo rela– zioni del proletariato cosciente della Galizia con quello dello altro parti dell"Austria sono lo più cordiali, e non ò neppui• da. supporre che possano venire meno– mamente turbato dal fatto che i polacchi inscrivano l'indipendenza nazionale sulla propria. bandiera. Ma tutte le rivendicazioni che la democrazia socia– lista ha comuni con la democrazia borghese, por quanto giuste e necessarie, essa lo guarda da un punto di vista critico. Insieme alla loro importanza essa mette in rilievo la loro insufllcienza. Questo può dirsi, come della libertà politica, cosi della indipendenza nazio– nale. Può bon darsi che un determinato agitatore esageri l'importanza di una. data rivendicaziono pratica, così da non unirormarsi, od anche da contraddire, all'es– senza del nostro partito. Può darsi cho egli ecciti e diffonda iilusioni sull'ofllcacia del suffragio universale, delle otto oro, e quindi anche dell'111dipendenza.nazio– dnle, illusioni più convenienti a un riformista borghese che non a un campione della ri\•oluzione proletaria.. Ciò non dovrebbe mai aHenire: che possa qualcho volta. avvenire, non è un buon motivo per rinuncia.re a co– teste rivendicazioni! (Il Appllcn. 11ue11to, e ciò che aeg11e, alle nostre quealioni di tattica elettorale. B1b ,ate n C no B arco Senonchb la stessa Luxemburg a. questo argomento, separalo dagli altri, non attribuiva gran valore. Noi pure non ce no saremmo occupati so non pensassimo che sta qui il vero moti,•o, non già. teorico, ma psico– logico, dell'avversione ,lolla. rrazione socialista polacca antinazionale all'idea dell'indipendenza della loro na– ziono. Per quel che possiamo desumere da certo ma• nirestazioni isolate, ci sembra evidente che più di uno dei nostri compagni polacchi è spinto a conce– dere troppo alla fraseologia o alla illusione naziona– lista poi timore di non sembrare rn1zionalista abbn• stanza e di lasciarsi scavalcare nella concorrenz& dal nazionalismo piccolo-borghese. Di qui, per reazione, l'eccesso nella direzione opposta. ~la. quando questa. reazione non si limita a esercitare la. critica in sono al partito, quando essa dichiara addirittura compro– messi i principi del partito o conduco a una. scissione di questo per persuadere al proletariato che esso, non solo deve rinunciare all'indipendenza nazional~, e cioè al terreno sul quale soltanto potrebbe spiegare tutte lo sue forze, ma che inoltre devo combattere ogni ten– tativo che .si \•isolva in un passo verso cotesta indipen• denza - allora. ossa ci sai \'aglmrda bensl dal pericolo di conrondorci col nazionalismo piccolo-borgheso 1 ma casca, poi, nel pericolo opposto e ben maggiore, di raro cioè gli interessi degli oppressori della Polonia. I so– cialisti polacchi antinazionali, che si sp:wentano meno del pericolo di giovare agli Cza.r che non cli quello di aiutare la democrazia piccolo-:JOrgllese, ci rammentano quei socialisti inglesi che, magari pretendendo di in• terpretare così meglio di chiunque il materialismo marxista, votavano pei conservatori, per evitare che la rigidezza. dei loro principi venisse guastata dal radi· calismo borghese. Gli esperimenti dei socialisti inglesi davvero non rurono la.li da. incoraggiare i socialisti 1>olacchia tentarne di analoghi sul terreno, ben più. sdrucciolevole, dell't~ssolulismo russo. ... Da qualunque lato adunque noi guardiamo la quo• stionc, non troviamo alcun motivo pei socialisti po– lacchi ,Ji intonare il finis Poloniae J e di rinunciare, nella. loro azione pratica, all'indipendenza della patria. Non può quindi un Congresso proletario interna– zionale consigliare loro tale rassegnazione. La sola questione, che potrebbe farsi a questo proposito, ò: se spetti a un Congl'osso internazionale di giudicare sullo aspirazioni nazionali Joi polacchi. La Luxemburg ò d'opinione che la questione polacca. ha perduto pel proletariato militante quella importanza internazionale cho aveva ai tempi della. pMsa.ta gene– razione e che costituirebbe un pericolosissimo prece• dente l'erigere un Congresso internazionale a giudice tielle rontcse nazionali. Verissima. runa o l'altra cosa. Ciò malgrado, noi non accettiamo la sua conclusione. So si trattasse soltanto della. Polonia rispetto alla Prussia ed all'Austria, certo sarebbe superOuo che il Congresso se no interessasse. Nazioni che possono ftLr ,•a\ere il loro pensiero nello riunioni, nella stampa, nei corpi legislativi non hanno alcun bisogno che il proletariato internazionale ficchi il naso nello loro faccende, tanto più quando i loro proletariati rispettivi dimostrano di saper trattare le loro contese nt\zionali senza interventi internazionali. Così, la questiono dell'Alsazia non solleva alcun dissi dio fra i socialisti tedeschi e i rrancesi, nè la questione dell'Italia irredenta fra i socialisti austriaci e gli ita• liani. Ma i polacchi dollai Russia, come sudditi dello

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