Critica Sociale - Anno III - n. 20 - 16 ottobre 1893

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Resno: Anno L. 8 • Semestre L. 4. - . 1.ll 'IEaU:Po: Anno L.1e - Semestre L. •••• Lellere, vaglia, carlolinc-oaglia all'Ufficiodi CRITICASOCIALE:MILANO: Portlol 8allerla V. E., 23 (2• J!UO 10101) PER MILARO 1U abbonameaU si ricevono anche preuo la Libreria Fratelli Damolard: Cono V. E., s1. A1110 lii - N. so. N ou al vetule: a 1m~l aeparati. Mlluo, 16 ottobre 1893. SOMMARIO speciale; la stessa che pel greco: la sua completa ea tsttnltvaniente avvei·ttta tnuttltlà. c.,,,tt·o Il rat1no: Ali:\Rcc,~!~::':!i Mlnt,tro Martin! (l'ror.Cat- P01· quanto noi siamo rossili, misoneici, amanti SAR1t 1.0:irnnoso). del vecchio e incapaci di comprendere il nuovo, i·nt~s'~•~~t:'":L~:tte ttetta tattica: lettera d:i.l nelglo (E.w,uo abbiam capito (o a capirlo non ci vole\•a molto) la 1 con..-ei-,:atorl ctemocrattoo-,ocwu (P. 01,1.:umq}, sua completa inutilità. Viviamo in un'epoca in cui I.a c<><mtra,tone al co!~:o'::~!::~ 1 ~. 111 ,ua (o. 0 ,,,,uooni). i giorni sono anni e gli anni secoli; e vogliamo Soctatumo di stato e 1octa1umo democrattco: 11.LA r1voluilone far vivere i nostri giovani in un'atmosfera di mi- ~i~t~_u;~o~ui."Jic1c":,.:;,)~tc11 del &Oclall&tl e Inlotta di classt1 gliaia d'anni fa. ton hanno, nemmeno gli ingegni 1,·taeau,moe u matn'1allsmo 11ella ,torla inne> (P,1.01.0I.AP,\aooz). pi\1fo1·ti,tempo che basti, nella loro giovinez1.a, per 1·:~::,.~~ 1~~0(:;~:.'ht:~ 1 ~~~~.,,~~nzscm, s. v.,,nuusi e.,_ Tuani). abbracciare quella parte di scibile che è necessaria a fito,ofia, letteratura • vari•tà. tutti (come la storia naturale, l'igiene, la storia, il La r:ua 01 J)m·uta dopp(a; ultimi gvlluppl dell'educatione bor• disegno) o ,·ogliamo che la consumino tutta I)OI' nou~:,~!! ~~~ 1 :,';t 0 c;;~~~~~•;~i oaudela!re•Soniogno, Reyn:\udl, impa1'1\rea balbettare malamente una lingua morta; All;;~;:~a?~!!~:::~n:::: ~•~::·:-Olblloteca di,,~ ~U!~:: r:~1'7:~e,~i:O:.~t::r::a~,Joi:;:~:::::~itt~ =--"--==============- mirabilmento bono; ma li potessero gustarealmono, CONTRO IL LATINO 11 > AJ.,LA ECCELLf:NZA /)El, MINI$ TRO MARTINI. Ho letto cho Ella ha radunato una Commissiono per trovar modo di far studiare il latino a quelli che non lo vogliono studiare. Col suo fine accorgi· mento Ella avrebbe detto: « Ornai il grooo se n'ò ito, gua,•diamo di salvare il latino. , Ma crede V. F.. che ci siano leggi e regolamenti che possano f1.u· amai-e una lingua, o peggio, studiare una lingua che non si ami 1 Ma, sa V. E. perchè non si studia o non si ama il latino? La causa più app,wonte ò quel rammollimento di ogni fo1·1.ache ci ha colpiti da qualche anno, che segna la decadenza del 1>0polo,come puro di quelli che lo rappresentano; l'astuzia, la menzogna ha supplito l'ingegno. Pur troppo fin li "i è da indignarsi, ma vi è poco da farOj colpevoli no siamo tutti. E forse, più di tutto, ne è causa quella troppo rapida fol'tuna che ci ha colt: imp1'Cparati.Ma, se questa molle1.1.a esiste poi latino, esisto anche pe1· tutti gli altri studi, 01-amai non l'idotti pili che ad uua simulazione per furacchia1'Cuna laurea e colla lau!'ea un posto non me,·itato. Ma, contro il latino, esiste un'altra ragione pil'.1 (I) Aveumo appunto in animo di Krh·ere qualchec,>1:1. 1u quealo :i.rgomenlo e di dlnrtircl alla comm~I:. di certe lagrl:ne 1ulln • tteudenia del greco e del latino•• quando Il pror. I.ombroso qu:\11anti,enendo l'lntenziono nostrii, cl Invi:. queslo articolo. Jllgurarsl te 1ia.mo lieli di so111tulrealla 11ottrn la eul'l parola, di tanto più autorevole ed emcacel (,Yota detta Dlre,to11e). B bhoteca G no Bianco mentro, di cento che anche ne studiano la lingua, non ve no sono dieci, non cinque, che giungano a gustarli per intero. Ma, dato puP0 che vi giungessero tutti e cento; ma siamo veramonto in un·epoca in cui l'estetica sia così vantaggiosa da primeggiare su tutto lo altro 1·icorcho 1 Non trovol'emmo ridicolo che si inse– gnasse ai nostri figli per dieci o dodici anni a faro elci fiori o doi solfeggi? Ma non s..'\1'obbo più utile, non dico imparare una lingua viva che ci aumenti i contatti coi popoli civili, ma un mestie,·e cho au• menti le nostro ricchezze? Oh! non è doll'cstolica che abbiamo bisogno. La fiumana della vita moderna, tutta imp1-egnata di falli, ci passa avanti o noi non ce ne avvediamo, tutti assorti dietro alla forma, allo pal'ole od alle fantasime di un bello, di cui ci facciamo gli ammi• ratori per mestiere. Quando la"misoria ci a,•rà.spolpati complotamento (o la sh'ada è brovo) o i figli dei nostri ex-ricchi cercheranno all'ostoi-o, come ora quelli dei coloni, un modo di vi\•ore, avranno un bel da faro, col loro latino e col greco, a cavarsol:l dinanzi agli Au– straliani e agli Americani che vorranno compen– sarli solo per lavori produttivi o solidi! Molli non sapranno balbettare nemmeno una parola nella lingua dei popoli a.cui mendicheranno il pane. Ma d ò un'ultima 1'1\giono che dovrebbe spingere all'aboli1.iono gmdualo del latino nello scuoio: ò- la degencn1;,ione del carattere. Quella mo111.ogna J)Ol'J)Olua verniciata di rotorica. in cui viviamo, che ci 1-endel'ultima dello nazioni

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