Critica Sociale - Anno III - n. 1 - 1 gennaio 1893

CRITICA SOCIALE Il ai soci fosso taJe, che ognuno di loro dovesse avere una somma maggioro di lire quaUroce.utoannue, se maschio,o di lire duecento,so femmina. l'eooodenr.a sn1of\ in tutto, o in parte, destinata a formare una cassa d'assicura1.ione, quando non si croda più op– po1·tu110 impiegarla in migliorio. ART, 17. Por provvedere allo spes o di primo impianto dello C.OOperalh-o demaniaH, per acquista.re f h istrumenti ~:u.: i 1 : ss ::~t; er;,~t :~i~~~-al;:\l~~~ di funziono.re utilmente. il Oo,·orno è autoMu.ato a co ntrarre un _ Prestito a premio di 20 milioni. rosr:oi~~!fftf~:l1: 0 k& ~tod:°~ 1 ~t~n ~i fo 3 ~~~ demaniali. Un ottavo del prodotto lordo dei fondi demaniali concorrer:.\ all'estinzione di tali obblig:uioni. ART, 18. te!~ 0 d~f1:~~::1atl~: cfc ~::ii~:f s.~~~ntci ! ~; gratuitamente. Lo scuoio d'agricoltura dello Sta.lo debbono dare nllo Coopet-ative che ne faccian richiesta tutte le indicazioni o i suggerirne.oli nOCOSS3ri por la buona collum dei campi, e debbono facililar loro racqui• sto di alrumc.nti rurali, ma.echino, somenti o concimi. ART. 10. Noll'ncquisto di derrnlc alimonhu-i, lo St.'Lto, le ~,~''!ll~~~~l~l~~ncr;t~n~ 1 ;t 11~it~·i !o~d~i~~!t~ 1 .! fe1•iro lo Cooperativo demaniali ngli altri venditori. AnT. 20. t soci ma.se.bidello Cooperative demaniali sono elettori comunali anche quando non abbiano i 1-e- 3ii!!~as~:i~i!~~~\lil,leggo, purchà l'incap.'Lcità non ART. 21. Sono abrogate tutte lo disposizioni contrarie a11a p1'0SCn te legge. LUCIO, VERGOGNE ITALIANE JNAMERICA PR.OBJMIO, Menlro I& seconda annata di Critica Sociale pren– de,& i:ommiato dai suoi fldl lettori, porgendo la sim• bollca tace &Ila sua succeditrice nel tempo, nella quale 51 ripromette quasi una rinno,uione e un piU.ampio o nudrito niluppo della vita precol"I&, uno scrittore che I& mortlente a.marezu. dello tenui carte saettate al pubblico collo pseudonimo di Umano rese simpatico o caro a quanti sono in ltalltL spiriti generosamente Inquieti o ,•irilmonte ribelli o.lllLvolgo.rltà circondante, e cho, sotto Il nome suo vero, ò pul' noto o lodtLtopor volumi ricchi di sapienza socialo o politica, cl Indirizzava, quasi 1aluto ed augurio, I& soguonto lettera, cui tien dietro la traduzione, da lui eseguila, di uno dei più lntereasantl scritti slranic.ri, cho cl sia ancnulo in questi ultimi mesi di leggere. Sl tr.tta di una rapida, succosa e quasi fotognftca lncblctla fatt& da una donna di ingegno penetrante - Jd&M. Van Etten - sulle infinito miserie e sulle più. Infinito birbanterie onde ò tealto vlvonle o dolorante le. colonia Italiana a New York. Lo scritto, inserito or fanno ph' cho due mesi nello nue colonne del Neto; York lltrald, traeva. allora una peculiare cloquenu di contrasti dalla contemporaneità dello pompo sracclate che l'Italia ufficialo e militaresca colobrMa. a Cicno,·a. In onore del ph\ grandiosamente storico o Insieme del più loggondarlo dei navigatori ita\i11nl. SI COIIIJ)ronde di loggiorl corno Umano, che nella sdognosn. ColomtJeidt1 • a,·evn. già scolplto un aspetto di quel contrasto, si son• lisso SCO!!ISO da quella lettura o rosso indotto a tradurla. Ma. col dileguarsi il baglior ratuo di quel carnevale politico, non dileguò, pur troppo, l'acre interesse the spira dalle pagine della scrittrice americana, Interesse che non dallo contingenze fuggith'e dell'ora. ma nasce dalla crudeua permanente dei ratti o dall11.celere e nitida sobrietà doll'es:posizione; crudena. e 80brietà combinato, che dllnno un·impreSBione, n ,•olle, di racca– priccio e di brivido al lettore italiano. Al lettore, s'Intende, colto ed nginlo che può lnrgirsl il lusso di cotesti brividi estetici, pro,•ocl\ll colla. rnn– tasla. nel teporo dol proprio salotto. « Pubblicatolo nella C1·ilica - ci disse Umano qu:u11lo lo ringraziammo del 1nanoscritto - Indi stralciatelo in opuscolo o prorondetelo a migliaia per lo rh'o cd I porti d'Italia, d'onde migrano i suoi figli che la matrigna discacela; spargetelo do,·e si consuma la ira.Ha._ • - Trt.SCendent&le illusione! Quella gente, 10 aucho sa compitare, non ha. tempo nè uso di le~gere, nè di com• prendere. E, comprendendo, non per ciò ri51arebbc. Ila ,·ondulo le sue ml\.Sserizie ruggendo In J)alria In.fame, e or la ruggo oltre i limiti patrii: ha dinanzi a sè il mn.rtlrlo, tllolro sè, a lo reni. la morto. Cosi v,,llo l'ltnlia borghoso, lutto J)CI' sO nrra.ffando, calcando Il piodo ma.• llgno sul popolo che ha conquistato o che vnntn d'aver liberalo. Meglio tho I tapini lo ignorino do,·o vanno a parare e chi e quale agguato li attende. Non trapelino che vi è, oltre l'oceano, un"allra e Italia borghe!IO•• altrettanto cinica e Ingorda quanto quella che abbandonano tristi ma sonia rimpianto. Se nelle sth·e o,·e li aculcano vi aia un flnoatrino pietoso, d'onde scorga.si balenare, come nella cornice d'un sogno. una do1)pla altalenante striscia d'azzurro, non nlatela, non turbatelo. a.I loro occhi, so vi dito < umano •; dato loro nlmeno quelle poche giorno.lo di speranza o dì trogun ! (f.·I.) CARO TURATI, SapetecJu, la ,nie condi.:ioni di vita e di 1alllle ,aon mi pe1·mtllo110 tulio il lacoro pieto,o che a11wreifa1•c. Per portare a11cheun mio contributo alla oo,tra forte Critica Sociale, oi 1na1ado quuto 1tudio, che, c.ol titolo ad tuo ,opra.,taJ1te, t«lo in UH ,uunero dtl Kew York Herald, inciatomi dal Lombrolo - cui ,ono grato - a propo,ito dtUa Colombeide. L'J10 tradotto tn<Ulicando bile • imprtc0Sio11i. Crtdo no,i 1ologiooi ad avoolOra,·ecii, cl,'io f«i 0011 la Co– lomboldo - la quale appunlo mfraoo a 1fe1·;at•c i ,e~ dicc,ili mclen.-i diacemlenti di Colomboe d'all1·ig1·amti, che. i11cw·a111i dei vici e ,offenmli, ma,turlumo coi n&Ol'IÌ - ma giovi a far 1enti1·e nau,ca pt1· l'abbièua 1ehia1:it1in cui oerqog,wsamenteoioo110 a i laooratori italiani ,l'America t, ,u per giù, t, cUlui mi,n-e di oqni pau•; giovi ad acoertire i por:ieri ilalia11i,che ignoranli nnigro,eo i11America, nt le turpi i,uidie cM lorO ,o,eo tue da.i propri con1.a:io11ali; gioDi, inji,~, a far taure qiui no,lri imbeciUi o affari1li. cM ca11ta,,o °"•. O(U a kf "°'"' d'Ila/fa l..d "'"°"o lo gtorf« e l'onor I e i,tdul'li apc1ua1·e pi11Uo1to quanto allt>Ce debba t11ere,

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