La Critica politica - anno VI - n. 3 - marzo 1926

LA CRIT.ICA POLITICA RIVISTA MENSILE· ANNO VI MARZO 1926 E51 FASC. 3 · Le tendenze dei rurali rappresentano un peri~olo economico ? I socialisti sono convinti che l'interesse della produzione sia legato allo sviluppo delle grandi aziende e alla meccanizzazione del lavoro. Le tendenze dei rurali, che sono spiccatamente verso la diffusione della proprietà e il frazionamento delle aziende, rappre~entano così, secondo essi, anche un pericolo economico. Questa è la opinione del Kautsky ; questa è in Italia l'opinione dei socialisti colti e rappresentativi. V ero è che nel loro campo si è già manifestata qualche opinione audacemente eretica ( 1). Ma proprio in tale occasione gli scrittori di Critica Sociale si richiamavano all'ultima opinione del Kautsky sull'argomento: « Se non esistesse la grande azienda - afferma il teorico del socialismo .- se questa non si pale'sasse come la forma più produttiva, allora, in verità, ogni tentativo di organizzazione dell'agricoltura nel quadro del socialismo sarebbe senza speranza, ed anche senza utilità». Quando, nell'immediato dopo guerra, si parlò di distribuire la terra ai contadini combattenti l'on. Nino Mazzoni si pronunciò contro decisamente con un discorso alla Camera volto a stabilire che ciò avrebbe costituito un errore economico, un tentativo stolto di ricondurre l'economia rurale verso forme di sfruttamento superate dalla tecnica e dalle esigenze produttive. L'on. Mazzoni parlava come deputato socialista - i. socialisti non s'erano ancora suddivisi in tre partiti distinti - e come rap- . presentante autorizzato della Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra la cui pratica attività può dirsi sia consistita, durante circa un ven- . tennio, nell'osteggiare ogni progetto di appoderamento e le tendenze spontanee dei rurali verso la proprietà. E, ci spiega il Mondolfo (2), « non era soltanto una ragione politica che determinava tale atteggiamento ma anche la consapevolezza del più vasto e profondo interesse della produzione, che nelle regioni a cultura industriale intensiva (dove l'organizzazione era riu- ( 1) Vedi gli articoli di Biagio Riguzzi .su La socializzazione della terra e i piccoli coltivatori nella Critica Sociale dell'agosto e settembre 1925. (2) Nell'opuscolo: Il 'Problema delle classi· medie, già citato, pag. 30. Biblioteca Gino Bianco

98 LA CRITICA POLITICA scita ad imporr~ un largo impiego di mano d'opera e ad aumentare così, a beneficio generale della Nazione, la produttività del suolo) sarebbe stato gravemente minacciato dal frazionament~ delle grandi proprietà». Esiste, dunque, per i socialisti un diretto rapporto tra grande azienda e grande produzione. L'intensità produttiva dipenderebbe cioè dalla estenzione delle aziende. Più grande l'azienda, maggiore la quantità di mano d'opera che vi viene impiegata, minore proporzionalmente il costo e maggiore la produzione. Orbene tale rapporto è nell'agricoltura del tutto arbitrario. Non· esiste di fatto nemmeno nell'industria propriamente detta le cui. condizioni e le cui esigenze. si è soliti tenere presenti nell'esame e nella discussione dei problemi di economia. Si è potuto constatare che le aziende molto grandi cessano spesso di essere redditizie e sono facilmente soggette alla disorganizzazione ed agli errori di produzione. Ci sono dei limiti di estensione oltre i quali è pericoloso andare. Molte crisi industriali sono dipese da ciò. Le aziende modeste - che possono restare sotto l'occhio del padrone - hanno mostrato una maggiore capacità di resistenza ai sommoviventi economi~i del dopo guerra. E il discentramento viene oggi nelle industrie manifatturiere raccomandato e applicato con una certa lar- . ghezza : in alcuni casi si è presentato come una necessità.· Del resto il moltiplicarsi delle piccole e piccolissime industrie ci permette di ritenere che molte opinioni tuttora correnti sulle esigenze e sull'avvenire del mondo economico sono destinate a profonda rettifica. Nell'agricoltura se una conclusione deve trarsi da ciò che si può vedere, essa è che lo sviluppo pro - duttivo va posto proprio in relazione diretta allo svilùppo delle piccole aziende a conduzione familiare. Siccome è una ·conclusione che sarà assai contestata, giova darne la dimostrazione. Occorre intanto distinguere tra produttività e convenienza economica : tanto nei riguardi collettivi come in quelli individuali. La produttività va considerata in relazioI)e alla quantità dei prodotti che si rendono disponibili. La convenienza economica può consistere invece, per chi produce, anche in forme arretrate di produzione o nella limitazione stessa dei prodotti. Quando in Italia si parlò della esistenza di immense estensioni di terre incolte, ci fu chi insorse contro quella che fu chiamata una sciocca · leggenda, e con ragione perchè di terreno incoltivato nel nostro paese non ve n'è proprio molto. V'è solo del· terreno da riconquistare alla malaria, alla palude, alle alluvioni torrentizie. E spesso è sottoposto a coltivazione anche questo! I latifondi del Lazio, della Sicilia, dell'Italia Meridionale in genere danno reddito ai proprietari, alle volte ottimo . reddito. Rispetto alle spese e ai capitali impiegativi il latifondo si presenta, cioè, là dove esiste, come la forma d'impiego che rende di più, ossia economicamente Biblioteca Gino Bianco

LE TENDENZE DEI RURALI RAPPRESENTANO UN PERICOLO ECONOMICO? 99 conveniente ai proprietari, ed ecco la ragione della contrarietà di questi a modificare il sistema, ad adottare nuovi metodi di coltivazione, ad impiegare diversamente, su larga scala .e stabilmente, la mano d'opera. Quel poco che in tal senso si è fatto e si fa nei latifondi è piuttosto dovuto alla pressione esterna, di quel che nel mondo si muove e si rinnova, e all'iniziativa di uomini nuovi s~bentrati ai vecchi proprietari con la mira e la preoccupazione di solleciti e larghi guadagni. Il latifondo è dunque conveniente per gli attuali proprietari, i quali potranno sempre dimostrare che l'adattamento degli stessi terreni ad altri sistemi di coltivazione e di sfruttamento oggi largamente in uso richiederebbe tali lavori e trasformazioni che la spesa non sarebbe compensata e in ogni modo costituirebbe un grosso rischio. Dal loro punto di vista hanno ragione. Se noi ci poniamo, invece, a considerare il problema del latifondo dal punto di vista dell'interesse collettivo o della Nazione, trov.eremo subito che il latifondo - pur rappresentando un impiego redditizio di capitali - non è sufficientemente produttivo. In conseguenza della sua esistenza in Italia la terra non dà tutto quello che potrebbe e dovrebbe dare! Questa distinzione non è tenuta sempre presente nelle discussioni che si fanno sul valore economico della grande e della piccola proprietà. Molte volte l'utile particolare viene confuso con l'utile collettivo. Purtroppo non sempre coincidono. Posto ciò possiamo passare a vedere il problema della grande agricoltura nel risultato che la collettività attende: la maggiore quantità di ·prodotti disponibili. Il problema deve essere esaminato anche in relazione al problema demografico. L•industrialismo moderno s•inizia qua;ndo esistono ancora .nel mondo, e specialmente in America, enormi estensioni di terreno vergine di ogni coltivazione. In Europa esso ci dà - almeno particolarmente ad alcuni Stati - il fenomeno dell•urbane.simo e -dello spopolamento delle campagne. In America, l'aumentato fabbisogno europeo di derrate alimentari! fa sorgere la conv~nienza a mettere in coltura la terra. Alla mancanza di braccia e alla difficoltà pratica d'impiegarle per la estensione dei terreni, per difetto di abitazioni, per la necessità di fare rapida- .mente, si supplisce con le macchine : aratrici, seminatrici, falciatrici. Unità e semplicità di coltivazione, rapidità di esecuzione sono i vantaggi che la introduzione delle macchine consentono nell'economia agraria. L'applicazione di criteri e di metodi industriali nell•agricoltura risponde, per un tempo relativamente lungo, al criterio di aumentare la quantità dei prodotti disponibili aumentando la quantità delle terre coltivate. Economicamente si addimostra molto efficace, ma rende meno facili le condizioni dell'agricoltura intensiva. I prodotti diminuiscono di valore sul mercato, i valori agricoli ribassano : è il periodo di crisi della piccola proprietà, dell•agricoltura apBib ·o eca Gino Bianco •

100 LA CRITICA POLITICA poderata la quale non riesce a produrre a sufficiente buon mercato, che deve in alcuni casi ridurre al puro indispensabile consumo famigliare alcune col-- tivazioni, come in Italia quella del grano. Questo periodo dura fino a che-. la pressione demografica non incomincia a farsi suffiçientemente sentire. Col crescere della popolazione, in Europa e in America, cresce pure la richie•· sta dei prodotti, il consumo di alcuno dei quali aumenta anche in conse- . guenza dell'aumentato benessere e del più elevato te~ore generale di vita.. La cultura estensiva deve trasf.ormarsiin cultura intensiva ; le macchine adoperate nel senso della rapidità del lavoro vengono studiate, fabbricate ed. applicate anche nel senso di una lavorazione più accuratB: e più approfondi~a; all'impoverimento del terreno, dovuto a uno sfruttamento troppo rapido e sistematico come in America, si sente la opportunità di rimediare con agenti chimici. L'agricoltura si trasforma nei criteri di coltivazione, nei. metodi : chiede sussidio alla scienza e alla tecnica. Il maggiore costo di sfruttamento trova largo compenso nell •aumentata ricerca dei prodotti e nel1'aumentato loro valore. Quando si parla della industrializzazione dell' agri-- coltura ci si riferisce appunto a questo periodo. Così quando si parla di inferiorità della piccola cultura di fronte alla grande si tengono di solito presenti le difficoltà con cui i nuovi metodi, tanto per quanto riguarda l'uso delle macchine e l'impiego di concimi chimici come per ~ltre innova-· zioni, hanno potuto introdursi là dove la proprietà. era molto frazionata. Ma. ci si riferisce ad un periodo già definitivamente superato. Man mano che la produziont agricola da estensiva deve diventare in-· tensiva la piccola cultura viene riacquistando sulla· grande. N.on solo resiste alla crisi, ma si trasforma, si migliora, si sviluppa persino, Si è molto,, troppo spesso - fino a farlo diventare un luogo comune - parlato della ,, ottusità dei contadini, della loro contrarietà al progresso, alla civiltà, alle novità in genere. Ora chi tiene conto delle condizioni di isolamento in cui vivono i contadini nei nostri paesi di mezzadria e di piccola proprietà, dell'analfabetismo tra essi purtroppo assai diffuso, della forza della consuetudine e sopratutto del costo delle innovazioni e della loro non dimostrata convenienza per un certo tempo, chi pensa che in materi3 agricola tutte le esperienze sono lunghe e difficili e che per rendersi conto dei risultati occorre che le esperienze siano ripetute per diversi anni, non può non guardare ammirato i progressi che, ciò malgrado, sono stati raggiunti in ogni senso. Quei progressi hanno smentito le opinioni e le previsioni dei dotti,. dei teori~i, della così detta gente colta che sputa tanto facilmente sentenzè· assolute sul presente e sull'avvenire. Gli uomini dei campi hanno saputo arrivare là dove quelli - in base alle loro... opinioni scientifiche - escludevano potesse arrivarsi : ad applicare e ad utilizzare largamente su appez.- Biblioteca Gino· Bianco

LE TENDENZE DEI RURALI RAPPRESENTANO UN PERICOLO ECONOMICO? 101 zamenti ristretti di terreno i procedimenti perfezionati della tecnica e della scienza. Bisogna anzi dire che sono stati ,essi a piegare la tecnica verso di loro, a indurre la meccanica a studiare e la industria a costruire tipi di macchine che si adattassero alle piccole àziende. Oggi seminatrici, erpici, falciatrici, rastrelli per la seminagione, mietitrici, ecc. si trovano ovunque, particolarmente adattati alla estensione e al genere dei campi sui quali deb-- bono applicarsi. Lascerò parlare il Gorni {1), un altro socialista che, es-- -sendo tecnico delr agricoltura, ha dovuto rettificare .molte opinioni correnti nel suo campo : - « se v'è un paese dove l'azienda ha limiti ristretti, quello è la Francia. Ebbene : proprio in Francia - per difetto di mano d'opera - la meccanica agraria ha la più larga applicazione ». In Italia poi « si vada - per indicare una zona dove l'intensificazione della cultura si associa, forse più che altrove, alla presenza di piccole aziende - nel~ l'Oltre Po mantovano e si constaterà il gran numero di macchine agrarie -che si adoperaqo ». Così per certi sistemi considerati a tipo industriale: per esempio - è sempre il Gomi che parla - «'l'allevamento intenso del be-- stiame, anche da latte, che nella .bassa valle del Po si diffonde in ragione diretta dell'appoderamento dei terreni», La piccola azienda non è, insomma, un ostacolo alle innovazioni della tecnica e ali' applicazione dei sistemi più perfezionati e razionali : anzi ha saputo andare incontro alle novità e applicarle e sfruttarle a proprio vantaggio. E più saprà in seguito, ora che lo spirito pubblico nelle campagne sta rapidamente mutando. Essa ha trovato persino rimedio ad alcune esigenze del mercato alle quali sembrava non si potesse altrimenti rispondere che con la coltivazione in grande: la raccolta dei prodotti per la vendita. La cooperazione per la vendita e per la trasformazione dei prodotti, per gli acquisti collettivi delle materie prime in- -dispensabili alla lavorazione e persino -per l'uso di determinate macchine agricole (le trebbiatrici, ad esempio), che ha avuto già applicazioni larghissime in ogni paese con risultati ottimi sotto ogni punto di vista, è una manifestazione spontanea - e perciò tanto più importante - della capacità delle piccole aziende a conciliarsi con le più complesse esigenze della economia collettiva. Il Comi - e cioè uno dei pochi socialisti che hanno preso contatto con la realtà agraria - ne trae le conclusione che la piccola proprietà agricola conserva elementi di vita e una notevole capacità di resistenza e di adattamento. Si tratta di una situazione della quale - per quanto debba riuscire sgradita - egli consiglia i suoi compagni di tener conto, evitando di prenderla di fronte, cercando di piegarla dolcemente di fianco ai loro (1) O. GORNI - In Critica Sociale del 15 ottobre 1925. Biblioteca Gino Bianco

.. 102 LA CRITICA POLITICA fini ( 1). Economicamente è evidente che pure per il Corni ]a grande azienda di fronte alla piccola rappresenta un indiscutibile progresso. Come gli altri egli ritiene, nell'interesse della pròduzione, preferibile che le grandi aziende si sostituiscano alle piècole. Ed è appunto questa opinione che chiede di essere rettificata, anzi rovesciata. Le piccole aziende hanno resistito e si sono sviluppate non solo per ragioni psicologiche, non solo perchè è nella natura umana l'amore alla terra e la tendenza alla proprietà, ma altresì per ragioni economiche: perchè ai vantaggi che la grande azienda presenta in un senso la piccola può contrapporre altri vantaggi in un altro. Tali vantaggi sono destinati dalla evoluzione economica ad aumentarè di peso e di evidenza. Quelle condizioni stesse le quali hanno permesso alle piccole aziende di riprendersi e di adottare mezzi e metodi in armonia ai progressi della tecnica e della scienza, faciliteranno il loro successivo e progressivo sviluppo nell'interesse della produzione. Al maggiore fabbisogno di derrate determinato dagli aumentati bisogni della popolazione in aumento, non corrisponde infatti più la possibilità - che è esistita durante il XIX secolo - di mettere in coltivazione sempre nuove terre. Le terre disponibili si rendono ogni giorno più scarse e si tratta in genere di terre scadenti, poverissime. Necessità, quindi, che la terra sia coltivata più intensamente e maggiore convenienza -nel coltivatore a lavorare la terra in tal senso. La piccola azienda - specie a conduzione diretta - arriva dove la grande non può assolutamente : a portare la lavorazione, nel senso della intensità e in quello del miglioramento progressivo del terreno, al di là della convenienza economica del coltivatore ; il coltivatore diretto, cioè, è indotto a fare per la te1Ta e per risultati che egli forse non arriverà a vedere, e di cui solo le generazioni future potranno intera,!llente profittare, quel che la grande azienda non può essere po1tata a fare. Con ciò non si vuole affatto dire che la grande azienda non abbia giovato, non giovi e non sia destinata ancora a giovare all'economia generale. Al contrario: l'agricoltura in grande, dovuta spesso all'intervento della speculazione capitalistica, ha costituito un indiscutibile progresso per l'economia generale ed avrà, anche nell'avvenire, i suoi indiscutibili meriti. Senza l'intervento di capitali di speculazione molti lavori per mettere in valore e in uso la terra non si sarebbero fatti e non si farebbero. Si tratta spesso di lavori grandiosi, d'imprese su vasta scala, impossibili senza una ' grande disponibilità di mezzi. E certo, però, che appena raggiunte deter• minate condizioni, i metodi propri dell'industrialismo moderno portati nell'agricoltura o non servono più o possono rendersi pericolosi. Nell'agricol- ( 1) Il Mondolfo ritiene invece che l'unica cosa che i socialisti possono e debbono cercare dai rurali è di non a11erllnemici : alleati e cooperatori della loro azione, no. Biblioteca Gino Bianco

LE TENDENZE DEI RURALI RAPPRESENTANO UN PERICOLO ECONOMICO? 103 tura non si può intanto andare incontro ali' azzardo. Non è possibile pensare che l'agricoltura possa essere guidata coi c!iteri di ce1ta industria meccanica e siderurgica di nostra conoscenza ! La scarsa conservabilità dei prodotti non tollera grossi errori di produzione : al contrario ogni errore di produzione deve -essere sempre maggiormente evitato. La grande azienda. lavora quasi esclusivamente per il presente: il suo · sforzo deve essere tutto per gli utili rapidi o immediat~, il suo scopo è piuttosto quello di cavare un profitto che di assicurarsi una rendita, l'avvenire non la interessa se non entro limiti di tempo relativamente brevi. La piccola azienda a conduzione diretta - e noi sappiamo che quasi tutte le piccole aziende sono a conduzione <liretta o a compartecipazione, ciò che nei risultati è su per giù la stessa cosa - lavora per il presente e per l' avvenire, non depaupera il terreno ma si preoccupa di arricchirlo, diventa qualche cosa più che il lavoro, e cioè affetto, passione, e riesce ·a quello che solo la passione e l'amore per l'arte può fare : costruìsce per la posterità. Ecco la differenza. Ecco perchè la piccola azienda non è una sopravvivenza ma è l'avvenire: l'avvenire conforme all'interesse generale; e il suo sviluppo una realtà e una necessità insieme. Esagerazione? No: risultato della esperienza. Se noi guardiamo alle nostre terre più pingui, più produttive, non dobbiamo dimenticare che non l'opera della natura le ha rese così come noi le vediamo, ma l'opera degli uomini ; non l'utile immediato, ma l'attaccamento alla terra, la fatica illuminata e sostenuta dalla gioia del possesso. Opera di secoli, costruita granello su granello, pietra su pietra, inconsapevole quasi e che oggi è ricchezza. Indico un fatto : la Lombardia. Nessun capitalista moderno avrebbe trovato la più lontana convenienza a tentare di ridurre la Lombardia da quello che doveva essere molti secoli addietro alla meraviglia di agricoltura· che è attualmente (1). Si può citare l'Olanda. Si possono citare, infine, tutti i p_aesidi alta coltivazione. Non ' ' esistono quasi eccezioni. E la regola. E la conduzione diretta, il lavoratore sul campo e l'interesse del lavoratore a produrre, che crea la rièchezza della terra, che aumenta e moltiplica la produzione. Dove le terre si spopolano, dove subentra la proprietà in grande e il lavoro diviene lavoro sa- . lariato, si verifica precisamente l'opposto. Si pr~nda il caso della campagna romana, dove lo sviluppo delle proprietà religiose corrisponde esattamente ali' impoverimento e alla desolazione di terre che pure· ali' epoca di Roma erano assai ben coltivate. Dice il Coletti (2). « Dove l'asprezza del suolo ' ( 1) E una osservazione largamente sviluppata dal Cattaneo. Leggere il suo scritto su l'.flgricoltura inglese paragonata alla no3tra, ripubblicato nella "Biblioteca Rara,, del Sandron. (2) F. COLETTI, nel capitolo La p&icologiadel contadino del libro:, La popolazione rurale in Italia, pag. 124. Biblioteca Gino Bianco I

104 LA CRITICA POLITICA è più generale e profondo, ivi l'amore del coltivatore verso la tirannica amante è maggiore ed esige lavoro più rude ed assiduo, ivi l'adattamento dell'uomo ' amante è più tenace ed intenso ». « E un attaccamento che ha in sè tutte le gioie· e tutte le furie delle tragiche passioni ,>. Il segreto di certe grandi trasformazioni agricole compiute nei secoli - altrimenti inconcepibile - è quì ! Che la produttività agraria cresca col decrescere della superficie del· l'azienda fu potuto stabilire statisticamente dal Bang in base ai dati del quale il David, in Germania, si è sentito autorizzato a sostenere che l'i· deale del progress·o agrario è rappresentano dalla piccola cultura intensiva. ' E stato poi il David ad osservare come « nella stessa America - la terra del più libero sviluppo economico e della più illimitata concentrazione capitalistica - la coltivazione del suolo, incominciata con le più gigantesche macchine a vapore, è oggi sulla via d'essere sostituita dalla piccola coltura a base di zappa, di pala e di rastelli » ( 1). In Europa, del resto, ovunque si è voluto fare intervenire la -legge, cioè l'azione governativa, per determinare una maggiore produzione agricola, il modo migliore e più sicuro si è dimostrato quello di favorire la creazione della piccola proprietà. Così in Danimarca dove l'agricoltura, non ostante condizioni climatiche poco favorevoli, ha fatto progressi enormi ; così in Irlanda ; così in Germania, nella Posnania in special modo. Quali siano gli effetti della piccola proprietà nella trasformazione dei terreni secondo gli interessi della produzione possiamo meglio vederlo in Italia. L'emigrazione, in quanto ha contribuito in modo non indifferente alla formazione della piccola proprietà e ali' acquisto di terreni da parte di contadini, ha fatto per la colonizzazione del nostro Mezzogiorno quello che non seppe fare lo Stato e non fecero i grossi pro· prietari fondiari. « In Sicilia, per esempio, la vasta pianura litoranea che da Termini si estende verso l'antica colonia greca d'lmera, rimasta per lunghi secoli una landa deserta, flagellata dalla malaria, venne mercè l' opera di emigranti ii tornati dall'America con discreto peculio, trasformata in floridi arancieti, frutteti ed ubertosi 01ti ». (2) E' bastato cioè che il possesso della terra passasse al lavoratore perchè avvenisse la trasformazione (3). E ( 1) Tolgo queste citazioni da Le Georgiche di Celso Ulpiani, il quale giustamente osservava che piccola azienda e grande azienda nelle condizioni attuali si rendono tuttavia egualmente utili e quasi indispensabili. Giova che l'agricoltura si sviluppi nelle due direzioni - egli sosteneva. E si riferiva al presente e ali' avvenire più immediato. Sopra tutto vedeva il pericolo che, stabilita la convenienza delle piccole aziende, si pretendesse ad ogni costo combattere o sostituire le grandi. (3) James Aguet: La ~erra al contadin,·. pag. 94. (2) Scriveva l'Ulpiani, op. cit. pag, 158 : « Non basta al contadino di avere una casa e un campo. Bisogna che tutto ciò sia di sua proprietà, perchè allora soltanto egli esplicherà e perfezionerà tutta la sua attività: quando questa, sopratutto per i suoi effetti lontani, andrà a beneficio suo e dei suoi figli>. Biblioteca Gino Bianco

LE TENDENZE DEI RURALI RAPPRESENTANO UN PERICOLO ECONOMICO? ]05 non è questo solo che forma la superiorità della piccola ,azienda. Essa .riesce, tra l'altro, alla utilizzazione maggiore e migliore delle forze ec0nomiche che vi sono impiegate : minore spreco di energie, di tempo e di spazio. Un inconveniente dell'impiego di mano d'opera salariata nell' agricoltura è che i periodi di lavoro agricol@sono .intermittenti : si richiede cioè una disponibilità di mano d'opera destinata a restare inutilizzata per la maggior parte dell'anno. Le otto ore di lavoro, la cui adozione nell'industria è facile e conveniente, non si applica affatto bene nell'agricoltura! Nelle piccole aziende a conduzione diretta la famiglia del contadino . costituisce in-- vece un'associazione economica completa e perfetta. Nessuno vi resta inutilizzato. Ognuno ha il suo compito speciale da adempiere. Dal vecchio al bambino, tutti si rendono utili magari in una operazione sussidiaria, di poco o di nessun peso. Le oré del lavoro non si contano: si lavora secondo la -stagione, la necessità e l'urgenza. E poi quando il ~isogno è grande ciascuno si prodiga senza risparmio. Allo stesso modo nel campo non avviene -ehe un palmo di terra sia lasciato dormire senza ragione, e le colture s'in-- tersecano, si sovrappongono. Ed accade così che ·là dove altrimenti tre persone non riuscirebbero a vivere, rie vivono dieci comodamente. Mi sembra che nel già detto ci sia quanto basta per stabilire che le tendenze dei rurali verso la proprietà non costituiscono affatto un pericolo •economico, che al contrario coni spondono e rispondono alle crescenti necessità produttive. Nello sviluppo della piccola proprietà dobbiamo vedere un progresso. Non per questo mi permetterò di dire che è nell'interesse economico della Società affrettare artificiosamente, forzatamente tale progresso. Bisogna lasciar fare alle tendenze spontanee. Non ostacolarle, questo sì. Incoraggiarle, anche. Ma creare artificialmente la piccola proprietà, no. ·Espropriare e distribuire le terre a chi non le desidera, fare proprietario -chi non si preoccupa ancora di esserlo o non è preparato ad esserlo, se anche non è un errore sociale, può essere un errore economico. Vi cadde .il Franchetti, nella illusione che bastasse dare la proprietà. La proprietà bisogna invece sentirla, conquistarsela, crearsela. Aprire tutte le vie a questa <:onquista: ecco la sola cosa buona da propugnare e da fare. E lasciare poi che la piccola proprietà si formi e si sviluppi ovunque trova condizioni sufficientemente favorevoli. In alcune zone d'Italia tali condizioni mancano .ancora quasi del tutto, e la conquista della terra da parte dei contadini non potrà che procedere co~ lentezza. Procederà però di pari passo con la intensificazione delle colture. Mi resta ora l'altro argomento : i rurali e lo Stato. La prossima volta. · OLIVIERO ZUCCARINI Biblioteca Gino Bianco ,

\ • CRONACA PROVINCIALE Alle porte del Mezzogiorno \ Piccola provincia del regno papale, la Sabina, anche oggi. Ha vissuto per secoli la vita monotona della provincia di Roma, in cui l'eco delle passioni che muovono ogni tanto gli animi assopiti dei sudditi del buon padre, giunge appena di lontano, confuso ed incerto. Ha vissuto per secoli, buona suddita e fedele, la vita calma che le garentiva la sicurezza del dominio, senza forza d'idee o di passioni, vita di accademici e di signori, di feste e di ricevimenti, di cerimonie· e di processioni. Riconoscete i segni della lunga noia dei secoli anche nel suo paesaggio, quasi traccia di un tardo passar di anni, in ql!el suo mancar di frastagli, dove anche i monti si levano quasi a forza su verso l'Abruzzo, terra memore di vecchi briganti e di nuovi venturieri, per ridiscendere frettolosi verso il piano morto di Roma. Terra di chierici conserva nell'anima le tracce della lunga educazione cattolica, nella sua vita mondana, piccola, ristretta. Non riconoscete per le vie la vecchia plebe, i vecchi signori, i buoni accademi del Tizzone ì A compire il quadro, domani, ritornerà, dai vecchi esili liberali, il gonfaloniere di pontificia . memona. Cittadine e paesi, lindi, ordinati, assestati, come contadine a festa, con. qualche pretenziosità cittadina di buon gusto ; campagne dalle aperte case coloniche, lavorate ad ogni palmo, il cui verde ostinato s'arrampica alto sui colli, vie bianche e diritte nel piano : ad ogni svoita una madonna dal paltido viso riflesso dal povero lume. Alle porte del Mezzogiorno, chiusa tra Roma e l'Abruzzo, la sua vita so-- ciale e politica, dai ben netti caratteri meridionali, va svolgendosi coi nativi. elementi, verso l'originalità politica delle terre 8:gricole più avanzate. Chi dà la nota nuova sono i contadini, questi sordi rivoluzionari, seri della serietà della terra, in veste conservatrice. Il vecchio ambiente s'adatta ai nuovi venuti. Ma guardiamo un po' indietro. * * * La Sabina entrò nella vita italiana, con le sue piccole oligarchie paesane, che nell'unità trovarono miglior sicurezza al loro dominio, proprio quando il processo di dissoluzione del primo risorgim~nto s'inizia. Ricordate Oriani ? Subito dopo il '61 comincia, quaggiù, la reazione al risorgimento. Biblioteca Gino Bianco

ALLE PORTE DEL MEZZOGIORNO 107 La lotta politica si svuota in una lotta dura per l'arricchimento : gli assenti"· del risorgimento trovano il momento loro. Vengono su dalla massa opaca delle campagne e dei paesi, che i moderati, signori di vecchia data e grandi proprie-- tari fondiari, tenevano stretta a sè da vincoli d'interessi e di protezioni. La nobiltà e la borghesia .moderate si sfasciano sotto l'urto dei nuovi che vengono ere-- scendo: sono i democratici. Ma non inganni· il nome. · Cr~scono nelle botteghe, nei :magazzini, nelle rivendite, nuova razza di gente arricchita col piccolo e col ·grosso commercio: accaparratori di derrate, prestatori ad usura, anticipatori di- piccoli capitali per lavori, che si fanno largo sulla miseria dei contadini e dei lavoratori di città, ma sopratutto sulla decadenza della vecchia classe aristocratica e proprietaria, che languiva nei nepoti lontani dagli affari e incominciava a vedere, con qualcuno, anche la miseria. Erano figli di operai, che, adunati i .primi denari, senti:vano la miseria urgente e insuperabile delle aziende paterne e si facevano altrQ_vea cercare un campo. più largo di lavoro più proficuo; molti, figli di contadini che s'inurbanano, superbi del poco peculio radunato in lunghi anni di miseria, spinti dal fantasma della città ·ricca, e dall'ardore di conquista che è degli uomini nuovi. Contadini arricchiti e piccoli industriatori del domani formarono i quadri_ . della nuova democrazia. P erchè no? ; quando si ripensa agli ultimi signori del passato, senza un'idea e senza un'attività, o buoni per scioccheria o malvagi per superbia, si sente tutta la vita che i nuovi uomini hanno portato in questa piccola società provinciale. È tutto un mondo che si rinnova ; nascono le botteghe, si riforniscono, s'ingrandiscono le banche, fiorisce il· commercio, si tentano le prime timide industrie. Questa borghesia che nasce nuova e viva s'impadronisce della città; le case dai vecchi possessori, signori e preti alti, cadono in mano ad essa, e poi comincia, o meglio prosegue, l'assalto alla terra. Dei vecchi si- ·gnori solo pochi sono rimasti, i più in miseria o lontani: alcuno di essi, lontano e senatore, combatte ancora le battaglie della sua aristocrazia provinciale, tornatoalla sua più vera natura, dopo una breve parentesi popolare. Questa classe di Musciatti F ranzesi da plebei saliti a signori, e aspiranti cavalieri, inquadrò, con qualche elemento d'origine più veramente borghese, e per cultura, sì ristretta, ma di sapor cittadino, avvocati sopratutto, il movimento dei democratici. In che? Perchè democratici? La vittoria fu completa e ferma, coi blocchi radicali. I vecchi moderati, o lontani o assorbiti : non un'ombra di movimento operaio o contadino. * * * Fu allora che la Massoneria fiorì : tutti i nuovi venuti passarono di là. Una. rete _d'interessi solidali unì tutta la nuova classe che dalla conquista del Municipio scendeva alla occupazione delle cariche con i suoi seguaci, e prendeva. intanto con i suoi maggiori, quelli che maneggiavano i congegni della vita comunale, sempre più~piede negli affari ·cittadini. La lotta politica, con la conquista del Municipio fu lotta per gli appalti e le forniture, mentre, insieme, per la. stessa via, la lotta per la terra, proseguiva, ostinata, feroce. Dalla città alla. ' Biblioteca Gino Bianco ..

.. '108 LA CRITICA 'POLITICA --campagna è un ricorso d' energie che per molti è un ritorno ; contadini che sanno il valore della terra, cittadini che nella terra, sentono l'attrattiva del possesso sicuro. È una lenta ascesa che è tutta una storia di sacrifizi, di prepotenze, di ·insidie, di difese, continue, giorno per giorno più aspre e più tenaci. La nuova classe si trova di contro i vecchi signori : i resti dei vecchi signori: quelli, i cui nomi figurano, vicino ad a1cuni delle arti liberali di città, nella cronaca cittadina degli anni ultimi della dominazio,1e pontificia. La lotta è . . . . ,ostinata, ma i nuovi vincono. Ah ! i primi contatti, incerti fra vecchi e nuovi. È un'iniziazione a un'altra vita, che in breve agguaglia i modi, come già s' er~no agguagliate le fortune. Dalla terra, al Municipio, al Circolo dei Signori. E la fine di un processo di dissoluzione e di formazione, continuato per generazioni intere, dai padri ai figli. Si potrebbe, per i più di essi, risalire agli anni del risorgimento. Lontani, quasi -tutti, dalla politica e attenti al danaro: buoni sudditi, ottimi mercanti. L'adesione in massa al fascismo, la resistenza ai contadini, alla nuova borghesia che sale, è naturale in essi, reazionari d'istinto per vecchia tradizione di sudditi. Perchè insomma non rompono il quadro della provincia pontificia: allar- .gano l'opera dei moderati, essi, gli assenti del risorgimento, in più popolari ceti sociali. Nessuna esperienza liberale nella loro azione: la politica non è che un aspetto della lotta per il danaro. Borghesia meridionale, insomma: uscita dalla città, intende la politica del Comune come via necessaria d'ogni conquista, nello Stato riverisce ed acclama :il difensore, che se sfrutta assicura: il carabiniere compensa l'agente delle imposte. * * * La rivolta contadina tra il '19 e il '21 ha scoperto ancor meglio, nella sua· vicina necessità, i tornaconti dell'adesione allo Stato settentrionale. È il solito quadro di tanta parte d'Italia. La lotta è contro i contadini : la nuova classe minacciosa che sale. Quello che il suffragio universale non fece, fece la guerra. Si svegliarono: la durezza .della milizia, la larghezza dei guadagni campagnuoli crearono una sicura solidarietà d'interessi in tutta la parte dei contadini più ricca, in cui già il processo d'elevazione era cominciato. Certo, miseria in molti, specie nei · contadini di montagna, ma insieme minoranze audaci ed energiche che si fanno avanti. È ·una nuova classe, contadina per eccellenza: nell'incertezza del tempo di guerra .si prepara pei giorni della pace : è già il socialismo. Negli anni dal ' 19 al '21 furono essi la forza reale delle file socialiste: in città un proletariato straccione con tutte le manifestazioni d'una plebe che non ~è ancora popolo. Il contadino, serio della serietà delle scarpe grosse, che sembra tardezza e, certe volte, è riflessione, non badava che a difendere i propri in- ·teressi : il socialismo in essi trovò la sua classe : i patti colonici furono le uniche affermazioni serie d ·una politica che vivea di rettorica. In fondo furono essi che ..diressero il socialismo, sforzandolo. Non ripeteranno oggi la vecchia esperienza Biblioteca Gino Bianco

ALLE PORTE DEL MEZZOGIORNO 109 nelle organizzazioni e nelle amministrazioni fasciste, di cui sono restati. elemento necessario ? La lotta, allora, si delineò netta, subito: una borghesia arrivata, una bor-- ghesia che nasce. Fascisti e socialisti. I primi fascisti, giovani generosi venuti dai combattenti; reazione al proletariato di città, ma dietro ad essi altri interessi: precisamente quelli dei demo-- cratici che spingevano contro i contadini. Gli anni passarono come in tutta Italia. Il socialismo, nella sua organizzazione esteriore, si sfasciò. Ma i contadini, anche nei sindacati fascisti, restano una magnifica riserva.. per la democrazia di domani. È la prima avanguardia e sono le prime esperienze. * * * Bisogna vederli agire e vivere, per capirli. Negli affari portano un'acutezza, ostinata, che li riconosce figli della terra, abituati al lavoro duramente continuo d'ogni giorno, e conservano tutte le forme di vita dei tempi andati. Nel portafogli sdrucito e unto hanno la tessera della Camera del Lavoro e· quella della Confraternita, la circolare del segretario camerale e l'invito del parroco. Il socialismo li ha trovati e li ha lasciati così. Esperienza breve, del resto. Una rivoluzione in veste reazionaria, ma sono i primi liberali essi, che· cercano, in uno sforzo d'autonomia la soluzione della lunga servitù dalla città. Il loro liberalismo è nella natura stessa delle loro ragioni di vita: è istinto► Buon segno per domani: nella città sentono il nemico. La riserva di tutte le reazioni italiane, la campagna, porta neHa lotta politica, con le sue necessità di vita, un'esperienza liberale in pieno. La difesa contro il Comune, diverrà, più in là, difesa contro lo Stato. La lotta ridiventa, con essi, una lotta per la libertà. Nel seno del fascismo portano, oggi, questi motivi di vita,· dinanzi ai proprietari e ai loro uomini di città che reagiscono, non sempre vincitori. È questa l'opposizione che ha con sè l'avvenire: quei pochi spodestati della democrazia offesi da piccole ingiustizie locali, e dicono, ma non è vero, da grandi ingiustizie nazionali sono inutili residui del passato : nella lotta in quei . termini la vittoria del fascismo è la sola speranza d'avvenire. I contadini sono la riserva di domani: borghesia che cresce e dalla con-- quista della terra sale ormai alla difesa contro la città che l'opprime. Le lotte della vecchia città furono sempre di cittadini contendentisi il passo verso la campagna, la marcia verso la conquista pella terra, coi mezzi economici e_poli-- tici che la città offriva: nello sfondo incerte rivolte di servi : oggi per la prima volta in Italia,. e da secoli, è la campagna che, quaggiù, muove verso la città per difendersene. Intanto essi premono sul sindacalismo fascista. Aspettiamo: Giolitti è ancora un maestro, ma per una soluzione in termini· Biblio eca· Gino Bianco

110 LA CRITICA POLITICA -d'economia, ~on una borghesia che nell'economia è arrivata e vuole il suo posto nella politica, mancano i dati più elementari. Dalle file dei contadini : secoli lunghi di sofferenze con gli uomini, lenti .secoli di dolori con la terra, escono le prime !l}inoranze liberali. La lotta è contro lo Statalismo : Marx s'invera in Tocqueville : un sicuro istinto, coscienza di vecchia servitù: ·a principio della soluzione fra Nord e Sud. Arrivati ali' esperienza del Municipio, troveranno la via verso lo Stato, essi sol~, i sacrificati per la serva economia del Mezzogiorno. Gli altri saranno sempre pronti alle rinunzie per la protezione e l'elargizione governativa. P erchè insomma ·nello Stato com'è, riconoscono le ragioni del loro dominio. . Nella vecchia p~ovincia papale, provincia meridionale alle porte di Roma, i contadini portano la prima espressione liberale in un mondo che l'unità italiana e gli anni della democrazia hanno lasciato conservatore. La ribellione contro il risorgimento, servitù che si prolunga coi galantuomini, è divenuta coscienza d'una autonomia d'interessi, che domani, allargata nel più ampio quadro della· politica italiana avrà il suo posto nell'avvenire. Sono i contadini, quaggiù, la rivoluzione liberale, o, almeno, la sola speranza. Rieti. DOMENICO PETRINI SUONATORI DI VIOLINO Non saremo certo noi a rammaricarci che i « rivi dell'eloquenza », di certa eloquenza politica, siamo stati chiusi. Per i retori della politica, per i fabbricanti di frasi, per gl' inconcludenti e vanitosi « virtuosi » della parola, abbiamo sempre avuto e mani/est.alo una pro/onda antipatia. « Vi sono state _fortune politiche originate da un discorso mandato a memoria ». E vero. V'è stata molta gente la quale, in Italia, ha sul serio creduto che mandare al 'Parlamento uomini come Enrico Ferri, come Innocenzo Cappa, come Vecchini, come Fradeletto (trascuriamo gli altri minori) significasse r~ndere un segnalato servizio agli interessi del paese. Ebbene: vorremmo davvero sperare che fosse finita. E fosse finita non già per un procedimento mutato dall'alto, ma perchè fossero veramente mutati i gusti del popolo italiano (e lo si potesse vedere) nel senso di una maggiore e migliore educazione politica. Chiusa la via della politica ai « retori », ma chiusa anche a tutti coloro che non hanno idee nel cervello, che non hanno preparazione, che agli affari del paese non possono portare un briciolo di capacità e di esperienza; banditi i « violinisti dellà parola »; non, però, perchè abbiamo libera la via del successoi « suonatori di gran cassa » • E questo si potrà solo ottenerlo da una maggiore capacità politica del popolo italiano. E perchè il popolo l'acquisti occorre che la sua partecipazione alla vita politica sia diretta e frequente, che gli affari del paese non vengano sottratti. al suo giudizio e alle sue deliberazioni, che esso sia anzi chiamato molto spesso a giudicare sulle cose piuttosto che a scegliere tra gli uomini. Esercizio è educazione, anche "in politica, specialmente in politica. Se no la polil.ica Jarà sempre la /ortuna dei « suonatori di violino », buoni e e-attivi. Biblioteca Gino Bianco

L'ascesa del rincaro della ·vita Che la vita rincari ogni giorno più• è un fatto spiacevole ed indiscu'! tibile e non c'è nessuno che non possa constatarlo a sue spese. Ma perchè la vita rincara ininterrottamente ? Quali sono le conseguenze di questa continua ascesa verso il rincaro? Quali potrebbero esserne i rimedi ? Pochi .sono che si pongono questi quesiti. * * * Gli avvenimenti, per l'immaginazione popolare derivano sempre da una sola causa. Poco importa che questa causa sia reale, basta che sia semplice. La concatenaz~ne complicata dei fenomeni non è accessibile alle eollettività e d'altronde, nemmeno ai cosiddetti legislatori, che sono sempre guidati dai sentimenti collettivi. Le idee semplici spingono le moltitudini ad esigere soluzioni rudimentali per i problemi più difficili. Se il prezzo delle merci aumenta niente <li più facile sembra che rimediarvi con una tassazione. Le •molteplici espe- . rienze hanno mostrato che il fine raggiunto era perfettamente contrario alle speranze perseguite, ma l'esperienza figura molto raramente fra gli elementi di persuasione dei· popoli. Perchè un'idea semplice sia ascoltata basta che sia piena di speranze. Nei paesi in cui l'opinione pubblica regna senza contrappeso, le idee semplici, qualunque sia la loro falsità, acquistano presto una grande forza. * * * Studiando il problema del rincaro della vita potremo vedere quale sia il pericolo delle idee semplici. Per le masse ed anche per le persone alquanto colte, il rincaro della vita ha delle cause semplici come per esempio .l'avidità degl'intermediari. Ora questo problema, che gli spiriti poco riflessivi risolvono tanto rapidamente, è, invece, d'una grande complessività. Influenza delle esigenze del produttore. ·L'elevarsi dei salari e degli utili commerciali durante la guerra ha notevolmente accresciuto i mezzi d'acquisto di molti consumatori, mentre la produzione diminuÌva. Per l'inesorabibile legge dell'offerta e della domanda i commercianti approfittarono delle accresciute risorse dei loro clienti per aumentare il prezzo delle merci. Biblioteca Gino Bianco ' I \

\ .. 112 LA CRITICA POLITICA Supponiamo che sul mercato settimanale d'un'isola protetta da ogni introduzione straniera con delle barriere doganali proibitive, arrivino ogni settimana cento conigli e che si presentino per l'acquisto duecento compratori. L'ineluttabile legge della domanda e dell'offerta farà salire il prezzo dei conigli fino al punto in cui cento di coloro che domandano siano eliminati per insufficienza dei mezzi d'acquisto. I cento eliminati, moltiplicando le loro attività, riescono ad ottenere· un aui:nento delle loro risorse e sperano così di poter anche loro acquistare un coniglio. V anno al prossimo mercato nella speranza di poter com-· prare il coniglio desiderato. Ma poichè è necessario che cento c~mpratori restino eliminati, perchè ogni mercato non riceve che cento conigli, il prezzo sale ancora e raggiunge un livello abbastanza elevato perchè soltanto cento compratori possono ottenere l'animale desiderato. Ma per la conco1Tenza che si fanno i compratori, il prezzo del coniglio diviene fantastico, ed al-· lora il pubblico s'indigna e reclama l'intervento del governo. Poco familiarizzato con le leggi della domanda e dell'offerta, il go- , verno tassa al massimo il prezzo di vendita del coniglio. Il rjsultato è immediato ed è esattamente contrario al fine desiderato. Appena la tazsa viene promulgata i cento conigli settimanali sparisconodal mercato per essere venduti clandestinamente ed ancora più cari, in ra•· gione dei rischi ai quali il mercante si .espone. Quest'esempio sintetizza fatti verificatisi migliaia di volte, ma che non. hanno tuttavia insegnato niente a nessuno. Statismo e disorganizzazione amministratilJa. L'estensione dello Statismo e le complicazioni burocratiche che ne derivano, provocano spese immense; donde la creazione forzata d'imposte nuove, e, per conseguenza, l'aumento del prezzo della vita. Il più piccolo provvedimento non può esser preso senza il concorso d'innumerevoli agenti che appartengono a diversi ministeri. Non unità d'indirizzo, quindi nè coordinazione degli organi. I servizi cercano di sopraffarsi, si &ammettono, si urtano, si paralizzano. A capo, uomini, certamente ben intenzionati, ma gettati in un'organizzazione senza coerenza, alle prese con le rivalità dei servizi concorrenti ;· istruzioni che si deformano nella cascata delle gerarchie, ordini distrutti da contrordini, controbattuti a loro volta da autorità divergenti ; circolari che si soprappongono e si contraddicono e che gl'interessati non si prendono, nemmeno la pena di leggere. Però noi cerchiamo sempre i segreti dell'organizzazione. L'ipertrofia dello Statismo porta con sè uno sperpero grandissimo,, che naturalmente ha il suo contraccolpo nel rincaro della vita. Biblioteca Gino Bianco

L'ASCESA DEL RINCARO DELLA VITA 113 L'inflazione. La moltiplicazione eccessiva dei biglietti ha indubbiamente la sua influenza sull'aumento del costo della vita. Uno dei primi effetti di quest'inflazione fu di permettere di aumentare gli stipendi dei funzionari ed i salari degli operai. Ne risultò la possibilità per loro di accrescere le loro spese mentre sarebbe stato necessario restringerle, perchè la produzione era insufficiente. Poi i progressi dell'inflazione fiduciaria ridussero rapidissimamente la fiducia nel biglietto di banca ali' estero. Conseguenze della 'Vita cara. Le conseguenze della vita cara sono troppo numerose, alcune sono lontane, altre sono immediate, come la qualit~ scadente d'una gran quantità d' oggetti fabbricati. Il costo di fabbricazione dei prodotti di buona qualità essendo altissimo e le risorse di molti compratori limitate, perchè i nuovi ricchi sono circondati da una legione di nuovi poveri formata dagli avanzi della vecchia borghesia, è stato necessario, per diminuire il prezzo di vendita, ridurre notevolmente le qualità degli oggetti. Di qualunque genere si tratti, questa diminuzione della qualità è tale che l'esportazione di questi ~ggetti scadenti diverrà sempre più difficile. 'R.imedi. La completa ignoranza dei mezzi tentati per rimediare al rincaro della vita provano sufficientemente fino a qual punto siano poco conosciute certe leggi economiche fondamentali. I nostri legislatori possono constatare ogni ogni giorno che queste leggi regolano lo svolgimento delle cose, dominano tutte le loro volontà. I rimedi legislativi tentati contro il rincaro della vita furono: l'elevarsi degli stipendi e dei salari, la tassazione delle merci, promulgazione di provvedimenti contro gli spéculatori. · • Tutti questi rimedi contro il rincaro della vita non hanno fatto altro che renderla ancora un po' più cara. Ed è facile spiegare il perchè: Le tassazioni alle quali i iegislatori ricorrono sempre hanno questa conseguenza: che aumentano il prezzo e non lo riducono mai. I provvedimenti contro gli speculatori si sono addimostrati, infatti, un rimedio assolutamente illusorio. Questi provvedimenti effettivamente si urtavano contro l'eterna legge della domanda e dell'offerta che sempre fissò il prezzo delle cose al di fuori dell'intervento dei legislatori. Biblioteca Gino Bianco

J 14 LA CRITICA POLITICA In quanto alla tassazione sul valore locativo la sua conseguenza immediata fu di rarefare la costruzione degl'immobili. I promotori di tutte queste misure hanno dato prova d'un accecamento veramente inconcepibile. Ed allora quali potrebbero essere i rimedi ? Si possono citare questi tre : le Cooperative di consumo, la soppressione delle· tasse doganali, l'aumento della produzione. Le cooperative in questo momento subiscono una grave crisi. Ad ogni modo l'efficacia dei primi due mezzi è immediata, ma debole. L'efficacia del terzo mezzo è lontana, ma considerevole. Ed è anche il solo mezzo sul quale si possa seriamente contare. Le coperative fanno, disgraziatamente molto spesso in teoria, beneficiare il pubblico della differenza enorme, alle volte quasi la metà, che esiste fra il prezzo che riceve il produttore e quello pagato dal consumatore. La facilità delle importazioni che risulterebbe da una soppressione di tassazioni doganali proibitive, sarebbe un mezzo migliore del precedente per ridurre in misura notevole il prezzo della vita, ma la potenza dei grandi produttori è tale ~he noi siamo condannati per lungo tempo ad un reg~me protezionista eccessivo. Per pagare i nostri debiti e diminuir~ il costo della vita il mezzo più efficace è quello d'intensificare enormemente, ed a prezzi che rendano l' esportazione possibile, la nostra produzione, la produzione agricola sopratutto. La formula è di facile enunciazione, ma è di difficile realizzazione Benchè l'Italia - ad esempio - sia un paese sopratutto agricolo, la agricoltura è così male sfruttata che è obbligata d' importare derrate per delle somme enormi, specialmente il grano. « La battaglia del grano » non risolverà certo questo gravissimo problema. Ma di proposito non mi voglio occupare qui della così detta « battaglia del grano » , Da un lavoro ordinato, intelligentemente orientato, dipende l'avvenire d'Italia. Il lavoro ben diretto è l'assicurazione d'un destino prospero. L'indolenza, l'incapacità e le sopraffazioni faziose determinano la decadenza nella quale cadono tutti i popoli che non seppero adattarsi alle necessità nuove che gli avvenimenti facevano sorgere. PAOLO MANTICA La migliore propaganda, presso gli indifferenti e presso gli avversari, sifa facendo conoscere e diffondendo ovunque la nostra rivista. Abbonatevi e fate abbonare·! Ogni abbonato ci procuri un abbonamento nuovo per il 1926. . Biblioteca Gino Bianco

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