La Critica politica - anno V - n. 8-9 - ago.-set. 1925

LI\ CRITICJ\ POLITICJ\ llIVIST A MENSILE ANNO V. agosto-settembre 1925 f ASC. ·s-9. Come è giudicata la " Critica .Politica " La stampa libera attraversa un periodo di difficoltà : La ~ Critica Po litica > non fa eccezione. 1 lettori sanno perchè. Così che - e non per vanità - c'è venuta l'idea di raccogliere qui alcuni giudizi sulla nostr.a rivista. Non · si tratta di una raccolta completa : sono appena alcuni, giacchè c'è mancata la possibilità di riesaminare gl' innumerevoli ritagli dei giorf!,ali che si sono occupati di noi o che hanno avuto occasione di citarci, rimessici dall' < Eco della stampa> durante qu_esti cinque anni di nostra vita. Tra i giudizi che pubblichiamo ve ne sono, come si vedrà, alcuni significativi di avversari decisi, come altri, certo autorevoli, di giornali o di uomini che non dividono in tutto o in parte le nostre idee. , lncomincieremo dagli avversari, e finiremo dagli amici. « Critica Politica, la rivista repubblicana di serietà indiscussa». IL FASCIO di Milano - 27 giugno. ·1925. * * * « Critica Politica, l'interessante rivista repubblicana.... che con indi~ scussaserietà e buona fede studia i problemi attualidellapoliticaitaliana». LA MONTAGNA, rivista fascista, di Napoli - 15 maggio 1925. * * * « bella Rivista,•che leggo sempre con _vivointeressee che s' impone davvero all'attenzione di quanti in Italia si occupanodi politica ». SERGIO PANUNZIO (attuale Sottosegretario di Stato alle Comunicazioni) - settembre 1921. · r * * * rivista « con larghi criteri redatta ». • RIVISTA INTERNAZIONALE DI SCIENZE SOCIALI ( cattolica), Roma - maggio 1925. « la sua critica, acuta e spregiudicata, coglie quasi sempre nel segno.... ». . .. la stessa - giugno 1925. * * * L' importante rivista, che è unica in Italia ad agitare con serietà d' intenti il problema delle regioni.... ». . Biblioteca Gino Bian.co SICILIA, INDUSTRIALE E AGRICOLA - 3 aprile 1924. \

298 LA CRITICA POLITICA * * * Si pubblica, in Roma, una rivista di cultura politica che trova molti assidui lettori nei più diversi campi, per l'accurata serietà del1' informazione, per il diligente studio delle questioni, per la visibile buona fede che l'anima. Si chiama La CriticaPolitica e la dirige Oliviero Zuccarini - un repubblicano che ha compiuto notevoli sforzi (e bisogna dargliene atto) per alleare la nobile tradizione alla quale egli si ricongiunge, col senso della realtà italiana e con l' interesse per la vita politica concreta ». IL MONDO di Roma - 19 marzo 1925. « •••• autorevole Critica Politica ». • SCINTILLA, Napoli (di Roberto Marvasi)- 23 maggio 1925. * * * « •••• ecco riviste autorevoli, come CriticaPolitica, ed altre con ess~, darsi ad uno studio assiduo per formare un nuovo o nuovi partiti con programmi che, partendo dalla critica degli errori passati, correggano quanto di male abbiamo dovuto deplorare nei periodi che precedettero l'avvento fascista al potere ». TEMPI Nuovi (democratico di Torino) - 17 dicembre 1924. « •••• ottima rivista diretta dal Zuccarini. ... ». lo stesso - 19 giugno 1924. * * * « Critica Politica, la magnifica rivista diretta da Oliviero Zuccarini. ... ». IL CREDITO COMMERCIALE di Catania - 22 marzo 1925. * * * ~ La Critica Politica, rivista organica, completa, solidamente affermatasi ». IL POLESINE di Adria - 4 ottobre 1924. * * * « La CriticaPolitica la segnaliamo volentieri ai nostri lettori, ancora una volta. È una delle migliori riviste che si pubblichino in Italia .... ». . IL LAVORO di Genova - 1 luglio 1923. Biblioteca Gino Bianco

COME t GIUDICATALA "CRITICA POLITICA" 299 * * * « •••• ottima rivista La Critica Politica, attorno alla quale oramai è fiorita tutta una letteratura degna della massima attenzione, perchè indizio di una nuova corrente d' içlee, e perchè espressione di nuovi bisogni politici ». DEMOCRAZIA CRISTIANA, rivista di Bologna - fascicolo di maggio-giugno 1922. * * * « I motivi polemici di « CriticaPolitic.a », la bella rivista di O. Zuccarini, potrebbero essere accettati senza discussione da conservatori intelligenti ». PIERO GoBETTI, in « Rivoluzione Liberale » - 17 aprile 1923. * * * ho sempre avuto la fissazione che quello che più conta in un paese come il nostro, sono i piccoli gruppi e le piccole riviste. Ho perciò sempre seguito con interesse e con simpatia la « Critica Politica », anche se mi accadeva di trovarmi in dissenso con essa su questa o quella valutazione e su questo o quel programma. E ne ho consigliato la lettura, per la sua indipendenza di pensiero e la sua lontananza dai grossolani interessi di parte, a quanti, come me, cercano di capire e di lavorare in Italia con quel po' di 1uce di cui godono. G. PREZZOLINI - luglio 1925. * * * Caro Zuccarini. .... io sento in voi continuate le aspirazioni, di cui m'ero 25 anni fa nell'EducazionePolitica fatto propugnatore tra i repubblicani: di spiegare e precisare agli italiani, ai democratici regi, ai socialisti accomodanti e agi' intransigenti {gli uni indeterminati per reticenti codardie o per ingenua ignoranza, gli altri per cieco fanatismo) i vantaggi educativi, i soli positivi e pratici, i soli sinceri e durevoli, della democrazia diretta e della unione nazionale federativa. La Critica, dedicata _asuscitare il sentimento del diritto alle autonomie regionali, allo studio delle condizioni proprie di ogni regione, a correggere i danni del parlamentarismo, sostituendo nelle assemblee rappresentative il concetto e il fatto d'una delega revocabile e sempre subordinata al controllo dei deleganti, in luogo dell'attuale concetto e fatto di un' investitura - la Critica, dico è per me il gioioso complemento . dell'EducazionePolitica e cosi dicendo è il più cordiale elogio che possa farvi. Auguri a voi di costanza nella invidiabile vostra serenità. A. GHISLERI ( da una lettera privata) Bibli teca Gino Bianco

Noi, il '' Mondo ,, e la Democrazia (Battute polemiche) Parliamone ora, a qualche distanza di tempo, senza ombra di ira o di risentimento. C'è capitato ch'e una nota dell' ultimo fascicolo non s.ia riuscita gradita ai colleghi del Mondo. Non è la prima volta che ci capita. I colleghi del Mondo sono particolarmente sensibili alle cose di casa loro e guai a guardarli senza fare il sorriso e senza profondersi in complimenti. Noi, invece, abbiamo la cattiva abitudine di guardare tutte le cose che ci stanno d'attorno e di dire come le vediamo, ad amici e ad avversari, agli amici quanto agli avversari. Il Mondo ritiene che ciò sia male e che quando degli amici non si può dire bene si abbia per Io meno il dovere di tacere. Noi pensiamo che agli amici anzitutto la verità debba esser detta. Il Mondo ritiene che così si renda un servizio ai nemici. Noi pensiamo, invece, che sia il solo modo di servire utilmente le amicizie. Come si vede non andiamo d'accordo. La ragione del dissenso potrebbe sembrare a prima vista un nonnulla. E invece, purtroppo, no. È che rappresentiamo due mentalità diverse, due modi divergenti di intendere la politica e le sue esigenze. AI fondo c'è la democrazia. C'è anzi l'eterno dissidio tra vecchio e nuovo, tra il passato e l'avvenire. Democrazia è rinnovamento, è continuo fermento d' idee e di opere. E perciò è avvenire, appunto perchè non è stasi. Perchè non si adagia su ciò che c'è, non soffre di nostalgie, non teme le novità, non i dissensi, non le nuove vie e le nuove esperienze. Ora la intolleranza alla critica non è democrazia. La pretesa di non ess_ere ~iscussi e di essere capiti nel solo modo in cui con viene essere capiti, o fraintesi, non è democrazia. È, al contrario, la continuazione di vecchi sistemi tuttavia in uso, e manifestazione di una vecchia vecchissima mentalità. Ed appartiene ai sistémi con cui il vecchio mondo politico riuscì sempre a stroncare la forze giovani e rinnovatrici che in esso fermentavano, quello di registrare - e il Mondo Io fa abitualmente - come un dotulltento d' infamia ogni libera voce di opposizione che trovi eco tra gli avversari. Se non fosse per altro che per questo - per le manifestazioni che ne dà nel suo organo autorizzato - abbiamo dunque ogni ragione di ritenere che nella < Unione Nazionale » non sia la democrazia di domani, e di pensare che con certi sistemi e con tale mentalità l'opposizione si ridurrà ad una morta gora in cui le energie ancora vitali si fiaccheranno e si dissolveranno. E noi vogliamo evitare la stasi e la dissoluzione t Sentiamo di dovere essere del fascismo non gli affossatori - funzione Biblioteca Gino Bianco

NOI, IL " MONDO ,, E LA DEMOCRAZIA 301 che per se stessa non ci solletica affatto -, ma gli eredi. E sentiamo, sovra tutto, che al punto in cui sono giunte le cose, nell'applicazione politica che il fascismo ha avuto, di fronte alla logica oramai impeccabile · del regime che non può, anche se il volesse, subire arresti o ritorni, non c'è posto nella lotta che per le idee precise, per i termini netti, per obiettivi ben definiti. Mantenersi nell'equivoco, aggrapparsi alla vacuità dei termini indefiniti, agitare bandiere ideali piuttosto che offrire soluzioni, mantenersi in equilibrio tra i risentimenti di coloro che furono bene sconfitti e le aspirazioni di coloro che debbono ancora conseguire la vittoria : ecc0 la peggiore politica, in ogni caso, anche quando potes~e per un momento determinare un successo a favore di chi l'adopera. Ed · è appunto la politica che noi intendiamo combattere, e che non rinuncieremo a combattere anche quando ci venisse fatto ~i vederla adoperata con purità d' intenzioni. Come nel caso del Mondo. Cosa abbiamo rimproverato alla < Unione Nazionale>? Di non essere la democrazia. Sissignori, di non essere la democrazia, nel senso esatto della parola. Liberalismo forse sì, democrazia no. C'è da adontarsi per questo? No. Meno ancora poi se abbiamo detto che la <Unione> non ha nes&un titolo ad attribuirsi la rappresentanza legittima ed esclusiva della de1nocrazia italiana. Ci siamo noi, intanto, che non apparteniamo alla stessa specie. Poi ci sono tutte le altre democrazie, di stampo pià o meno buono: c'è quella del Duca Di Cesarò, c'è quella dell'On. Bonomi - collare dell'Annunziata ad ogni buon conto - e ci sono poi le altre minori. C'era una volta anche una democrazia cristiana e potrebbe darsi che qualche cosa ancora ne resti. Insomma, che cosa avrebbe preteso il Mondo? Che noi riconoscessimo esplicitamente ali'< Unione Nazionale> il titolo di suprema depositaria del pensiero democratico italiano ; o che, tacendo su questo punto, glie to lasciassimo riconoscere ? Avrebbe preteso l' impossibile, giacchè se un compito abbiamo assunto di fronte a noi stessi e di fronte al pubblico che ci legge, è appunto di badare in politica ai fatti e non alle parole, a ciò che è e non a ciò che si vorrebbe che fosse, separando nettamente la sostanza democratica da tutto ciò che di democratico non porta che il nome e l' etichetta. Siamo esigenti, ecco tutto. E ne abbiamo bene il diritto, di fronte al discredito in cui l'uso troppo largo che se ne è fatto da politicanti di ogni razza e di ogni tendenza ha lasciato cadere la parola democrazia in Italia. La Democrazia ha da essere, insomma democrazia. E s' ha da vedere, bene, distintamente, per premesse chiare, inequivocabili e non per sottintesi. E cioè senza che sia necessario nessuno sforzo (proprio nessuno) per capire che la democrazia c' è, ed è democrazia. Nè si tratta di dubitare delle intenzioni. Le intenzioni saranno ottime e purissime. Facciamo tanto di cappello a Giovanni Amendola ed ai suoi collaboratori migliori. Sono combattenti che meritano tutto il nostro rispetto. Ma il rispetto e la stima per le persone, non possono entrare · Biblioteca Gino Bianco

302 LA CRITICA POLITICA che in modo molto relativo nel giudizio da dare sui partiti, sul loro programma, sul metodo che si propongono di seguire, sulla loro funzione. Le idee vanno giudicate per se stesse. I movimenti politici per quello che effettivamente rappresentano. Sul movitnento dell' < Unione Nazionale > due rilievi abbiamo fatto, intanto. Anzi tutto che esso, sorto inizialmente per costituire « un terreno neutro sul quale uomini divisi dalle troppe divisioni politiche esistenti nel paese potessero incontrarsi ed intendersi e dettare insieme le basi di una comune azione democratica> ha finito col portare a una nuova divisione, a un frazionamento ulteriore, costituendo un partito di più. Ha 1nancato cioè alle sue premesse. E questo è un fatto. Con quale giovamento ? E siamo al secondo riliévo : con nessun giovamento, secondo noi, almeno per quanto si riferisce alle posizioni e agli obiettivi della lotta politica. Nulla di spostato, nul:- la di mutato negli obiettivi e nella tattica. Abbiamo seguito con attenzione le discussioni del Congresso, ma ,{in che cosa il nuovo partito si distingua dagli altri di varia democrazia e cosa si proponga di più preciso ~ non siamo riusciti a vederlo, e non lo vediamo. < È perchè non capite ? > - ci grida dietro il Mondo. < f o'rse che, per permettervi di capire, bisognava parlare, invece di tre giorni, una settimana> ? Niente affatto, sarebbe bastato anche un giorno solo. E anche meno. In ogni modo il < Mondo >, invece di gridarci addosso perchè.... non abbiamo capito, avrebbe dovuto cercare di farci capire in che la democrazia del1' < Unione> sia una cosa nuova e diversa dalle tante formazioni di varia democrazia che abbiamo conosciuto e conosciamo in Italia, e in quali premesse e in quali obiettivi precisi stiano i suoi caratteri distintivi dalle altre. Che importa avere parlato, per tre giorni, di tutto un po', avere steso e votato 1nolti ordini del giorno, avere messo insieme un numero . ragguardevole di relazioni sulle più diverse questioni particolari, quando mancano le premesse e la linea netta non si vede ? Badare ai rami dell'albero, sì, è ottima cosa in tempi normali e di buona salute. Oggi, il problema politico non è più problema di particolari, è problema centrale complessivo. È il tronco che oggi interessa. Ebbene, in riguardo al problema centrale, al sistema e alle basi del sistema, cosa pensa e cosa vuole di preciso l' < Unione Nazionale » ? Vuol dircelo il Mondo f C' è l'ordine del giorno Ferrero-Amendola. Il Mondo non vorrà accusarci di averlo falsificato giacchè l'abbiamo riprodotto per intero. Potrà interpretarcelo, se vuole. Potrà negare, se gli fa comodo, che riguardo alla valutazione e alla impostazione del problema dinastico esista e sia mai esistita una divergenza di vedute tra Ferrero e Amendo~a, compilatori di tale ordine del giorno. Potrà trovare che la collabor~zione di Amendola ha servito a rendere questo più comprensivo, in senso democratico. Ma vorrà pure riconoscere che esso non è proprio, programmaticamente, la quintessenza della ch_iarezza. Tutt'altro. E, per non personalizzare, passiamo oltre. Potremmo, altrimenti,. soffermandoci ad analizzare la relazione Ferrero e il discorso Amendola, Biblioteca Gino Bianco

NOI, IL "MONDO" E LA DEMOCRAZIA 303 dimostrare senza troppa fatica come si tratti di due cose che tra loro non vanno, nelle premesse e nelle conclusioni, molto d'accordo. Potremmo, dall'analisi dei nomi degli aderenti, escludere che di democrazia si possa trattare, almeno finchè resti stabilito che liberale e democratico sono due termini politici distinti corrispondenti a due concetti diversi. Ma dobbiamo insistere sul fatto della esistenza nel nuovo partito, esistenza che il Congresso ha pienamente rivelato dispiaccia o no ai colleghi del Mondo, di due stati di animo e di due mentalità. Intransigenti e transigenti oppure anche giovani e vecchi - per intenderci meglio, per usare un termine meglio comprensivo pe~ quanto ci siano sempre dei giovani che son vecchi e dei vecchi tuttavia giovani. Insomma chi non sa muoversi e pensare se non coi metodi e con le idee che diressero per tanto tempo la nostra vita pubblica e chi, invece, alle idee e ai metodi del passato attribuisce in special modo la situazione presente e non vuol ricaderci. Chi soffre per la troppo a lungo durata astinenza della vita pubblica e chi è ben disposto ad aspettare. Chi vorrebbe ritornare alla Camera e chi pensa che alla Camera non ci sia proprio nulla da fare. Chi crede che sia il caso di transigere su qual.che punto, per riprendere contatto con la..~. realtà, e chi non vuol transigere. Chi si ostina a guardare indietro e chi vuol guardare avanti. Chi non ci capisce e coloro che sanno capirci benissimo. Due righe ancora e ci saremo spiegati. I dichiarimenti dell'on. D' Aragona sulle sue famose interviste per il Mondo furono soddisfacenti. Per noi no. Affatto. Sfumature di valutazione ? Sia .pure. Ma è da semplici sfumature che in un quadro, alle volte, sono indicate le distanze. LA C'RITICA POLITJCA LA FINE DELL'AVENTINO Il partito massimalista ha deciso di riprendere nei confronti dell'Aventino la sua libertà di azione. Crediamo di sapere che il partito repub_blicanonon farà diversamente. E l'equivoco sarà finito. E coll'equivoco,speriamo, anche la stasi. Ciascun partito si troverà cosi libero di percorrere la strada che vuole e di combattere la sua battaglia nel modo che reputerà migliore e con i mezzi che riterrà più opportuni. E farà più strada, giacchè camminerà meglio, senza impedimenti. L'importante è, intanto, che non si dorma tutti, che qualcuno si muova, che vi siano segni di ·vita e di volontà. L'Aventino, che fu il risultato di una volontà di battaglia, era diventato un dormitorio. E se c'è chi ancora ci si trova bene, ci stia. Ma non si faccia torto agli altri di avere abbandonato una posizione che da molto, da troppo tempo, era diventata una posizione di comodo. Quanto poi a coloro che dicono di voler restare, staremo a vedere. · Forse li vedremo scendere, prima e più volentieri degli altri, nella bassura di Montecitorio. E saranno coerenti. La discesa era, infatti, decisa fino dal giugno scorso. L'Aventino, insomma, era finito e da un pezzo. Quanto al modo di finire noi ne abbiamo visto uno solo onorevole, e l'abbiamo detto : dimissioni. Biblioteca Gino Bianco

• J\ncora : ringiovanirsi ! Intorno all'articolo Ringiovanirsi I, pubblicato nell'ultimo numero di questa Rivista, si è levata una grandissima eco. Perchè ? · Non certo, credo e si vuol sperare, per l'insorgere sotterraneo di preoc!. cupazioni personalistiche. Sarebbero ignobili quando le opposizioni lottano, a fatica, per tenersi in vita, e 9gni filo che si aggiunge all'esile trama è prezioso. E sarebbero poi assurde. Non vi è posto, evidentemente, per nessuna immediata manovra di assalto, dei < giovani > contro i < vecchi >, e gli adombramenti personali non sono che fantasmi di morte, generati, questo sì, su orizzonti di occa~o. Il personalismo non c'entra. C'entra invece, e pieno e gravido come è, questo problema: il vecchio mondo politico, di ogni partito, che il fascismo ha, coi mezzi che tutti sanno, rovesciato, risorgerà? Hanno la forza di rimettersi in moto, con le proprie ossa e con la propria sagoma, i partiti, le organizzazioni, gli aggruppamenti, che hanno tenuto il dominio della vita pubblica fino che furono rimossi dalla lizza? E l'hanno, questo potere autonomo di resurrezione, non solo nelle più visibili cime parlamentari, ma anche, che più conta, nelle oscure radicazioni locali, elettorali, economiche, gentilizie, sentimentali ecc.? Questo è il problema politico, che è grave ; e solo dentro a questo, irrilevante e miserabile, v' è quello delle cosidette < posizioni personali >. * * * II tempo, con le sue falci affilatissime che tagliano e resecano senza dolore, è, sempre, contro ogni sorta di resurrezione di questo genere; esso alimenta tutte le idee vitali, ma logora e spegne gli uomini, che vivono per tramandarsela. · Ma il tempo poi in cui tutti, volenti o nolenti, viviamo, non è un tempo comune ; è, per così dire, tempo concentrato, occupato dalla eccezionale mole di un fatto : la guerra. Questa ha agito, come guerra, in una particolare direzione : ha accentuato, con le sue aspre esperienze, le tendenze combattive e incontinenti. Ma ha poi anche agito, in tutte le direzioni, per la sua qualità di fatto enorme e anormale, provvisto di una grande potenza di attrazione e di ripulsione. Le grandi scoperte geografiche, i nuovi ritrovati della tecnica capaci di grande portata pratica, l'aprirsi di campi prima chiusi alle imprese industriali, i campi stessi che per la prima volta si schiudono a un nuovo lavoro, agiscono nello stesso Biblioteca Gino Bianco

. . ANCORA : RINGIOVANIRSI l 305 senso. Essi determinano, intorno a sè, una nuova stratificazione delle attività umane, e delle generazioni che ne sono i supporti vivi. La guerra è stata, da noi come presso tutti gli altri, un fenomeno essenzialmente giovanile, ma, da noi più che presso gli altri, è stata particolarmente efficace e influente sul poi. Perchè fu quello il primo grande esperimento n1ilitare, tempratore e modellatore, cui la nostra popolazione abbia partecipato. Esso fu il primo. Senza precedenti. E le qualità, buone e cattive, fucinatesi in quella prova, dovevano, più che mai, accentuare il distacco fra coloro, che vi avevano preso parte, e quelli che, sostanzialmente per ragioni di età, ne erano rimasti fuori. Il massimalismo fu il prodotto, nelle classi popolari, della tradizione democratica e socialista del paese, rinnovata al contatto della generazione popolana rnisuratasi, entusiastica o rampognatrice poco monta, col fatto della guerra. Lo stesso, mutatis mutandis, si può dire del fascismo. Esso fu, giudicato come fatto e quasi come vegetazione naturale, il prodotto del vecchio tronco delle oligarchie moderate e conservatrici italiane, innestato dai giovani, gonfi e crudi germogli della generazione combattente. Fascismo e massimalisn10, presi come indici estremi, sono, nella loro intrinseca costituzione, due fatti generali, ma, viceversa, ben differenti sono stati il loro sviluppo e la loro rnaturazione. Il fascismo è riuscito. Esso ha condotto a termine, o quasi, quell'opera di sostituzione delle vecchie forze conservatrici con le forze nuove, in cui consisterà la più gran parte della sua <rivoluzione>: e quegli antichi segmenti delle oligarchie moderate, che hanno voluto aderirvi, sono in manifesto stato di sottomissione. Ben diverso, invece, è il panorama che presentano le correnti democratiche e operaie, che, tutto sommato, sono il terreno della opposizione. Qui la stessa compressione fascista ha contribuito, in maniera decisiva, ad arrestare ogni processo di sviluppo e di rinnovazione. Essa ha agito come una materia congelante, che ha immobilizzato e con- ·servato uomini e cose dell'opposizione nella stessa giacitura e nella stessa rispettiva posizione interna, in cui essi furono sorpresi dall'evento tiran- · nico. Nulla si è mosso più, o quasi. Ma è appunto questa totale mancanza di moti, di rotazioni, di selezioni quella che, meditatamente, ne prepara la lenta estinzione ; è necessario quindi, per reagire e per vivere, riprendere la intima libertà. Cioè accelerare il processo di maturazione e di ricreazione interiore, che il fascismo, dopo averlo compiuto salutarmente per sè, vuole impedire agli avversari di compiere. Cioè aprire la via alle correnti nuove e iimpregiudicate, che inevitabilmente maturano nel sotto suolo, e che, nate in un clima nuovo, avvertono anch'esse l'ingombro del passato sul loro orizzonte. * * * Ma qui si affaccia una domanda capitale : esistono queste giovani -:forze di opposizione ? dove sono ? chi sono ? Biblioteca Gino Bianco

306 LA CRITICA POLITICA Innanzi tutto una pregiudiziale: se non si crede ali' esistenza di queste nuove forze, non nasciture o neonate ma già viventi e crescenti, non si crede all'avvenire politico - la storia è un'altra cosa - delle opposizioni, e alla loro volontà di libertà. È un atto di fede necessario : finchè è contradditorio, illogico, e fors'anche esiziale, che, nella realizzazione politica, la vitalità più piena appartenga a coloro, da cui, per legge di natura, la vita si ritira. 1\1a è anche una deduzione, ed è anche un'esperienza. Gli anni del primo dopoguerra hanno visto una meravigliosa fioritura di forze politiche rinnovellate, a fondo e a orientamento democra-· tico, democratico, si intende, nel più lato senso della parola. Esse sono state stroncate sul crescere, compresse, in buona parte, magari anche disperse, ma esistono, e, quando si. allenti l'incubo totalitario, sono pronte a rifiorire. Lo stato di sonnolenza politica che il fascismo è riuscito a diffondere in tutti gli strati del paese, compresi quelli fascisti,. è veramente imponente. Bisogna riconoscere anche questo: che la vigilanza degli spiriti a tener desta, almeno in sè stessi, la fiamma della liberazione sperata, non è pari a quella che, per altra fede e con ben altra comodità di mezzi, i dominanti esercitano, quotidianamente, nella propria azione. Ma, nonostante ciò, i germogli novelli spuntano. Sono isol~ti, incoordinati, esitanti; spesso turbati dalle abilissime fantasmagorie programmatiche, che su tutte le direttive, il regime ·pone dinanzi alla loro mente ; ma spuntano, in fondo in fondo resistono, non dileguano, crescono. E il bisogno della novità si diffonde; d'una novità che sia,. in un certo senso, assoluta, come assoluta apparve certo, alla coscienza del primo fascismo, la sua novità; d'una novità, che ripudii o radicalmente trasformi il fascismo, ma che, nello stesso tempo, non si ricolleghi a ciò che esso ha scavalcato. La Confederazione Generale del Lavoro, bronzea fortezza di ogni democrazia operaia libera, è duramente battuta in breccia, nella sua vecchia compagine e nelle sue tradizioni, dalle nuove correnti comuniste e massimaliste. Essa resiste, ma chi non avverte ormai che, posta in campo aperto, francamente discussa e vagliata, la sua interna composizione po-· trebbe risultare molto diversa da quello che oggi è? Chi. non vede, che,. in campo aperto, liberata dalla pressione fascista e s_cioltasi dalla propria immobilità, essa vedrebbe delle folte masse, ringiovanite, affluirvi, e insieme, queste masse esprimere tendenze e uomini nuovi ? Alla loro volta il partito socialista e quello comunista rappresentano sopratutto~ contro il riformismo anziano e tradizionalista, l'apparire d'una nuova generazione socialista ai piedi di quello precedente. Dentro a questa stessa, del resto, qualche vago moto compare. Affiorano qua e là tentativi giovanili di innovamento, ~he si sostanziano in una coscienza più rivolta ai problemi politici che non a quelli, consueti nel riformismo,. della economia. Fra i repubblicani un moto di questo genere non si delinea : perchè, nel dopo guerra, essi si sono radicalmente ricostruiti da~ Biblioteca Gino Bianco

ANCORA : RINGIOVANIRSI 1 307 di dentro, e perchè, in essi, la coscienza del fatto politico è stata sempre vivace e quasi fatidica : essi sono attualissimi. E accanto a loro e,. in fondo in fondo, nel loro filone, anche le correnti democratiche stanno rinnonandosi. Vi è, in alcune frazioni di essa, un nuovo apporto di elementi giovani, provenienti dalla cultura, educati al culto integrale, radicale veramente, della libertà, di tutta la libertà; e, attraverso queste fresche forze, la vecchia democrazia, sperimentata ma anche logorata da vent'anni di potere, si avvia a ricevere incitamenti e urti salutari. Tutto ciò è ~ncora slegato, e non ha, ancora, le visioni della propria possibilità di coagulazione. Esso si è coalizzato, insien1e con altre forze· superstiti e non vitali, sulla piattaforma 9ella questione morale, ma, poli- . ticamente, l'obiettivo gli è ancora celato. Eppure quel tanto di operante e di fecondo, in un avvenire che non sia di dimani, è qui, ed è di qui che metterà le radici, sottili forze ma vive, di un antifascismo temperato nella attualità. * * * Si è affermato che, da tutto ciò, non sono emerse nè dottrine, nè· idee, nè orientamenti nuovi ; e che tutto si riduce a una copia dei vecchi modelli, cui tutto, quindi, resta subordinato. Veramente, per essere precisi si potrebbero enumerare alcuni punti di vista nuovi, o rinfrescati, venuti su sul terreno dottrinale della opposizione ; la democrazia e il comunismo, sopratutto, hanno contribuito a questi tentativi. Essi restano, naturalmente e necessariamente, nell'ambito dei punti cardinali che la storia prescrive alla nostra lotta politica ;. ma, come conato di interpretare e di signoreggiare il prossimo avvenire, sussistono e sono suscettibili di ulteriori perfezionamenti. Ma ciò che,. del resto, preme di rilevare è se questi germi ci sono, e, più ancora,. quali sono gli stati d'animo, le disposizioni di spirito, su cui essi fruttificano. La matrice della realtà politica è qui, è in queste oscure inclinazioni della coscienza, ed è proprio su questo terreno che la differen:.. ziazione fra mondo vecchio e mondo nuovo si accentua in maniera più visibile. A coloro che, prima dell'avvento fascista, o non militavano nella politica o non occupavano punti di comando diretto e indiretto, la situazione . attuale, giudicata nel suo complesso e dal di fuori, non appare come un atto di spossessamento. Essa è, indiscutibilmente, illegittima di fronte al diritto popolare : perchè fu, anche questo indiscutibilmente, conquistata in maniera rivoluzionaria; e perchè non ha mai avuto neanche la sanatoria d'un genuino consenso del paese in libertà. I venuti dopo si sentono, ~osl, profondamente offesi, co1ne cittadini e come uomi-· ni, da questo stato di cose, che deforma la visione, che essi hanno de} diritto proprio e altrui alla libertà. Esso non li offende, però nelle loro abitudini di potere o nei loro costumi di autorità, perchè il potere non lo hanno mai avuto nelle proprie mani, e l'autorità non l'hanno mai Biblioteca Gino Bianco·

308 LA CRITICA POLITICA esercitata. Si potrebbe dire, (in modo mondo d'ogni personalismo) che, mentre gli esiliati propendono a concepire 1 a opposizione come un ritorno di autorità, i sopraggiunti se la rappresentano piuttosto come un inizio di comune libertà : ossia in un modo più puro e sereno, e, mai più atto a concitare gli spiriti disinteressati. Ciò può aprire la via a rendersi un conto più obiettivo delle dimensioni,, sopratutto in profondità, del fascismo, e della somma di forze che occorrono per trasformarlo e sorpassarlo. Esso non si profila. più come un fatto esclusivamente militare, quale la storia delle insurrezioni delle forze armate dello Stato ne presenta a centinaia: si avverte in più il fermento giovanile, fanatico e pazzesco ma non scevro di vita, che lo ha accompagnato e non può placarsi che esaurendosi nell'età. Neppure appare come un avvenimento soltanto ministeriale: anche qui la presenza di larghi strati di gioventù, allineati nel paese accanto al governo, danno al problema uno spessore più nazionale che parlamentare. E neppure come un evento niente altro che conservatore (reazionario, evidentissimamente sì) nel senso tradizionale e consueto della parola. Nella ,azione compressiva politica, statale e parastatale, il fascismo dispiega, al centro e alla periferia, una energia infaticata, che non ha molto in comune con le reazioni poliziesche relativamente bonarie di un tempo. Viceversa nell'azione sociale non mancano, in proporzioni ridotte e necessariamente abortive, i presentimenti del nuovo : l'età opera, anche contro voglia. Tutto quel complicato gioco di corporazioni, di sindacati, di rappresentanze, di magistrature ecc. ecc., non è, manifestamente, che un grande apparato messo intorno alla classe operaia. Ma la sua stessa macchinosità indica un ordine di preoccupazioni nuove, che furono ignote e oggi ancora non sono gradite a parecchi degli elementi costituzionali, che si preparano alla riscossa. In realtà il tempo, con gli uomini che ci vivono dentro, agisce in modo che si può dire irresistibile ; non lo si arresta;· non lq si ritorce ; e le età mostrano delle affinità naturali più forti di quelle affinità elettive, -che sono le dottrine, i princ1p11, i partiti. * * * Il modo, infatti, come intendono, come sono tratti naturalmente ad intendere il fenomeno fascista, i gruppi estro in essi del potere è del tutto diverso. Sarebbe vano, innanzi tutto, dissimularsi questo : che, in seno ad essi, sia per la loro estrazione sociale, sia per l'abito di legalità conferito loro dal lungo esercizio del potere, le possibilità < rivoluzionarie > del fascismo (quelle serie, si intende : in senso demo-operaio) destano piil di un allarme. La provenienza sovversiva di molti di questi uomini nuovi andati al potere, e il maneggio disinvolto che essi sembrano voler Biblioteca Gino Bianco

ANCORA : RINGIOVANIRSI I 309 fare delle masse operaie, aguzza contro di loro una opposizione non troppo scoperta, ma che è di indiscutibile carattere conservatore. Un oscuro istinto guida molti di questi sopravviventi gruppi moderati. Pare che essi avvertano che, una volta privato il fascismo di quella remota, infinitesimale capacità di infuturamento, che è nel corteo di lavoratori oggi suoi, che esso trascina con sè, la sua vita non possa essere breve. È vero : in buona parte, ·è vero. Ma tale previsione non è possibile se non in base a un presupposto essenziale : e, cioè, che, nel suo nocciolo, esso non sia che una surrogazione di nuovi gruppi a vecchi gruppi, e, in conclusione, una crisi di governanti. Veder le cose cos), dentro questi }imiti, aggiunge a,la tenacia della lotta, ma, nello stesso tempo, ne restringe i confini e la rende · inadeguata. Messo in quella cornice, il fascismo appare poco più, come sembrò a Giolitti, che una vicenda ministeriale un po' più movimentata dall' usato, ossia come uno dei tanti passaggi della nostra esistenza costituzionale. È questa, infatti, la conclusione pratica e il punto fermo, a cui pervengono (non per solo accorgimento tattico, ma per visione sostanziale del problema) tutte le opposizioni, che oggi stanno in campo essendo reduci dall'esercizio, diretto o no, dal comando politico. Esse sono tutte, intrinsecamente, costituzionali. Rimpicciolendo il fascismo, esse rimpiccioliscono sè stes .. se : limitano le zone su cui possono far leva. E, frattanto la situazi'one dominante, essendo poggiata anche fuori dal terreno costituzionale, puòsempre recare nel gioco una carta in più, non preveduta e di notevolissima portata. Negli elementi nuovi, che non sono politicamente vissuti sui venti anni passati quando gli istituti centrali erano onnipotenti in un paese ancor più bambino di oggi, questa visione così ortodossa, monarchica anche quando antiregia, non l'ha. Essi fanno un affidamento esclusivo sulle libere forze del paese. Non credono nei miracoli. Ed è a questo,_ che si deve ricondurre quell'accentuazione dei toni prettamenti politici, quel ripullulatore, negli oppositori oggi coine nei fascisti ieri, dalla vitalità anti-istituzionale. È qui, in realtà, uno dei caratteri precipui delle nascenti formazioni, naturalmente disimpegnato dalle prese tenaci del recente passato . .In questo senso l'orientamento del partito socialista, guidato da uomini del tutto nuovi, è molto sintomatico ; e non mancano di interesse anche i contrasti, a fondo istituzionale, che vanno profilandosi, a opera di giovani, nel riformismo. Ma più significativi, sibbene più guardinghit .. gli indizii, che offre la democrazia ortodossa e <borghese>. La giovane · borghesia, che si vuol porre sul terreno liberale e non su quello fasci-- sta, inclina a volersi dare essa, all' infuori dei supremi poteri moderatori rivelatisi insufficienti, delle proprie garanzie di stabilità e di legabilità : è. autonomia popolare in atto. D'altro canto, i segni di questo stato di spirito, fondamentalmente irriverenziali e lungi da ogni abito di ossequio a superiori potestà, si moltiplicano, nel campo delle opposizioni, ogni giorno~ Biblioteca Gino Bianco

310 LA CRITICA POLITICA di più. E c'è qui, senza dubbio, il giudizio su una situazione storicopolitica, guardata crudamente nelle sue inevitabili congiunzioni e nelle sue solidarietà indivisibili. Ma c'è anche, la propagazione, talvolta illusoriamente assolta, dell'esperienza giovanile praticata dal fascismo. E, inoltre, il senso, oscuro ancora ma però sempre più nitido, di questo. Che, per battere in breccia un vecchio, esperto e onesto mondo politico, fu necessaria una somma di individui, provvisti di istinti e di idee grossolani ma freschi. E che, a maggior ragione, per sperare efficacemente sulle nuove strutture, che costoro hanno alzato e che, per giunta, non paiono immediatamente caduche, occorre far leva su delle forze di natura somigliante. *· * * Posta questa divergenza, che travaglia le opposizioni prese nel loro complesso di partiti, organizzazioni, orientamenti d'opinione ecc. ecc. ma che, anche, ne elabora il contenuto e lo adegu_a alla realtà, si pone anche il quesito : come imporla? come ridurla? come anzi se è possibile utilizzarla ? _La prima cosa da fare è di dare il bando, senza quartiere, ai pe·rso- ·nali.smi comunque insorgenti o risorgenti : chi si attarda qui, non ha capito niente della serietà della questione. E poi discutere serenamente, sull'onesto proposito di trasferirsi, quanto più è possibile, nelle posizioni 1nentali dell'avversario. La discussione anche impersonalmente praticata, non può, però, portare a conclusioni definitive: perchè una disputa tutto può fare, fuorchè mutare i diversi presupposti, su cui i disputanti si rnuovono. E, alla fine, converrà pure che, su questi presupposti medesimi, si venga ad una decisione. Preparare e non inceppare questa de-. cisione: ecco il compito che, per primo e per ora, incombe ai dirigenti di quei movimenti di opposizione, che, essendo di formazione non nuova, mancano, da tempo, d~ un processo interno di selezione, autentico e reale. Essi debbono saper rinunciare ai privilegi che, certamente contro la loro volontà, la dittatura fascista conferisce alle loro situazioni. La immobilità, a c-ui tutta la nostra vita politica, di tutti i partiti, è condannata, deve essere, nei riguardi interni di essi, risolutamente spezzata. È questo lii primo atto di interiore libertà, ed è il preambolo necessario alla conquista, sia pur remota, della libertà esteriore. L'innovazione comincia così, come sempre, ab intus. Finchè questo non sarà .fatto, non si saprà neppure su quante forze si possa contare : fra i partiti organizzati che dovrebbero misurarle e le zone sociali a cui esse aderiscono, vi sarà un valico non colmato. Quando ciò sarà avvenuto, sapremo come il paese nei suoi strati vart e insondati, reagisca all'esperienza fascista in azione. E ne trarremo i possibili elementi di speranza, e le norme per in.dirizzare ,la speranza. N. MASSIMO FOVEL Biblioteca Gino Bianco

L'assurdo protezionismo siderurgico in Italia Tanto per la storia: il protezionismo contro il quale Giretti tira qui uno dei suoi colpi migliori, è precedente, e di molto, al fascismo. Fu appunto l'on. Giolitti a regalarci, nel 1921, l'attuale assurdo protezionismo dannoso all'economia . nazionale. Il fascismo fece nel momento stesso in cui assunse i poteri dello Stato affermazioni in senso nettamente liberista. E bisogna dare atto all'on. De SteJani di avere cercato di mitigare in alcuni casi alcune asprezze doganali. Ora abbiamo alle finanze un nuovo Ministro. Ragione di più per insistere. Per conto nostro siamo lieti di poter contribuire, anche coll'opera dei nostri più apprezzati e autorevoli collaboratori, a denunciare i casi di più grave e dannoso protezionismo, sostenendo le buone ragioni dell'Italia veramente operosa e produttiva. Il < liberismo tendenziale> dell'ex-Ministro delle Finanze, on. De Stefani, per quanto necessariamente annacquato durante quasi tre anni di permanenza governativa, fu sempre un pruno negli occhi pei gruppi · protezionisti industriali, e specialmente pel gruppo siderurgico, che, come è noto, domina e < controlla > la < Confederazione Generale dell' Industria Italiana >. Per conseguenza, le dimissioni dell' on. De Stefani dal Ministero delle Finanze furono accolte con gioia non celata nel campo chiuso del < trust > siderurgico, i cui maggiori esponenti - secondo mi assicura persona di solito bene informata per le ragioni della sua professione - tennero testè alcuni convegni allo scopo di bene accordarsi sui mezzi stimati più adatti per ottenere possibilmente un aumento dei già enormi privilegi, che godono per la vigente tariffa doganale e le leggi, che impongono la preferenza pressochè assoluta dei prodotti delle industrie nazionali nelle forni ture dello Stato e dei servizi pubblici. Ignoro tuttavia quale è stato il concreto risultato degli accennati convegni, ma non si tarc;lerà a conoscerlo dai < sugg·erimenti >, che daranno zelantemente ai nuovi Ministri delle Finanze e ·dell'Economia Nazionale gli organi, ai quali stanno particolarmente a cuore gli interessi della cosidetta < industria pesante >. La quale, è bene ripeterlo ad ogni occasione, in Italia non deve affatto essere confusa col complesso delle industrie meccaniche e metallurgiche, ma è esclusivamente costituita da alcune dozzine di stabilimenti siderurgici, la cui attività parassitaria ha per base l'assurdo economico, che caratterizza il nostro regime doganale, e che consiste nel Biblioteca Gino Bianco

312 LA CRITICA POLITICA favorire la prima lavorazione del fe.rro e dell'acciaio, mediante la importazione in franchigia dei rottami di ferro e di acciaio, e, nello stesso tempo, nel tassare con dazt altissimi, in circostanze normali proibitivi, l'importazione del ferro e dell'acciaio in masselli, lingotti e laminati e profilati di ogni genere, cioè la vera e propria mater~a prima di quasi tutte le industrie, e in 1nodo speciale delle industrie meccaniche e metal .. lurgiche di seconda lavorazione. In forza di un regime doganale cos) assurdo e dannoso per l' economia generale del paese, è sorto e funziona in Italia il < Consorzio delle ferriere Nazionale:», che preleva, a dire poco, ogni anno un tributo di almeno mezzo miliardo di lire sulla Nazione, sfruttando al massimo la < protezione > legale di cui gode, e che, per certi prodotti metallurgici di grande e necessario consumo, sale all' 80 e più per cento del loro valore commerciale. Secondo il prof. Giorgio Mortara ( < Prospettive Economiche, 1925 >) l'attuale produzione di ferro e di acciaio in Italia può valutarsi a circa 1.400.000 Tonnellate all'anno, di cui soltanto 200.000 Tonnellate ricavate da ghisa prodotta od importata in Italia, e le altre 1.200.000 Tonnellate ottenute colla semplice fusione e ribollitura di rottami di ferro e di acciaio. ~' importazione di tali rottami è andata rapidamente crescendo nel1'ultimo triennio, come lo provano le cifre desunte dalla statistica del commercio internazionale: 1922 1923 1924 Tonnellate 296.234 407.657 492.055 L' importazione del primo trimestre 1925 è stata di Tonnellate 238.000, contro sole Tonnellate 101.000 nel pari periodo del 1924. Come si è già detto, la vigente tariffa doganale ammette in assoluta esenzione di dazt, l'importazione in Italia di < rottami di ferro e di acciaio di qualsiasi specie >, ma pone come condizione che < essi siano importati sotto vigilanza doganale, in pezzi di qualunque dimensione, destinati a ferriere o acciaierie per la ribollitura o la rifusione >. È chiaris~imo che con questa disposizione, (n. 278-a della vigente tariffa doganale), si è voluto favorire le· grandi ferriere ed acciaierie, a danno delle piccole, le quali non possono sottostare all' onère per esse troppo grave della continua vigilanza doganale. C?me se ancora questo non bastasse, viene anche reso pressochè impossibile alle piccole ferri ere di importare la loro materia prima col dazio di favore di una lira ..oro al quintale, più coefficiente di maggiorazione di 0.5, cioè in totale lire-oro 1.50, in quanto il n. 278-d della tariffa doganale limita il ben.eficio di tale dazio ai rottami, c~scami e scarti di ferro e di acciaio.... < presentati o ridotti, sotto vigilanza doganale, in pezzi non aventi alcuna dimensione superiore a 50 çentimetri >. Biblioteca Gino Bianco

L'ASSURDO PROTEZIONISMOSIDERURGICO IN ITALIA 313 Dato che il lavoro richiesto per adempiere a questa condizione della tariffa doganale nella maggior parte dei casi verrebbe a costare di più del reale valore dei rottami di ferro importati, la conseguenza è che la piccola industria ferriera, la quale colla vecchia tariffa del 1887 era pareggiata alla grande nel trattamento doganale della sua materia prima (1), è stata ora completamente sacrificata e posta alla mercè delle grandi Ferri ere consorziate, dalle quali dipende per le sue provviste di materia prima e colle quali deve sostenere una concorrenza sempre più disastrosa per la vendita dei suoi prodotti nel mercato nazionale (2). I quintali 2.376.027 di rottami di ferro e di acciaio importati in Italia . durante il primo trimestre 1925 sono stati registrati nella statistica commerciale per un complessivo valore di lire 91.026.895, vale a dire per un valore medio di lire 38,35 per quintale. Questo dato è da ritenere per fare un calcolo approssimativo di quello, che costa effettivamente al paese il protezionismo siderurgico, in quanto esso permette al Consorzio delle grandi Ferri ere di fare artificialmente la carestia dei suoi prodotti sul mercato italiano. Non è qui possibile di procedere ad una analisi completa e 1ninuta quale sarebbe necessaria per esaminare ad uno ad uno i vari prodotti delle ferri ere ad acciaierie, in relazione coi dazi stabiliti per difenderle dalla concorrenza straniera. Ma basta ~mpiamente agli s~pi pratici di questo studio il fermare la nostra attenzione su alcuni casi di maggiore importanza, concernenti prodotti di più largo e comune consumo. La più semplice lavorazione della industria siderurgica moderna è quella che consiste nella trasformazione di rottami in lingotti di acciaio. Ora, tale semplicissima lavorazione è protetta in Italia col dazio sui < lingotti comuni di acciaio > di lire-oro 3 al quintale, più il coefficiente 0,5 di maggiorazione, cioè col dazio complessivo di lire-oro 4,50 per quintale. Al cambio di 500, è dunque un dazio di lire 22,50, che grava l' im-. portazione dall'estero degli acciai in lingotti comuni, e che il < Consor- (1) ·La vecchia tariffa distingueva tra le <scorie provenienti da fusione di minerali e da affinazione di metalli e prodotti metallici>, per cui accordava l'esenzione da dazi, e i <rottami, scaglie, limature, di ferro, ghisa e acciaio,, assoggettati al dazio di una lira al quintale, meno il dazio d'uscita pagato al paese di origine. Il dazio sulla < ghisa da affinazione e da fusione, in pani> era stabilito alla misura di una lira al quintale. (2) Si legga la protesta della <As_sociazione delle Piccole Ferriere Italiane> pubblicata da F. A. REPACI in < La Questione Doganale> 1923. Pubblicazione n. 2 del< Gruppo Libero-Scambista Italiano>. Le piècole fe~riere protestanti erano in numero di 64, rappresentanti una industria, la quale esercisce in Italia oltre 350 officine, che impiegano 10.000 operai, e provvedòno attrezzi semilavorati, che vengono poi portati a compimento in altre 300-400 officine fabbrili sparse nelle vallate del Bresciano, Veneto, Piemonte, Toscana ed occupanti oltre 12.000 famiglie. Biblioteca Gino Bianco -

314 LA CRITICA POLITICA zio delle Ferriere Nazionali> è autorizzato a riscuotere dai consumatori italiani in forma di sovraprezzo sui suoi prodotti. Nel primo trimestre 1925, l' importazione di lingotti di acciaio comuni fu di quintali 14.033 per un valore di lire 780.125, onde risulta un valore medio per i detti lingotti di lire 55,60 per quintale. È enorme che una operazione industriale, che si limita ad aggiungere un valore di lire 17,25 per quintale al '..ralore dei rottami da essa trasformati in lingotti di acciaio comuni sia protetta con un dazio di lire 22,50 per quintale I Prendiamo ora in esame la vasta < voce doganale > dei < ferri e acciai comuni, laminati a caldo, in barre o verghe, greggie > considerata dal n. 286 a-d) della vigente tariffa doganale, e tassata con dazt, che vanno dalle lire-oro 7 alle lire-oro 13,50 per quintale, più il cofficiente di 0.6 e 0.7.. Per non addentrarci nella selva delle specificazioni studiate con cura per nascondere i più indebiti e scandalosi privilegi doganali, mediante la proibizione assoluta delle importazioni più temute dalle industrie nazionali protette, ci contentiamo di considerare soli due casi di dazi più modesti. Sotto la < voce doganale > 286-c) furono importati nel primo trimestr:e 1925 quintali 212.161 di < ferri e acciai comuni, laminati a caldo, in barre o verghe, tonde, ovali, quadre, piatte, piatte arrotondate, angolari, a T, a Z >, per un valore dichiarato di lire 20.007.255. Risulta quindi per questi prodotti un valore medio di lire 94.30 per quintale, superiore di lire 55.95 al costo dei rottami adoperati come materia prima. Il dazio per la < voce doganale> 286-c) è di lire-oro 7 per quintale, più coefficienti di 0.6, cioè lire-oro 11.90 in tutto, che al cambio di 500 corrisponde ad un dazio di lire-carta 59.50, che supera di lire 3.55 il maggiore valore aggiunto alla materia prima dalla industria siderurgica naz,onale. · Esaminiamo ancora la < voce doganale > 297 : (: ferri e acciai comuni, laminati a caldo in lamiere piane, anche ricotte, greggie >, di cui nel primo trimestre 1925 si ebbe una importazione (esclusa quella in conto riparazioni) di quintali 127.624, per un valore complessivo di lire 13.519.178, un valore medio quindi di lire 105.90 per quintale. La detta < voce doganale > è suddivisa in 5 < sotto-voci > con dazi da lire-oro 8,50 a lire-oro 15, e coefficienti da 0.6 a 0.5. Il dazio più basso è quello di lire-oro 8,50 più coefficiente di 0.6, pari a lire-oro 13,60 per quintale, della suddivisione 297-a), che comprende le < lamiere della grossezza di millimetri 4 o più >. Col cambio di 500, tale dazio corrisponde adunque ad un dazio di lire-carta 68, per quintale, che rappresenta l' intero valore aggiunto dalle ferri ere e acciaierie nazionali ai rottami di ferro e acciaio per trasformarli in lamiere gr~ggie (lire 105.90 _:._38.35 = lire 67,55). Biblioteca Gino Bianco

L'ASSURDO PROTEZIONISMO SIDERURGICO IN ITALIA 315 La riprova di Jatto è che, secondo le statistiche dei prezzi mensilmente pubblicate nel < Bollettino di Notizie Economiche>, a cura della < A~sociazione fra le Società Italiane per Azioni > e della < Confederazione Generale dell'Industria Italiana>, in aprile 1925 la < lamiera di ferro nera, base mm. 4, valeva a Genova lire 165 il quintale, di cui il vero valore della merce in mercato libero era qualche cosa meno di lire 100, e il resto rappresentava il sovraprezzo, che, pel regime doganale, il < Consorzio delle Ferriere Nazionali> è autorizzato a riscuotere sui consumatori italiani di un prodotto di uso così necessario e così generale, come sono ora le lamiere di ferro e di acciaio. Occorre di più per dimostrare il c~rattere parassitario della ind&stria ·siderurgica quale è artificialmente costituita e mantenuta in Italia coi privilegi assurdissimi del vigente regime doganale ? Ma l'assurdità del sistema, col quale si è preteso di emancipare economicamente l'Italia dalla soggezione straniera fondando una industria siderurgica dipendente assolutamente dalle importazioni di rottami di ferro e di acciaio, è anche per un altro· verso dimostrata oggi che il < Consorzio delle Ferri ere Nazionali > è rtlinacciato di vedersi mancare il principale mercato di rifornimento di materia prima in seguito alla decisione presa dal governo francese di ridurre a 1ninime proporzioni, ·se non di vietare del tutto l'esportazione dei rottami di ferro e di acciaio. Proponendotni di trattare altrove di questa grave questione, è dei motivi, che possono avere detenninato la decisione del governo francese, mi limito a qui notare soltanto che indubbiamente uno di tali motivi è stata la politica di < boicottaggio >, che il < Consorzio delle Ferri ere Italiane >, forte della sua organizzazione allo schermo della tariffa doganale è andato sempre più proseguendo contro le importazioni in Italia dei prodotti delle industrie metallurgiche francesi, coll' imporre alla sua forzata clientela l'obbligo rigoroso di non comperare laminati e profilati di ferro e di acciaio di origine straniera (1). EDOARDO GIRETTI (1) Ho pubblicato questo contratto nel mio articolo: -e Il Protezionismo siderurgico e le Industrie dei fili di ferro> nella < Riforma Sociale> del luglio-agosto 1925. Basta qui ripetere che esso impone a tutti i clienti forzati del < Consorzio delle Ferriere Nazionali> l'obbligo di non acquistare nè direttamente nè indirettamente da Ferriere estere. È anche questo un bel modo per liberare il popolo italiano dalJa servitù economica verso gli stranieri, <]ésus, notre Sauveur, sauvez-nous de la metaphore >, diceva Paul Louis Courr.ier. '' NOTE E .COMMENTI,, non si pubblicano in questo fascicolo. Forse saranno nel fascicolo prossimo. Nel caso riprenderemo anche quei motivi passati che possono tuttavia riuscire interessanti per la cronistoria, se non per la Storia. Bibli · teGa Gino Bianco

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