La Critica politica - anno V - n. 6-7 - giu.-lug. 1925

LJ\· CRITICA POLITICJ\ . llIVIST A MENSILE i\NNO V. giugno e I uglio 1925 _,,_ J'- F ASC. 6 e 7. La riforma costituzionale del fascismo <*J La linea del fascismo al governo dello Stato è data dalla sua azione ordinaria, di ogni giorno. Su essa. non sono possibili equivoci. È una linea diretta. Si vede benissimo dove va a finire, quali saranno i suoi inevitabili sviluppi, anche se i capi e i sottocapi non ce ne assicurassero ogni dieci n1inuti. Ciò non toglie che se ne discuta molto e che lo stesso fascismo si preoccupi della azione riformatrice che si sente destinato a compiere e della quale non ha ancora esatta coscienza. Le sue intenzioni sarebbero rivoluzionarie ; la pratica ha risultati squisitamente conservatori. I mutamenti furono notevolissimi, negli uomini, nello spirito, nell'uso dei mezzi ; la struttura è quella di prima, gli organi sono quelli, il movimento . è quello. Il fascismo si è magnificamente· inserito nella costituzione, come una espressione del vecchio Stato liberale. L'unica espressione possibile oggi. Ma ciò non lusinga l'amor proprio del fascismo il quale si è formalmente impegnato a fare una rivoluzione. De-- termina anzi nel seno del partito una situazione permanente di malcontento e d' insofferenza in quanto si vorrebbe legare il nome del fascismo a qualche cosa di originale, di nuovo, di profondamente mutato. (: Se siamo una rivoluzione - si osserva - dobbiamo esserlo fino in fondo e rinnegare apertamente, coraggiosamente i metodi, i modi e le forme dello Stato liberale>. Come? Per creare che cosa? È a questo punto che l'azione fascista s'incaglia e non riesce a procedere avanti. Si muove, ma in senso inverso a quello che vorrebbero i fascisti i quali essendosi visti ad un tratto sbalzati molto in alto, s'illudono di potere essi dominare l'onda a cavallo della quale si trovano. E perciò s' irri• tano quando devono constatare che il funzionario che fa eseguire la legge fascista è quello stesso che s' incaricava prima di fare eseguire la legge del governo liberale, quando s'accorgono che le pratiche subiscono col governo fascista la stessa trafila burocratica ·che· subivano coi precedenti governi, quando vedono che certi gruppi o certi uomini sono oggi altrettanto potenti di prima, .più di prima. Non è dunque una rivoluzione il fascismo? E insistono perchè la rivoluzione si faccia. Il governo fascista - poichè deve pure tener conto dello stato d'animo dei grega- (*) QUESTO SCRITTO à STATO INTEGRALMENTE PUBBLICATO DAL GIORNALE DI ROMA VOCE REPUBBLICANA DEI GIORNI 1 E 2 LUGLIO - EDIZIONI NON SEQUESTRATE. Biblioteca Gino Bianco

238 LA CRITICA POLITICA ri - s'industria di farla nei modi che gli possono essere consentiti e , nei quali può trovare soddisfatte le sue esigenze di vita, e cioè di continuità, senza pericolo di cozzare contro ostacoli che potrebbero essere insuperabili. La rivoluzione fascista è cosl una rivoluzione itnprigionata, entro punti fermi andando contro i quali si romperebbe le càrna. Per i gregari il fascismo dovrebbe costituire addirittura un mondo nuovo, sen~a legami col passato, espressione di una nuova coscienza nazionale, subordinazione completa di ogni interesse indi viduale e di gruppo al superiore interesse della Nazione di cui lo Stato dovrebbe costituire la espressione più alta. Teoricamente ciò è molto bello e può rappresentar~ un ideale altrettanto suggestivo di quello socialista. Nella pratica avviene che - anche se volesse solo dire esclusione da tutte le funzioni direttive di quegli uomini i quali non fossero sortiti dal movimento fascista - la rottura di ogni legame col passato è impossibile, i legami aumentano anzi e si stringono maggiormente, mentre la tesi della subordina,zione degli interessi particolari a quello Nazionale è un ottimo pretesto perchè gli interessi prevalenti nello Stato identifichino se stessi con l'interesse nazionale e perchè il governo pensi di potersi identificare nello Stato. Il fatto nuovo del fascismo non è nei giovani squadristi che lo hanno animato e popolato e che hanno, in compenso della loro spregiudicata fatica, potuto fare una carriera politica molto rapida, m_anell'aver costituito un più solido inquadramento delle classi dirigenti per Lunpossesso più effettivo dello Stato. La classe dirigente cioè nel complesso dei suoi elementi e degli interessi rappresentati non è mutata, anche se ha espulso dal suo seno alcuni elementi ed altri ne ha raccolto -e assorbito. Non s' è verificato insomma, col fascismo, uno spostamento sensibile degli · interessi politicamente prevalenti, ma piuttosto un irrigidimento di quegli interessi in se stessi, una volontà di garantire meglio, solidamente, le proprie posizioni privilegiate chiudendo intanto la porta della concorrenza agli appetiti e agli interessi moltiplicantisi e prementi. L'azione riformatrice del fascismo, tutte le volte che esso vi si attenti, non può che andare incontro a tale volontà insieme conservat_rice e monopolistica. Vi va per assaggi e tentativi successivi, nè si preoccupa se dovrà ritornare sui propri passi e ricominciare da capo. Ecco perchè - senza pericolo di sbagliarsi o di trovarsi contraddetti domani - può essere esaminata e giudicata nello spirito che l'anima e nei risultati che si propone, anche senza bisogno di attendere le forme definitive neHe quali si adagierà. * * * Il Governo di Mussolini ci ha dato; in un anno appena, due diverse riforme elettorali. La seconda attende ancora di essere . assaggiata che già si annunzia una terza riforma elettorale e costituzionale, frutto delle Biblioteca Gino Bianco

LA RIFORMA COSTITUZIONALE DEL FASCISMO 239 particolari fatiche dei 18 Soloni che ebbero assegnato - dal partito prima, poi da un decreto Ministeriale - detto compito. Il valore della prima riforma elettorale era in ciò : che rovesciava i rapporti tra il Governo e il Parlamento, trasformato questo in organo pura1nente consultivo ed in strumento della volontà governativa. II rovesciamento non ledeva lo spirito dello Statuto albertino - nel quale il potere esecutivo trova una considerazione speciale - ma ledeva profondamente le consuetudini parlamentari. Era oramai pacifico che un voto del Parlamento, se non risolvere una crisi ministeriale potesse sempre determinarla. E in questa facoltà era tutto il prestigio del Parlamento il quale veniva in tale modo a tenere in mano le sorti di quel potere esecutivo dal quale tuttavia era uscito e di cui era la espressione politica. In fondo il potere esecutivo non correva rischio alcuno di bruschi passaggi : solo si trattava di determinare la rotazione nelle cariche del potere degli uomini - spesso di alcuni pochi uomini - della stessa classe politica. Non ostante le innumerevoli crisi ministeriali, dal 1902 al 1914 il potere esecutivo ebbe il suo esponente sempre nella stessa persona: Giolitti. Anche quando egli 11.onc'era ! La storia politica italiana è la ~toria di alcuni uomini che a lunghi intervalli si succedono nella direzione del potere, per esaurimento fisico non già per sit'uazioni mutate. È dopo la guerra che la tradizione s' interrompe, che la classe pòiitica stenta a trovare il suo uomo e il giuoco parlamentare - per la pressione degli appetiti aumentati, delle classi più numerose che vogliono salire e delle poco tneditate concessioni elettorali - incomincia a imbrogliarsi. Il sistema elettorale della proporzionale - pur nelle forme imperfette e li1nitatrici nelle quali venne applicato nel 1919 e nel 1921 - consentiva al potere esecutivo un sufficiente controllo delle elezioni. In secondo luogo - nel giuoco elettorale prima, in quello parlamentare poi - sostituiva ali' elemento persona l'elemento politico orga- ·nizzato : il partito, il gruppo politico. Il potere esecutivo si trovò a non poter -disporre di una ,maggioranza parlamentare assoluta e sicJra come per il passato : ~nella soluzione delle crisi i partiti e i gruppi pretendevano di poter pesare coi loro particolari appetiti in proporzione numerica al loro apporto di voti nella maggioranza. Programmi, soluzioni, indirizzo - ciò restava fuori discussione. I governi del dopo guerra non ebbero mèta, si contentavano di vivere. Il Governo fascista mostra in un primo te1npo, praticamente, come il potere esecutivo possa tenere in mano la Camera e farne quello che vuole e come vuole anche quando · questa spiritualmente gli è contro : come qualunque Parlamento sia alla mercè del potere esecutivo - in Italia anche nelle condizioni a questo meno favorevoli. Non perciò il potere esecutivo, poteva non preoccuparsi - dal punto di vista della sua continuità e della sua tranquillità -- degli inconvenienti che si erano verificati nel passato. Ed abbiamo la ragione delle riforme elettorali : due di cui una è apparentemente la negazione dell'altra, in effetti fabbricate ad un- identico scopo . .. Biblioteca Gino Bianco

240 LA CRITICA POLITICA Quale? Dare al Governo il migliore sistema per fabbricarsi una Ca1nera che gli sia assolutamente ed invariabilmente fedele. Un sistema non risponde nel modo migliore? Se ne fabbrica un altro. E non v'è da formalizzarsi. Lo ha dichiarato lo stesso Mussolini in quell'articolo (1) che .... mi ha procurato qualche seccatura: < Tutti i sistemi sono buoni o cattivi a seconda delle circostanze di modo, di luogo, di. tempo >. Buoni per chi? S'intende : per lui, per il Governo, per il potere esecutivo,. Non c'è nemmeno da pensare ad una interpretazione diversa. Il metodo e la dottrina fascista sono quì e la originalità del fascismo è che tra metodo e dottrina non vi esistono discordanze. Il giorno 1n cui esistessero il fascismo come partito di Governo sarebbe finito. La riforma del sistema elettorale è la prima preoccupazione del fascismo: segna il punto di partenza, indica il punto di arrivo. Nè è a credere che la seconda 'riforma elettorale sia per il fascismo un ritorno sui suoi passi, come si è lasciato credere e come forse qualcuno tuttora ritiene ingenuamente. Il sistema adottato per le elezioni del 6 aprile in apparenza si conciliava assai bene con le esigenze di governo di uno Stato accentrato, con poteri ristretti, stabili, autoritari. Non faceva che seguire la logica centralista. Dove unica è la legge, unica la finanza, unica l'amministrazione, si doveva pure arrivare al collegio elettorale unico. Il sistema offriva al Governo la possibilità di scegliersi lui, uno ad uno, i suoi uomini e di avere una solida maggioranza parlamentare: due terzi contro un terzo che con le liste governative bis poteva anche,. come s'è visto, essere ridotto ancora (2). Faceva di una minoranza una maggioranza legale assoluta. Applicava· la proporzionale, ma in modo da preparare alle liste di opposizione sorprese atroci, con un capovolgimento completo di proporzione. Perchè dunque venne ad un tratto gettata a mare e sostituita ? Perchè, nel suo semplicismo, si presentava altrettanto pericolosa quanto vantaggiosa. La partita elettorale col collegio urfico avrebbe potuto diventare una partita seria. Intanto il collegio ' unico rendeva inevitabile la coalizione di tutti gli avversari del Governo .. Dopo il delitto Matteotti e per effetto di quel delitto - prima ancora che il fascismo potesse aspettarselo o desiderarlo - quella coalizione si trovava già for 1nata. Mussolini capì e non esitò un momento a cambiare il sistema. Può darsi che tra le altre ragioni che ve lo spinsero vi fosse pure una ragione tattica : disorientare le opposizioni distraendole dalla questione morale con l'argomento elettorale. Il motivo vero fu che egli si accorse come, centralismo a parte, sul terreno della lotta, - anche quello incruento delle elezioni ·_ è ottitno quel sistema che, fraz!onando gli avversari, li rende poco temibili e permette di combatterli separata- (1) In Oerarclila, febbraio 1925. (2) Nelle elezioni del 6 aprile 1924vi furono regioni dove - grazie alle liste bis - i candidati del governo si presero tutto, sopprimendo di fatto la minoranza I Biblioteca Gino Bianco

LA RIFORMA COSTITUZIONALEDEL FASCISMO 241 mente; è pessimo invece quello che favorisce la loro unione. La logica del centralismo è, in questo caso, contro l'interesse del centralismo. Il vecchio sistema del collegio uninominale che fraziona e localizza il contrasto elettorale, che sovrappone all'interesse politico di parte I' interesse personale e la passione del campanile, costituisce per il potere esecutivo, sotto l'aspetto dei suoi vantaggi, una esperienza già fatta e mai s1nentita nemmeno quando i governi contavano molto meno e disponevano di mezzi assai minori. Figuriamoci oggi. Ed ecco il sistema nuovo che è un ritorno al collegio uninominale, ma non al sistema elettorale che Io accompagnava. Quello aveva qualche elasticità, non esigeva forn1alità di presentazioni, si prestava alle candidature persino dell'ultimo momento, aveva il ballottagio. Questo è un sistema rigido, impone agli avversari per la presentazione del candidato una procedura difficile e rapidissima, abolisce il ballottagio. Per un Governo che non voglia sorprese elettorali e voglia assicurarsi una maggioranza assolutamente ed invariabilmente fedele costituisce il sistema ideale. Potrebbe bastare. I liberali, che prendono esperienza dal passato, dicono di s), e se il fascismo si fosse limitato a questo si sarebbero considerati felici di continuare a dargli una mano. Il fascismo non poteva fermarsi qut La volontà di dominio che esso esprime e di cui è strumento è più esigente : non può appagarsi di un mezzo, Ii vorrà tutti. La riforma costituzionale che si sta praticamente operando non è il prodotto della volontà o del capriccio di un solo uomo. Se v' influisce da una parte la particolare volontà degli uomini sbalzati al potere di non esserne scacciati nè oggi nè mai, assai più vi influisce Io stato di ~nimo di quelle classi che, avendo una posizione privilegiata, vedono in se stesse la Nazione e tutta la Nazione. Queste classi hanno paventato troppo in un certo momento e sono tuttavia consapevoli della loro inferiorità numerica di fronte alle forze che si vogliono tenere soggette. La solidità del potere esecutivo è la loro stessa sicurezza. Lo sentono e la vogliono. La particolare situazione spirituale nella quale si trovano è nei confronti delle istituzioni parlamentari quella stessa di chi considera di dover ritornare in possesso di diritti dei quali fosse stato progressivamente spogliato. Non si soffermano nemmeno a considerare se il sistema parlamentare non abbia costituito durante settant'anni la ·loro migliore salvaguardia o se anche non gli debbano la propria posizione privilegiata. Il loro problema è cos) il problema stesso del fascismo. Ha detto · alla Camera, nella seduta del 21 maggio, il Ministro guardasigilli on. Rocco : < In questo grande compito di liberazione dello Stato e di restaurazione della sua sovranità contro le molteplici usurpazioni degli ultimi cinquant'anni sta il valore pratico e teorico del fascismo >. La restaurazione non può compiersi che limitando l'altra sovranità: quella che teoricamente risiede nel diritto elettorale. Limitandola fino all'annullamènto. In modo .che non possa costituire un pericolo, sia pure Biblioteca Gino Bianco ,,

242 LA CRITICA POLITICA lontano. La situazione stessa, la rapidità con la quale s'è visto molta gente mutar di opinione e di atteggiamenti, la imponenza degli interessi in contrasto, aumentano la diffidenza. Siamo in un periodo convulsionario e -nessuno si fida. E nemmeno il governo può sentirsi del tutto sicuro della sua stessa Camera. (Quì entrano in azione pure preoccupazioni personali). E dopo la nuova legge elettorale, vediamo così venir fuori il nuovo regolamento col quale il lavoro parlamentare è opportunamente disciplinato in -modo da evitare al potere esecutivo ~gni fastidio, sia di discussioni troppo lunghe da parte delle opposizioni, come di voti di sorpresa. Nè a questo punto ci si fermerà. Una delle particolati fatiche della speciale Commissione solonica dei 18 è quella di stabilire un modo per cui il potere esecutivo .resti garantito contro ogni possibile infedeltà della sua maggioranza (1). ; * * * È in due sensi che l'azione riformatrice fasc_ista si svolge : nel senso di rendere impossibile il formarsi di una opposizione solida e bene organizzata al di fuori, nel paese ; e nel senso di impedire che il regime possa correre pericolo per una rottura in1provvisa e imprevista ali' interno. E in tal 1nodo crea di fatto lo Stato fascista che è, sì, la continuazione dello Stato che è convenuto oramai doversi chiamare liberale, ma che è anche tutta un'altra cosa. Siamo già molto innanzi. In questi ultimi mesi - mentre le opposizioni stavano olimpicamente a guardarsi l'ombelico - sono passate e stanno per passare con tutte le sanzioni legali alcune riforme che l'on. Farinacci e il direttorio del partito hanno ogni ragione di chiamare fascistissime (2). Fermiamoci un mo1nento su quelle che sono passate e che attendono solo di essere applicate. Legge sulle associazioni. Fatta apparentemente per colpire la < Massoneria», in effetti colpisce un diritto base di ogni libertà politica, il diritto di associazione-. Lo si vedrà poi nelle sue applicazioni pratiche. Grazie ad esso il potere potrà controllare (1) Sappfamo ora - per quanto ne ha riferito un deputato giornalista, l'on. Amicucci - che il piano di riforme già elaborato non si limita a dare al Governo la facoltà di dilazionare un voto nei suoi riguardi, ma stabilisce che per essere valido (s' intende: a determinare una crisi) esso debba rappresentare la maggioranza non già dei presenti ma degli eletti o investiti del mandato. Gli assenti andranno cioè a favore del governo. Non solo: si provvederà a rendere la continuità della politica del governo indipendente dagli errori e dalla sconfitta di un ministro. 11voto contrario potrà così colpire un ministro (e il ministro verrebbe sostituito) senza che il Ministero sia costretto ad andarsene. Inoltre un Governo battuto su un voto di fiducia alla Camera dovrebbe potersi appellare al Senato e, in caso di dissidii tra la Camera e il Senato, convocare un'assemblea unica di senatori e deputati e farsi giudicare da quella. Del resto, nell'ultima seduta parlamentare del 20 corr. l'on. Mussolini ha tenuto a fissare il nuovo principio, dicendo esplicitamente alla Camera: < Il governo non ha bisogno di voti di fiducia e non li vuole!>. (2) Da un comunicato dell'Ufficio stampa del P. N. F. del 4 giugno : < Su proposta del segretario generale il Direttorio esprime un voto di plauso al ministro Rocco per i suoi progetti legislativi, di carattere squisitamente fascista, progetti sui quali il Fascismo deve impegnare battaglia in Parlamento e nel Paese attraverso una azione di propaganda >. BibliotècaGino Bianco

LA RIFORMA COSTITUZIONALEDEL FASCISMO 243 tutti i suoi avversari, colpirli e paralizzarli appena la loro attività politica potrà dargli qualche serio fastidio. Appartenere ad una associazione non gradita al Governo diverrà pericoloso : del tutto impossibile p~r chiunque abbia rapporti d'affari o di dipendenza con lo Stato. Una op"" posizione potrà organizzarsi per quel tanto che il Governo permetterà di farlo e finchè glie lo permetterà. Quanto a manifestarsi, a esporre e sostenere le sue buone ragioni e a tentare di conquistare la pubblica opinione, vi sono le attuali limitazioni alla libertà di stampa che una legge - annunziata e conosciuta - tra poco codificherà (1). Ne basta. Si pensa di « rinvigorire Ja tutela della persona e della funzione dei Ministri >. Niente più responsabilità ministeriale: il Ministro diventerà inattac- . cabile. E si pensa pure - desiderio della Commissione parlamentare più ministeriale del Ministro - a < una norma che punisca la propalazione da chiunque e comunque fatta, dolosa o. colposa, di false notizie, dannose ai pubblici interessi>. E così nemmeno le intenzioni si salvano I - . Riforma dei codici e della legge di pubblica sicurezza. Servirà a completare le leggi precedenti nella figura dei reati e nelle sanzioni. Il Governo ha chiesto pieni poteri : li ha avuti. Cosa si proponga lo ha detto, . con grande schiettezza, per bocca dei Ministri degli Interni e di G~azia e Giustizia. La riforma dei codici mira in particolar modo alla repressione dei delitti contro lo Stato e ad accrescere il numero delle azioni che possono essere considerate, sempre per comodità di chi governa, delitti contro lo Stato. Chiunque < con mezzi idonei > insorge contro < il sicuro svolgimento di una impresa politica, scentifica, industriale, coloniale destinata ad elevare il prestigio e la forza del Paese > commette, secondo la relazione ministeriale, un reato che Io Stato deve energicamente reprimere. Fissato tale criterio, ogni atto del Governo diventa incriticabile, ogni discussione politica impossibile. Non solo : gli interessi offesi avranno probabilità molto scarse di disturbare e di combattere gli interessi privilegiati. La riforma della legge di P. S. deve servire ad estendere l'azione preventiva di polizia specie per quanto ha riguardo ai divieti ed alle limitazioni del diritto di riunione il quale non trovando nessuna forma e norma di garanzia, cessa di esistere ; e deve intanto serv~re a ripristinare l'appli_cazione della ammonizione ·e del domicilio coatto in relazione al sospetto di taluni reati i quali cesserebbero d'ora innanzi di avere figura politica per passare nella categoria dei reati comuni come l'omicidio, il furto e la rapina (2). Restano ancora due disegni di legge, già sottoposti alla Camera e discussi agli Uffici riguardanti la facoltà del potere esecutivo di emanare (1) La legge è stata ora approvata dalla Camera, tiella seduta notturna del 20 giugno. (2) Tali sarebbero - secondo la dizione del Ministro - i reati contro la Patria, contro il re e in genere di eccitamento all'odio tra le classi sociali. Per considerare quanto lata sia la figura di tali reati e quanto lata possa esserne l'applicazione basterà avvertire che, nel passato, vi sono caduti molti uomini politici che furono poi Ministri del re: l'on. Mussolini è uno di questi e senza forse quello che vi cadde più spesso. Bib·ioteca Gino Bianco

... 244 LA CRITICA POLITICA norme giuridiche (leggi: legislative) e la dispensa di servizio dei funzionari dello Stato. Col primo il potere esecutivo si attribuisce la facoltà di fare tutto ciò che vuole. Diciamo subito che non rivoluziona niente. Ed è questa la grande forza del fascismo : di seguire gli sviluppi logici di una situazione esistente. Osserva il Ministro proponente : < Oggi la dottrina e la giurisprudenza riconoscono, si può dire senza limiti, al governo la facoltà di legiferare per decreto legge. La Corte suprema e lo stesso Parlamento hanno riconosciuto in materia l'esistenza di una consuetudine. Perfino il Senato costituito in Alta Corte di Giustizia ha applicato i decreti-legge. Non vi sono praticamente limiti a q·uesta facoltà del Governo> (1). E allora che fa il Governo? Trasforma Io stat0 di fatto in· stato di diritto. Il Governo potrà fare tutto ciò che vuole per « disciplinare > l'esecuzione delle legg_i e per < disciplinare > l' uso delle facoltà deferite al potere esecutivo dalle leggi o - si noti - dalle consuetudini. Potrà inoltre emanare norme, per tutti obbligatorie, allo scopo di disciplinare tutta quanta la vita dello Stato < anche quando si tratti di materia sino ad oggi regolata per legge >. Ne~suna legge pertanto potrà costituire uno ostacolo al potere illimitato del Governo. L'on. Salandra - che pure ha sempre considerato il Parlamento come una dipendenza del potere esecutivo - ha dovuto riconoscere, parlando agli Uffic_idella Camera, che tanto equivale a sopprimere il Parlamento. Ma era questa appunto la stortura della vita costituzionale italiana : che ci fosse l'organo senza esserci la funzione. Il fascismo riporta il sistema costituzionale alle origini. Col secondo progetto, invece, si preoccupa di ridurre tutti i dipendenti dello Stato in altrettanti automi a servizio del potere esecutivo. È permesso darsi un'anima burocratica ~ anzi chi ha uno stipendio dello Stato ha il dovere di averla - non è permesso darsene un'altra. L'impiegato non deve avere pensiero, opinione, aspirazioni diverse da quelle che gli vengono fissate dalla qualità statale del suo impiego. Ferro vi ere o prof esso re, maestro di scuola o agente delle imposte, egli deve essere solidamente inquadrato nel -sistema oltre che come impiegato anche e specialmente come individuo. Secondo le intenzioni del fascis1no la < epurazione:) della burocrazia non si propone diverso risultato. Praticamente però deve servire a formare i quadri del partito del Governo il quale, da quel momento, diventerà pure il partito della burocrazia. Questa legge contro la burocrazia servirà cosl al più effettivo governo della burocrazia : a dare alla burocrazia quella unità di corpo politico che non aveva ancora raggiunto. È il sist_ema che Io vuole E il fascismo opera secondo le leggi del sistema. Urta contro i sentimenti, le abitudini di molta gente, ma si tratta di sentimenti e di abitudini formatesi in contrasto al sistema, e resistenti al sistema, risultato di una diversa vita e di una diversa realtà, rurale, provinciale, regionalista. (1) In una intervista nella Tribuna del 3 giugno. Biblioteca Gino Bianco

LA RIFORMACOSTITUZIONALEDEL FASCISMO 245 come in fondo è l' Italia e che non poteva durare. Che uomini viventi su uno stipendio dello Stato si permettessero di avere delle opinioni politiche proprie indipendentemente dalle opinioni politiche del Governo, era - secondo la mentalità prevalente - uno scandalo che doveva finire. E il fascismo provvede a farlo finire (1). È logico. Aggiungerò che è una conclusione alla quale era inevitabile si arrivasse. La riforma costituzionale del fascismo a questo punto potrà considerarsi compiuta. Gli idealisti del fascismo troveranno che essa non è la rivoluzione. Non hanno torto. È, però, lo Stato Fascista. OLIVIERO ZUCCARINI (1) Ha provveduto. Ambedue le leggi sono state approvate dalla Camera nella tornata del 20 giugno. Non resta che l'approvazione del Senato e la firma del Re. GRANO E PRODUZIONE L'Italia non produce tutto il grano che consuma. È una cosavecchia.Non l'ha mai prodotto. Tuttavia gli italiani hanno continuato a vivere lo stesso e a migliorare anche il loro tenore di vita. Il che vuol dire chenon è proprio indispensabileprodurre in paese tutto il grano di cui si abbisogna.Cioènon è economico. Esiste evidentementeper gl' italiani maggiore convenienzaa produrre altre cose.E finchè talè convenienzaesisterà, è perfettamente inutile pretendere che gli italiani coltivinograno ·piuttostocheviti, barbabietoleopomidoro. L' importante è, invece,che in Italia si produca molto. Più si produrrà e più gl' italiani migliorerannole loro condizionidi vita, anche se, per dar posto ad altre produzioni meglioconvenientie adatte al suolo e al clima d'Italia, la produzione del grano dovessescemare. Questoper dire che alla utilità della " battagliadel grano ,, chesi dovrebbe svolgeread iniziativa e sotto la direzionedel Presidentedel Consigliononci crediamomolto.Anchedurantela guerra - e le necessitàerano allora moltodiverse giacchè mancava quella libertà di trasporti per mare che oggi nessunoinsidia, per cui ogni nazione veniva a costituire una specie di economia chiusa - si tentò, sotto gli auspicie la direzionedelgoverno,qualchecosadi simile e mai panecostòcosìsalato all'economianazionale.Salatopure per le condizionidi allora! Dunque - ci si domanderà - non si devefar nulla per il miglioramento delle condizionidella economia nazionale? Si, che si devefare! Non dimenticando, però, che gli agricoltorinon hanno affatto bisogno di essere indirizzati sulla scelta del genere delle loro produzioni. Essì sanno benissimo,e sempre meglio dei politici, quali tra esse sono quelle che meglio convengono.Piuttosto hanno ragione di attenderee forse di pretendereche dal governo non vengano posti ostacoli alla loro iniziativa e alla loro attività. J., olete,signori delgoverno, che la produzione cresca,che i sistemi di coltivazionemigliorino, che l'agricoltura si per/ezioni, progredisca? Lasciate che le macchineagricoledi ogni genere e i concimi e i perfosfati e tutto quanto all'agricolturaserve entrino libe-·. ramente, senza dazi e sopraprezzi, per modo che gli agricoltori li trovino in abbondanza sul mercato e a prezzi che non siano proibitivi come oggi. Facilitate i trasporti con tariffe ferroviarie che non siano sproporzionate ai prezzi delle merci. E date sopratutto, signori, sicurezza e tranquillità agli agricoltori. Non li scoraggiate. Non li disamorate.Fate insomma che essi sentano sul serio la gioia e l'utilità della loro fatica. E varrà nei risultati cento " battaglie pel grano ,,. B1blioteca Gino Bianco .

Dal Protocollo al Patto di Ginevra Dalla data del nostro ultimo articolo sul Protocollo di Ginevra ad oggi gli avvenimenti della vita internazionale si sono succeduti con relativa rapidità e l'alternativa al Protocollo è. ormai in vista. La pubblicazione del Libro bianco inglese concernente la corrispondenza fra la Germania, la Francia e l'Inghilterra susseguente all'offerta tedesca di garanzia dello statu quo sulle frontiere occidentali germaniche, ci permette di farcene un' idea assai definita. La Germania adunque, C(?me si sa, ha offerto di accettare come irrevocabili le attuali frontiere con la Francia e il Belgio e di stringere patti d'arbitrato con la Polonia e la Czecoslovacchia circa le frontiere orientali sotto gli auspici della Lega delle Nazioni e di aderire ~ un patto in virtù del quale l' Inghilterra, il Belgio ed eventualmente l' Italia s'impegnassero a mantenere le attuali frontiere occidentali contro chi le violasse, invadendo la zona demilitarizzata tedesca senza sottoporre la questione all'arbitrato o contro il verdetto dell'arbitro. A Ginevra Inghilterra e Francia si sono - a quanto dicono - trovate d'accordo sulla natura della risposta all'offerta tedesca. L'Inghilterra, anzi I' ltnpero Britannico, sarebbe pronto a garantire le frontiere occidentali attuali e a intervenire contro chi, Francia o Gerrnania, procedesse a vio- , tarle nel rnodo suddetto. Ma circa altre frontiere, siano esse le frontiere orientali della Germania, siano quelle settentrionali, ad es. quella del Brennero, dell' Italia, essa non è pronta a sobbarcarsi -ad altri impegni oltre quelli contenuti nel Patto della Lega e quindi nem1neno a garantire i trattati arbitrali tedesco-polacco e tedesco-czecoslovacco. E quindi viene la parte 'oscura del patto : in caso di aggressione della Czecoslovacchia da parte della Germania, in contravvenzione dei detti trattati arbitrali, l' Inghilterra lascerebbe libera la Francia di invadere la zona demilitarizzata tedesca e non riterrebbe ciò violazione del trattato occidentale. In caso di aggressione della Polonia da parte .della Russia, in Inghilterra si pensa che la Polonia, per ottenere il permesso della Germania al passaggio di truppe francesi occorrenti in suo aiuto, sarebbe pronta, sotto pressione francese e inglese, a fare le rinunzie territoriali sufficienti a placare il sentimento nazionale tedesco per quel che concerne la Prussia orientale e il corridoio, che la divide in due: Questa parte del patto è oscura perchè dai documenti pubblicati non è chiaro se il diritto della Francia d' invaderé la detta zona demilitarizzata sarebbe automatico o dovrebbe scaturire da una decisione della Lega, che in ulBiblioteca Gino Bianco

,,,. DAL PROTOCOLLO AL PATTO DI GINEVRA 247 tima istanza ammonterebbe a una decisione arbitrale dell' Inghilterra per la seconda. Data l'ammissione della Germania alla Lega il trattato di sicurezza integra Io Statuto della Lega ma gli è subordinato. Sennonchè molti si chiedono se pure accettando questa seconda interpretazione non vi sia il pericolo di essere egualmente travolti in guerra. Si dice : supponiamo che la Francia, lasciata libera di procedere contro la Germania per soccorrere i suoi alleati occidentali, sia, com'è possibile, sconfitta, specie se Germania e Russia procedessero alleate; non sarebbe in tal caso l' Inghilterra costretta a intervenire per ovviare al pericolo che la Germania arrivi fino alla Manica? In altri termini, non si avrebbe una situazione esattamente analoga a quella che si avrebbe se i trattati d'arbitrato circa le frontiere orientali fossero garantiti e l' Inghilterra fosse impegnata a intervenire contro chi li viola ? E se è cos), non è meglio che essi siano garantiti fin d'ora e che lo si sappia in anticipo? E se li si garantisce fin d'ora non siamo quasi del tutto di ritorno al Protocollo emendato nei punti irritanti per gli Stati Uniti e i Dominions britannici e modificato nel senso che esso non garantirebbe più le frontiere orientali, 1na solo l'osservanza dei patti arbitrali che le riguardano? Ecco il punto sul quale non solo i laburisti e i liberali ma financo molti conservatori differiscono dal Ministro degli Esteri. L'unica ragione che può spiegare la sua reluttanza a garantire i trattati arbitrali orientali può essere che non sono disposti a garantirli i Dominions e che, precisamente perchè in ultima istanza le conseguenze del garantirli e del non garantirli sono o possono essere le stesse, è meglio che la decisione sul da farsi sia presa quando le circostanze la impongono e sl che i Dominions stessi comprendano tutta la situazione. Ma checchè sia di questa divergenza sul calcolo delle probabili conseguenze dell'una piuttosto che dell'altra alternativa, varie cose son certe: il Protocollo, nella fonna datagli a Ginevra, coinvolgente gravi problemi extraeuropei e la garanzia delle frontiere orientali, anzi la loro esclusione dall'arbitrato, è irrimediabilmente morto. Un Protocollo cui l'Impero Britannico non aderisca non val la carta su cui è stampato. E, l'Europa continentale non può far senza dell' Inghilterra come l' Inghilterra non può far senza dell' Europa continentale. L'Europa, senza l' Inghilterra, precipiterebbe tosto verso una lotta per la supremazia tra Francia e Germania e i loro rispettivi interessati satelliti ed alleati, che solo l'arbitrato del mondo anglosassone è in grado di scongiurare. Un'Inghilterra che 'si disinteressasse del conti-· nente correrebbe il pericolo, in conseguenza di tal lotta, di vedere le coste belghe e francesi cadere presto o tardi nelle mani della Potenza che riuscisse a unificare l' Europa occidentale e centrale sotto i suoi auspici e di diventare essa stessa una sua satellite. Lord Grey, nelle sue Me-• ·morie testè pubblicate, ha mostrato come se i successori di Bismarck fossero stati anche eredi del suo genio, essi, proseguendo una politica che invece di unificare Francia e Russia contro la Germania, le tenesse Biblioteca Gino Bianco

248 LA CRITICA POLITICA divise, avrebbero potuto arrivare a porre l' Europa sotto il lor piede e a rendersi satellite l' Inghilterra prima che, quasi, questa se ne accorgesse. Vi sono quindi i termini di un compromesso in virtù del quale l'Inghilterra, per aver sicuri i suoi porti e le coste ad essa più vicine, è disposta a garantire la sicurezza delle potenze continentali che altrimenti verrebbero tra loro a lottare per la supremazia; e il continente, per- • chè le sue potenze •rimangano ciascuna sicura di coltivare il suo giardino e perchè nessuna perda la sua ragionevole autonomia, acconsentirebbe alla posizione arbitrale dell' Impero Britannico. La Lega delle Nazioni è il custode permanente d'i questo compromesso: è, in fondo, l'erede del-· l'antico concerto europeo, salvochè è un concerto che ha una organizzazione permanente ed è un concerto .in cui hanno il loro peso anche le piccole nazioni e per mezzo del quale diviene possibile che lo statu quo sia, in un crescente numero di casi, modificata pacifica1nente. Quando certuni ostentano il loro disprezzo per la Lega delle Nazioni - anche se, come il Senatore Cippico, consentono a riceverne cospièui emolumenti nello stesso mentre che ·percepiscono l' indennità parlamentare e, per di più, senza quasi tener lezioni, percepiscono lo stipendio d'insegnanti nell'Università di Londra - essi dimenticano che la Lega, oltre ali' essere parte. integrante di trattati in virtù dei q'uali soltanto l' Italia è oggi quel che è, ha dietro di sè le forze storich~ che rendono inevitabile il detto comprom~sso. Essi dimenticano che come è impossibile che uno Stato possa essere realmente socialista fino a che tutto il mondo sia socialist_a e come è impossibile far della finanza nazionalista fino a che si sia fortemente indebitati e si dipenda dal resto del mondo per grano e per materie prime, così è i_mpossibile non prender sul serio una Lega delle Nazioni, che è l'espressione della crescente rete d'interessi comuni sopratutto del crescente bisogno di comune sicurezza da parte di un mondo che traffici, cultura e scienza vanno ogni dì più trasformando in un' unica eco nomia. Quando essi proclamano irrevocabile la sistemazione delle frontiere tra gli Stati èuropei deliberata dal trattato di Versailles essi dimenticano non solo che non vi sono trattati che possono arrestare irresistibili moti economico-etnici-culturali, come quello' dell' unione tedesca - certo non 1neno naturale e irresistibile dell'unione italiana; non solo che l' unione tedesca indebolirebbe in Germania il Prussianismo ; non solo che il frutto proibito riesce sempre il più gradito ; 1na che una unione federale danubiana fra gli Stati successori dell'Austria a parità di condizioni e con l' It~Iia come punto di attrazione e parte dello Zolwerein economico sarebbe una gran garanzia di pace e di gran vantaggio alle esportazioni e alla cultura dell'Italia. Si aggiunga che in caso di future crisi europee le nostre stesse frontiere si troverebbero tanto più ~olidamente garantite quanto più le popolazioni allogene di confine si sentiranno partecipi d'·una famiglia in cui la varietà delle razze e delle culture serve di base a una unità politica e spirituale più ricca ed alta. E que~ta .sarebbe politica veramente nazionale. Biblioteca Gino Bianco

DAL PROTOCOLLO AL PATTO DI GINEVRA 249 Quanto ai diritti di nazionalità di cui il Trattato di Versailles troppo spesso si è dimtnticato là dove appunto si proponeva di affermarli, come ad esempio per la Polonia e per la Cecoslovacchia per citare gli Stati nella creazione dei quali meno vennero rispettati, uno studio del prof. Arnold J. Toynbee, uno dei migliori storici e pensatori politici inglesi viventi, sul problema del diritto d'autodecisione e pubblicato nell'ultimo numero della Quarterly Review, mostra con metodo comparativo ineccepibile che il diritto (ossia ciò che vien riconosciuto come tale, a fatto compiuto, dall'opinione pubblica mondiale e dai posteri) d'un popolo o d'una minoranza nazionale a staccarsi da una data_compagine statale cui si trova unito, è in ragione inversa della liberalità, della giustizia, dell'efficienza del Governo di questo Stato e della perdita di prestigio di questo in conseguenza di tal distacco ; e, viceversa il diritto d'uno Stato a mantenere la sua sovranità su una data minoranza nazionale è in ragione inversa della ingiustizia, del 1nalgoverno, dell' intransigenza, della repressione con cui tratta il popolo che aspira ad autonomia. Più un popolo è trattato bene, meno probabile è che esso desideri , staccarsi e il Governo dallo Stato di cui è parte ha diritto a che anche le sue esigenze di sicurezza siano prese in dovuta considerazione ; e più un governo tratta male una parte de' suoi diritti e meno diritto ha a lagnarsi del malcontento di questi e della simpatia del inondo per la loro causa. Una analisi storica rigorosa del problema mostra che la base della grandezza e della potenza dello Stato, il suò titolo di sovranità, in ultima analisi non è il principio di nazionalità, ma il principio di libertà e di giustizia. Il diritto d'una nazionalità a vivere secondo i suoi gusti è solo una conseguenza del diritto d'ogni indivividuo a sviluppare armonicamente la sua personalità e non può quindi servire di giustificazione alla oppressione di altre nazionalità. In ultima analisi la fu_nzione suprema dello Stato è l'amministrazione della giustizia; è il garantire che a ciascuno sia dato tutto ciò che gli spetta in materia di sicurezza per-, sonale, di libertà di movimenti, di sviluppo fisico, intellettuale e morale e gli Stati fioriscono e decadono nella tnisura in cui rispettivamente riescono o falliscono nel compimento di questa funzione. L'applicazione del principio arbitrale ai rapporti internazionali, incluse le questioni di frontiera segna l'inizio d'una nuova epoca storica in quanto rende la coscienza pubblica del mondo giudice del grado in cui ogni Stato compie la funzione di amministratore e custode del diritto e indirettamente pre- . para la sopravvivenza solo degli Stati, puramente nazionali o plurinazionali che siano, che rispettano egualmente tutte le culture e riconoscono a tutte le nazionalità parità di diritti. La soluzione della questione del diritto della maggioranza degli abitanti delle isole Àlands nel Baltico a far parte della Svezia piuttosto che della Finlandia, è un esempio di questa procedura cui auguriamo l'avvenire: la commissione nominata dalla Biblioteca Gino Bianco

250 LA CRITICA POLITICA Lega negò tale diritto, se la Finlandia acconsentiva a concedere a tali isole piena autonomia culturale e amministrativa e lo affermò in caso la Finlandia negasse tale autonomia. La Finlandia la concesse ; la Svezia riconobbe che le Isole Àlands avevano ottenuto la sostanza del loro diritto; e tutto andò bene. Perchè il 1nedesimo metodo non dovrebbe venir applicato e non dovrebbe poter esser coronato da successo nel caso di tante altre minoranze nazionali, ad iniziativa della Lega? Ecco il punto sostanziale su cui il Protocollo di Ginevra va emendato e sul quale il proposto Patto di Ginevra potrebbe costituire un notevole passo innanzi. Londra, 25 giugno. ANGELO CRESPI SINDACATO LIBERO E SINDACATO DI STATO Che l'on. Gino Baldesi non avesse contro la riforma Solonica che si annuncia, e che dovrà essere di completamento allo Stato fascista in costruzione, « le prevenzioni» e « le preoccupazioni » di molti altri lo sapevamo benissimo. Non occoi:reva che egli ce lo dichiarasse, sulla Giustizia. Già fin dal 1922, alle prime affermazioni fasciste per una riforma costituzionale dello Stato, abbiamo segnalato le affinità e le vicinanze esistenti tra fascismo e riformismo confederale. Il fascismo non fa che percorrere una strada che i riformisti avevano già tracciato con la loro opera volta a inserire nello Stato organi di rappresentanza sindacale, come organi consultivi prima, amministrativi e legislativi poi. Solo che il fascismo mostra di voler procedere con assai maggiore speditezza. Di cosa possono fargli rimprovero quei riformisti che sono nell'ordine d'idee dell'on. Gino Baldesi ? Di una cosa tutto al più : di non tener conto di loro, di far senza e contro di loro. Ma questa è piccola, miserevole cosa di fronte al fatto della riforma. La riforma è illiberale? E illiberale era pure lo spirito della proposta di rappresentanza sindacale avanzata nel' 19 (in pieno periodo di esaltazione bolscevica) dalla Confederazione del lavoro. Si può sottilizzare che con quella proposta l'organizzazione era lasciata libera, ma è evidente che non ci può essere uno Stato organizzato sulla base della rappresentanza degli interessi senza che esso Stato non fissi anche i modi, le. forme e il funzionamento dell'organizzazione. Stato organizzato sulla base sindacale == sindacato obbligatorio. Quindi si tratta ora di scegliere : o sindacato di Stato o sindacato libero. Ma se si vuole libero il sindacato si deve rinunciare allo Stato Sindacale e cioè allo Stato organizzato sulla base della rappresentanza degli interessi. Noi siamo per lo Stato politico, per lo Stato cioè che resti sottratto in ogni modo alla gara e alla pressione degli interessi, per lo Stato in cui tutte le libertà siano garantite e gl' interessi non possano e non debbano chiedere allo Stato quello che debbono chiedere. solo a se stessi. Il sindacato libero può essere concepito solo in questo modo ; solo in questo modo esso ha una- ragione di essere ed una funzione. Nel caso contrario esso non può che essere un'appendice dello Stato, come i fascisti lo. concepiscono. BibliotecaGino Bianco

Ringiovanirsi! Un comma dell'ordine del gìorno, votato nel Convegno radicale di Milano del 31 maggio u. ·s., suona così : « il Convegno .... afferma ~he, al di là della attuale ecclissi della sovranità del popolo, le grandi masse popolari, che sono dovunque non si accampa l'aperto privilegio partigiano e plutocratico, sono la sola nuova e grande forza, estranea a ormai sorpassate clientele di politicanti, da cui debba attendersi l'immancabile resurrezione ». Che cosa significa ciò ? Che cosa significa, sopratutto, l'aperto e crudo riferimento a un vecchio e separato mondo politico, inutilizzabile oramai per le future vittorie della democrazia? Il linguaggio è prettamente fascista, e, dietro ad esso, vi è questo pensiero: che effettivamente il fascismo una novità la ha recata, di colpo, nella vita poli- , tica nazionale, e che a questa novità, essendo essa di larga portata e difficilmente reversibile, si può anche attribuire il carattere d' un vero rivolgimento. Non una rivoluzione dottrinaria certamente: nelle sue manifestazioni più sintomatiche, come la legge sulla massoneria, sulla burocrazia e sui decreti legge, esso non va oltre le idee dei più vecchi Stati di polizia. Meno che mai una rivoluzione economica. E neanche, come pretendono, una rivoluzione a fondo nazionale: il fascismo è rapidamente rientrato nei cancelli dell'equilibrio diplomatico. Però l'indicazione più relativamente vicina al vero è qui. Quel tanto ·di rivolgimento, che il fascismo rappresenta, è in questo suo carattere e in queste sue nostalgie guerriere : e questo ci dièe che il connotato specifico del fascismo è nella sua giovanilità, e che, in sostanza, la rivoluzione fascista, intanto Io è, in quanto è come rivoluzione biologica. Qui è il punto. Nel mondo delle idee, delle idee chiare, ordinate, sistemabili e combinabili, ciò può essere pochissimo. Ma nel mondo delle forze (c'è pu.re lo slancio della vita, l'attitudine a credere, la forza di comunicazione ecc. ecc.) non è cosi, e il mondo politico è proprio quella sfera dove forze diversissime si intrecciano e si fanno equilibrio. Che fare, dunque? Evidentemente i congressisti di Milano hanno voluto prendere atto di questo stato di fatto. Essi hanno ritenuto che, nonostante. ogni altra caducità · del fascismo, questo elemento di vitalità naturale, con o senza violenza, in maggior o· minor misura, ci sia. Poi, molto conseguenti, si sono mostrati convinti che per vincerlo, bisogna portarsi sul suo stesso terreno, e batterlo, li, con forze di natura pari o simili alle sue. Ma, sotto questo aspetto, la situazione delle Opposizioni è suscettibile di parecchie mende. In via generale il processo formativo della coalizione degli avversarii del fascismo può rappresentarsi cosi : la coalizione si forma man mano che un nuovo gruppo o partito o associazione ecc. ecc. viene colpito dal fascismo. Ma, perchè questo si è rivolto, prima contro i partiti socialisti, poi con- •. Bibli. teca Gino Bianco

252 LA CRITICA POLITICA tro le democrazie, e, infine, contro le correnti liberali-conservatrici, cosl della coalizione entrano a far parte per primi i massimalisti e gli unitari e, per ultimi, gli elementi moderati. Ora non può certo stabilirsi una identità assoluta fra l'anzianità d'una formazione politica e l'anzianità dei suoi componenti. Tuttavia si possono fissare due punti : che, nei partiti di antica data, come quelli liberaliconservatori, sono sempre, anche se il partito recluta elementi giovani, uomini anziani che tengono il comando ; e che, per converso le nuove formazioni politiche, come p. es. comunisti, massimalisti, nuova democrazia ecc. ecc., non sono forti che per l' in1pulso di elementi giovani, che ne tengono la direzione, anche quando al loro seguito vanno elementi di altra età. Le indagini obiettive, ormai abbondantissime, sulla interna composizione del partito politico .hanno ben 1nesso in chiaro queste verità, e non vi è dubbio che il passaggio all'opposizione anche delle correnti moderate del paese abbia significato anche un invec·- chiam·ento della compagine delle Opposizioni. II fatto si può toccar con mano in tutte le città. Gli esempi concreti, sperimentali, sono innumerevoli, ma non ve ne è certo nessuno così notorio e evidente come quello, che si esprime nella riapparizione dell'on. Giolitti : che è leader delle opposizioni nell'aula oggi, e domani, esaurito l'Aventino, potrebbe essere il capo delle opposizioni riunite. Questo fatto è estremamente significativo. Appare che, nel complesso delle forze avverse al fascismo, si ritirano in un piano sempre più secondario quelle (come le socialiste, le repubblicane, le radicali) che in esso impugnano il carattere di movimento reazionario. Viceversa si avanzano sempre di più quelle forze che, spodestate dal fascismo, vi combattono quel tanto di ineluttabilmente progressivo che ·esso contiene in sè, per il fatto, puro e semplice e anche bruto, di essere un moto biologicamente nuovo. Bisogna poi aggiungere un altro rilievo: non soltanto, nella graduatoria dei partiti oppositori, quelli vecchi vanno prendendo il disopra sui nuovi, ma, dentro a ogni singolo partito stesso, i vecchi elementi preponderano sui nuovi, gli anziani sui giovani. Ciò si deve, evidentemente alla mancanza di libertà, ed è una prova tipica del come i regimi di compressione arrestino lo sviluppo di tutte le forze, siano essenzialmente antivitali e, in conclusione, rappresentino una perdita secca per la società. La mancanza di libertà nei singoli partiti, di riunirsi, di propagandare, di organizzare ecc. ecc., ha subito determinato la sospensione di ogni processo selettivo interno ; chi, nel partito, era ag-li alti posti della gerarchia c'è rimasto, e chi ne era fuori prima, ne è rimasto fuori e ne è fuori anche adesso. Così è accaduto in tutti, senza distinzioni, i partiti di opposizionl!: essi si sono come cristallizzati là dove erano quando il fascismo venne a trionfare. Delle ' correnti conservatrici tradizionali non val neanche la pena di parlare perchè esse non hanno fatto in questi anni neanche una recluta : il fascismo fa loro una concorrenza schiacciante. Lo stesso, o poco meno, e per le stesse ragioni, può dirsi delle tendenze liberali, in cui il contrasto fra padri e figli non può esserci, essendo i nostri liberali quasi tutti dell'età dei padri. ... Manca egualmente questo contrasto, ma per le ragioni opposte, in seno a massimalisti e comunisti, che sono, invece, formazioni composte, in grandissima parte, di gente giovane, che comunque, ne tiene il comando. Caratteristici, invece, come sedi di questo conflitto, sono i popolari e le democrazie, e assolutamente tipico, poi, il partito unitario. Che sia cosi è ben naturale; dal momento che gli unitarii sono, nello stesso tempo, un partito di data vecchia e un partito che guarda l'avvenire; nia, in ogni BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==